Visualizzazioni totali

lunedì 15 agosto 2016

"Quella rapina dell'Inps agli italiani" Giordano svela il trucco sulle pensioni

"Le rapine agli italiani dell'Inps", Giordano svela il trucco sulle pensioni Ecco la verità



Pubblichiamo Posta Prioritaria, la rubrica in cui Mario Giordano risponde alla missiva di un lettore.

Caro Giordano, negli anni Novanta l' Inps incamerò "enne" anni di contributi da lavoratori che, come me, impiegata di concetto per 10 anni in un' azienda a suo tempo monopolista in Italia si vide annullare tali importi perché "troppo vecchi". Possibile? Ma se c' è gente che riscuote pensioni per 40 anni relative a versamenti molto più agée… Ma c' è di più: chi voleva, poteva proseguire a versare contributi volontari fino al raggiungimento dell' età pensionabile (pari a 120 euro mensili attuali) mentre per coloro che, come me, non si sono fatti convincere, gli importi versati in moneta legale sono stati fagocitati dalle casse Inps. Preciso che non pretendo la pensione con il sistema contributivo, come ora si predica, ma semplicemente la restituzione di quanto versato, maggiorato, logicamente degli interessi maturati in 44 anni, periodo nel quale l' Inps li ha usati come ha voluto… Lo Stato, quando il cittadino non versa quanto richiesto, provvede al sequestro dei beni, mentre il cittadino servo della gleba deve abbozzare e stare zitto nel caso sia lo Stato a non osservare le norme relative ai contributi. Bel Paese che pretende di esportare altrove la democrazia… Quale democrazia? Ma mi faccia il piacere, come diceva Totò…

Carla Gattico - Torino

La questione è nota, ma non per questo meno urticante: il fatto che l'Inps abbia trattenuto i contributi versati dalle persone che non hanno raggiunto la soglia minima per avere la pensione è una rapina. Non ci sono altri modi per definirla. Se si comportasse in questo modo un gestore di risparmi privati verrebbe arrestato, non crede signora Carla? C'è solo una cosa che lei sbaglia: non è vero che lo Stato "non osserva la norme". Lo Stato le norme, in casi come questo, le osserva eccome. Peccato che le norme non stiano proprio dalla parte dei cittadini. Non di tutti, almeno. Perché non le sarà sfuggito, amica di Torino, che proprio mentre lei perdeva tutti i suoi contributi c'erano persone che sono riuscite ad avere la pensione pur avendo lavorato assai meno anni di lei. Le faccio un esempio? Il 1 agosto 1983 andò in pensione una bidella di Lissone. Aveva 32 anni e aveva lavorato nella scuola appena 11 mesi. Appena assunta, infatti, aveva fatto il ricongiungimento con contributi versati nel settore artigianale a Messina (dove pare si fosse occupata di tappezzeria) e questo fece scattare la famosa clausola delle baby pensione (14 anni, 6 mesi, 1 giorno). Da allora la signora vive felicemente con un assegno mensile. Anche grazie ai soldi suoi. Ed è tutto perfettamente, maledettamente legale, mi creda.

I Kim Jong-Un è andato su tutte le furie. La crudele vendetta contro gli atleti a Rio

Olimpiadi, Kim Jong-Un è su tutte le furie. La sua crudele vendetta sugli atleti



Prima di partire per il Brasile, tutti gli atleti della Corea del Nord erano stati avvertiti dal leader Kim Jong-Un su tutto quello che avrebbero potuto e non potuto fare. Il governo aveva diramato un vademecum dettagliato distribuito ai 31 nordcoreani in gara a Rio, un elenco di regole con una base fondamentale: non sono ammesse interazioni con atleti provenienti da altre nazioni, se non per lo stretto necessario. Qualcuno ha provato a sfuggire alla morsa del regime, come le atlete della ginnastica artistica che si sono azzardate a fare un selfie con le colleghe della Corea del Sud. Chissà cosa accadrà loro al ritorno in patria. Ma quel che più ha irritato il regime nordcoreano è stato il gesto della coreana Samsung che sui Giochi ha investito tanto. L'azienda ha voluto regalare a tutti i partecipanti delle Olimpiadi oltre 11 mila smartphone e tablet per un'enorme operazione di marketing. Ma secondo Radio Free Asia, ripresa da Repubblica, appena arrivata la notizia ai funzionari del governo presenti a Rio, uno di loro si è fiondato allo stand dell'azienda per sequestrare i 31 apparecchi. Solo i maligni hanno pensato che quegli apparecchi siano finiti nelle tasche dei dirigenti del partito dei lavoratori nordcoreano.

L'intervista - La data che smaschera Mattarella: Salvini: "Renzi cade tra 4 mesi e..."

Salvini smaschera Ue e Mattarella: "Renzi cadrà presto e loro...."


intervista a cura di Marco Gorra 



A «Il campionato ricomincia oggi». Matteo Salvini è appena giunto a Ponte di Legno per l'inizio della tradizionale kermesse leghista che suona il rompete le righe della politica in vacanza e dà il via alla ripresa della stagione.

Ben arrivato, segretario.

«Ben arrivato sì. Ho trovato un tempo meraviglioso e tanti nostri militanti».

Ha trovato anche Umberto Bossi, che a Ponte di Legno non si faceva vedere da cinque anni...

«Cosa che mi fa estremo piacere, conto di vederlo tra poco per un aperitivo».

Un bel segnale di unità per la Lega.

«Sì. Si vince solo uniti. Come Lega non ci sono problemi...».

E come centrodestra?

«Li qualche problema c' è, e bisognerà risolverlo in tempi brevi».

Che fretta c' è?

«C' è che bisogna fare presto ad attrezzarsi per governare. Il tormentone dell' estate dice "Andiamo a comandare"? Bene, il nostro è "Andiamo a governare"».

E con l' attuale inquilino di Palazzo Chigi come la mettiamo?

«Renzi è cotto. Non arriva a Natale».

Addirittura.

«Si sta sgonfiando a tutta velocità. Anzi, ormai il problema rischia di non essere nemmeno più lui...».

Se non lui, chi?

«Quello che stanno già scegliendo per installare il quarto governo di fila non eletto da nessuno».

E chi lo starebbe scegliendo?

«Quelli che hanno scelto i tre precedenti: Bruxelles, Quirinale, gotha della finanza...».

Si profila un altro giro all' opposizione per la Lega.

«Sicuramente. Abbiamo detto no ai primi tre burattini, diremo no al quarto».

E, pare di capire, direte no anche a chi non dice no insieme a voi...

«Le condizioni per avere un dialogo con la Lega sono il no al referendum e a qualsiasi governo non eletto».

Punto sul quale voi e Fratelli d' Italia offrite solide garanzie. E Berlusconi?

«Ultimamente l' ho sentito molto determinato, abbiamo un impegno a trovare un programma comune in tempi brevi».

Programma comune in cui si dovrà sciogliere l' annoso nodo dell' Europa.

«Di buono c' è che il fallimento di questa Europa è sotto gli occhi di tutti e la ricerca di un' uscita di sicurezza ha smesso di essere vista come una battaglia velleitaria di Salvini».

Bene. E su cosa si fa una battaglia non velleitaria?

«Per esempio riducendo il numero di materie su cui far toccare palla all' Unione europea».

Approccio "poche ma buone", dunque. E quali sarebbero queste materie?

«Sicurezza e protezione dei confini innanzitutto. Questa dovrebbe essere la priorità, ma è anche dove la Ue agisce di meno. E poi bisognerebbe uniformare i settori della giustizia, con attenzione particolare ai comparti civile e penitenziario. Il tutto per tacere quello di cui l' Europa dovrebbe proprio smettere di occuparsi».

Ovvero?

«L' economia, comparto nel quale storicamente ovunque la Ue abbia mai messo le mani ha fatto soltanto danni: fiscal compact, vincolo del 3% tra deficit e pil, austerità... Non se ne salva una. Detto questo, si riuscisse a farli smettere di occuparsi anche di agricoltura e pesca sarebbe un gigantesco passo avanti».

Insomma, le idee ci sono e bisogna solo metterle giù.

Siamo un pezzo avanti anche lì: le proposte su temi centrali come lavoro, tasse, economia e immigrazione ci sono. Vanno soltanto tradotte in realtà.

Vasto programma...

«Ma che qualcuno dovrà pur fare. Noi abbiamo le nostre idee, le offriamo agli altri perché è sulle proposte concrete che si fanno le alleanze per vincere le elezioni».

E le elezioni si vincono meglio con il listone o con la coalizione?

«Con i voti. Quale che sia la legge elettorale, noi siamo pronti a votare anche domani mattina».

Un assetto e un candidato vi serviranno pure.

«Il candidato lo troviamo e l' assetto, fintanto che la Lega mantiene la propria identità, non è un problema. Ripeto: le elezioni si vincono con i voti, e quelli arrivano se ci sono proposte concrete».

Bolt, terzo lampo d'oro: è record E ora? Ecco cosa ha deciso di fare

Il fulmine Bolt riscrive la Storia. Terzo oro nei 100: che farà ora



Il lampo che ha illuminato le notti di Pechino e Londra è stato avvistato anche a Rio. La star più attesa dei Giochi Olimpici non ha tradito. La caccia ai nove ori olimpici di Usain Bolt è iniziata nell'unico modo che il giamaicano conosce: vincendo, possibilmente stracciando gli avversari. La finale più attesa dell'atletica, quella dei 100, è ancora sua. Il Re fattosi divinità non regala quel record che il pubblico gli chiede ad ogni sua apparizione: chiude 'solo' in 9.81, ma tanto basta per confermarsi irresistibile e mettere tutti in fila, a partire dal suo grande rivale Justin Gatlin. L'ennesima finale senza storia.

La strada verso la leggenda, lungo la terza magica tripletta consecutiva, a quel record di nove ori del finlandese Paavo Nurmi e il Figlio del Vento Carl Lewis, in questo momento ha forse più bisogno di risultati che di regalare vero spettacolo ad un pubblico che comunque vada gli tributa standing ovation in ogni angolo del globo. Anche il Re della velocità ha bisogno di dosare le energie: magari studia l'ultimo, spettacolare botto prima di appendere definitivamente le scarpette da corsa al chiodo. Sicuramente vorrà stupire nei 200, la sua distanza prediletta. Fatto sta che la partenza del giamaicano, che in semifinale aveva fermato le lancette su 9.95, non è stata esaltante. Ai 50 metri era ancora in quinta posizione, la corsa macchinosa, il consueto controllo degli avversari prima della solita accelerata. Il solito, micidiale diesel che ha sfornato un tempo tutto sommato 'umano' per gli standard ai quali ci ha abituato. Del resto a Bolt, da otto anni a questa parte, basta davvero il minimo indispensabile per balzare sul gradino più alto del podio. Le facce, a tratti sconsolate, degli avversari inquadrate prima dello start sono profetiche. Forse l'unico, nella calda notte di Rio, a pensare di poter contrastare davvero l'uomo più veloce del mondo era Gatlin: il nervoso americano, però, si è dovuto accontentare dell'argento, rischiando pure di perderlo nel finale, con il tempo di 9'89. Sul podio, alle sue spalle, il canadese Andre De Grasse in 9.91.

Primo atleta a dominare la distanza regina in tre Giochi consecutivi, la corsa di Bolt verso l'eternità prosegue. Messi in saccoccia i 100, il prossimo titolo da difendere è quello dei 200, cui seguirà la staffetta 4x100. "Ancora due medaglie poi diventerò immortale", dice. "Non sono andato così veloce ma sono felicissimo di aver vinto. Lo avevo detto che ci sarei riuscito". E il copione non pare prevedere un destino diverso nelle finali dei prossimi giorni, se ne facciano una ragione i suoi avversari. Che però una notizia buona forse ce l'hanno: "Questa sarà la mia ultima olimpiade", ha infatti confermato il giamaicano. "Forse non mi ritirerò totalmente, ma ho vinto tutto quello che volevo vincere". Trionfi firmati con imprese sovrumane, record incendiari, gesti da fantascienza che scinderanno imprescindibilmente l'atletica moderna in due ere distinte: il prima e il dopo Bolt.

L'ADDIO DA REGINA Cagnotto, l'ultimo è bronzo Il primato: nessuno come lei

Cagnotto, l'ultimo tuffo è di bronzo: Tania è entrata nella storia



L'ultimo tuffo di Tania Cagnotto è di bronzo. Ma solo perché davanti ha due tuffatrici cinesi, che rientrano nella categoria "aliene". Un ottimo risultato quindi considerato che, a 31 anni, è la medagliata più vecchia nella storia dei tuffi alle Olimpiadi. Tania ha annunciato il ritiro e chiude in bellezza una carriera lunghissima costellata di vittorie. Senza però medaglie olimpiche prima di Rio 2016 dove, oltre a questo bronzo, si porta a casa con Francesca Dallapé un argento per i tuffi sincronizzati. La rivincita di Tania che a Londra aveva preso un quarto posto per venti centesimi e un altro quarto posto per il sincronizzato dietro alle canadesi. Una carriera che finisce in bellezza, con un ultimo tuffo che rimonta i sei di svantaggio che per qualche minuto avevano allontanato il suo sogno olimpico. 

domenica 14 agosto 2016

Miracolo per il ragazzo in coma a Ostuni Il papà da Padre Pio. Cosa succede dopo

Miracolo per il ragazzino in coma a Ostuni. Il papà da Padre Pio. Cosa succede dopo



È stato dichiarato fuori pericolo il sedicenne romano investito all'ingresso di un villaggio turistico di Ostuni, nel quale trascorreva le vacanze con il padre (un noto medico della Capitale) e il fratello minore. L'adolescente, che da domenica 7 agosto è ricoverato all'ospedale Perrino di Brindisi, ieri era uscito dal coma e oggi è stato trasferito dal reparto di Rianimazione a quello di Neurochirurgia in terapia sub-intensiva.

Il padre del ragazzo, prima che si risvegliasse dal coma, si era recato a pregare nel santuario di Padre Pio a San Giovanni Rotondo e mentre tornava ha appreso la notizia del miglioramento delle condizioni del figlio. Nei prossimi giorni, se la situazione rimarrà stazionaria, il sedicenne potrebbe essere sentito dai poliziotti del commissariato di Ostuni, che indagano sull’incidente in cui è rimasto coinvolto. La ricostruzione al momento appare piuttosto definita ma mancano piccoli particolari, che il ragazzo stesso potrebbe fornire. Secondo quanto ha reso noto la Procura di Brindisi sarebbe stato investito dall’auto condotta da un animatore del villaggio dopo che l’adolescente era caduto a terra a causa di un malore.

Islamico nega la mano all'israeliano "Perché l'ho fatto". Agghiacciante

L'islamico dello sfregio si smaschera. Ecco perché lo ha fatto



Si difende il judoka egiziano Islam El Shehaby, contestato dal Comitato Olimpico Internazionale e non solo per essersi rifiutato di stringere la mano al rivale israeliano Or Sasson che lo aveva battuto nella gara olimpica di ieri. Citato dalla rivista L’Esprit du Judo, l’atleta egiziano sostiene infatti di aver rispettato le regole dello sport e di non aver alcun obbligo di stringere la mano al suo rivale. Ma, allo stesso tempo, dichiara che non gli si può chiedere di stringere la mano di un israeliano. "Stringere la mano al tuo rivale non è un obbligo scritto nelle regole del judo - ha detto l'atleta - Avviene tra amici e lui non è un mio amico".

El Shehaby, 32 anni, avrebbe potuto tacere o scusarsi, invece nel cercare di giustificarsi ha smascherato il vero motivo per cui non ha stretto la mano al suo avversario, nonostante continui a negare: "Non ho alcun problema con gli ebrei o con persone di altra religione o di altri credo. Ma per ragioni personali non mi si può chiedere di stringere la mano a chiunque venga da questo Stato, soprattutto di fronte al mondo intero". Proprio in questa precisazione sta tutta la motivazione di El Shehaby. Il suo gesto quindi non aveva nessun motivo sportivo, ma assolutamente politico.

L’Egitto è il primo Paese arabo ad aver firmato un trattato di pace con Israele nel 1979, ma molti cittadini egiziani non condividono ancora quel documento. Il Comitato olimpico internazionale ha dato il via a una commissione disciplinare dopo il gesto dell’atleta egiziano, affermando che "lo spirito olimpico deve essere quello di costruire ponti e mai di alzare muri".