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giovedì 17 marzo 2016

La Bruzzone porta in tribunale l'ex Ris Guerra totale (per un affare di cuore)

Bruzzone porta in tribunale l'ex ris Garofano. E' guerra totale (per un affare di cuore)


di Giordano Tedoldi



Da quando la criminologia è uscita da laboratori e aule universitarie per diventare un genere affine al "Processo del Lunedì" - con la sola differenza che nel salotto tv criminologico si dibatte se la macchie di sangue possano ricondursi all' imputato o siano solo succo di lampone - anche il criminologo, figura solitamente composta, taciturna, anche un poco sinistra, è diventato un personaggio del gossip pubblico e dello scazzo ipersensibile, insomma, siamo ufficialmente al volo degli stracci criminologici. E come ogni bella commedia prevede, c' è un protagonista maschile e uno femminile, l' un contro l' altra armati.

Lei è, va da sé, Roberta Bruzzone, psicologa forense e "dark lady" dell' opinione televisiva a cadavere ancora caldo, spesso chiamata in trasmissione anche quando è più raffreddato. La dottoressa Bruzzone, che ha un caratterino in tono con la sua avvenenza diciamo così fiera, ne ha dette di cotte e di crude al suo pari grado - non in termini militari, perché quello è generale dei carabinieri benché in congedo, ma in termini di valore televisivo - vale a dire all' ex comandante del Ris Luciano Garofano, anche lui con un debole per le poltrone dei talk show, il quale ha reagito con una denuncia per diffamazione. L' antefatto era ricostruito ieri sul Secolo XIX da Marco Grasso, e, come per le persone comuni, dietro alla lite e alla convocazione davanti al giudice il prossimo 7 aprile, c' è un affare di cuore.

Scrive il Secolo: «Per alcuni anni la consulente di Finale è legata sentimentalmente a un collega, Marco Strano, psicologo della polizia e presidente della International Crime Analysis Association, di cui Bruzzone è stata segretaria. Quando si lasciano volano gli stracci. Lui l' accusa di aver taroccato i titoli; lei a sua volta mette in discussione gli studi dell' uomo e lo denuncia per stalking, per le persecuzioni subite dopo la fine della relazione».

Vabbè, fin qui ordinaria amministrazione di relazioni sentimentali che si sfasciano. Ma il comandante Garofano, incautamente, si schiera pubblicamente a difesa dell' ex compagno della Bruzzone. E si becca dalla collega criminologa una denuncia per diffamazione, con allegata lettera aperta al vetriolo in cui l' esordio è tutto un programma: «Dottor Garofano, porti pazienza ma mi risulta impossibile chiamarla Generale per via del profondo rispetto che nutro nei confronti dell' Arma dei Carabinieri, a cui lei, per mio sommo sollievo, non appartiene più da diversi anni (ed entrambi sappiamo bene il perché)».

Ora, a onor del vero pare che il regolamento dei conti tra i due, più che sulla reputazione di un collega, verta sulla loro rivalità per il titolo di numero uno della criminologia televisiva. In questo i duellanti sono l' una il riflesso dell' altro: così alla denuncia della Bruzzone è partita quella opposta e simmetrica di Garofano per la velenosa epistola citata. E anche lui ha condito la denuncia per diffamazione con apprezzamenti alla collega: «Leggo nel suo post che invita tutti a organizzarsi per portare avanti la diffamazione nei miei confronti. Quando penso a casi come Garlasco, via Poma o al caso Sarah Scazzi (in cui il suo intervento è stato così determinante da non essere mai considerato nel processo), faccio fatica a ritenere possibile che un soggetto come lei sia ancora in circolazione».

A commento di questa sapida commedia, un antico adagio latino: "simul stabunt vel simul cadent", "insieme staranno o insieme cadranno". Così passa la gloria criminologica edificata su una sequela di massacri: con un volo di stracci.

Troppi selfie? La ricerca choc: si rischiano danni gravissimi

Troppi selfie? Attenzione, ecco cosa si rischia. Danni gravissimi



Troppi selfie? Fa male alla pelle e ne favorisce l'invecchiamento. L'ha scoperto, suo malgrado, la blogger britannica Mehreen Baig, che era arrivata ad oltre 50 autoscatti al giorno. Preoccupata per alcuni difetti che si erano palesati sul suo viso aveva deciso di effettuare una visita dal dermatologo. Simon Zokaie, dopo aver effettuato gli esami, ha riscontrato sintomi derivanti dall'esposizione alla luce HEV, prodotta dai dispositivi elettronici come smartphone e computer, che riduce le capacità della pelle di proteggersi e rinnovarsi. 

Meno tasse per chi lavora di più Chi ( e come) può approfittarne

Meno tasse per chi lavora di più: chi ( e come) può approfittarne



E' in dirittura d'arrivo il decreto interministeriale a firma dei ministri del Lavoro, Giuliano Poletti, e dell'Economia, Pier Carlo Padoan, per la riduzione delle tasse legate ai premi di produttività. Il decreto, attuativo della legge di Stabilità, stabilisce una tassazione agevolata al 10% (invece di quella ordinaria che attualmente parte dal 23%) dei premi di risultato entro 2 mila euro lordi, legati a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione. Ne potranno beneficiare i lavoratori dipendenti con reddito non superiore a 50.000 euro.

Il premio detassato potrà salire fino a 2.500 euro nelle imprese che sottoscriveranno accordi con i sindacati con il coinvolgimento dei lavoratori nell'organizzazione del lavoro. I premi di produttività sono commisurati a una serie di risultati obiettivo stabiliti dalle aziende.

Tra le novità che il decreto introduce, c'è la detassazione totale dei premi erogati in forme di voucher, in alternativa al premio retributivo, per servizi di welfare, dalla retta per l'asilo al pagamento della baby sitter. Il lavoratore potrà destinare il premio anche alla previdenza integrativa o alla sanità complementare. Per la contrattazione di produttività la Stabilità ha preventivato 433 milioni di euro di minori entrate per il 2016, 589 per il 2017 e 584 per il 2018.

JUVE, BEFFA ATROCE Partita "quasi" perfetta ma è Champions Bayern

Juve, la beffa è atroce: domina il Bayern ma perde 4-2 ai supplementari, addio Champions



Il sogno della Juventus si spegne al 90'. All'Allianz Arena va in scena la partita "quasi perfetta", con i bianconeri che perdono 4-2 ai supplementari contro il Bayern Monaco, dopo aver chiuso in vantaggio 2-0 il primo tempo, e vengono eliminati dalla Champions League quando i quarti di finale sembravano a un passo. Il 2-2 che impatta l'andata a Torino arriva al 91', dopo un'ora abbondante di dominio italiano. Non nel possesso palla ma nella tattica e nella tecnica, con la Juve strepitosa nell'ingabbiare i tedeschi e ripartire in contropiede. Allegri ha messo la museruola a Guardiola (il 4-3-3 agile con Cuadrado e Alex Sandro ha funzionato a lungo), ma alla fine hanno prevalso l'esperienza, la personalità, la condizione fisica e soprattutto la profondità di panchina del Bayern. Troppo hanno pesato le assenze di Dybala, Marchisio e Chiellini e la scarsa autonomia di troppi uomini-chiave, da Khedira a Mandzukic.

Juve padrona per un'ora - L'inizio è uno choc, ma per i tedeschi: al 6' Alaba pasticcia una chiusura su Lichtsteiner, palla al centro per Pogba che insacca a porta vuota. Il terzino austriaco è insieme a Kimmich il peggiore della retroguardia bavarese, formato groviera. E anche Neuer ci mette del suo quando sbaglia un rinvio e sul rimpallo la palla finisce a Morata, che insacca con un pallonetto. L'arbitro fischia fuorigioco, molto molto dubbio. Il Bayern è lento, impreciso, impaurito mentre la Juve gioca compattissima dietro, recupera palla e colpisce. E fa malissimo: alla mezz'ora capolavoro di Morata, coast to coast con tre dribbling e scarico al limite dell'area per Cuadrado, il colombiano finta il tiro e poi conclude per il 2-0. Manuale del calcio, altro che tiki taka. Tutti si aspettano una reazione dei padroni di casa, ma arriva il clamoroso palo ancora di Cuadrado (gol mangiato). 

Beffa al 90' - La ripresa segue lo stesso copione del primo tempo: per il Bayern sterile possesso palla (e che di spettacolare, a differenza dell'andata, non ha nulla) e brividi dietro. Progressivamente, però, la Juve cala fisicamente e anche i cambi di Allegri (Sturaro per Khedira, un pessimo Pereyra per Cuadrado e Mandzukic per Morata) non aiutano. Il Bayern non fa molto, ma la butta sul fisico e l'intensità e inizia a spedire palle in are e al 73' arriva il golletto di Lewandoski, di testa nell'area piccola. Comincia un'altra partita, fatta di tensione ed errori, da una parte e dall'altra. Buffon è quasi inoperoso, e per questo al 91' il pareggio è ancora più beffardo. Evra non allontana, Vidal recupera, allarga a Coman (due ex juventini) cross e il solito, implacabile Mueller segna sempre di testa il 2-2. Lui, sgraziato e letale, come nella tradizione teutonica, perfetto simbolo di questo Bayern assai poco guardioliano. 

Decidono i cambi - I supplementari proseguono praticamente senza sussulti fino al 3' del secondo extra-time: Juve sulle gambe, triangolo in area tra Mueller e Thiago Alcantara, dentro per Ribery da pochi minuti, e destro rasoterra chirurgico dell'ex Barcellona. Partita finita, anche perché passa qualche secondo e Coman, ancora lui, s'inventa lo strepitoso 4-2 che restituisce, con gli interessi, il maltolto di Torino. E la doppia clamorosa occasione fallita da Mandzukic e Sturaro spegne le ultime speranze e aggiunge amarezza al verdetto finale.

Canone Rai, a luglio la stangata E adesso spunta pure la "cresta"

Canone Rai, adesso le compagnie elettriche vogliono farci la "cresta"



Canone Rai, siamo alla stretta finale. Ieri, come riporta il quotidiano "Italia Oggi", c'è stato un incontro tra ministero dell'Economia, ministero dello Sviluppo economico e gestori elettrici nel corso del quale sono stati illustrati i contenuti del decreto di attuazione delle norme contenute nella legge di Stabilità 2016. Ebbene, è stato confermato che il pagamento del canone per la tv pubblica avverrà su base annua con dieci rate mensili inserite nella bolletta elettrica da gennaio a ottobre. E dato che l'importo complessivo del balzello televisivo è di circa 100 euro annui, ogni rata sarà di circa dieci euro. Un modo sicuramente "indolore" per far mandare giù la pillola agli italiani. Più doloroso sarà però il primo pagamento, quello che si dovrà fare il prossimo luglio: in quella bolletta, infatti, ci troveremo gli importi mensili da gennaio a quel mese. Ovvero sette rate tutte insieme, per un ammontare di circa settanta euro. Il contribuente, qualora resti indietro con una o più delle rate tv in bolletta (la priorità del pagamento è data alla componente elettrica della stessa, avrà un anno di tempo per saldare gli arretrati: le azioni di recupero delle somme non corrisposte, unitamente a sanzioni e interessi, saranno effettuate dall'Agenzia delle Entrate. Nel provvedimento è comunque scritto neo su bianco che "in nessun caso il mancato pagamento del canone comporta l'interruzione della fornitura elettrica", sempre che la componente elettrica della bolletta sia regolarmente pagata.

Nel frattempo, quando mancano ormai appena quattro mesi al via dell'operazione, emerge un nuovo, spinoso, problema. Quello dei rimborsi dovuti agli utenti che abbiano pagato con la bolletta anche il canone tv, pur non essendo abbonati rai o non possedendo un televisore. L'articolo 6 della bozza di decreto messa a punto dal minsitero si dice che debbano essere in questo caso le compagnie elettriche, e non il fisco attraverso l'Agenzia delle Entrate, a rimborsare gli utenti. Ma le compagnie non ci stanno, perchè l'operazione costa in termini di denaro e di sforzo organizzativo. Anche perchè nella fase di avvio, gli errori potrebbero essere molti. Ecco allora spuntare la richiesta, da parte delle compagnie elettriche, di un "rimborso spese" da parte dello Stato. Sul quale ci sarebbe stata un'apertura da parte del governo. La soluzione individuata sarebbe quella di utilizzare un fondo a disposizione dell'Agenzia delle Entrate proprio per la gestiuon dei contenziosi sul canone.

mercoledì 16 marzo 2016

Berlusconi, sfida totale a Lega e FdI: "Leghisti? Fascisti e sulla Meloni..."

Clamoroso Berlusconi a Belpietro: massacra Salvini, la frase sulla Meloni



"Su Bertolaso non arretro, vincerà con la sua lista civica". Silvio Berlusconi va avanti per la sua strada in vista delle elezioni comunali di Roma. Intervenuto alla trasmissione di Maurizio Belpietro "La Telefonata" attacca i leghisti: "Sono tutti ex fascisti". Definisce la gravidanza di Giorgia Meloni "una strumentalizzazione perché sa benissimo che non ha nessuna possibilità di diventare sindaco".  Ribadisce il suo pensiero già espresso nei giorni scorsi: "Una mamma non può fare il sindaco" aveva detto proprio Berlusconi a Radio Anch’io, e questa mattina a Belpietro ha precisato che "la frase è stata strumentalizzata in modo meschino. Meloni sa benissimo che dovrà affrontare una campagna faticosa e che non ha nessuna possibilità di fare il sindaco di Roma. Questa cosa che non può fare il sindaco è una stupidaggine del teatrino della politica, che disastro questa politica. Giorgia la ascolterò, ma sono vecchio e ormai con l’esperienza so benissimo che le donne fanno sempre quello che dicono loro". 

Candidatura giusta - Non ha dubbi sulla candidatura di Bertolaso. Berlusconi infatti va avanti per la sua strada e dice: "Bertolaso vincerà con la sua lista civica cui si affiancherà una lista di Fi e con la sua squadra della giunta, fatta da romani capaci, che verrà presentata entro fine mese, vincerà al primo turno. I politici di professione che non si sono mai impegnati nella trincea del lavoro a differenza di Bertolaso non sono abituati a gestire i problemi concreti". 

A Bossetti scappa un insulto in aula: tremenda accusa al papà di Yara

Al processo Bossetti insulta il papà di Yara: "Non è normale"



Colpo di scena al processo in corso a Bergamo per l'omicidio di Yara Gambirasio. L'unico imputato per la morte della 13enne di Brembate, Massimo Bossetti, mai prima aveva rivolto parole al riguardo dei genitori della ragazzina. Ma, come riporta il settimanale di cronaca "Giallo", il muratore nel corso dell'ultima udienza ha usato parole durissime contro Fulvio Gambirasio, il padre della vittima: "Mi sono meravigliato - ha detto Bossetti ai giudici in aula - di averlo visto là al lavoro mentre tutti cercavano sua figlia, e ho pensato che non è un papà normale uno che fa così. Del lavoro cosa importa in questi casi!". E ancora, a rincarare la dose: "Io al suo posto mi sarei comportato diversamente da lui, sarei andato in giro coi carabinieri a cercare mia figlia. Mia figlia è mia figlia, al diavolo il lavoro. Ho pensato 'questo non è un papà normale".