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martedì 26 aprile 2016

Parlano quattro big della radio italiana: che cosa vediamo nel nostro futuro

Parlano quattro grandi della radio italiana: che cosa c'è nel nostro futuro



I dati audiradio parlano chiaro: la radio è in continua crescita, sia per quanto concerne gli ascoltatori che per la raccolta pubblicitaria. Senza andare nel dettaglio tecnico, facciamoci spiegare i perché di questo trend e le future mosse del comparto da chi radio la fa o la dirige: Angelo Baiguini (Dir. RTL102.5), Guido Monti (Speaker e manager), Stefano Piccirillo (speaker Radio Kiss Kiss) e Lorenzo Suraci (Pres. RTL102.5).

Ci troviamo in un ristornante di Milano e il clima è indescrivibilmente festoso. Il primo che si sbilancia sulla situazione attuale della radio in Italia è Baiguini: “La radio si mantiene giovane perché è un mezzo snello che si adatta velocemente alla nuova tecnologia, di conseguenza di facile fruizione per più tipologie di pubblico, anche da ciò deriva la crescita degli ascolti”. Dello stesso pensiero è Monti, che rincara la dose: “C’è sicuramente molta vitalità e fermento sia dal punto di vista editoriale, sia per ciò che riguarda la raccolta pubblicitaria. La radio crea con i suoi ascoltatori una relazione diretta, fortemente emotiva. É stata la colonna sonora della nostra vita da quando siamo nati, eppure noi invecchiamo, lei no, anzi la trovo molto più tonica della tv che è spesso stucchevole e improponibile”. Il partenopeo Piccirillo rimarca sulle nuove tecnologie e fa un excursus: “Avete fatto caso ad una cosa? I telefonini invecchiano subito. Dopo sei mesi la gente li cambia. Così come i tablet e i pc. La radio no.  Negli anni 80 dicevano che la tv l’avrebbe sconfitta, nei 90 che la radio avrebbe perso con internet  e oggi ci sono le web radio, nei 2000 che pay tv e facebook l’avrebbero distrutta. Le pagine facebook delle radio sono le più seguite, ecco perchè la radio non invecchia”. Suraci è sullo stesso trend, e da buon Patron di radio snocciola i risultati: “É vero, la radio è in continua crescita di ascolti. Uno degli esempi più significativi è proprio RTL, da molti anni la radio più ascoltata d’Italia con un sostanziale vantaggio di due milioni sulla seconda in classifica”.

La discussione non poteva non vertere sull’acquisizione delle tre emittenti del gruppo Finelco da parte di Mediaset, che denotano in alcuni evoluzione, in altri preoccupazione. Guido Monti prospetta la concentrazione delle reti nazionali nelle mani di pochi, più difficoltà nella raccolta pubblicitaria per le locali e un metodo di rilevazione dell’audience ancora più veloce e preciso. Stefano Piccirillo plaude agli editori, che definisce “garanti di un prodotto altissimo e sempre soddisfacente” e auspica che, indipendentemente dalle acquisizioni, ogni radio mantenga la propria identità e formato onde evitare confusioni. Sul tema, Baiguini è comprensibilmente tranchant: “Quello che non vorrei è un monopolio, soprattutto del mercato pubblicitario”. Quest’affermazione dà il là a Suraci per chiarire anche la posizione della sua Società, che da poco ha acquisito Radio Zeta: “Ben vengano fusioni e acquisizioni, sempre che siano compatibili con le leggi in vigore, tant’è che è attesa nei prossimi giorni la decisione dell’Antitrust sulle acquisizioni radiofoniche di RTI. Se tali acquisizioni serviranno a rafforzare il mercato pubblicitario saranno un incentivo per tutto il comparto, se invece serviranno a compensare deficit di altri mezzi come quello televisivo, si profilerebbe una situazione di criticità senza precedenti”.

Nel mentre di una pausa fuori dal locale, la radiovisione è l’argomento pregnante; neanche a scriverlo, è il Direttore di RTL a prendere la palla al balzo, rivendicando come la radio che dirige sia stata la prima ad utilizzarla: “E’ nata come mezzo promozionale per la radio ed è diventata forse uno stile televisivo, ma non è così semplice da fare come potrebbe sembrare”. Radio Kiss Kiss non utilizza la radiovisione, ma il suo speaker di punta non sembra contrario: “L’idea della radiovisione si è rivelata vincente perchè riconduce l’utente più all’amore per la radio piuttosto che per la tv. Vedi persone che fanno radio in tv e non viceversa”. Si discosta da entrambi l’opinione di Guido Monti, che afferma: “Certamente è utile per far conoscere di più la radio, dato che l’indagine attuale premia il ricordo del brand, ma potrebbe anche diventare la fucina sperimentale di nuovi stili tv. La radio ha tra i suoi punti di forza la capacità di stimolare l’immaginazione personale, che è sempre più potente ed emotivamente coinvolgente di ciò che passa attraverso le telecamere”.

Lorenzo Suraci, di corsa per tornare al quartier generale a Cologno Monzese, chiude il suo incontro  tornando sui ricavi pubblicitari, tanto importanti per le emittenti private, e rivendicando il primato: “I ricavi pubblicitari di Rtl sono fortunatamente in costante aumento. Il mercato pubblicitario radiofonico risulta anch’esso in crescita ma, soprattutto in questo momento, è necessario prestare molta attenzione a che questo dato non sia viziato da nuove e strane compensazioni televisive che non sono mai state patrimonio del mercato radiofonico”.

Pensioni, la rivelazione di Renzi Matteo inchiodato da un'anziana

Renzi: 25 aprile con mega gaffe. Così lo smaschera la pensionata



Prima di sistemarsi ai piedi dell'Altare della Patria per l'inizio delle celebrazioni della Festa della Liberazione, il presidente del Consiglio Matteo Renzi (che era con Sergio Mattarella, Pietro Grasso e il vicepresidente della Camera Simone Baldelli) si ferma a parlare con la gente. In particolare, il premier ingaggia uno scherzoso botta e risposta con una signora toscana, a cui chiede con precisione se sia pisana o romana. Lei sottolinea che la figlia, ex precaria della scuola, è stata assunta. "Quindi com'è andata?", le chiede Renzi, e l'interessata: "Bene. Ma mi raccomando, le pensioni minime...". A quel punto lui ribatte, con ironia: "Hai visto la signora, è andata bene l'anno scorso e ora le pensioni minime... Va bene, ma su questo però ancora non prendo un impegno. Buona festa a tutti, buon 25 aprile a tutti".

"Ipocriti", tuona Matteo Salvini sul suo profilo Facebook. "Sfruttando il sacrificio di chi diede la vita per cacciare dall'Italia l'occupante straniero nel nome della Libertà", scrive il leader della Lega: "oggi sono complici e finanziatori di una nuova e violenta occupazione straniera, servi di una Unione Europea che ci sta rubando lavoro, diritti, sicurezza e speranza nel futuro". La vede diversamente Maria Elena Boschi, che su twitter cinguetta: "Buon 25 aprile a chi crede in un'Italia libera e democratica e in un'Europa senza muri e barriere di filo spinato".

Boschi, il ministro mille sorprese: ha un secondo lavoro in Inghilterra

Maria Elena Boschi a sorpresa: secondo lavoro in Inghilterra



"Sappiamo che c'è ancora un sacco di lavoro da fare per colmare i vuoti degli ultimi 20 anni, ma l'Italia ha finalmente riavviato i suoi motori". Maria Elena Boschi sbarca in Inghilterra e lo fa come editorialista. Il ministro delle Riforme ha scritto una "colonna" per il prestigioso quotidiano britannico Independent difendendo, ovviamente, il lavoro fatto dal governo Renzi: "Se ora possiamo affermare che l'Italia ha la sua casa in ordine - ha continuato Boschi nel testo pubblicato questo pomeriggio sul sito Internet del quotidiano londinese - è anche perché, avendo scritto una nuova legge elettorale che assicura stabilità e governabilità, siamo sul punto di riformare le nostre istituzioni". L'editoriale del ministro strizza l'occhiolino ai lettori britannici citando Charles Dickens ("Era il migliore dei tempi, era il peggiore dei tempi, era l'era della saggezza, era l'era della follia") e il segretario generale dell'Onu Dag Hammarskjold (morto in un misterioso incidente aereo nel 1961 nell'allora Rhodesia), che ha scritto come gli italiani vogliano dire "grazie al passato e sì al futuro", ma è anche rivolto ai connazionali che abitano nel Regno Unito e a quelli in patria che leggono la stampa internazionale. 

"Questa è per l'Italia un'epoca di grandi cambiamenti e il primo cambiamento si è avuto il 12 aprile, con un emendamento alla Costituzione italiana che semplifica il modo in cui il governo lavoro, una riforma che ha finalmente visto la luce dopo 30 anni di tentativi senza risultati". La Boschi cita la riduzione dei senatori e delle funzioni del Senato, la riforma del voto di fiducia e la semplificazione del procedimento legislativo. "Ora abbiamo una più chiara divisione dei poteri e delle responsabilità fra il governo centrale e le regioni", ha aggiunto il ministro che poche settimane fa era proprio a Londra in visita ufficiale. E le riforme dell'esecutivo "in vari campi" "stanno ora cominciando a dare frutti. La nostra economia sta crescendo e la posizione italiana in Europa sta passando da quella di fonte di problemi a quella di chi fornisce risposte. L'Italia ha riguadagnato credibilità nell'affrontare due delle più grandi sfide che dobbiamo fronteggiare, insieme a quella del terrorismo intenazionale: il dilemma della crescita economica e il bisogno di fornire una soluzione di lungo termine al problema dell'immigrazione". Infine, il referendum di ottobre. "I nostri obiettivi sono quelli di stabilire una democrazia capace di prendere decisioni. E la parola finale sarà dei cittadini. Al referendum del prossimo ottobre ognuno di noi sarà chiamato a decidere che tipo di futuro vogliamo per il nostro Paese dicendo sì o no alle riforme costituzionali".

OCCHIO ALLA BANCA... Se rispondi al tuo telefono regali dei soldi al Pd di Renzi

Hai questa banca? Occhio al telefono. Così farai campagna elettorale al Pd


di Franco Bechis
@FrancoBechis


Il signor A. V. è uno stimato professionista di Benevento. Da anni per il suo lavoro e i suoi risparmi ha aperto un conto in una delle due filiali del Monte dei Paschi di Siena nella cittadina campana. Siccome A. V. ci sa fare con le nuove tecnologie, ha attivato una serie di servizi bancari un pizzico più tecnologici. Può muovere il conto on line, dare disposizioni al telefono e soprattutto ha scelto di attivare il servizio di messaggistica per avere le notifiche di qualsiasi operazione bancaria venga fatta. Stessa cosa per Bancomat e carta di credito appoggiati sul conto Mps.

È un modo per stare più tranquilli: se per caso la transazione non fosse riconosciuta, in pochi secondi è in grado di bloccarla. Può capitare spesso: una carta di credito o un bancomat clonati in un esercizio o durante gli acquisti on line, e anche le password per accedere al conto on line talvolta diventano preda di qualche hacker. Per questo il signor A.V.segue con particolare attenzione ogni messaggio che arriva sul telefonino dalla sua banca. Gli comunicano il bonifico andato a buon fine, la ricarica telefonica effettuata. Talvolta, poiché ha dato il consenso come eccezione alla privacy, arriva qualche messaggio commerciale su prodotti o contratti offerti dall' istituto senese.

Come la proposta di un abbonamento a Fastweb per avere Internet ultraveloce a un prezzo speciale per i correntisti Mps. Ma l' altro giorno l' sms mandato dalla sua banca di fiducia l' ha fatto proprio sobbalzare. Passata la paura per un' operazione bancaria che sapeva di non avere fatto, sulle prime il signor A. V. ha pensato a una nuova proposta commerciale. Poi ha letto e grande è stata la sorpresa. «Sabato 30 aprile», esordiva il messaggio inviato da Mps, «ore 11, c/o Teatro Massimo Benevento, manifestazione elettorale con il ministro Maria Elena Boschi a sostegno di Raffaele Del Vecchio. Non mancare». Nella vita aveva visto di tutto, e sulla sua banca di fiducia certo aveva sentito talvolta battute.

C' era chi la chiamava la «Banca rossa», e non è un mistero che fosse nata e dominata da territori in cui il Pci, poi Pds, Ds e infine Pd l' aveva sempre fatta da padrone. Un po' era leggenda, un po' verità. Quando per la prima volta il capitale del Monte dei Paschi di Siena fu aperto ad azionisti privati di un certo peso, i primi a dare un' occhiata a quel che avveniva dentro quel corpaccione restarono assai stupiti: c' erano due banche all' interno, parallele. Una tradizionale, e al suo fianco una squisitamente politica. Ogni posizione dirigenziale era praticamente raddoppiata, con un dirigente di mercato che si affiancava a uno politico. Poi però è passata un po' di acqua sotto i ponti di Siena, e quel groviglio ha dovuto fare i conti con i clamorosi pasticci combinati lì dentro da quel management tutto particolare. La banca politica fu costretta a più di un passo indietro, travolta dalle inchieste giudiziarie e dai buchi di bilancio. Mps è stata la sola banca davvero salvata dallo Stato italiano negli anni della crisi. Furono inventati dei bond speciali per aiutarla, e alla fine dal 2015 lo Stato italiano ne è diventato azionista al 4,5%. In quel periodo fra i primi a tuonare contro la politicizzazione di Mps fu l' astro nascente alla conquista del Pd, Matteo Renzi. E si capisce bene perché: l' influenza politica su quell' istituto di credito era sì del Pd, ma di quello che combatteva il sindaco di Firenze: il punto di riferimento era infatti Massimo D' Alema. Deve essere accaduto che una volta convertito il Pd anche Mps si sia adeguato.

Restando legata a doppio filo alla politica, ma convertendosi al renzismo. Da lì deve essere derivato quell' ingresso così rumoroso nella messaggistica dei clienti di Benevento per fare propaganda alla Boschi e lanciare il suo pupillo Pd che si candida sindaco della città (di cui è già vicesindaco) il prossimo 5 giugno. Poi- certo- è possibile che l' istituto senese abbia affidato a un call center esterno quella messaggistica, e che quindi la sponsorship politica derivi da lì. Ma per i clienti quella è Mps, e lo choc è stato grande.

lunedì 25 aprile 2016

SIGNORA SCUDETTO Festa Juve, ecco le pagelle Chi è da 10, chi ha fallito

Juventus campione d'Italia, le pagelle: Buffon e Allegri perfetti, Dybala quasi



Con la vittoria della Roma sul Napoli, la Juventus si laurea campione d'Italia per la 32esima volta (senza contare i 2 dell'era Calciopoli), la quinta di fila, grazie a 12 punti di vantaggio a 3 giornate dalla fine. Una stagione clamorosa, con una partenza da incubo e una rimonta da primato, 24 vittorie in 25 partite. Non a caso il capitano Gigi Buffon, che ha centrato anche il record d'imbattibilità, ha parlato del suo "scudetto più bello". E proprio a lui va il voto più alto di questa stagione da ricordare.

Buffon 10 - D'accordo, la perfezione non esiste. Ma vincere così, con un rendimento in crescendo, il proprio settimo scudetto (più i due di Calciopoli) con sulle spalle un migliaio di partite ufficiali, la dice lunga sul suo status di mito. Capitano con le parate, superbe, che hanno blindato la rimonta da record di questo 2016. E soprattutto con le parole, di piombo, che ha pronunciato dopo il ko con il Sassuolo: "Partita indegna, approccio indecoroso". Era una Juve allo sbando, dalla domenica successiva è diventata uno schiacciasassi. Non è un caso. Ah, dimenticavamo: firma il nuovo record d'imbattibilità. Sì, qualche volta la perfezione esiste.

Neto sv - Una presenza, portiere di Coppa (Italia).

Alex Sandro 7 - Parte piano, cresce tanto. Ha gamba, testa e piede: può fare di più, l'impressione è che inizierà a farlo stabilmente dalla prossima stagione.

Barzagli 8,5 - Ormai è assodato: è il miglior centrale difensivo del calcio italiano e a 34 anni è merito suo, non demerito dei più giovani. Regge la baracca anche quando manca Chiellini: imprescindibile.

Bonucci 8,5 - Cuore Juve: qualche svarione, qualche miracolo (chi si ricorda la spaccata che toglie a Higuain un gol fatto nella sfida-scudetto di febbraio?), una "garra" che ricorda quella di Montero. Leader in campo e fuori, la sfida sarà resistere alle sterline della Premier League.

Caceres sv - Messo ko dagli infortuni, il suo ciclo alla Juve però sembrava già finito.

Chiellini 7 - Anche lui frenato dai guai fisici: tanto mestiere, tanta carica agonistica. E nel record di Buffon c'è anche la sua firma.

Evra 7 - Anche lui è uno dei leader silenziosi, uno di quelli che hanno dato la sveglia ai giovani e ai novellini nel momento peggiore, l'autunno nero della Signora. A quasi 35 anni insegnaa tutti come essere sempre sul pezzo anche a fine carriera.

Lichtsteiner 7 - Il pendolino svizzero è meno esuberante degli anni scorsi. L'età anche per lui avanza, l'attenzione però non viene mai meno. Non a caso, sul mercato la Juve cercherà con grande attenzione l'erede di questo elemento-chiave nel ciclo d'oro 2011-2016.

Rugani 6,5 - Timido, timidissimo nelle prime partite in bianconero, s'impone con sorprendente personalità quando è chiamato a sostituire l'infortunato Chiellini. Allegri ne ha forgiato il carattere, la qualità ce l'aveva di suo. Il centrale del futuro (prossimo).

Asamoah sv - Un altro che deve maledire gli infortuni.

Cuadrado 7,5 - Imprevedibile, nel bene e nel male. Con lui sono tutte montagne russe: appare e scompare dai radar ma restano negli occhi alcune abbaglianti accelerazioni, molte in partite-chiave. Tornerà al Chelsea da Conte, che tanto lo voleva nel 2014.

Hernanes 5 - Acquistato come ripiego, e come tale utilizzato da Allegri che mai ha puntato davvero sul brasiliano ex Lazio e Inter. Corpo estraneo in questa Juve tutta velocità e muscoli.

Khedira 8 - Ecco uno che con gli infortuni sa convivere eccome: muscoli di seta, testa iper-fosforica, piedi sapienti e una impressionante capacità di tornare in forma in tempi-lampo dopo ogni stop. E anche cinque gol, pesanti. Non è Vidal ma anche lui è decisivo.

Lemina 6 - Da rivedere quando starà bene. Il talento c'è, non è detto che lo mostrerà ancora nella Juve, visto che è in prestito.

Marchisio 8,5 - Cuore e personalità, l'erede di Pirlo anche se con altre qualità e predisposizioni. Punge meno in zona gol ma forse è il suo campionato più brillante per continuità di rendimento e "pesantezza" nel motore-Juve. Sarebbe stato un grande protagonista all'Europeo, tornerà in autunno.

Padoin sv - Il talismano, mito dei tifosi juventini: 5 anni a Torino, 5 scudetti.

Maxi Pereyra 5 - Alle prese con gli infortuni (che caso, quest'anno...) ma soprattutto con una preoccupante involuzione tecnica, tattica e di personalità. Un anno fa sembrava poter diventare il trequartista titolare, o almeno il dodicesimo uomo. Quest'anno a volte non sembrava nemmeno in grado di stare nella rotazione dei 15-16.

Pogba 8,5 - Il predestinato ci mette un po' a carburare. C'è chi lo accusa di avere la mente altrove, magari già in Spagna o Inghilterra. Lui non parla, non polemizza, pensa solo al campo (che differenza con altri pupilli di Raiola) e risale la corrente a modo suo. Otto gol, giocate sontuose, presenza dominante. Quando sembra in panne, ingrana la quinta, proprio come la Juve.

Sturaro 6 - L'anno scorso, al debutto, nella Juve, aveva stupito per maturità e sicurezza. Quest'anno un mezzo passo indietro: nonostante i tanti infortuni a centrocampo, non è mai stato protagonista vero. Serve qualcosa in più per tornare ai livelli che tutti gli pronosticano.

Dybala 9 - Allegri lo vuol far crescere piano, Paulo va più veloce di tutti. Devastante per come gioca a tutto campo negli ultimi 30 metri, per come tiene palla, per come salta l'uomo, per come fa sempre la cosa giusta. Sedici gol, assist, illuminazioni. Trequartista, seconda punta, nuovo Tevez? No, semplicemente Dybala: ne riparleremo quando dall'estero partiranno le proposte indecenti.

Mandzukic 8,5 - Incostante sotto porta (ma alla fine le palle insaccate sono 10, non malissimo), per il resto è un caterpillar. Non era e non sarà mai un bomber, ma con lui segnano tutti. Prototipo del centravanti moderno, che sa cantare ma soprattutto portare la croce. Così, è come giocare in 12.

Morata 7,5 - Eterno dilemma: fenomeno o sopravvalutato? L'anno scorso era partito piano ed è esploso nel girone di ritorno, soprattutto in Champions. Quest'anno è partito pianissimo, proprio quando si pensava che sarebbe stato lui a raccogliere l'eredità di Tevez. Ha passato "momenti difficili", si è sbloccato ma non ha mai dato l'impressione di esplodere. Stranezze del calcio: la sua stagione fatta di più ombre che luci potrebbe comunque riportarlo al Real Madrid. Perché il ragazzo ha classe, e 23 anni.

Zaza 7 - Il perfetto attaccante di scorta, quello che sarebbe titolare nelle altre 19 squadre di A. Vai a vadere le cifre e strabuzzi gli occhi: solo 4 gol. Eppure spesso è partito dalla panchina, senza fiatare. E ha segnato la rete spacca-campionato, l'1-0 al Napoli. Vuole giocare di più, Allegri non lo vuole mollare. Ovviamente, hanno ragione tutti e due.

Allegri 10 - L'anno scorso "viveva del lavoro fatto da Conte". Quest'estate gli hanno smontato la squadra anche se, a differenza del Milan post Ibra-Thiago, la dirigenza gliel'ha rimontata. Lui ha lavorato in silenzio per qualche mese, ha fatto e disfatto, ha provato il trequartista poi si è adattato, rispolverando l'affidabile 3-5-2. Ma non c'è dubbio: questa è la Juve di Allegri, e basta. Più meditativa rispetto all'ipercinetica Signora di Conte, più saggia, più cinica. Tutte qualità che la possono rendere grande anche in Champions, dove peraltro ha già fatto più che bene. A patto di risolvere il problema degli infortuni, che in Europa ha compromesso tutto.

La bomba di Salvini su Berlusconi: "Renzi lo ricatta, la prova è questa"

Matteo Salvini: "Renzi ricatta Berlusconi. Ecco le prove"



Che ci sia un "partito Mediaset" che non voglia la rottura tra Silvio Berlusconi e Forza Italia da una parte con Matteo Renzi e il governo dall'altra, è opinione di diversi osservatori della politica italiana. Ma in una intervista rilasciata oggi al sito affaritaliani.it, il leader della Lega Nord Matteo Salvini si spinge ancora un po' oltre sostenendo che ai danni del Cavaliere sia in atto un vero e proprio ricatto da parte di Renzi e del suo esecutivo. Lo dice, il leader leghista, nello spiegare la linea di chiusura tenuta dal Cavaliere sulla candidatura per tutto il centrodestra di Giorgia Meloni. E nel motivare la sua pervicacia nel sostenere Guido Bertolaso, dato per fuori dal ballottaggio in tutti i sondaggi. "L'unico Centrodestra che può arrivare al ballottaggio e vincere siamo io e la Meloni. Gli altri aiutano Renzi, compresi Bertolaso e Berlusconi".

E ancora: "Poi se uno volesse essere maligno, leggendo l'intervista di oggi di Renzi su Repubblica può anche avere dei sospetti. Quando Renzi dice 'faremo una legge sui diritti televisi per il calcio', 'ci occuperemo di conflitto di interessi' e 'faremo la riforma della Giustizia'... se uno vuole pensar male pensa che Berlusconi non abbia convenienza a far la guerra a Renzi. Chiaramente e Renzi ha in mano delle armi di ricatto. Lì ci sono in ballo miliardi di euro. E quindi Salvini rispetto a miliardi di euro vale un po' di meno".

È guerra civile in Forza Italia Berlusconi isolato: cosa succede

Forza Italia nel caos, è guerra civile. Berlusconi isolato: cosa succede ora



E' guerra totale in Forza Italia." E' come nel film Le Iene. Ci siamo sparati a vicenda e oggi siamo tutti morti", dice l'azzurro che vuole restare anonimo al Corriere della Sera. "Dico una sola parola", chiosa Paolo Romani, capogruppo al Senato: "La parola è sconcerto. Arrivederci".

Silvio Berlusconi ha confermato la candidatura di Guido Bertolaso - quando era praticamente dato per certo il tcket tra Alfio e Guido - e il partito ora è in pezzi. Malumori ci sono tra i "nordisti" (Romani, Giovanni Toti, Maurizio Gasparri, Mariastella Gelmini, Matteoli) che volevano appoggiare la Meloni dando vita alla "Federazione del Centrodestra" insieme a Fratelli d'Italia e Lega. E anche tra coloro (come Tajani o Nunzia de Girolamo) che speravano in un "Fronte Moderato" che nascesse proprio dall'appoggio alla candidatura di Alfio Marchini. 

Secondo il Corriere sarebbe stata Maria Rosaria Rossi a spingere affinché il Cavaliere non la desse vinta a Salvini: "Dobbiamo andare avanti con Guido. Piuttosto che finire nelle mani di Salvini, a questo punto è meglio morire con dignità", avrebbe detto la coordinatrice forzista. Ma la reazione in Forza Italia è pressoché unanime: "Per noi è un disastro". Se la Meloni perderà, infatti, "la Lega ci accuserà di aver fatto un favore a Renzi". Altrimenti "sarà la dimostrazione che ormai siamo ininfluenti".