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mercoledì 15 giugno 2016

Caivano (Na): Il Comune è fallito ma il Sindaco Monopoli non bada a spese Nominato (o quasi) il 6° assessore?

Caivano (Na): Il Comune è fallito ma il Sindaco Monopoli non bada a spese Nominato (o quasi) il 6° assessore?


di Francesco Celiento
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CAIVANO -  C’è il dissesto come annuncia il Sindaco Monopoli, ma la sua giunta di certo non bada a spese. Dopo il caso del nido d’ape per la cui rimozione il Comune ha pagato 500 euro, oggi sul portale napolimetropoli, legato al Sindaco Monopoli, sempre molto tenero con il primo cittadino,  si dice che sarà nominato il sesto assessore, che dovrà essere obbligatoriamente una donna, e quindi ci crediamo. Di certo, se da una parte sarà licenziato il capo staff che costa 3mila euro al mese e tolta l’integrazione a tanti lsu padri di famiglia, dall’altra si nominerà un nuovo assessore, che sicuramente costerà di meno, ma comunque non risponde alle logiche di spending review necessarie in un momento così delicato per le spese comunali.

Come al solito, il sindaco Simone Monopoli, si nega e non ci risponde al cellulare e quindi siamo autorizzati a formulare delle ipotesi. Lo stesso portale che per primo l’ha pubblicata ha scritto che sul nome “vige il massimo segreto”. Secondo Radiocastello, invece, la donna sarà una grande professionista (di cosa? Non è dato sapere!) e si occuperà del delicato settore delle Politiche sociali, probabilmente molto amica dello stesso primo cittadino o quantomeno del suo cerchio magico. (Basti guardare i precedenti 5 assessori). Si è fatto anche un nome possibile, quello di Francesca Scafuto (nella foto sopra), psicologa, figlia del noto fotografo Nando. Si tratterebbe di un nome abbastanza familiare visto che la Scafuto era già in predicato di lavorare come consulente al Comune di Caivano per un compenso di 10mila euro annui, con lo scopo di “facilitare il bilancio partecipato”.

L’operazione, però, non si concretizzò, anche perché trovò l’opposizione dell’allora assessore alle Finanze, Nunzia Orefice, la quale affermò che prendere un consulente per il bilancio sarebbe stato solo uno spreco di soldi, e, guarda caso, dopo poco Orefice fu costretta a dimettersi dall’incarico… Un altro nome che piace molto a Monopoli è quello della porticese Giovanna De Rosa, molto impegnata nel volontariato a Caivano, anche se le chance di quest’ultima sono poche; un’altra indiscrezione parla di un terzo nome in corsa, il più quotato, una professionista che di cognome fa Iommelli…

Comunque tutto già è stato deciso, nonostante il Comune sia fallito, Monopoli non bada a spese, come crediamo, ed i consiglieri comunali di maggioranza, molti dei quali hanno appreso dalla stampa le notizie, dovranno, ancora una volta, solo ratificare la scelta del sindaco e del suo cerchio magico. D’altronde uno dei motti preferiti da Monopoli non è “credere, obbedire e combattere”?

Caivano (Na): La Physical Good con Luisa Di Micco punta alto

Caivano (Na): La Physical Good con Luisa Di Micco punta alto


di Gaetano Daniele






Sorride l'istruttrice della Physical Good Luisa Di Micco. E ne ha ben donde. Dopo i numerosi successi, punta alto. E su Pesaro dichiara: "Nessun rammarico. Soddisfattissima delle mie allieve, puntavamo al primo posto ma non mancherà occasione, sono entusiasta per il lavoro fatto e per l'enorme successo ottenuto a Pesaro dalle mie ginnaste". Insomma, i sacrifici e la professionalità dell'istruttrice Luisa Di Micco fanno sognare. Non solo l'ultimo successo ai campionati nazionali di Pesaro, con il terzo posto di Ginevra Maria Pagnano e il primo posto a Lignano con Maria Pia Schiavo e Rosalba Picone, ma fanno sperare la serietà, la professionalità e la costanza che l'istruttrice Luisa Di Micco, attraverso la Phisical Good, riesce a trasmettere non solo agli allievi, ma anche al pubblico, ormai numerosissimo. Non ultimo, proprio in queste ore lo Stage che Luisa Di Micco sta tenendo anche con Emily Armi, nata a Montevarchi (Ar), che a soli 3 anni scopre il suo amore per la ginnastica. A 10 anni viene chiamata da una squadra di Milano e si trasferisce a Lissone. Inizia così la sua carriera da ginnasta e, all'età di 12 anni fa la sua prima gara con la nazionale. 

Partecipa a 3 Europei e 2 Mondiali. Partecipazione anche ai giochi del Mediterraneo. Un Test Event, ottenendo la qualifica Olimpica con la squadra. Due volte campionessa Italiana con la sua squadra in serie A. 

Londra fuori dall'Ue, puoi godere: crolla la Borsa? Ecco come far soldi

Londra fuori dall'Ue, puoi godere: crolla la Borsa?


di Nino Sunseri



I mercati si avventano sul rettilineo che li porterà alle urne londinesi sbandando come piloti ubriachi. Dopo il venerdì nero c’è stato, ieri, il lunedì nerissimo cui è immaginabile faranno seguito il martedì delle tenebre, il mercoledì d’inferno e così via di iperbole in iperbole. Tutte rigorosamente funebri. Almeno sui mercati. Ieri il Vecchio Continente ha bruciato 130 miliardi dopo i 174 volatilizzati venerdì. Milano chiude sui minimi di febbraio perdendo il 2,91%; Francoforte cede l’1,8%, Parigi l’1,85% e Londra tiene meglio a -1,16%.

Per carità non non è tutta colpa degli inglesi se i listini sono diventati cimiteri. Anche se, in queste ore, a Piazza Affari sono in tanti a ricordare la vecchia invettiva contro i “figli della perfida Albione”. A ogni buon conto un bel contributo alla crisi viene anche dalla solita Cina che non cresce come dovrebbe o forse si prepara a crollare, dagli Stati Uniti che non si capisce quale leva (giù o su?) abbiano intenzione di utilizzare sul fronte dei tassi. Anche il Giappone è un po’ confuso.

E allora che fare dei propri soldi? Se non fosse politicamente molto scorretto diremmo che, in questo momento, il miglior investimento è il materasso. Non proprio sotto il letto ma comunque una bella scorta di liquidità è proprio quello che serve. Sarà da utilizzare al momento opportuno per entrare quando i prezzi saranno molto bassi. Perchè se davvero gli inglesi decideranno di lasciare l’Unione europea sui mercati si abbatterà un tsunami che non lascerà nulla in piedi. Avere un accogliente conto corrente consentirà di fare grandi affari acquistando le macerie. Un suggerimento che verrà buono anche nel caso di vittoria risicata del partito europeista. Difficile, infatti, immaginare un risultato netto di quelli che taglia qualunque dubbio. Le urne, verosimilmente offriranno lo specchio di una Gran Bretagna lacerata. Quindi listini che giocheranno alla roulette russa che è attività troppo pericolosa per i piccoli risparmiatori. E allora che fare? La prima risposta è la più semplice: comprare oro. Solo ieri ha guadagnato ben 11 dollari. Attenti però, che è già salito tanto. Stava a 1.000 dollari alla fine del 2015. Ha fatto una puntata a 1.300 e ora è leggermente sceso. Potrà arrivare a 1.400? Come escluderlo ma occorre sapere che è già salito del 30% in cinque mesi.

E allora? Bisogna ricordare che in momenti di grande incertezza come gli attuali la prima esigenza è quella di tutelare l’integrità del patrimonio. A guadagnare ci pensiamo la prossima volta. Il bazooka di Draghi ha incenerito i rendimenti ma non è bastato a rilanciare l’economia. Da un anno esatto i listini ballano la rumba e gli investitori che hanno sbagliato il tempio sono ruzzolati a terra. E allora bisogna essere prudenti. L’epicentro della catastrofe è l’Europa? E allora bisogna correre negli Stati Uniti. Il dollaro è una brutta bestia ma certe volte diventa docile come un agnellino. Il bond decennale rende l’1,6% e se la signora Yellen decide di fare un po’ di maquillage ai tassi d’interesse ci sono buone possibilità di guadagnare anche sul cambio. Però attenzione: se i tassi salgono i prezzi delle obbligazioni scendono. I rendimenti migliorano ma la consistenza del capitale soffre. Bisogna essere veloci a uscire oppure andare in letargo e aspettare.

Per chi vuole restare in Europa c’è sempre la Svizzera. Non è proprio che ci sia da scialare fra quelle montagne. Per trovare un rendimento positivo di ben lo 0,06% bisogna andare sul trentennale. Tutte le altre scadenze sono negative e le banche di Zurigo e Basilea non ci vanno certo leggere con le commissioni. Che fare? Si compra un bond svizzero e si aspetta. C’è già stata la maxi-rivalutazione del franco. Come escluderne un’altra? E chi volesse restare in Italia che cosa dovrebbe fare? C’è sempre il Btp: il tre anni collocato ieri vale lo 0,08%, il sette anni arriva allo 0,87%. Per trovare un rendimento c’è il trentennale: 2,5%. Non è bello ma è l’unico.

Figli del Cav, furia con la Pascale: cosa è accaduto dopo le lacrime

Figli del Cav, furia con la Pascale: cosa è accaduto dopo le lacrime in Ospedale



Francesca Pascale piange affacciata alla finestra del sesto piano dell'ospedale San Raffaele dove stanno operando Silvio Berlusconi. La scena viene immortalata dai fotografi: ecco la Pascale che si asciuga una lacrima. La Pascale che inforca gli occhiali neri e sparisce.

Pianto vero o lacrime di coccodrillo? Il dubbio è legittimo. "Tutte le donne sono facili a commuoversi, poi quando sono donne che amano un uomo hanno tutto il diritto di farlo", taglia corto Paolo Berlusconi. Ma i figli non sono dello stesso avviso. Anzi, riporta il Messaggero, Marina di quel pianto non vuole proprio parlare e tanto è inutile: la smorfia che ha fatto quando l'ha visto dice tutto. Francesca sa che quel gesto non è stato affatto gradito dai cinque figli. Ieri, 14 giugno, si è parlato più delle sue lacrime che dell'intervento al cuore ballerino del Cavaliere.

Marina poi è furiosa con la Pascale e con le altre donne del cerchio magico, Maria Rosaria Rossi in primis, colpevoli secondo lei di aver procurato troppo stress a Berlusconi costringendolo ad una faticosissima campagna elettorale nonostante avesse già dato segnali di malessere. Così ora quel pianto sembra una forzatura, un modo di affermare il suo potere su di lui.

L’Expo di Sala lascia un conto da pagare di 1,1 miliardi

L’Expo di Sala lascia un conto da pagare di 1,1 miliardi


di Franco Bechis



Pensate a un vostro consulente di fiducia a cui date da investire 10 mila euro nel 2009. Dopo 7 anni e mezzo andate da lui e gli chiedete: “Come vanno i miei soldi? Quanto c’è sul conto? Mica ho perso tutto”. La risposta del mago degli investimenti è: “No, no. Positivo. Il conto non è in rosso. Ecco qui 1.200 euro tutti per lei”. Interessi e capitale compreso. Che fareste? Lo prendereste a legnate perché ha sperperato tutto il vostro patrimonio, visto che alla fine vi restituisce solo le briciole.

Beppe Sala e Laura Boldrini

Pensate che è accaduta la stessa cosa a Milano. Ma l’investitore deve essere un po’ pazzerello, perché invece di protestare ha pure premiato chi ha buttato via così quasi tutti i soldi: l’ha candidato sindaco di Milano. Sissignori, finalmente possiamo tirare con i numeri pre-liquidazione della società Expo 2015, un bilancio di cosa è accaduto con il grande evento gestito dal manager Beppe Sala. Ed è quel che è accaduto sempre: si sono perduti un bel po’ di soldi pubblici. Perché dal 2008 ad oggi lo Stato nei suoi vari abiti (governo, comune di Milano, provincia di Milano, città metropolitana di Milano, Regione Lombardia, Camera di commercio di Milano) ha iniettato in Expo 2015 la bellezza di 1.258.757.215 euro, quasi in miliardo e trecento milioni di euro. A quasi tutti gli osservatori man mano che venivano svelati i bilanci della società che ha organizzato il grande evento era sembrato un po’ difficile vedere lì un affare. Salvo nel 2008, quando a fine anno c’è stato un piccolo utile di 69.994 euro, in tutti gli altri anni la gestione ordinaria ha chiuso in perdita. Rosso di 8,3 milioni nel 2009, rosso di 10,4 milioni di euro nel 2010, rosso di 4,1 milioni nel 2011, ancora rosso di 2,3 milioni nel 2012 e poi rosso di 7,4 milioni nel 2013, di 45,2 milioni nel 2014, e ancora perdite di 23,8 milioni di euro nel 2015 e di 7,6 milioni di euro nei primi 49 giorni del 2016: fino al 18 febbraio, quando è iniziata la procedura di liquidazione di Expo.

Sala con Matteo Renzi e Giuliano Pisapia

Da quando è in vita Expo 2015 ha quindi accumulato perdite per un totale di 109.478.633 euro. Se una società perde sempre, dove mai potrebbe esserci il grande successo che tutti hanno propagandato? La domanda è stata naturalmente rivolta a Sala durante il primo confronto elettorale con Stefano Parisi per il ballottaggio a sindaco di Milano. E lui ha confusamente risposto che sì, il conto economico dava anche nel 2015 un risultato negativo, ma non era quello da guardare. Bensì il patrimonio netto. E come è il patrimonio netto? A questa domanda Sala ha risposto laconicamente: “positivo”. Che vuole dire proprio nulla. Perché torniamo all’esempio iniziale: se ti do diecimila euro da investire, ci mancherebbe che sette anni e mezzo dopo alla resa dei conti tu mi dica che non solo non hai ricavato nulla, ma addirittura hai perso tutto e ti devo pure pagare qualcosa in più per la tua straordinaria abilità. Il risultato di Sala è invece lo stesso dell’esempio iniziale: a lui è stato dato dieci da investire, e alla fine restituisce solo 1,2, vale a dire le briciole. Usciamo dall’esempio e diamo numeri reali.

L’Albero della vita, simbolo di Expo 2015

Expo 2015 ha avuto 10 milioni e 120 mila euro di capitale sociale. Questa somma è stata versata dal ministero dell’Economia (4,048 milioni), dalla Regione Lombardia (2,024 milioni), dalla Camera di commercio di Milano (1,012 milioni), dalla Città metropolitana di Milano (1,012 milioni) e dal Comune di Milano (2,024 milioni). Fra il 2008 e il 2016 gli enti pubblici hanno girato ad Expo 1,248 miliardi di euro di contributi a vario titolo (riserve in conto capitale, contributi per opere da realizzare, contributi in conto esercizio per coprire le perdite annuali). Questa somma è stata versata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (829,945 milioni), dal comune di Milano (159 milioni), dalla Regione Lombardia (158,997 milioni), dalla Città metropolitana (ex provincia) di Milano (72,094 milioni) e dalla Camera di commercio di Milano (28,6 milioni di euro).

Il passeggio ad Expo 2015

In tutto ad Expo sono stati dati fondi pubblici per un miliardo, 258 milioni, 757 mila e 215 euro. Alla fine Sala restituirà all’azionista 152 milioni, 498 mila e 748 euro. La differenza di 1 miliardo, 106 milioni, 258 mila e 467 euro è esattamente la cifra che i cittadini italiani hanno rimesso (sono soldi pubblici) per finanziare quell’evento che avrebbe dovuto essere il grande volano della economia italiana e che tale non si è affatto rivelato. Come si arriva a questa differenza? Con una operazione algebrica che si trae dalle colonne finali del bilancio al 18 febbraio 2016 pre-liquidazione. Expo 2015 dopo avere assorbito tutti quei soldi pubblici ha in pancia ancora 356,8 milioni di euro di debiti e 288,735 milioni di euro di crediti. Questi avrebbero potuto essere più alti, ma molti che avrebbero dovuto pagare Sala non l’hanno fatto, e lui ha svalutato (quindi considerato perso) il dovuto per quasi 60 milioni di euro. Non è pochissimo in una manifestazione così concentrata nel tempo.

Stefabno Parisi, l’anti-Sala prende appunti

I debiti sono dunque più dei crediti, ma in cassa figurano disponibilità liquide per 115,2 milioni di euro. Poi c’è il famoso patrimonio netto citato da Sala, che è sì positivo per 23 milioni di euro, ma dopo iniezioni di soldi pubblici che hanno coperto i cento milioni e più di perdite annuali. Restano ancora le immobilizzazioni materiali che ammontano oggi a 82,36 milioni di euro. Il conto totale è proprio quel miliardo e 100 milioni di buco alle tasche dei cittadini italiani. Con una sola speranza: quelle immobilizzazioni potrebbero ancora fruttare qualcosa di più, se avessero mercato. Dipende da cosa si farà di terreni e strutture smantellate, e se c’è qualche privato disposto a pagare prezzi più alti del valore cui oggi sono appostate in bilancio. Forse si può recuperare qualcosa di quello spaventoso disastro finanziario, e limitare un po’ di danni. Ma è tutto da vedere. Di sicuro c’è solo il flop fatto: con i ricavi dei propri clienti (biglietterie, commerciale, struttura organizzativa e ricettiva) Sala avrebbe portato i libri in tribunale prima ancora di finire l’Expo.

Crozza, la scelta radicale: molla La7 Schiaffone alla Bignardi: dove va

La soffiata di Dagospia: Crozza via da La7, sbarca a Discovery



Avete la tv via satellite? No? Allora scordatevi il funambolo Maurizio Crozza. Perchè sarebbe questione di ore l'addio del comico satirico da La7 per poi sbarcare a Discovery, che si vede solo sulla piattaforma Sky. A riportare la soffiata è il sito di news e gossip dagospia.com

Il doppio endorsement di Celentano: chi dovete votare a Roma e Milano

Il doppio endorsement di Adriano Celentano, vi dico io chi dovete votare a Roma e Milano



"Ha avuto il coraggio di dire che fare le Olimpiadi è da criminali. Una dichiarazione impopolare, ma, proprio per questo, tremendamente onesta". Adriano Celentano elogia Virginia Raggi, la candidata grillina a sindaco di Roma, sul Fatto quotidiano: "Prima di giocare al pallone è necessario pulire il campo, non solo dalla sporcizia, ma anche dalla corruzione, sembra volerci dire la probabile lupa dei romani. Per la prima volta, dunque, una donna al comando di Roma, e tutt'altro che inesperta. La quale, oltretutto, si rispecchia in pieno in quel movimento inarrestabile che ha creato Grillo". 

Questo a Roma. A Milano, l'endorsement per il manager di Expo: "Giuseppe Sala, per esempio, che a me non dispiace anche per come ha condotto con successo l'Expo: bisogna dire che anche a lui gli si è spezzato l'acuto sul problema delle moschee". "Ma, a parte questo e le grandi bugie che dicono sul suo conto, Sala può essere davvero un buon sindaco", dice il Molleggiato: "E il fatto che uno come l'ex pm Colombo, in seguito a una proposta dello stesso Sala, abbia accettato di istituire un comitato per la legalità e la trasparenza, è un segnale positivo da non sottovalutare".