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sabato 6 febbraio 2016

Multe, Equitalia sempre più spietata Nuovo metodo crudele di riscossione

Equitalia usa le maniere forti: niente raccomandata, ecco il nuovo trucchetto




Equitalia torna cattiva e dichiara guerra ai "furbetti" della raccomandata. L'ente di riscossione, stanco di veder rimbalzare le proprie cartelle tra raccomandate rifiutate e avvisi ignorati, che ritardano i tempi di recupero del credito, ha messo in campo una nuova implacabile strategia: l'affissione della cartella all'albo pretorio della casa comunale.

Come spiega Il Giorno Equitalia, pressata dal governo, che cerca di fare cassa, ha deciso per le maniere forti. Visto che la ripresa economica non si vede, è ripartita la caccia al recupero del credito. Senza nessuna violazione da parte dell' agenzia, ma semplicemente "forzando" il sistema legislativo esistente. Mentre prima Equitalia mandava la cartella esattoriale con raccomandata via posta ordinaria (nonostante debba essere recapitata da un ufficiale giudiziario, che però costa molto di più all' ente), ora spedisce sempre una raccomandata, ma con dentro un avviso. «Caro contribuente, siccome l' ufficiale giudiziario non ti ha trovato a casa e non ti ha potuto recapitare la cartella, l' abbiamo affissa nell'albo pretorio del Comune».

In pratica, mentre prima si poteva "prendere tempo" rifiutando la raccomandata, adesso la medesima cartella si considera notificata. 

L'intervista - Capuozzo e l'omicidio di Giulio Il sospetto e una richiesta all'Italia

Capuozzo, la verità sull'omicidio di Giulio: "Vi dico io chi può averlo ucciso"


intervista a cura di Adriano Scianca



Non è stato un omicidio di Stato, il colpevole va cercato negli ambienti fondamentalisti. Sull' omicidio di Giulio Regeni, il giornalista Toni Capuozzo ha una tesi ben precisa. «La mia», spiega, «è una conclusione logica: il regime non aveva interesse a compiere questa uccisione. Sapremo mai la verità? Dipende da quanto la cercheremo. Ma siamo pur sempre il Paese che lascia due soldati all' India per quattro anni...». La morte di Giulio Regeni è ricca di lati oscuri.

Quante possibilità ci sono di arrivare alla verità, secondo lei?

«Io credo che al-Sisi abbia tutto l' interesse a collaborare. L' Egitto ha bisogno del sostegno occidentale, è lo Stato che riceve maggiori armamenti dagli americani. Se Regeni è stato attenzionato da ambienti dissidenti, il regime avrà tutto l' interesse a far luce sulla vicenda. Ovviamente il fatto che la verità venga a galla dipende molto da quanto la si cerca».

Insomma, dipende più dall' Italia che dall' Egitto?

«Sì, dipende da quanto l' Italia investirà in questa ricerca della verità. In fin dei conti abbiamo scoperto chi c' era dietro alcuni rapimenti avvenuti in Siria, che è un teatro di guerra, possiamo scoprire la verità anche su questo omicidio, se vogliamo. Certo, l' Italia è lo Stato che ha lasciato per quattro anni due suoi soldati nelle mani della giustizia indiana...».

Perché è convinto che gli autori dell' omicidio vadano cercati negli ambienti fondamentalisti?

«La mia è una conclusione logica, ovviamente non ho alcuna informazione supplementare su questo caso. Penso solo che i più imbarazzati di tutti, per questo omicidio, siano i funzionari del regime. Mi sembra improbabile che sia stato un omicidio di Stato».

In base a cosa lo dice?

«Vede, qualche giorno fa le autorità egiziane hanno arrestato un vignettista molto noto, nel Paese. Evidentemente le autorità avevano un conto da regolare con questa persona. Dopo qualche giorno, tuttavia, è stato rilasciato. Perché uno studente di 28 anni doveva rappresentare una minaccia maggiore?».

Forse per il suo impegno giornalistico, politico e sindacale.

«Sono problemi che l' Egitto poteva risolvere con un visto negato o un' espulsione. Francamente il regime mi sembra abbastanza solido da non essere messo in discussione da Giulio Regeni. No, credo che i colpevoli vadano ricercati altrove».

Dove?

«I dettagli dell' omicidio raccontano di un interrogatorio condotto con odio e volontà punitiva. Mi pare più probabile che alcuni gruppi organici ai Fratelli musulmani o comunque all' opposizione fondamentalista ad al-Sisi lo abbiano scambiato per una spia. Giulio era un occidentale, frequentava l' università americana, faceva domande in giro: evidentemente qualcuno lo ha scambiato per ciò che non era e lo ha interrogato, torturandolo, affinché confessasse cose che in realtà non sapeva. Poi l' ha lasciato in condizioni tali da imbarazzare il regime. Viceversa, anche il peggiore squadrone della morte al servizio di al-Sisi lo avrebbe fatto sparire senza lasciare tracce».

Anche qualche organo di stampa italiano ha ipotizzato rapporti fra il ragazzo e l' intelligence, tant' è che i nostri servizi hanno dovuto smentire ogni legame. Lei che ne pensa di queste teorie del complotto?

«Francamente troverei preoccupante se la nostra intelligence dovesse affidarsi a uno studente di 28 anni. Mi sembrano ipotesi del tutto campate in aria».

Altri hanno mosso l' obiezione opposta: si tratterebbe del solito italiano ingenuo che va in giro per il mondo senza valutare i rischi. È d' accordo?

«Io penso che l' ingenuità non sia una colpa. Intanto spesso l' ingenuità si accompagna all' innocenza. E poi anche certi giornalisti che cadono nelle mani di bande terroristiche sono stati "ingenui" nel valutare questo o quel contatto, questa o quella situazione. E parliamo di persone forse più avvertite ed esperte di Regeni. Il quale, peraltro, aveva espresso perplessità e timori sulla propria incolumità, sia pur senza entrare nel dettaglio di quale fosse il pericolo che più temeva. Lui era uno studioso, purtroppo ci sono luoghi in cui anche la curiosità scientifica può essere mal vista. C' è stata ingenuità? Probabilmente sì, ma come ce n' è stata nei casi dei rapimenti in teatri di guerra dei giornalisti Mastrogiacomo o Quirico».

CANONE E ARRETRATI La trappola di Renzi sulla Rai: la bolletta sale di 2mila euro

La trappola di Renzi sul canone Rai: così la bolletta schizza di 2mila euro




C'è una minaccia che incombe sui portafogli del 27% degli italiani, quelli cioè che secondo le stime dell'Agenzia delle Entrate non ha mai pagato il Canone Rai. Secondo quanto ha scritto sul Giornale Arturo Diaconale, membro del Consiglio di amministrazione di viale Mazzini, il Fisco sarebbe pronto a presentare il conto a tutti gli evasori totali forte della modifica alla legge voluta da Matteo Renzi che permette alla Tv di Stato di raccogliere la tassa inserendola nella bolletta elettrica.

La stima - Una recente circolare dell'Agenzia delle entrate ha chiarito di fatto che quel 27% di evasori del Canone non pagherà maggiorazioni nella bolletta elettrica di luglio, quando ci sarà da pagare la prima rata da 70 euro del canone. Ma la circolare non chiarisce un dettaglio non da poco: cosa potrà accadere nelle bollette successive? Il Fisco non esclude quindi che possa bussare alla porta di quel 27% e pretendere circa 2mila euro in più nella bolletta elettrica, cioè l'ammontare del canone non pagato negli ultimi dieci anni. Per questo, scrive Diaconale, al governo non resta che intervenire con un condono o una amnistia fiscale. Altrimenti la beffarda pretesa degli arretrati del canone Rai nella bolletta elettrica sarà inevitabile, avallando di fatto una "follia".

CONTO ALLA ROVESCIA? In Borsa l'incubo spread Renzi firma la sua fine

Lo spread schizza ai massimi da agosto 2015




Altro giro, altro regalo. Al contrario, ovviamente. Oggi la Borsa milanese di Piazza Affari ha chiuso con una nuova flessione: -2,13%. Contrastate le banche: Banca Mediolanum ha guadagnato il 3,67% a 6,075 euro, Montepaschi il 3,51% a 0,59 euro, Ubi Banca il 2,01% a 3,856 euro. In deciso ribasso invece Banco Popolare (-5,67% a 7,65 euro) e Bpm (-5,75% a 0,6635 euro). Nel giorno dei conti Intesa Sanpaolo perde il 3,87% a 2,384 euro, pagando la debolezza del listino nonostante la maxi-cedola per il 2015 da 2,4 miliardi di euro.

La novità di giornata (non che se ne sentisse la mancanza, ovviamente) è il rialzo dello spread tra i titoli di Stato italiani e gli ormai famigerati Bund tedeschi, che è volato ai massimi da agosto 2015. Il differenziale di rendimento archivia la settimana in rialzo a 126 punti base, col tasso sul decennale del Tesoro all'1,55%. A pesare sono i timori degli investitori sul piano della bad-bank del governo, spiegano gli analisti.

Il virus della zanzara killer in Italia: Zika, dove e quanti sono i contagiati

Virus Zika, caso a Roma: italiano tornato dal Brasile. Quattro contagiati in Veneto




È stato appena diagnosticato a Roma un caso di infezione da Zika virus in una persona italiana che ha soggiornato in Brasile nella seconda metà del mese di gennaio. Al rientro la persona ha manifestato insorgenza di rash cutaneo, senza febbre o altri sintomi. Dopo 2 giorni si è presentata all'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani dove è stata visitata. Gli esami virologici specifici per arbovirosi effettuati hanno messo in evidenza la presenza di infezione da Zika virus, di cui per il momento non ci sono né vaccino né cure e che rappresenta un rischio soprattutto per le donne in gravidanza. In Brasile si sono registrati quasi 3.000 casi sospetti di microcefalia nei neonati. 

Quarto caso in Veneto - Sempre oggi è stato confermato in Veneto un quarto caso di positività al virus. Si tratta di una persona italiana, di ritorno da un viaggio nella Repubblica Dominicana, curata all'Ospedale civile di Venezia. Le sue condizioni sono buone. "La comparsa di qualche caso - fa notare Coletto - non deve destare alcuna preoccupazione, sia perché sinora si tratta di persone tutte appena rientrate da zone a rischio, sia perché abbiamo la dimostrazione che la macchina dei controlli e delle cure funziona". Con quello di oggi sono quattro i casi in Veneto nel 2016, a cui si aggiungono i quattro riscontrati lo scorso anno, portando così a otto il numero dei casi di contagio da virus Zika nel nostro Paese, tutti riguardanti persone che tornavano da viaggi nei paesi colpiti.

Caos nel Pd, il sondaggio-ribaltone che Raitre non ha mandato in onda

Il sondaggio che spacca il Pd: il risultato che Raitre non manda in onda




Il sondaggio Ixé per Agorà sta creando un piccolo terremoto nella sinistra milanese. Succede questo: la rilevazione settimanale, diventata un appuntamento fisso per la trasmissione di Rai 3 , non è andata in onda per mancanza di tempo. Il sondaggio però è stato pubblicato sulla pagina Facebook della tramissione. Il dato più eclatante è che Majorino supera Balzani. Giuseppe Sala è dato al 45,5-48,5%, Majorino al 25-28%, Francesca Balzani al 24,5%.27,5% e Antonio Iannetta allo 0-1%. Un vero e proprio ribaltone. Majorino a sollecitare la la pubblicazione del sondaggio durante  durante il microfono aperto di Radio Popolare perché "ne abbiamo sentite di ogni, e ci sono già due sondaggi positivi per me e non ne è stato pubblicato manco uno, visto che non mi sento il figlio di un dio minore, se c'è pari opportunità nelle informazioni facciamo una cosa bella".

La polemica - Ma ieri l'esponente di Sinistra Italiana Daniele Farina si era detto sorpreso perché si intendeva diffonfere questo sondaggio. Aveva dichiarato: "Siamo di fronte un evidente e disperato tentativo di influenzare il voto che inizia a poche ore di distanza. Manifesto tutta la mia sorpresa per il fatto che il servizio pubblico si presti alle necessità di uno dei candidati". Ma Majorino  ha insistito: "Non ho mai corso guardando i numeri, ma se quel sondaggio è stato pagato con i soldi dei cittadini allora è dei cittadini, lo caccino fuori. Io mi sono candidato prima di lei, ma il problema non è temporale, non c'era un biglietto con il numero da prendere. La questione è politica: io non sono andato da Renzi a chiedere il permesso di candidarmi. E' una questione di autonomia. Quando da luglio mi sono battuto per ottenere le primarie l'ho fatto per garantire continuità al centrosinitra milanese di questi anni".

venerdì 5 febbraio 2016

Spogliarello all'esame di Stato: giovani giornaliste senza reggiseno

"Scusi, che marca di reggiseno ha?". Devono spogliarsi all'Esame di Stato




Scusi, che marca di intimo indossa?". La domanda imbarazzante è stata fatta alle giornaliste praticanti sottoposte ai controlli di sicurezza della centoventiduesima sessione della prova scritta per l'Esame di Stato del 2 febbraio scorso. Per entrare nella sala dell'Hotel Ergife di Roma, tutti i 180 candidati non solo dovevano consegnare all'ingresso cellulari e strumenti utili per navigare su internet, ma doveva anche passare attraverso un metal detector per motivi di sicurezza. Nessun problema per gli uomini, più di uno invece per le donne. In particolare quelle che indossavano una particolare marca di reggiseno sono state costrette a sfilarselo, alcune per fare prima lo hanno fatto sul posto, togliendolo da sotto il maglione, davanti ai responsabili della sicurezza - tutti uomini - con grande imbarazzo per entrambi: i gancetti di metallo facevano scattare l'allarme sonoro. Il problema si sarebbe presentato anche in passate sessioni, tanto da costringere l'Ordine dei giornalisti ad avvertire per email tutti i candidati. Lo ha ribadito anche il presidente dell'Ordine, Enzo Iacopino, come sempre presente alla sessione di esame: "Vi avevo avvisate - ha detto, secondo quanto riporta Repubblica - questa marca non va bene. Sapevamo che avrebbe suonato".