Truffati dalle banche e pure umiliati: il governo dà agli istituti 800 milioni
di Franco Bechis
@FrancoBechis
È l’ultima beffa che il governo ha preparato per i risparmiatori truffati di Banca Etruria, Banca delle Marche, e Casse di risparmio di Ferrara e di Chieti. All’inizio della prossima settimana arriverà in consiglio dei ministri un nuovo decreto, che in teoria avrebbe dovuto regolare i rimborsi a chi ha perso tutto il 22 novembre scorso, ma che nella sua vera sostanza farà un nuovo incredibile regalo al sistema bancario. Perché la ciccia più corposa contenuta nelle bozze che circolano in queste ore, e anticipata dallo stesso viceministro dell’Economia Enrico Zanetti, sarà un regalo non da poco che il governo fa al sistema bancario. Il decreto infatti sanerà una dimenticanza provvidenziale della Banca d’Italia (che in questa vicenda ha inanellato una sfilza di errori che non onorano certo l’antica competenza e prestigio maturati nei decenni), e stabilirà di trasferire in capo alle nuove banche circa 800 milioni di euro di crediti di imposta che sono restati in pancia alla bad bank creata il 22 novembre dello scorso anno con i decreti di risoluzione.
Da dove derivano quegli 800 milioni? Lo diciamo in parole povere: le banche avevano pagato negli anni tasse anticipate sulla loro attività, fra cui c’era anche la concessione di prestiti alla clientela e l’emissione di strumenti finanziari come le obbligazioni ordinarie e subordinate. Il 22 novembre con i decreti di risoluzione è stata decisa una clamorosa svalutazione dei crediti derivanti da quelle attività condizionata da una operazione fatta pochi giorni prima da Banca Etruria, che aveva venduto (quasi regalato) a Fonspa al 14,7% del loro valore circa 300 milioni di propri Npl (non performing loans, crediti in sofferenza). Grazie alla solerzia degli uomini di Bankitalia che stavano lavorando ai decreti di risoluzione, quella operazione è stata comunicata alla Commissione europea come «operazione di mercato», e come tale è stata presa a riferimento dalla Ue per dare il proprio ok alle svalutazioni che sarebbero state fatte per le 4 banche il 22 novembre successivo.
Un falso clamoroso, perché sul mercato solo la vendita di Etruria a Fonspa è arrivata a cifre così basse (oggi la media di cessioni di Npl oscilla qualche punto sopra il 30% del valore dei crediti), e l’affare l’ha fatto il compratore, perché ha potuto scegliere i 300 milioni in un pacchetto di sofferenze assai più ampio. Una volta svalutate in modo così selvaggio (che il governo invece definisce benignamente «molto prudenziale») le sofferenze, le vecchie banche hanno guadagnato il diritto a vedersi rimborsare sotto forma di crediti di imposta quelle tasse già pagate su attività il cui valore si era ridotto così sensibilmente. Almeno 160 milioni di euro di quegli 800 milioni però sono crediti di imposta nati sull’azzeramento da 750 milioni a zero delle obbligazioni subordinate. Nascono quindi dalla ormai certa truffa ai piccoli risparmiatori. Invece di essere accantonati per trovare soluzioni ulteriori per il loro rimborso, vengono allegramente regalati alle nuove banche per «renderle più appetibili», come dice il Tesoro, ai compratori. Sono soldi dei risparmiatori, e vengono dati alle banche: vengono truffati una seconda volta.
Per addolcire questo sonoro schiaffo dato a gente ormai stremata da truffe e vuote promesse fatte dall’esecutivo in questi mesi, nel nuovo decreto è stato inserito quello che nella pratica è poco più di un contentino. Il viceministro Zanetti spiega a Libero che è stato accettato lo spirito di un vecchio emendamento di Scelta civica, facendo venire meno il tetto massimo di 100 milioni previsto dalla legge di stabilità per i rimborsi ai truffati. Zanetti aggiunge che dopo tanto tempo perduto in trattative con Ue e sistema bancario italiano, nel decreto saranno previsti automatismi di rimborso.
Nell’ultima bozza entrambe queste anticipazioni trovano posto: non c’è più il tetto massimo di spesa a 100 milioni di euro, ed è stato previsto un meccanismo automatico per sbloccare i risarcimenti. Ma varrà solo per chi aveva dossier titoli inferiori ai 50 mila euro complessivi per nucleo familiare e in possesso di un Isee assai basso. Traduce in pratica Alvise Aguti, consulente della Associazione vittime del salva-banche: «Se i parametri sono questi, di fatto i rimborsi automatici riguarderanno pochissimi risparmiatori, escludendo di fatto tutti quelli che hanno casa di proprietà». Per tutti gli altri (se è così, oltre il 90% dei risparmiatori) si andrà invece ai previsti e lunghissimi arbitrati. Risultato: alle banche subito un nuovo regalo, ai risparmiatori ora una mancetta ai più bisognosi e poi chissà...