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mercoledì 2 marzo 2016

La bomba, centrodestra sconvolto: Pivetti si Candida Sindaco a Roma

Irene Pivetti scende in campo: si candida sindaco a Roma



Alle primarie della Lega Nord è arrivata seconda di mille voti dietro ad Alfio Marchini. Ma Irene Pivetti ormai ha deciso: scenderà in campo come candidata sindaco di Roma, una scelta che spariglia le carte in un centrodestra capitolino mai così nel caos. L'annuncio ufficiale è arrivato via Facebook, con un post in cui chiede ai romani di segnalare i loro problemi quotidiani e quali sono i più gravi difetti della Capitale.

Gli aspiranti sindaco - L'ex presidente della Camera si aggiunge così a un nutrito gruppo di aspiranti primi cittadini: Guido Bertolaso, in campo senza più rappresentare il fronte unito che va da Forza Italia alla Lega passando per Fratelli d'Italia, il leader della Destra Francesco Storace e Alfio Marchini che da indipendente potrebbe soffiare voti utili sul fronte dei moderati. Senza contare Giorgia Meloni, che potrebbe scegliere di candidarsi per FdI una volta appurato il liberi tutti nella (mai nata davvero) coa
lizione.

"OPERAZIONE VERDINI" Il piano diabolico di Renzi per azzerare Alfano e Ncd

"Operazione Verdini": il piano diabolico di Renzi per far fuori Alfano e Ncd



Il piano di Matteo Renzi è diabolico: rinsaldare il suo governo e indebolire Angelino Alfano in un colpo solo. Come fare? Francesco Verderami sul Corriere della Sera la chiama "la battaglia dei centri": creare un nuovo gruppo "moderato" fondendo Ala di Denis Verdini a quel che resta di Scelta civica che fu di Mario Monti. Il premier sarebbe dunque il gran manovratore di un'operazione politica garibaldina, che punterebbe a creare una sorta di "Pd-2" in aperta contrapposizione a Ncd. In caso di fusione dei gruppi parlamentari, Verdini si ritroverebbe non solo in maggioranza, ma addirittura al governo, e senza la necessità formale di passare dal Quirinale. Enrico Zanetti, viceministro dell'Economia e leader degli ex montiani, per ora rifiuta l'ipotesi di accorpamento, "e non per questioni di antropologia politica, sia chiaro". E che le grandi operazioni di avvicinamento di Verdini al Pd siano iniziate (da tempo) lo ha certificato anche Eugenio Scalfari su Repubblica, chiedendo a politici ed elettori di sinistra perché "non potesse accettare in maggioranza Verdini, che è perfino più ragionevole di Alfano". Interrogativo a cui, in effetti, Renzi ha già dato una risposta. Di sicuro per ora Pierluigi Bersani e i suoi fanno muro ("Renzi vuole ricreare la Casa delle Libertà di Berlusconi", ha ironizzato l'ex segretario) ma anche in sede elettorale un partito di centro forte ma non fortissimo e alleato del Pd e non del centrodestra farebbe molto comodo. 

Bersani al tritolo, la frase contro Renzi: "Mi vuole cacciare? Ma prima si deve..."

Bersani al tritolo, la frase contro Renzi: "Mi vuole cacciare? Ma prima si deve..."




Se non è il preludio per una scissione, poco ci manca. Almeno stando a sentire le parole di Pierluigi Bersani ai giornalisti nei corridoi di Montecitorio, a pochi giorni dal voto di fiducia al governo Renzi del gruppo Ala di Denis Verdini. Se l'ex fedelissimo del Cav sia o meno entrato in maggioranza, per Bersani ci sono pochi dubbi e da parte sua partono una serie di attacchi ferocissimi contro il segretario del Pd: "Non è vero che abbiamo bisogno di Verdini come non era vero che avevamo bisogno di Berlusconi con il Patto del Nazareno. È una scelta - ha ribadito - Renzi scelga se vuol fare quello che rottama o quello che resuscita e su questo bisognerebbe fare una discussione anche congressuale".

Porta in faccia - La minoranza di sinistra del Pd ha chiesto alla segreteria di anticipare il congresso, ma da Renzi è arrivato un secco no: "Una risposta arrogante, tranciante - ha rimbrottato Bersani che ormai sembra quasi rassegnato a un'idea - eccoci finalmente approdati alla Casa delle Libertà. Se uno che vota la fiducia non è in maggioranza - come hanno tentato di chiarire alcuni ministri Pd - allora uno che non la vota non è all'opposizione... siamo tra aggiuntivi e disgiuntivi, siamo nella Casa delle Libertà".

Metamorfosi - A Renzi Bersani riconosce con acidissimo sarcasmo un grande merito: "È riuscito a cambiare la papille gustative di un bel pezzo dell'area democratica e del mondo dell'informazione, visto che ora Verdini risulta improvvisamente commestibile. Io continuo a trovare questa cosa piuttosto sorprendente". Più volte pungolato, Bersani dice di non avere nessuna intenzione di mollare il partito: "Se uno riesce a buttarmi fuori, deve aver un gran fisico..."

Il colpo basso alla famiglia Boschi: la mossa di Verdini, governo a rischio

Il colpo basso alla famiglia Boschi: mossa-Verdini, governo a rischio


di Fosca Bincher



Il proposito è quello di «verificare l’attività degli organi di gestione degli istituti bancari coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto» e in primis Banca Etruria, Banca delle Marche, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio della provincia di Chieti. Poi certo di dare un’occhiata a tutto il sistema bancario italiano e ai fattori che ne hanno provocato la crisi da quando è entrato in vigore l’euro. Presentata al Senato questa è l’ultima richiesta formale di istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare che abbia gli stessi poteri della magistratura per indagare anche su Pier Luigi Boschi, papà del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi e già membro del comitato esecutivo e vicepresidente di Banca Etruria fino al commissariamento deciso dalla Banca d’Italia l’11 febbraio 2015.

Non è la prima proposta di commissione di inchiesta sulle quattro banche finite in procedura di risoluzione approdata in Senato da dicembre ad oggi, e molte altre sono state depositate dai gruppi di opposizione alla Camera dei deputati. Questa però è una proposta di inchiesta speciale, specialissima. Perché porta la firma del nuovo alleato di Renzi e della Boschi: Denis Verdini, il leader di Ala. Il primo firmatario per altro è Lucio Barani, quell’ex socialista che porta sempre il garofano all’occhiello che siede nel banco a fianco di Verdini in Senato.

Poi però in ordine alfabetico ci sono le firme di tutti i senatori del nuovo gruppo. C’è Sandro Bondi con la sua Manuela Repetti, ci sono gli altri volti più o meno noti della compagnia come Ciro Falanga, Eva Longo, la ex grillina Adele Gambaro e l’ex cosentiniano Vincenzo D’Anna. Potrebbe sembrare un colpo basso da parte del nuovo alleato, ma in fondo anche il Pd sulla carta ha appoggiato la proposta di una commissione che facesse luce su quegli scandali bancari. Renzi ha oscillato però fra commissione di indagine e commissione di inchiesta, e fra le due c’è una bella differenza. La prima disegna un banale quadro dei fatti con la matita saldamente in mano alla maggioranza parlamentare che decide poi che forma debba avere quel disegno. La seconda di solito viene guidata da un membro dell’opposizione e avendo poteri della magistratura quando interroga un testimone pretende la verità dei fatti, e se quello sgarra rischia pure l’arresto.

La differenza è sostanziale. Verdini comunque sceglie la versione più dura e incisiva della commissione di inchiesta, anche se nel titolo e nelle premesse resta un pizzico generica: “Sul sistema bancario e finanziario, con particolare riguardo alla tutela dei risparmiatori”. E anche l’arco di tempo della inchiesta è piuttosto largo, prendendo in considerazione ben tre lustri: quelli intercorsi fra il 10 gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015. Apre un faro sui comportamenti di Banca di Italia e di Consob in quel periodo, ma poi punta diretta proprio alle quattro banche che sono finite al centro della polemica politica, Etruria in testa, chiedendo di verificare «l’attività degli organi di gestione degli istituti bancario coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto, con particolare riguardo all’osservanza degli obblighi di diligenza, trasparenza e correttezza nell’allocazione di prodotti finanziari, nonché degli obblighi di corretta informazione degli investitori». Davanti a Verdini & c- spiega la proposta di inchiesta parlamentare- non potrà «essere opposto il segreto di ufficio né il segreto professionale o quello bancario».

Luci spente al decollo: sì, ma perché? Un pilota svela questo e altri misteri

Perché spengono le luci quando l'aereo decolla? Un pilota svela questo e altri misteri



Non sono solo "capricci" del pilota o regole che non servono a nulla. Cosa c'è dietro tutte le procedure di decollo e atterraggio degli aerei? L’abitudine di oscurare le luci della cabina passeggeri durante il decollo e l’atterraggio ha un perché. Un pilota ha finalmente rivelato il vero motivo di questa procedura. Dice Chris Cooke al magazine Travel + Leisure che si tratta di una misura di precauzione per permettere agli occhi dei passeggeri di adattarsi al buio più rapidamente, in caso qualcosa dovesse andare storto durante le due fasi più delicate del volo. Aggiunge: "Immaginate di trovarvi in una stanza luminosa a voi familiare e piena di ostacoli. All’improvviso qualcuno spegne le luci e vi chiede di uscire rapidamente". 

È lo stesso motivo per cui viene richiesto di tenere i finestrini alzati. In caso di emergenza, la prima cosa a saltare sono le luci interne e la luce naturale seppur minima può aiutare a salvare i passeggeri a mettersi in salvo.

Scoperta inquietante nel golfo di Napoli Un altro Vesuvio "gonfio di gas"

Sta per nascere un secondo Vesuvio. La scoperta inquietante nel golfo di Napoli



I ricercatori mantengono la massima prudenza, ma quel che è stato scoperto nel fondo del golfo di Napoli potrebbe essere il principio di un nuovo vulcano a ridosso del capoluogo campano. Si tratterebbe tecnicamente di un "duomo", un rigonfiamento che emette gas alto circa 15 metri e che copre un'area di 25 chilometri quadrati. Scrive il Mattino che la scoperta è stata pubblicata dalla rivista Scientific reports ed è stata frutto del lavoro di una campagna oceanografica coordinata da Consiglio nazionale delle ricerche, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e Università di Firenze.

I dettagli - L'osservazione delle attività sul fondo del golfo napoletano hanno permesso di scorpire che: "siamo in presenza di un'attività correlabile a un fenomeno vulcanico secondario - ha detto Guido Ventura dell'Ingv - non associato, per ora, a una risalita diretta di magma". Nel corso del lavoro sono stati rilevate 35 emissioni di gas attive e oltre 650 piccoli crateri legati a emissioni di gas avvenute negli ultimi 12mila anni. Secondo Salvatore Passaro del Cnr: "La struttura si trova a metà strada tra i vulcani attivi dei Campi Flegrei e del Vesuvio, a profondità variabili tra i 100 e i 170 metri".

Bolletta elettrica, la rapina da paura Aumentano (e tanto): ecco tutte le cifre

Bolletta elettrica, rapina da paura. Aumentano (e tanto): ecco le cifre



Una nuova stangata per i contribuenti arriverà dalle bollette elettriche se verrà approvata senza modifiche la norma contenuta nel ddl Concorrenza ora all'esame del Senato. Dal primo gennaio 2018 la fine del mercato tutelato può portare a un considerevole aumento delle bollette.

Al momento chi non ha ancora scelto il proprio fornitore sul libero mercato sta sotto l'Acquirente unico, la società pubblica che acquista elettricità per il mercato tutelato. In sostanza, fra due anni, i 25 milioni di utenti che ora sono nella fascia protetta devono per forza migrare sul libero mercato. Nella nuova versione del ddl concorrenza coloro che a quella data non hanno fatto il salto nel libero mercato verranno riforniti, per un periodo di transizione, da un "servizio di salvaguardia". Le utenze verranno assegnate ai fornitori di energia attraverso aste, a condizioni che incentivino il passaggio al mercato libero.

Questo servizio di salvaguardia potrà costare anche quattro volte il normale prezzo dell'energia. Le associazioni dei consumatori hanno sollevato il problema con una lettera a Renzi ma finora non c'è stato alcun cambiamento. Le bollette quindi rischiano di schizzare in alto. L'aggravio risulterà ancora maggiore perchè nel costo dell'energia confluirà pure quello del canone Rai.