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mercoledì 15 giugno 2016

Londra fuori dall'Ue, puoi godere: crolla la Borsa? Ecco come far soldi

Londra fuori dall'Ue, puoi godere: crolla la Borsa?


di Nino Sunseri



I mercati si avventano sul rettilineo che li porterà alle urne londinesi sbandando come piloti ubriachi. Dopo il venerdì nero c’è stato, ieri, il lunedì nerissimo cui è immaginabile faranno seguito il martedì delle tenebre, il mercoledì d’inferno e così via di iperbole in iperbole. Tutte rigorosamente funebri. Almeno sui mercati. Ieri il Vecchio Continente ha bruciato 130 miliardi dopo i 174 volatilizzati venerdì. Milano chiude sui minimi di febbraio perdendo il 2,91%; Francoforte cede l’1,8%, Parigi l’1,85% e Londra tiene meglio a -1,16%.

Per carità non non è tutta colpa degli inglesi se i listini sono diventati cimiteri. Anche se, in queste ore, a Piazza Affari sono in tanti a ricordare la vecchia invettiva contro i “figli della perfida Albione”. A ogni buon conto un bel contributo alla crisi viene anche dalla solita Cina che non cresce come dovrebbe o forse si prepara a crollare, dagli Stati Uniti che non si capisce quale leva (giù o su?) abbiano intenzione di utilizzare sul fronte dei tassi. Anche il Giappone è un po’ confuso.

E allora che fare dei propri soldi? Se non fosse politicamente molto scorretto diremmo che, in questo momento, il miglior investimento è il materasso. Non proprio sotto il letto ma comunque una bella scorta di liquidità è proprio quello che serve. Sarà da utilizzare al momento opportuno per entrare quando i prezzi saranno molto bassi. Perchè se davvero gli inglesi decideranno di lasciare l’Unione europea sui mercati si abbatterà un tsunami che non lascerà nulla in piedi. Avere un accogliente conto corrente consentirà di fare grandi affari acquistando le macerie. Un suggerimento che verrà buono anche nel caso di vittoria risicata del partito europeista. Difficile, infatti, immaginare un risultato netto di quelli che taglia qualunque dubbio. Le urne, verosimilmente offriranno lo specchio di una Gran Bretagna lacerata. Quindi listini che giocheranno alla roulette russa che è attività troppo pericolosa per i piccoli risparmiatori. E allora che fare? La prima risposta è la più semplice: comprare oro. Solo ieri ha guadagnato ben 11 dollari. Attenti però, che è già salito tanto. Stava a 1.000 dollari alla fine del 2015. Ha fatto una puntata a 1.300 e ora è leggermente sceso. Potrà arrivare a 1.400? Come escluderlo ma occorre sapere che è già salito del 30% in cinque mesi.

E allora? Bisogna ricordare che in momenti di grande incertezza come gli attuali la prima esigenza è quella di tutelare l’integrità del patrimonio. A guadagnare ci pensiamo la prossima volta. Il bazooka di Draghi ha incenerito i rendimenti ma non è bastato a rilanciare l’economia. Da un anno esatto i listini ballano la rumba e gli investitori che hanno sbagliato il tempio sono ruzzolati a terra. E allora bisogna essere prudenti. L’epicentro della catastrofe è l’Europa? E allora bisogna correre negli Stati Uniti. Il dollaro è una brutta bestia ma certe volte diventa docile come un agnellino. Il bond decennale rende l’1,6% e se la signora Yellen decide di fare un po’ di maquillage ai tassi d’interesse ci sono buone possibilità di guadagnare anche sul cambio. Però attenzione: se i tassi salgono i prezzi delle obbligazioni scendono. I rendimenti migliorano ma la consistenza del capitale soffre. Bisogna essere veloci a uscire oppure andare in letargo e aspettare.

Per chi vuole restare in Europa c’è sempre la Svizzera. Non è proprio che ci sia da scialare fra quelle montagne. Per trovare un rendimento positivo di ben lo 0,06% bisogna andare sul trentennale. Tutte le altre scadenze sono negative e le banche di Zurigo e Basilea non ci vanno certo leggere con le commissioni. Che fare? Si compra un bond svizzero e si aspetta. C’è già stata la maxi-rivalutazione del franco. Come escluderne un’altra? E chi volesse restare in Italia che cosa dovrebbe fare? C’è sempre il Btp: il tre anni collocato ieri vale lo 0,08%, il sette anni arriva allo 0,87%. Per trovare un rendimento c’è il trentennale: 2,5%. Non è bello ma è l’unico.

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