Panama papers: i miliardi di potenti e vip nei paradisi fiscali
"Una colossale fuga di notizie. La più grande della storia della finanza internazionale. Milioni di pagine di documenti che raccontano quasi 40 anni di affari offshore. Tutto parte dallo studio legale Mossack Fonseca, con base a Panama city, nel cuore di uno dei più efficienti e impenetrabili paradisi fiscali del mondo". Lo scrive L’Espresso, che partecipa in esclusiva per l’Italia all’International consortium of investigative journalist, che ha avuto accesso a questo enorme archivio di carte segrete.
Potenti e leader di tutto il mondo, sportivi, vip, tutti coinvolti dai file dello studio legale di Panama City. «L’inchiesta è durata più di un anno» e riguarda circa 11,5 milioni di file. "Sulle stesse informazioni sono già al lavoro anche le autorità fiscali di diversi Paesi, tra cui la Germania e gli Stati Uniti. Mai prima d’ora una simile mole di dati finanziari riservati era stata messa, tutta insieme, a disposizione della pubblica opinione e degli investigatori», scrive. Un filo rosso lega Vladimir Putin, i familiari del presidente cinese Xi Jinping, l’ucraino Petro Poroshenko, il re saudita Salman, il padre del premier britannico David Cameron (Ian Donald morto nel 2010), il calciatore argentino Lionel Messi ed il premier islandese Sigmund Davio Gunnlaugsson (che rischia elezioni anticipate).
Questi solo per citare i più noti clienti di una rete che ha organizzato per loro conti segreti in società di comodo in paradisi fiscali. Lo tsunami di dati è contenuto nei ’Panama Papers’. Nello Stato/canale ha sede la ’Mossack Fonsecà, quarta società al mondo per la gestione di conti offshore (oltre 300.000) collettore dei fondi e che ha gestito questa rete di conti segreti con 600 persone che lavorano in 42 paesi tra cui paradisi fiscali come Svizzera, Cipro, e le isole Vergini britanniche è le isole della Corona di Guernsey, Jersey e di Man.
Si tratta della più grossa fuga di documenti riservati della storia: 11,5 milioni di pagine e 2,6 terabytes di dati trafugati dal database della società. Una mole di documenti ancora più ampia di quella diffusa da WikiLeaks, e che rivela i segreti finanziari di insospettabili «happy few». Gli italiani coinvolti sono circa 800: Luca Cordero di Montezemolo, l'imprenditore latitante Giuseppe Donaldo Nicosia, il pilota Jarno Trulli.
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