Maurizio Belpietro: Berlusconi salvi il centrodestra, si vince solo uniti e con la Meloni
Ora c' è la prova. Il centrodestra unito a Roma vincerebbe. Purtroppo però il centrodestra non è unito e dunque alle prossime elezioni per il sindaco della Capitale rischia di non arrivare neppure al ballottaggio. La prova è un sondaggio della Ipsos, ossia di Nando Pagnoncelli che sul Corriere della Sera di ieri ha pubblicato le stime in vista dell' apertura dei seggi. Avanti a tutti c' è Virginia Raggi, la candidata del Movimento Cinque Stelle, con il 27,5 per cento. Segue Roberto Giachetti, l' uomo messo in campo da Matteo Renzi per far dimenticare le performance di Ignazio Marino: l' esponente del Pd è al 22,5 per cento.
Terza è Giorgia Meloni, sostenuta da Fratelli d' Italia e Lega, con il 20 per cento. Guido Bertolaso viene dopo, al quarto posto, con il 12 per cento e al quinto arriva Alfio Marchini con il 6,5 per cento. Bastano questi pochi numeri per capire che se fosse unita l' area che si identifica con i moderati avrebbe il 40 per cento dei consensi e dunque buone possibilità di vittoria.
Non solo. Pagnoncelli si spinge a ipotizzare come i romani voterebbero in caso di ballottaggio. Nella sfida tra Meloni e Giachetti vincerebbe la prima. Tra Meloni e Bertolaso anche. La leader di Fratelli d' Italia perderebbe lo spareggio solo con Virginia Raggi, la candidata di Grillo, ma per uno zero virgola. Insomma, Giorgia Meloni con tutto il centrodestra dietro è l' unica che ce la può fare a battere il Pd e forse anche il Movimento Cinque Stelle, mentre Bertolaso perderebbe senza se e senza ma sia contro Giachetti che contro la Raggi. Quanto ad Alfio Marchini, senza un accordo di tutto il centrodestra, non avrebbe alcuna possibilità.
Naturalmente si tratta di un sondaggio. Autorevole, ma sempre un sondaggio e sappiamo che qualche volta le ricerche di mercato sono state smentite dai fatti.
Tuttavia, pur maneggiando con le pinze le indicazioni di voto elaborate da Pagnoncelli, una cosa si può dire: insieme il centrodestra ha una chance, diviso non ne ha nessuna. Non che servisse un esperto per arrivare a questa conclusione: noi che pure non siamo ferrati in flussi elettorali da settimane raccontiamo questo scenario: divisi si perde, uniti ce la si può fare. Dove sta allora la novità? La novità sta nella forchetta che divide i candidati, sia quelli della sinistra che quelli di centrodestra. Inutile girarci intorno: anche immaginando che le percentuali fornite dalla Ipsos possano avere un margine di errore, una cosa è assodata e cioè che se si separa, il centrodestra consegna la città agli avversari.
E allora secondo noi si impone un atto di realismo politico. Comprendiamo che l' intesa non sia facile e che gli equilibri all' interno delle forze politiche che compongono il centrodestra costringano a tener duro, affinché non sembri un cedimento.
Ma qui il passo indietro di qualcuno o forse di tutti è necessario. Lo diciamo per affetto verso un mondo che a nostro parere sta correndo dritto verso il burrone. Se continua così il centrodestra si schianta. Ma attenzione, oltre a farsi del male nella Capitale, ciò che rimane di quella che un tempo fu la Casa delle libertà si suicida anche a livello nazionale, perché chi si fiderà più di esponenti politici che hanno dimostrato di saper primeggiare solo nel litigio e che al posto di fare opposizione alla sinistra si sono messi a farsela fra loro come tanti galli nel pollaio?
Non è facile cambiare idea, ma se possiamo permetterci un suggerimento, evitare un errore non è un segno di debolezza, ma di intelligenza. Fossimo in Silvio Berlusconi, il più sveglio e anche il più carismatico degli esponenti di centrodestra, un' intesa la cercheremmo. L' accordo potrebbe prevedere un ruolo più che operativo per Guido Bertolaso, lasciando il campo a Giorgia Meloni. Non sarebbe una resa a Matteo Salvini e neppure un chinare il capo davanti alla Meloni o, ancora, un atto di sfiducia nei confronti di Guido Bertolaso. Sarebbe una mossa politica astuta, capace di spiazzare gli avversari, ma soprattutto una mossa che darebbe al centrodestra una nuova unità e molte possibilità di vittoria. Berlusconi ci ha spesso abituato a decisioni improvvise e sorprendenti.
Successe quando mandò a gambe all' aria il tavolo delle riforme che consacrava la leadership di Massimo D' Alema, ma lo abbiamo visto all' opera anche con la sfiducia al governo Letta. Convergendo sulla leader di Fratelli d' Italia, il Cavaliere farebbe una gran mossa. Tornerebbe in gioco. E non solo a Roma.