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mercoledì 2 marzo 2016

VERGOGNA RAI Umiliato un premio Oscar E Morricone li sputtana

Così hanno umiliato un premio Oscar. Morricone sputtana l'offerta della Rai



Quando è salito sul palco degli Oscar per ritirare la statuetta come miglior colonna sonora per The hateful eight di Quentin Tarantino, Ennio Morricone era emozionatissimo, la voce gli tremava e, confessa lui al Corriere della sera, anche le gambe lo sostenevano a stento. Ma il giorno dopo il più grande compositore vivente della musica cinematografica che l'Italia può vantare ha ritrovato vigore e orgoglio, oltre alla lucidità dei ricordi accumulati in 87 anni di vita a cavallo tra una guerra mondiale, l'età d'oro dell'industria cinematografica italiana e oggi. L'ultimo riconoscimento dell'Accademy ha voluto dedicarlo alla moglie, con la quale sta per festeggiare 70 anni di matrimonio, ma il suo successo vuol condividerlo anche con il cinema italiano: "Che non è affatto morto - chiarisce - anzi è più vivo che mai. D'accordo, sotto Natale escono sempre film un po' semplici. Ma Giuseppe Tornatore per me è un grandissimo artista, uno che resterà. Stimo molto Paolo Sorrentino. C'è ancora qualche bravo compositore, ma sono rimasti in pochi: da quando si è imboccata la scorciatoia del sintetizzatore, dove fai tutto o quasi con un solo accordo, la qualità della musica nel cinema e nella fiction è scesa".

Dolori - Eccolo il tasto dolente, la tv. Il rapporto tra il maestro e la televisione sembra complicato, di certo poco affettivo stando a quanto racconta dei suoi recenti trascorsi con la Rai: "Con la Rai ho chiuso. L'ultima volta mi hanno cercato per un'opera di Alberto Negrin. Mi hanno detto: 'Ci sono diecimila euro per lei e per l'orchestra'". Morricone con eleganza non fornisce dettagli su chi gli abbia potuto fare un'offerta così imbarazzante, da parte sua però è arrivato un rifiuto senza condizioni riuscendo a dare una lezione a tutti gli aspiranti professionisti: "Ora, io posso anche decidere di lavorare gratis per la tv del mio Paese, ma i musicisti vanno rispettati. Incidere una colonna sonora con un'orchestra costa almeno 20, 30, forse 40mila euro. È stato un momento di grande imbarazzo. Così ho dovuto dire: basta, grazie".

Porte chiuse - Ora che però ha vinto il suo secondo Oscar, dopo il primo alla carriera, sarebbe facile aspettarsi che da viale Mazzini fiutino l'occasione di avere la firma di Morricone in una delle produzioni Rai. Troppo tardi però per chiamare: "Non credo che lo faranno - aggiunge il maestro - È una storia finita. Li capisco. Sono ristrettezze necessarie, le condivido anche; ma non posso chiedere ai musicisti di suonare a loro spese".

martedì 1 marzo 2016

Caivano (Na): Problemi in maggioranza Monopoli scrive e dice una cosa e ne fa un'altra

Caivano (Na): Problemi in maggioranza Monopoli scrive e dice una cosa  e ne fa un'altra



Simone Monopoli
Sindaco di Caivano

Risalgono a venerdì 26 febbraio 2016 le dichiarazioni propositive del Sindaco di Caivano pro-tempore Simone Monopoli, che sulla sua pagina facebook dichiarava quanto segue: "Un fine settimana per me zeppo di incontri e di riflessioni mettendo al centro l'interesse di Caivano. La "start up" e' stata perfetta. Adesso abbiamo il dovere di partire con la "fase 2" garantendo il massimo sforzo possibile per un governo locale di "alto profilo" in grado di rappresentare un valore aggiunto alla comunità. Aprendo anche con la minoranza, sui grandi temi, un confronto di contenuto per ‪#‎lavorareinsieme‬ ‪#‎perscrivere‬ ‪#‎tuttaunaltrastoria‬ ‪#‎percaivano"‬. 

Dichiarazioni che a distanza di pochi giorni non trovano nessun riscontro, considerando che l'attuale maggioranza, ancora oggi si ritrova a fare i conti con i soliti nodi che paralizzano l'attuale decollo della futura Giunta che, dopo più di un mese, dalle dimissioni dell'ex Assessore Mena Sorrentino, e dalle dimissioni dell'ex. Vicesindaco di Forza Italia, Diana Bellastella, si ritrova appunto, sempre più in panne, aldilà dei soliti proclami che qualcuno scrive nascondendo la verità. Ai soliti proclami scritti non credono più neanche i moscerini! 

Da indiscrezioni, gli effetti della crisi si sono intravisti anche stamattina, dopo che il Sindaco Monopoli ha convocato la Giunta, senza trovare riscontro da parte degli assessori Claudio Castaldo e Vincenzo Mascolo, e quindi l'esecutivo non ha potuto deliberare per mancanza di numero legale. 

Insomma, il sindaco Monopoli ha fatto i conti senza l'oste, "forse" perchè forte di qualche accordo politico sottobanco con la minoranza Dem, o con qualche consigliere dell'Udc? visto che in questi ultimi giorni il silenzio prevale? 

In breve, mentre Monopoli sperimenta nuove strategie politiche, Caivano sprofonda sempre più nell'ingovernabilità. I consiglieri di maggioranza prendano atto del fallimento politico, e non tornino indietro facendosi ammutolire per paura di non essere più rieletti. Il braccio di ferro è iniziato e al momento il Paese è KO.

Mattarella umilia Napolitano Lo schiaffo: c'entrano molti soldi

Mattarella umilia Napolitano. Lo schiaffo: c'entrano molti soldi



Ha risparmiato cinque milioni di euro rispetto al suo predecessore, Sergio Mattarella. Le spese del Quirinale, infatti, sono scese e il bilancio di previsione per il 2016, pubblciato sul sito del Colle e ripreso da Repubblica, parla di una riduzione dei costi di oltre il 2 per cento: da 241 a 236 milioni.

Mattarella spiega di aver lanciato un' operazione di "contenimento e di razionalizzazione delle spese, sia per il personale che per beni e servizi". Per cominciare ha tagliato gli stipendi dei vertici del Quirinale: del segretario generale Zampetti, dei consiglieri del presidente, e dello stesso capo dello Stato. Mattarella ha dato il buon esempio autoriducendosi l'appannaggio da presidente della Repubblica dell'importo che gli spetta da ex professore universitario. Non incassando pensione per gli anni alla Corte costituzionale e vitalizio per la carriera parlamentare. 

Il segretario generale Zampetti, che ha la pensione da ex segretario generale della Camera, è a costo zero per il Colle con un risparmio di 351mila euro l'anno. Anche altri consiglieri dello staff di Mattarella lavorano senza ricevere stipendio: altri 875 mila euro in meno. Nell'operazione risparmio rientra lo sfoltimento degli alloggi di servizio al Quirinale, "con nuove modalità e criteri di concessione assai più restrittivi": aumento del 20 per cento dell'affitto per chi resta negli alloggi di salita Montecavallo e dintorni, "sfratto" nel giro di due anni per gli altri, che nel frattempo però pagheranno a canone di mercato. 

L'Italia in guerra: ok all'azione in Libia con chi e cosa attaccheremo (presto)

L'Italia è in guerra. Più di 3mila soldati per la Libia: i piani di attacco e i mezzi



Sarà l'Italia a guidare le operazioni militari in Libia. Lo hanno confermato gli Stati Uniti attraverso il segretario alla Difesa Ash Carter: "L'Italia - ha detto essendo così vicina, ha offerto di prendere la guida in Libia. E noi abbiamo già promesso che li appoggeremo con forza". Da parte di Obama c'è sempre più fretta di intervenire con la massima urgenza. Lo conferma lo stesso Carter: "La coalizione entrerà in campo quando si sarà formato il governo e esperiamo presto".

Gli ostacoli - Domenica scorsa a Tobruk, i parlamentari avrebbero dovuto appoggiare il nuovo governo, ma il voto è stato rinviato perché è mancato il numero legale. La pressione da parte della comunità internazione è fortissima, perché solo con un governo costituito, e in tempi rapidi, la coalizione di 19 Paesi può intervenire sotto l'egida dell'Onu.

Il piano - L'impegno italiano prevede lo schieramento di navi, aerei e almeno tremila soldati. Questi verranno soprattutto dalle forza speciali, più adatti per svolgere operazioni mirate contro obiettivi Isis proprio come già stanno facendo francesi e britannici. Il sostegno americano sarebbe principalmente via aerea, con i Predator armati che decollerebbero dalla pista di Sigonella.

I giudici rovinano la festa di Vendola Vogliono Nichi a processo: ecco perché

I giudici rovinano la festa di Vendola. Vogliono Nichi a processo: ecco perché



Riparte il 17 maggio in Corte d’Assise a Taranto il processo per il reato di disastro ambientale dell’Ilva. Oggi il giudice dell’udienza preliminare, Anna De Simone, ha rinviato a giudizio tutti coloro per i quali la Procura di Taranto aveva avanzato richiesta specifica: si tratta di 44 persone fisiche e di 3 società che rispondono in base alla legge sulla responsabilità amministrativa delle imprese. Le tre società coinvolte sono Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici. Tra le 44 persone fisiche invece ci sono Fabio Riva - attualmente detenuto nel carcere di Opera a Milano -, Nicola Riva (rappresentanti della proprietà Ilva), l’ex presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, gli ex direttori dell’Ilva di Taranto, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l’ex governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, il sindaco di Taranto, Ezio Stefano. Molto diversificati i capi di imputazione: si va dall’associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale nei confronti dei due fratelli Riva mentre il sindaco di Taranto è accusato di omissione di atti d’ufficio e l’ex-presidente della Regione Puglia Nichi Vendola per concussione per presunte pressioni sull’Arpa.

L'interruzione - I 47 erano già stati rinviati a giudizio a fine luglio da un precedente gup, Wilma Gilli, dopo un’udienza preliminare durata quasi un anno. Il processo in Corte d’Assise era anche cominciato solo che a dicembre fu interrotto a seguito di un errore nei verbali riscontrato dalla Procura, errore che avrebbe potuto inficiare il prosieguo del procedimento. Di qui il parziale azzeramento e il ritorno ad un nuovo gup. Parziale perchè l’udienza preliminare è cominciata dalla requisitoria della Procura mentre sono state salvate le oltre 800 costituzioni di parte civile tra ministeri, enti locali, sindacati, famiglie dei lavoratori, associazioni degli agricoltori, pescatori e allevatori che ritengono di aver subito gravi danni dall’inquinamento dell’Ilva. Dopo lo stop intervenuto a novembre scorso in Corte d’Assise a Taranto in quanto la Procura aveva rilevato un errore in un verbale di udienza - mancava il nome del difensore di ufficio per una decina di imputati, il che poteva far supporre che quel giorno gli stessi imputati non avessero beneficiato del diritto alla difesa - il processo è stato parzialmente azzerato ed è nuovamente cominciato dall’udienza preliminare dinanzi ad un nuovo gup, essendosi il gup precedente, Wilma Gilli, già pronunciato, sino alla conferma del rinvio a giudizio di oggi. È da sottolineare che rispetto al precedente procedimento, non ci sono state novità negli interventi di Procura e difesa. I pm hanno infatti rinnovato la richiesta di rinvio a giudizio per tutti i 47 imputati, la difesa, invece, ha chiesto il proscioglimento. È il caso, tra gli altri, parlando degli ultimi casi discussi, dell’ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, del direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, dell’imprenditore Nicola Riva della proprietà Ilva e già presidente, sino ai primi di luglio 2012, presidente del cda dell’azienda. La difesa dell’ex presidente Vendola ha ricordato come il governo regionale pugliese abbia contrastato l’inquinamento dell’Ilva attraverso controlli e leggi specifiche come quelle sul benzoapirene e sulla diossina, mentre quella del direttore generale Giorgio Assennato ha detto che nessun atto dell’Arpa ha mai agevolato Vendola. L’accusa, infatti, sostiene che Vendola avrebbe fatto pressioni sull’Arpa perchè attenuasse i suoi controlli ambientali sull’Ilva.

La difesa - La difesa Ilva ha invece annunciato che riproporrà in Corte d’Assise la richiesta di patteggiamento, già avanzata nella prima udienza del gup ma sulla quale la Procura aveva negato l’assenso. La precedente udienza preliminare davanti al gup Gilli si era chiusa a fine luglio con 47 rinvii a giudizio, cioè quanti ne aveva chiesto la Procura e quindi oltre a Vendola, Assennato e Claudio Riva, anche Fabio Riva, della proprietà Ilva, l’ex presidente Ilva, Bruno Ferrante, il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, il parlamentare Nicola Fratoianni, assessore regionale all’epoca dei fatti, l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, gli ex direttori del siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo. Diversi i reati contestati: in 52 erano giunti alla precedente udienza preliminare ma in cinque avevano scelto l’abbreviato e il gup Gilli in proposito si era pronunciato

SONDAGGIO MENTANA I numeri che beffano Grillo Condannato a perdere: perché

Sondaggio Mentana, la beffa per Grillo al ballottaggio: lo vince ma è escluso


Grillo visto da Benny

La situazione politica che emerge dall'ultimo sondaggio Emg Aqua è a dir poco caotica. Secondo la rilevazione diffusa dal TgLa7 di Enrico Mentana, se si andasse oggi al voto accederebbero al ballottaggio l'ipotetica lista unica di centrodestra con il 32%, in crescita dello 0,6%, e il Partito democratico con il 31,2%, in forte calo dello 0,8%. Terzo e quindi escluso dalla corsa a due il Movimento Cinquestelle al 27,8%, in calo rispetto a sette giorni fa dello 0,2%.

Ballottaggi - Nella sfida ai ballottaggi, i numeri beffano il M5S che in teoria non avrebbe accesso alla seconda fase delle elezioni, ma che di fatto vincerebbe ogni confronto. Contro il Pd, i grillini avrebbero la meglio 50,8 contro 49,2. Contro il listone di centrodestra stravincerebbero 52,6 a 47,4. Nello scontro tra Pd e centrodestra sarebbe invece il partito di Matteo Renzi ad avere la meglio con il 52,4% contro il 47,6%.

PENSIONI, ECCO L'ULTIMA RAPINA Quando (e di quanto) te la tagliano

Pensioni, arriva l'ultima rapina. Ecco quando e quanto te la tagliano



La mente di Matteo Renzi è già tutta proiettata alle prossime elezioni politiche per le quali sta preparando un altro colpo di teatro sulla falsa riga delle 80 euro in busta paga. Il governo ha intenzione di anticipare il taglio delle tasse già annunciato per il 2018 di un anno, ma stavolta il regalino per gli italiani rischia di costare carissimo ai lavoratori dipendenti. Come scrive Repubblica, il governo è intenzionato a ridurre la pressione fiscale agendo sul peso del cuneo fiscale. Questo potrà comportare da un lato un possibile aumento dei soldi in busta paga, ma un altrettanto possibile alleggerimento delle future pensioni.

Il piano - Già durante la scorsa estate, il bocconiano Tommaso Nannicini, all'epoca consigliere economico del premier e oggi promosso a sottosegretario di Palazzo Chigi, aveva messo nero su bianco una strategia che prevedeva il taglio di sei punti percentu8ali sul cuneo dei neo-assunti, divisi a metà tra lavoratore e datore di lavoro. Nannicini nel suo editoriale su l'Unità del 18 agosto scorso aveva scritto: "Ora si apre la partita del taglio strutturale al cuneo contibutivo del tempo indeterminato, perché sempre e per tutti un contratto permanente pesi meno in termini di costo del lavoro".

L'alternativa - C'è chi nel governo ha sollevato anche una strada diversa dal taglio sul cuneo, come il viceministro dell'Economia Enrico Morando che ipotizzava un intervento per ridurre le aliquote irpef. Vorrebbe dire buste paga più ricche per tutti, ma per lo Stato significherebbe un esborso insostenibile, quindi l'ipotesi resta puro esercizio di stile. Il piano di Nannicini, invece, può valere più o meno sei miliardi di euro, la metà del bonus lavoro del 2015, ma senza costi aggiuntivi per lo Stato.

Il trucco - Il piano dell'ex consigliere economico di Renzi prevede anche l'opzione di destinare i tre punti tagliati dal cuneo del lavoratore non per la busta paga, ma per la previdenza integrata. In un modo o nell'altro per lo Stato è un affare: se arrivano soldi in più in busta paga, ci pensa l'aliquota Irpef a risucchiarli, se invece vanno alla pensione integrativa, ci pensa l'aumento della tassazione per i fando pensione a divorarli, visto che il prelievo è passato dall'11,5% al 20%.