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mercoledì 10 agosto 2016

Anche Mercalli cacciato dalla Rai Sfogo pazzesco: "C'è la manina di..."

Mercalli cacciato dalla Rai. Pazzesco sfogo: "La manina di..



Nella nuova Rai non c'è spazio neppure per Luca Mercalli, il climatologo di Che tempo che fa a cui Viale Mazzini aveva affidato Scala Mercalli. Il suo programma è stato cancellato da Rai Tre. Anche lui una vittima del "giro di nomine", anche se nessuno, o quasi, ne ha parlato: tutti erano concentrati a sezionare i casi di Bianca Berlinguer, Massimo Giannini e Lillo & Greg. Ma tra gli epurati c'è anche lui. E Mercalli, in un'intervista a L'Espresso, picchia durissimo contro Viale Mazzini, spiegando quelle che, secondo lui, sono le vere ragioni dell'allontanamento.

La notizia della cacciata, premette, "era nell'aria già da qualche mese. Il nostro programma ha bisogno di una preparazione lunga, serve molto tempo per organizzare i documentari in giro per il mondo. Di solito a giugno sapevamo già quando sarebbe iniziata la nostra stagione, ma stavolta nessuno ci ha comunicato nulla. Poi, un paio di settimane fa, ho ricevuto la telefonata del dirigente Rai a cui faccio riferimento...". La trasmissione? Non viene confermata. E la direttrice di rete Daria Bignardi, per inciso, non si fa sentire: "Non mi ha chiamato, non ci ho mai parlato in vita mia".

Quando gli si chiede come la Rai abbia motivato la chiusura, Mercalli spiega che "non me l'hanno spiegata. Anche perché era difficile da spiegare", anche perché il programma "attirava un milione di spettatori in media ogni sabato sera". E allora perché lo hanno chiuso? "Abbiamo trattato argomenti che sono scomodi per qualsiasi governo, e il governo Renzi non fa certo eccezione. Basterebbe dire che siamo andati contro le trivelle e le grandi opere, e a favore di un'agricoltura sostenibile". Un accusa molto circostanziata, quella del climatologo.

Quando gli si chiede cosa pensi di questa nuova Rai, premette che "ho sempre creduto fortissimamente nel servizio pubblico", ma "oggi faccio sempre più fatica a riconoscermi in questa Rai". Nessuna autocritica, però: "Se ho sbagliato qualcosa? Non credo. Ho fatto solo le mie scelte, prendendomi le mie responsabilità. È chiaro che sarei stato un ingenuo a pensare che non avrei sollevato un polverone con la puntata sui No Tav. Ma ci siamo sempre affidati a un metodo scientifico, un metodo da Pulitzer, da giornalismo d'inchiesta. Questi sono i fatti, ora se ci riuscite confutateli".

Lara Comi: "Chi torna in Forza Italia..." L'intervista: l'azzurra picchia durissimo

L'intervista a Lara Comi: "Chi torna in Forza Italia...". L'azzurra picchia (durissimo)


intervista a cura di Matteo Pandini



Berlusconi è in ripresa, il cerchio magico è stato spazzato via e il Milan è stato ceduto. Onorevole Comi, sta brindando?

«Noo, ma che dice? Poi sono argomenti diversi».

Partiamo da Berlusconi.

«Del presidente sono contentissima, spero si riprenda al 110% il prima possibile!».

Capitolo Milan.

«Sul Milan non brindo, anche se capisco fosse necessario vendere per motivi finanziari. Da tifosa rossonera e del made in Italy sono delusa. Spero che Berlusconi resti presidente onorario il più possibile».

Brinda per l’addio al cerchio magico?

«Guardi che non brindo, perché penso che nel partito ci siano ancora problemi strutturali che non sono stati eliminati. Ma non ho mai avuto problemi con nessuno...».

Con la Pascale e la Rossi andava d’accordo?

«Con me sono sempre state corrette. Posso dire la stessa cosa dei dirigenti che col cosiddetto cerchio magico litigavano».

Nessuno le impediva di parlare con Berlusconi?

«No! Ho avuto con lui l’opportunità continua di confronto sui grandi temi europei e nazionali e sulla necessità di un movimento radicato sul territorio».

È vero che ha litigato con Licia Ronzulli perché lei, onorevole Comi, ha preso più voti della sua collega, che così non è stata confermata all’europarlamento?

«Nessun litigio!».

Però Fi decise di sostenere la Ronzulli e non lei. Vero?

«Sono stata ricandidata e ringrazio il presidente Berlusconi. Il partito mi ha detto che non mi avrebbe sostenuta, ritenendomi “brava e capace di camminare con le mie gambe”. Ne ho preso atto».

Ci rimase male.

«Un po’ sorpresa... Ma la presenza costante e attiva sia sul territorio sia al parlamento mi ha permesso di ottenere un grande risultato elettorale con un notevole incremento di preferenze rispetto alle precedenti elezioni».

Con l’appoggio del partito avrebbe preso più voti?

«Certamente sì ma avrebbe dato fastidio a qualcuno».

È stata sostenuta da Cl?

«Ma no, Cl aveva già un candidato nelle lista Ncd».

Allora da Berlusconi, di nascosto...

«Sarò sempre grata a Berlusconi per avermi candidato. Credo che il mio risultato elettorale arrivi da persone che mi hanno premiata per il lavoro svolto e altre che, anche se di diverso orientamento, mi hanno votata perché hanno creduto in me come persona».

83.987 preferenze.

«Credo che chi ricopre dei ruoli, anche interni al partito, debba sottoporsi almeno una vota al voto popolare».

Lara Comi da Saronno (ma nata a Garbagnate), classe 1983, laureata in Economia, poliglotta, occhi azzurrissimi, gavetta nei giovani forzisti: europarlamentare e vicepresidente del Ppe, è considerata da molti una creatura del Cav, anche se alcuni del partito non stravedono per lei. È stata l’unica italiana invitata alla international leader forum che comprende 400 leader internazionali. È orgogliosa d’aver parlato all’Onu - in rappresentanza del Belpaese - sul tema del «mantenimento della pace». In tv, ha fatto inferocire Cacciari.

S’è sorpresa nel vedere la Ronzulli coinvolta nelle trattative per cedere il Milan?

«Sì...».

E lei, tifosissima rossonera, ha mai suggerito a Berlusconi di comprare qualcuno? 

«Gli ho chiesto Messi».

Potrebbe essere un bel regalino d’addio...

«Non credo si realizzerà mai. Però vorrei un Milan - come Forza Italia, peraltro - capace di avere un progetto chiaro. Che magari non vinca subito ma che si attrezzi per farlo. Senza cambiare sempre mister».

Sta con Galliani o Barbara Berlusconi?
«Sono dinamiche che non conosco, ma credo che quando le risorse finanziarie sono ridotte tutto si complica».

Lei è stata brand manager alla Giochi preziosi del presidente del Genoa. Che peraltro fa affari frequenti con Galliani. C’entra qualcosa?

«Nooo! Non è merito mio. Nel Genoa, Preziosi sta facendo bene. E ha indovinato grandi acquisti come Milito».

Ricorda il primo incontro col Cavaliere?

«Era il 2004, avevo 21 anni ed ero già portavoce di Fi a Saronno. Mio padre mi regalò i biglietti per andare allo stadio nell’ultima giornata di campionato. Milan-Brescia. C’era l’addio al calcio di Roberto Baggio. Eravamo in tribuna rossa, ma non nel settore autorità. Vedo il presidente: scavalco un muretto, evito le guardie del corpo e mi avvicino a lui».

E lui?

«Mi chiese di dove fossi. Quando gli dissi “di Saronno”, s’illuminò. Suo padre Luigi era nato lì. E mi raccontò che anche lui ci aveva vissuto per circa tre anni. Parlammo per quasi tutto l’intervallo e alla fine mi chiese i contatti». .

Per lei, è stata la svolta.

«Pensai: vabbè, lo dice a tutti. Eppure dopo una settimana, un sabato pomeriggio, ricevo la telefonata. Era Berlusconi in persona. Poco tempo dopo andai ad Arcore. C’era anche Bondi, all’epoca coordinatore».

E cosa le chiesero?

«Il curriculum! E poi la media scolastica».

Nessuna barzelletta o galanteria?

«No. Pensai: sembra un colloquio di lavoro. Poi tornammo a chiacchierare di Saronno, di giovani, di progetto politico. Dieci minuti: mi tremavano le ginocchia».

Poi è diventata coordinatrice regionale di Fi Giovani e candidata alle Politiche 2008.

«Terza dei non eletti, ero una riempilista».

Nel 2009, candidatura al parlamento europeo. Eletta.

«Grande soddisfazione: esser eletta a 26 anni come deputata più giovane non è da tutti i giorni».

Cosa non va in Fi?

«Gli iscritti e la base sono dimenticati, cosa che non può succedere a chi ha preso le preferenze. Io sono in campagna elettorale tutti i giorni. Eppure in troppi ragionano per strategie di palazzo e correnti. E su alcuni temi non c’è linea».

Guardi che anche lei ha messo in piedi «Siamo Italiani»: non è una corrente?

«Non è una corrente! E prima di farla mi sono confrontata con il presidente».

Ne parliamo dopo. Diceva dei dirigenti che non prendono voti.

«C’è qualcuno che ha ruoli apicali, ma per me non li voterebbero nemmeno i parenti».

Fuori i nomi.

«Non è una questione di nomi ma di metodo per la scelta della classe dirigente...».

Ce l’ha con Romani, Gasparri, Brunetta?

«No! Non ce l’ho con nessuno, ho stima nei loro confronti, ma penso che sia un passaggio importante che almeno una volta nella vita il politico si confronti con il sistema a preferenze».

Brunetta l’ha fatto a Venezia. Non andò benissimo.

«È importante che i ruoli istituzionali e gli organi interni siano scelti con regole democratiche condivise».

È contenta che ci sia la fila per tornare in Fi?

«A volte riprendere qualcuno fa perdere voti».

Ha detto niente!

«Quelli che rientrano devono avere zero ruoli, perché chi è coerente e affidabile va valorizzato. Altrimenti succede che uno può uscire dal partito, magari incassa un ruolo nel governo non sostenuto da Fi, poi torna quando le cose vanno male e magari ha ruoli direttivi. È sbagliato! Chi torna dev’essere l’ultimo degli ultimi!».

È un messaggio di benvenuto per Schifani?

«No, è un messaggio per tutti. Lui e Azzollini non saranno gli ultimi a tornare. Bentornati, per carità, ma ora ripartano da zero».

Prevede di riabbracciare Alfano?

«Non credo che Alfano e Fitto abbiano intenzione di rientrare in Fi. Sarei favorevole a coinvolgerli in un progetto nuovo, con una realtà nuova perché spero che in Italia si formino due grandi partiti come negli Stati Uniti: uno di centrodestra e uno di centrosinistra».

Diceva della sua nuova associazione.

«L’obiettivo è creare una politica collegata al Paese reale, alla necessità di risposte concrete, aperta sinergicamente al confronto con le imprese, le professioni, il mondo del lavoro e i giovani che sono il nostro presente. Aspetti che nessun partito è in grado di proporre oggi. Ho fondato “Siamo italiani” con gli onorevoli Cicu e Patricello, e hanno aderito anche uomini di riferimento che rappresentano a 360 gradi l’Italia».

Cosa pensa di Parisi?

«C’è necessità di un nuovo grande progetto-proposta per il Paese e lui in questa costruzione è una risorsa. Invito Stefano a puntare sul merito e sulla competenza che sarebbero già una vera rivoluzione in Fi».

È vero, onorevole Comi, che fino a poco tempo fa era pronta a seguire Verdini?

«Non è vero! Cerco di importare in Italia lo stesso metodo europeo (ovvero coinvolgere tutti i colleghi senza guardare il colore politico) che mi ha permesso anche la vittoria in plenaria per il made in Italy. Quindi dialogare con Ala, Ncd, Pd, M5S ,Udc per ottenere risultati utili ai cittadini».

Non ha citato la Lega.

«Nessun problema con la Lega, anche con Maroni ho un ottimo rapporto».

Con Salvini, invece...

«Non credo che la politica urlata e rivolta solo alla pancia della gente sia il modo giusto per affrontare e risolvere le questioni. Poi, Salvini non è stato rispettoso nei confronti di Berlusconi e Forza Italia».

A cosa si riferisce? 

«Ad alcuni attacchi personali, affermazioni inopportune e pubbliche nei confronti del nostro leader e di Forza Italia. Peccato che, in queste circostanze, pochi del mio partito abbiamo reagito in difesa del presidente Berlusconi».

Ma è possibile una nuova alleanza con le Lega?

«Sì, ma vanno chiariti alcune aspetti. Fi è il primo partito del centrodestra e…»

Salvini dice che non è vero.

«A Milano, che è stato un test nazionale, Fi ha preso il doppio della Lega!».

Salvini potrebbe fare il leader della coalizione?

«Se vincesse le primarie, sì. Dobbiamo farle».

La Lega vi chiede di mollare il Ppe, altrimenti niente alleanza.

«Noi non abbiamo mai chiesto alla Lega di lasciare la Le Pen, anche se capisco che questa Europa debba essere cambiata. Entro il 2019. E visto che Forza Italia non ci riesce, con “Siamo italiani” faremo un tour nazionale per proporre soluzioni ».

E quali sarebbero?

«Tutela del nostro made in Italy,dall’agricoltura alla manifattura con sostegno alle microimprese. Contro il terrorismo, invece, è necessario creare l’esercito unico europeo. Poi penso a un sistema scolastico duale con la garanzia di trovare lavoro dopo gli studi, e per salvare i nostri risparmi serve una vera Banca centrale paragonabile alla Fed. E poi...».

Poi? 

«Un costo del lavoro europeo uguale ovunque, per impedire che alcuni Stati beneficino di agevolazioni fiscali. Iva e Irpef devono essere uguale per tutti».

È giusto bombardare la Libia?

«Prima di parlare di Libia bisogna avere una reazione corale ed efficace contro il terrorismo. Lavoriamo per dare sicurezza ai nostri cittadini e per farlo un primo step è il tema Libia. Serve un governo stabile e quindi serve intervenire militarmente, ma non può farlo l’Italia da sola. L’Europa si esprimerà l’11 ottobre sull’Unione europea della Difesa di cui sono relatore. Serve anche una intelligence comune».

C’è qualcosa che non rifarebbe?

«Pensandoci bene sì... Non dare una seconda chance a chi ha tradito la mia fiducia».

Altro che Chernobyl, le carte sull'Italia Ecco la città più radioattiva al mondo

Il paese più radioattivo al mondo? In Italia. La verità nelle carte dell'Onu: dov'è



Quando si pensa ai luoghi più radioattivi del pianeta, si è portati a pensare alle località delle grandi catastrofi nucleari, come ad esempio Chernobyl in Ucraina o Fukushima in Giappone. Niente di più sbagliato, stando all'ultimo rapporto Uscear 2000 che all'ultima assemblea generale dell'Onu ha fissato una media di 2,4 millisievert (mSv) all'anno la quantità di radiazioni naturali presenti sulla Terra. Come riporta il Corriere della sera, per capire quale sia il livello medio planetario, possiamo pensare a una radiografia che equivale a una dose di radiazioni inferiore a 1 mSv, una Tac può arriva fino a 8.

La maggior parte delle radiazioni naturali sono emesse dai materiali che si trovano nel sottosuolo. Tra quelle più radioattive ci sono per esempio il potassio-40, il rubidio-87, l'uranio naturalmente e il torio che producono radon, il gas radioattivo. Tra i luoghi più esposti, secondo il rapporto, non ci sono solo località in Iran o in Messico, ma anche in Italia. Per la precisione a Orvieto e in buona parte della provincia viterbese, dove la radioattività media è di 5 mSv all'anno. Un fenomeno legato alla composizione naturale delle rocce vulcaniche presenti nel sottosuolo.

Migranti, chiusi tutti i confini con l'Italia Milano è invasa. E Sala parla di tende

Migranti, chiusi tutti i confini con l'Italia Milano invasa e Sala parla di tende



Emergenza migranti a Milano. Da Como e Ventimiglia c'è un continuo reflusso di stranieri. Giuseppe Sala prima parla di possibile uso delle tende e poi, quando la notizia rimbalza velocemente su tutti i siti che titolano sulle tendopoli precisa: "Non ci saranno". A Milano non è “prevista nessuna tendopoli” ha chiarito il sindaco Giuseppe Sala in una nota. La situazione dei migranti è “nel pieno controllo delle autorità competenti. Attualmente sono circa 3.200 le persone che trovano ospitalità in città e in funzione di ulteriori esigenze  si potranno aggiungere alcune tende per la prima accoglienza, che si aggiungeranno a quelle già sistemate all’interno dell’ex Centro di via Corelli e della caserma Mancini”. Poco prima però Sala era stato molto chiaro quando aveva detto: "Non è escluso che si valuti la soluzione tende, c’è questa possibilità perché obiettivamente di altri spazi in tempi rapidi non ce ne sono. Ho insistito col ministro Pinotti per lavorare sulle ex caserme dove ci sono elementi di sicurezza e sono spazi vuoti molto grandi”.

Accusava Tortora, il pm sbaglia ancora ecco a chi ha rovinato l'esistenza

Un altro errore del pm di Enzo Tortora, a chi ha rovinato la vita


di Claudia Osmetti



Finire in carcere per un errore, un'interpretazione sbagliata, una svista. È successo a Francesco Raiola, 35 anni, ex caporale maggiore dell' Esercito. A metterlo nei guai sono delle mozzarelle: cinque anni fa le promette a un collega che con lui presta servizio nella caserma di Barletta, in Puglia. Al telefono ci scherza su («Ti porto due chili di roba»), non immagina che chi lo sta intercettando è poco incline all'ironia. Poi la storia si ripete: Raiola si mette in testa di comprare per un commilitone un televisore di ultima generazione, uno di quelli con «l'ingresso Mediaset per vedere le partite». Pensa di farlo nella sua città d'origine, Scafati (Salerno), così può far risparmiare all'amico qualche euro. «Allora non preoccuparti, te la porto io». La tv, ovvio. Ne parla al telefono e i carabinieri che lo intercettano pensano a un «linguaggio in codice».

Risultato: il 20 settembre del 2011 Raiola finisce in manette. Le sue sono le mozzarelle più care di sempre, gli costano quattro giorni in isolamento, 21 in prigione (nel carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere), cinque mesi agli arresti domiciliari e la divisa. Già, perché tra scartoffie, avvocati e accuse gratuite, Raiola è addirittura costretto anche a lasciare l'Esercito. Lui, tra l' altro, quello scudetto tricolore sul braccio se l'era sudato: due missioni in Kosovo, una in Afghanistan, pilota di mezzi corazzati, esperienza di livello, una passione talmente forte che per tre volte rinvia la data delle nozze visto che lo chiamano in servizio. Solo ora che la sua innocenza è venuta a galla può sperare nel reintegro, ma deve aspettare l'autunno prossimo.

Nel frattempo gli viene diagnosticato un melanoma, fortunatamente non ci sono metastasi, ma il calvario giudiziario si aggrava. Raiola non fa altro che sgolarsi, per cinque anni, nel ripetere che lui non c'entra nulla: è un errore, un'interpretazione sbagliata, una svista. Niente da fare: finisce nell' operazione «Alieno», una maxi inchiesta che si gioca tra le province di Salerno e Napoli, 73 indagati in tutto, misure cautelari, arresti, e processi. «Un tritacarne che non finiva mai», racconta il militare sulle pagine del quotidiano Il Dubbio, e deve essere andata proprio così.

A gestire l'indagine è la procura di Torre Annunziata: gip e pm non hanno dubbi. L'avvocato di Raiola fa un'istanza per incompetenza territoriale e il procedimento finisce nel palazzo di giustizia di Nocera Inferiore. E arriva l'assoluzione da tutte le accuse. Il caporale non ha mai fatto traffico di sostanze stupefacenti: le partite che prometteva al collega grazie alla pay-tv erano proprio gare di calcio. L'errore giudiziario, insomma, c'è. Se ne sono accorti anche al tribunale di Nocera (che ha sentenziato un risarcimento di 41mila euro) e il senatore Giuseppe Esposito (che, su questo ennesimo caso di «giustizia» all'italiana, ha aperto un'interrogazione parlamentare). E dire che a guidare la procura di Torre Annunziata in quegli anni c'era Diego Marmo: il pm che definì Enzo Tortora un «cinico mercante di morte» e condusse l'indagine contro il presentatore televisivo. Intendiamoci: Marmo fino al 2013 ha diretto l'ufficio in questione e non si è occupato, direttamente, della questione Raiola. Nel 1983, invece, era tra quelli convinti che il volto di Portobello fosse un pericoloso spacciatore: l'elemento d'accusa più forte che aveva in mano era l'agendina di un malavitoso su cui era scritto «Tortona». Marmo e gli altri magistrati lessero «Tortora». Una consonante diversa. Un errore, un'interpretazione sbagliata, una svista.

martedì 9 agosto 2016

Caos Pd, pure Orfni ha mollato Renzi Addio giochini, la sua frase al veleno"

E anche Orfini ha mollato Renzi. Ecco la sua frase al veleno



Un po' di là e un po' di qua, Matteo Orfini sembra il prototipo del socialdemocratico appena uscito da un corso intensivo di democristianità. Al presidente del Pd serve un'intera intervista sul Fatto quotidiano per cercare di far capire la propria posizione nei confronti del governo di Matteo Renzi, della segreteria renziana, dei temi che in teoria dovrebbero essere cavalli di battaglia della Sinistra che si fregia di rappresentare dentro il suo partito, come lavoro e uguaglianza. Partono le prime piroette quando difende la riforma del lavoro, quel Jobs Act che proprio lui aveva attaccato con ferocia. Oggi si appella ai dettagli e alle sfumature: "Ero contrario all'abolizione del'articolo 18. Ho fatto la mia battaglia e ho accettato una mediazione: un sacrificio per aumentare diritti e tutele per chi non ne aveva". Soddisfatto, ma anche no: "Trovo che il quadro generale del mercato del lavoro sia migliorato. Anche se continuo a pensare che si potesse fare senza cancellare l'articolo 18".

Sembrano lontani i tempi in cui, gli ricordano al Fatto, Orfini cadeva nella trappola della Zanzara su Radio24 quando gli chiedevano chi preferisse come leader tra Nichi Vendola e Renzi. Il degno erede di Massimo D'Alema preferiva l'ex presidente della Puglia, perché: "Ci vuole più sinistra". Salvo poi - strano ma vero - cambiare ancora idea e sostenere il suo segretario nella campagna per il Sì al referendum. E poi l'ultima giravolta che sarà affidata a un team di crittografi per l'interpretazione. Parlando di Renzi, Orfini ha sentenziato: "Non l'ho mai votato, in nessun congresso. E non è detto che lo voti nel prossimo".

Referendum, ecco la decisione dei giudici Le tappe per il voto: cosa farà ora Renzi

La Cassazione dà via libera al referendum, Boschi: "Adesso la parola passa ai cittadini"



"Via libera della Cassazione alle firme raccolte dal comitato del si! Adesso la parola ai cittadini #bastaunsi". Lo scrive su Twitter la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi che ha così annunciato la decisine della Corte di Cassazione che ha, appunto, detto sì alla consultazione popolare.  La Cassazione non ha spacchettato il quesito, che sarà dunque unico.

Il quesito - L’ipotesi di sottoporre agli elettori più quesiti era venuta dai Radicali. "L’ufficio centrale per il referendum presso la Corte Suprema di Cassazione - informa un comunicato della stessa Corte - con ordinanza dell’8 agosto 2016 ha dichiarato conforme all’articolo 130 della Costituzione e alla Legge n. 352 del 1970 la richiesta di referendum depositata il 14 luglio 2016 alle ore 18.45 sul testo di legge costituzionale avente ad oggetto il seguente quesito referendario: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente ’disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzionè, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?. L’Ufficio centrale per il referendum ha quindi ammesso la suddetta richiesta di referendum".