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martedì 19 gennaio 2016

Matteo Renzi tradito da una donna L'ex fedelissima lo sbugiarda / Foto

Matteo Renzi ha una nemica in Europa: è Fedrica Mogherini




I due non si parlano da un anno. E i rapporti tra Matteo Renzi e Federica Mogherini paiono sempre più tesi. L'ex ministro degli Esteri, da quando è a Bruxelles come responsabile della sicurezza dell'Unione europea, non fa che irritare l'uomo che l'ha messa su una delle poltrone più prestigiose della commissione europea. La prima volta era capitato subito dopo l'estate, quando la Mogherini aveva partecipato a un vertice su Siria e Iran tra Merkel e Hollande senza che l'Italia fosse invitata. E il bis si è registrato venerdì scorso, quando proprio nelle ore in cui il premier italiano faceva le bizze per ottenere il riconoscimento delle clausoile di stabilità e l'applicazione degli accordi sui migranti e schiumava rabbia contro il presidente della commissione Jean Claude Junker, la Mogherini invitava l'Unione alla massima unità. Renzi, da parte sua, fa finta di niente, ma sulla Mogherini non ha usato mezze parole Simona Bonafè, intervistata da Giovanni Minoli su Radio24.

Come riporta il sito huffingtonpost.it, a Radio 24 la Bonafè ci è andata giù diretta: “Devo ammettere che le ultime prese di posizione sullo scontro Renzi-Juncker della Mogherini mi sono sembrate un eccesso, mi hanno ricordato il detto ‘fatta la festa gabbato lo santo’. Lo capisco che Federica Mogherini abbia l’obbligo di fedeltà al collegio dei commissari, vedo però che molti dei suoi colleghi che dovrebbero rappresentare l’Europa quanto lei non perdono occasione per difendere gli interessi nazionali”. Parole che Renzi si è ben guardato dal contraddire o dallo smussare.

"Italia pronta a operazioni militari" Attacco in Libia: adesso c'è la data

Paolo Gentiloni: "In Libia pronti a operazioni militari"




L’Italia è «pronta» a collaborare in eventuali operazioni militari in Libia, "se richiesto". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, in conferenza stampa a Bruxelles al termine del consiglio Affari esteri. Parlando a proposito delle dichiarazioni del ministro della Difesa tedesco Ursula von der Leyen, che ha annunciato che la Germania non ha escluso l’invio di soldati in Libia, Gentiloni ha spiegato che la ministra tedesca "ha usato un linguaggio che usiamo da settimane tra Paesi alleati sulla Libia", e cioè che "se ci verrà richiesto siamo pronti a dare un contributo e se questo sarà anche da parte della Germania, l’Italia ne sarà compiaciuta". Ad ogni modo, ha aggiunto, "abbiamo bisogno di un passo avanti ulteriore, in discussione in questo momento, con la nascita di un governo che possa rivolgersi alla comunità internazionale". Insomma, è ormai opinione degli osservatori che, instaurato un governo formale nel paese africani, scatteranno i blitz aerei contro l'isis come ormai da mesi accade in Libia.

COME DIFENDERSI DAL BAIL-IN Crollano le banche in borsa Come salvare il conto corrente

La fuga dalle banche: la top ten dei migliori fondi da investire


di Gianluca Baldini



Le gestioni patrimoniali hanno sempre avuto un rapporto di amore-odio con i risparmiatori italiani. Di questi tempi però sono tornate ad esser di gran moda perché fanno parte di quegli investimenti che non possono essere toccati in caso in cui le banche finiscano a gambe all' aria (il famigerato bail-in). Ma quali sono le differenze tra un fondo e una gestione patrimoniale, due strumenti apparentemente così simili? Il primo è un paniere di investimenti (azioni, obbligazioni, altri fondi ecc) a cui un investitore può accedere comprandone una fetta. La seconda è formata da un portafoglio ad hoc gestito autonomamente dal gestore e realizzato - almeno sulla carta - per far fronte alle esigenze del singolo risparmiatore.

Esistono due tipologie di gestione patrimoniale: la gestione patrimoniale mobiliare, spesso abbreviata come Gpm, il cui patrimonio viene investito in strumenti finanziari "classici" (azioni, obbligazioni...) e la gestione patrimoniale in fondi o sicav (Gpf o Gps) il cui patrimonio viene investito in quote di organismi di investimento collettivo del risparmio (fondi comuni, sicav o etf ecc. ecc.).

Attenzione però, una gestione patrimoniale coi fiocchi è quella in cui il gestore conosce a fondo il cliente. «Deve fondarsi sulla conoscenza delle caratteristiche dell' investitore attraverso i dati raccolti con il questionario Mifid. Una sorta di analisi del cliente, della sua tolleranza al rischio a cui la società di investimento associa una serie di portafogli che siano appropriati a queste caratteristiche», spiega Gabriele Roghi, responsabile della consulenza agli investimenti di Invest Banca. Il prezzo per tutto questo? Nel caso di una gestione patrimoniale, di solito il gestore chiede una commissione che varia dall' 1 al 3%, un po' di più di un fondo comune che costa circa da 0,50 al 2,5%. A questo si aggiungono eventuali commissioni di performance (che possono raggiungere anche il 20%) che si pagano quando si supera una certa soglia di rendimento più alcuni piccoli oneri legati alla banca depositaria (20-30 euro a trimestre, oltre i 50mila euro sono circa dello 0,20%). Oltre all' immancabile iva sulle commissioni, il 22%, che però può essere dedotta dalle tasse sul capital gain. Stando ai dati di Diaman Scf, società di consulenza finanziaria, i principali gestori stanno puntando ad acquistare i titoli azionari e obbligazionari solo per i mercati domestici affidandosi ad etf e fondi per i mercati più di nicchia o difficili da raggiungere.

«Il mio consiglio per il 2016 è quello di diversificare gli stili di gestione», spiega Daniele Bernardi amministratore unico di Daman Scf, «perché sarà un anno difficile e pieno di incertezze, quindi meglio affidarsi a soluzioni innovative e non legate a dei benchmark di riferimento, ma che lascino libero il gestore di ottenere il risultato migliore per il cliente».Ho letto con molto interesse un articolo pubblicato nei giorni scorsi su "Il Sole 24 Ore" a firma Morya Longo dal quale emergevano i rischi legati all' aumento del debito mondiale.

I dati hanno confermato la tesi che sostengo da anni e cioè che il debito è ormai cresciuto tanto da non essere più sostenibile. Soprattutto se l' inflazione non riparte. Il discorso vale in particolare per l' Italia che nonostante gli sforzi e i sacrifici non riesce a fermare il debito che ormai ha superato i 2.200 miliardi pari al 135% del Pil.

Il fenomeno è diventato planetario. Otto anni dopo la più grave crisi del Dopoguerra, il mondo ha cumulato un debito complessivo pubblico e privato di tre volte superiore al valore del Pil globale. I governi non sono stati certo a guardare visto che il debito pubblico è salito a 58mila miliardi (+9,3% annuo dal 2007).

A spingere la leva finanziaria sono state le politiche monetarie espansive e i tassi tendenti a zero con cui le Banche centrali hanno evitato il crash finanziario. Una cura fatta di iniezioni massicce di liquidità che hanno sorretto il mondo sul ciglio del burrone tra il 2008 e il 2009, ma che hanno avuto come effetto collaterale di spingere famiglie, imprese e governi a indebitarsi sempre di più. Il denarto a basso costo ha favorito il ricorso ai prestiti.

Un circolo che ha permesso alle economie mondiali di non collassare, ma che ha in sé i germi della follia finanziaria. Una montagna di denaro che andrà restituito. È proprio qui il punto chiave per il futuro. Scampato il crac, le economie si sono riprese, ma a un passo di marcia assai più lento di prima. Un mondo che cresce piano rispetto al passato ma che ha più debiti di prima, dato che il fardello si è triplicato.

Francamente non riesco a immaginare una soluzione a questo problema. Anzi temo il peggio. Per far ripartire l' economia servirebbe una forte ripresa dei consumi e un innalzamento dell' inflazione. Nessuna delle due ipotesi, però, appare a portata di mano. La domanda globale è in calo tanto che il Fmi ha rivisto al ribasso dal 3,2% al 2,9% le previsioni di crescita e l' inflazione non riparte.

I massicci stimoli monetari si sono trasmessi solo parzialmente al sistema produttivo. Un po' perché le banche commerciali hanno utilizzato il denaro a basso prezzo ottenuto dalle banche centrali, per irrobustire i bilanci. Un po' perché le imprese hanno ridotto gli investimenti non avendo chiara visibilità sul futuro.

lunedì 18 gennaio 2016

Rosicata da record della super-star del cinema, insulti a Zalone Gravissima accusa a Checco: "Cos'è il suo film"

Rosicata da record del super-big del cinema, insulti a Zalone: la (gravissima) accusa a Checco




Al partito di chi rosica per il successo di Checco Zalone si iscrive il regista Sergio Castellitto, che nel presentare il suo ultimo film al Corriere della Sera, dice la sua sul Quo Vado? super-campione d'incassi. "Non so quanto c'entri il cinema con l'incasso di Zalone. Mi sembra un evento rave, quanto tutti si riuniscono sul campo - spiega velenoso -. Premesso che mi fa molto ridere, e che di fronte al successo bisogna inchinarsi e domandarsi perché, mi fa altrettanto ridere la sinistra che dopo anni di snobismo sale sul carro del vincitore, eleggendo Zalone a sociologo d'Italia, quando è solo un grande comico che è riuscito a prendere il pubblico dei cinepanettoni e quelli che non li andavano a vedere, che era la sinistra". Ma subito dopo, Castellitto torna ad attaccare Zalone a testa bassa: "Non penso che il suo successo farà bene al cinema italiano, ma è meglio dei film assistiti che hanno dissipato milioni di euro disprezzando l'idea di cinema che riportasse a casa il proprio denaro. Però - conclude velenosissimo - il cinema è un'altra cosa".

Renzi frega il suo migliore amico: quanti soldi gli ha fatto perdere

Renzi frega pure il suo migliore amico. Etruria, quanto gli ha fatto perdere



Renzi visto da Benny
Satira

Anche il sindaco di Firenze Dario Nardella è rimasto vittima di Banca Etruria. L'amico "carissimo" di Matteo Renzi tra il 2009 e il 2010 è stato contattato dai vertici della banca privata fiorentina Federico Del Vecchio (Banca Etruria la aveva già acquisita nel 2006) e, secondo quanto scrive Il Giornale, gli proposero delle vantaggiosissime obbligazioni subordinate che, assicurarono i banchieri, un giorno avrebbero avuto profitti elevatissimi. Ma Renzi "dirottò" tutto su Nardella. Gli consigliò di comprare alcune obbligazioni per provare. Nardella comprò solo una ventina di azioni, che già allora non avevano un gran valore, poche centinaia di euro. Oggi quei titoli, come tutti gli altri, non hanno alcun valore. Da Palazzo Vecchio, stando sempre alle informazioni acquisite da Il Giornale confermano che Nardella possiede ancora un conto corrente aperto alla banca Federico Del Vecchio ma che non lo usa più da tempo.

UNA NUOVA BOMBA "Sapete che quella notte..." Knox e Sollecito, altri guai

Una nuova bomba. "Sapete che quella notte...": Knox e Sollecito, altri guai




Dopo che la Cassazione ha messo la parola fine sul delitto di Meredtih Kercher, Rudy Guede, l'unico condannato per l'omicidio, parla e racconta la sua (nuova) verità, che però, salvo ribaltoni pressoché impossibili, non potrà cambiare la situazione giudiziaria (al massimo, almeno è ciò che spera lui, potrebbe modificare l'opinione che molti hanno sul suo conto". Intervistato da Storie Maledette, quando gli chiedono se lui è l'unico colpevole dell'omicidio di Mez, risponde: "Io sono l'unico condannato. E sono certo di quello che dico, al 101 per cento, perché ho avuto modo di conoscere tutte e due le ragazze, ma soprattutto ho conosciuto Amanda Knox". Dito puntato, insomma, contro la Knox e Raffaele Sollecito, assolti in Cassazione.

Per Guede, insomma, i colpevoli sono gli altri: "Non sono stati io - insiste -. Non è stata trovata alcuna traccia di mio dna sul coltello con il quale Meredith è stata uccisa. E anche la simulazione del furto nella casa conferma quello che dico. Sul sasso lanciato per rompere la finestra non ci sono le mie impronte. Come avrei fatto a cancellarle? Sono stato descritto come un ladruncolo, un bugiardo. Me se così fosse avrei avuto altre denunce, qualche condanna. Non sono un santo, ma ho fatto le cose che fanno tutti i ragazzi della mia età. E quando mi sono trovato nella casa del delitto sono fuggito perché ho avuto paura. Nessuno mi avrebbe creduto. Ho pensato: negro trovato, colpevole trovato. Le indagini successive, fatte malissimo, mi hanno dimostrato che avevo ragione". Così Guede, in un colloquio con Franca Leosini, per la trasmissione in onda da givoedì prossimo in prima serata su Rai 3.

Attacco totale alle banche italiane Panico in Borsa: i big che crollano

Attacco totale alle banche italiane. Panico in Borsa: i big che crollano




Giorno dopo giorno, si delinea un 2016 disgraziato, un anno in cui le tensioni economiche che sembravano domate stanno riesplodendo con veemenza impressionante. Dopo il venerdì nero, un'altra apertura drammatica a Piazza Affari, in calo di oltre 2 punti percentuali. La Borsa italiana è di gran lunga il peggiore dei listini europei: Londra cede lo 0,18%, Francoforte lo 0,30% e Parigi lo 0,43 per cento. A pesare, in particolare, il tracollo dei titoli bancari, guidati da Mps, il cui titolo è stato riammesso dopo una sospensione al ribasso: attualmente perde circa l'8 per cento. Dall'inizio dell'anno il titolo della banca senese è in picchiata, e ha già ceduto quasi un terzo del proprio valore.

Il crollo di Mps incide sulle quotazioni di tutto il settore: le sospensioni, infatti, riguardano anche gli altri istituti di credito italiani, a cominciare dalle Popolari per proseguire con Unicredit e Intesa Sanpaolo, le maggiori banche del listino. Di seguito, in ordine sparso, il calo delle cedole che sono state congelate per eccesso di ribasso: Banco Popolare (teorico -3,94% a 10,71 euro), Mps (-8,57% a 0,821 euro), Popolare dell’Emilia Romagna (-5,09% a 5,87 euro), Popolare di Milano (-4,97% a 0,821 euro) e Ubi Banca (-4,82% a 5,045 euro). Congelato anche il titolo Mediaset.