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lunedì 11 gennaio 2016

Rai, l'ultima truffa: canone in bolletta? Rapina telefonica per avere informazioni

L'ultima truffa Rai: se vuoi informazioni sul canone, ti rapinano al telefono




Del canone Rai inserito nella bolletta elettrica, ad oggi, si sa con precisione soltanto una cosa: sarà il caos. Tra dubbi, conferme e smentite, il balzello pare già una nuova Imu: una tassa complessa, talmente complessa da essere quasi indecifrabile. E così, per sciogliere i nodi, Viale Mazzini ha deciso di introdurre un bel Call Center riservato al nuovo canone, al quale gli italiani possono rivolgersi per chiarirsi le idee sulla tassa la cui prima rata, di 70 euro, si dovrà pagare a luglio. E se c'è chi considera il canone Rai in bolletta una mezza truffa, la truffa vera è quella che si porta in dote proprio il Call Center Rai (raggiungibile al numero 199 123 999): il costo della chiamata è di 50 centesimi al minuto da telefono mobile. Una cifra assurda, sproporzionata, roba da televendite o linee telefoniche "peccaminose". Ma tant'è: per scoprire come dobbiamo pagare la Rai, la stessa Rai ci offre un servizio a peso d'oro.

È MORTO DAVID BOWIE Lutto nel mondo della musica: quella sua malattia taciuta

Lutto nel mondo della musica, è morto David Bowie




E' morto la leggenda della musica David Bowie. L'artista si è spento a 69 anni dopo aver combattuto per un anno e mezzo in segreto contro il cancro. Il suo portavoce ha dato l'annuncio questa mattina; "David Bowie è morto sereno, circondato dalla sua famiglia dopo una coraggiosa battaglia con il cancro. Chiediamo di rispettare la privacy della famiglia durante questo momento di dolore". 

Bowie, che ha creato il glam rock, era uscito la settimana scorsa, proprio il giorno del suo compleanno (l'8 gennaio) con un nuovo - e già leggendario - album "Blackstar". Da subito l'ultima sua opera è stata definita "il più grande capolavoro anti-pop di Bowie dagli anni '70... La sua più appagante deviazione dal fascino pop della leggenda del glam dopo Low del 1977". Persino i Rolling Stone hanno commentato: "E' molto strano e molto bello".

Caos-Pd, rivolta contro la Boschi: chi spara a zero contro il ministro

Caos-Pd, rivolta contro la Boschi: chi spara a zero contro il ministro




L'affare Banca Etruria non smette di turbare Maria Elena Boschi e il governo. Il ruolo di papà Boschi nell'istituto, infatti, sta spingendo il ministro ad esporsi: si pensi, per esempio, all'intervista di domenica concessa al Corriere della Sera. Per parare le critiche e le accuse, la Boschi si espone, insomma. Ma questa sua visibilità ha attirato anche le critiche di parte di quel Pd che, ad oggi, la aveva difesa in modo compatto. Per esempio ha parlato Miguel Gotor, uno dei leader dei dissidenti democratici, il quale ha puntato il dito contro la Boschi affermando che "dovrebbe mostrare più disinteresse". Una posizione, quella di Gotor, condivisa anche dagli altri esponenti della sua corrente: ora che il ministro è in difficoltà, chi nel Pd osteggia Matteo Renzi e il suo entourage, torna a farsi sentire.

A complicare ulteriormente il quadro, le rivelazioni di Libero: insieme a Luciano Nataloni, titolare di uno studio di commercialisti e che era anche nel cda di Etruria, avrebbe lavorato per un periodo anche il fratello del ministro Boschi, Emanuele, dopo aver lasciato Banca Etruria nell'aprile 2015. A destare sospetti e polemiche, il fatto che lo studio di Nataloni incassasse cospicue somme per delle consulenze proprio da parte di Banca Etruria nel momento in cui i risparmiatori stavano perdendo i loro risparmi.

Inps, il piano per il prepensionamento Boeri: come e chi lascia prima il lavoro

Pensioni ecco il piano dell'Inps per il prepensionamento




"Si può avere più flessibilità dall’Ue senza violare le regole dell’Unione, bisognerebbe però chiedere questa flessibilità per chiedere maggiore flessibilità nel prepensionamento, in uscita dal mondo del lavoro  "un passo che serve per ridurre la  disoccupazione giovanile". Lo ha affermato il presidente dell’Inps Tito Boeri, parlando a L’Intervista di Maria Latella su SkyTg24. "Le proposte che abbiamo fatto vanno in questa direzione. Andare un pò prima in pensione ma con qualche aggiustamento" ha evidenziato Boeri. Nell’immediato, ha aggiunto l’economista, ha dei costi per lo Stato ma nel medio termine no» è una soluzione che «non aumenta il debito pubblico. "Dare un pò di ossigeno all’economia, favorire l’occupazione giovanile" sono gli obiettivi di questa scelta, e, ha continuato Boeri, "abiamo verificato che nelle aziende private sono rimaste  persone non motivate, quindi aiutamoli a uscire gli over 55 anni con  un pò di penalizzazione".

Le buste arancioni - Sul mancato invio delle ’buste arancionì dell’Inps, quelle che consentivano ai cittadini di essere informati sulle previsioni di pensione, ci sono «voci che dicono che sia stato fatto perchè noi abbiamo proposto di tagliare i vitalizi. Se fosse vero sarebbe un fatto gravissimo». Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ospite a ’L’intervistà di Maria Latella su skytg24. Boeri ha precisato che per la spedizione di queste buste «noi non chiedevamo più soldi al Governo, chiedevamo solo di poter spostare delle somme all’interno del bilancio dell’Inps, visto che abbiamo una spesa contingentata per le spedizioni postali, e potevamo benissimo prelevarla da altri capitoli del nostro bilancio». Il risultato è che «chiedevamo questa flessibilità ma - ha ricordato Boeri
- per due volte qualcuno nel Parlamento ci ha fatto questo sgambetto di toglierci queste due righe dall’emendamento»

L'intervista - Panico in Borsa, ecco le dritte di Doris: "Cosa fare per non perdere tutto"

Ennio Doris, i consigli anti-crisi: "Niente panico, chi vende ora perde tutto"


Intervista a cura di Attilio Barbieri



Per la seconda volta nel giro di pochi giorni la Cina ha affossato i mercati finanziari di tutto il mondo. Era accaduto lunedì, quando l’indice della Borsa di Shanghai era arrivato a perdere il 7% ed è scattato lo stop alle contrattazioni. Il copione si è ripetuto giovedì. E si sono spente nuovamente le luci. Il risultato è stato identico: listini europei in profondo rosso, con Milano che ha perso quasi il 6% in una settimana. Colpita dalle vendite perfino Ferrari, ieri in calo del 3,25%. Una raffica di vendite ha affossato i bancari con Montepaschi in perdita del 6,24 da lunedì e Mediolanum addirittura oltre il 10% rispetto al valore del 30 dicembre. «I mercati sono entrati in una fase di correzione per una serie di ragioni. Alcune hanno una reale consistenza, altre invece sono soltanto delle scuse». A rispondere è proprio Ennio Doris, classe 1940, presidente e fondatore di Banca Mediolanum.

Cominciamo dalle scuse…

«Lo scoppio della bomba atomica in Corea del Nord che altro non è se non la polizza sulla vita per il regime di Pyongyang che vive fuori dal mondo e per sopravvivere deve tener chiuse le frontiere. Un'altra grande scusa è lo scontro fra Iran e Arabia Saudita: si tratta della stessa guerra di religione fra sunniti e sciiti scoppiata dopo la morte di Maometto. Ogni tanto attraversa periodi di maggiore virulenza, come ora». 

Ma col petrolio come la mettiamo? 

«Per il greggio il rischio è da sempre legato alla possibilità che i produttori tagliassero le forniture per asfissiare l'Occidente. Ma sta accadendo esattamente il contrario. C'è abbondanza di petrolio e alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, da consumatori si sono trasformati in produttori ed esportatori». 

Dunque l'unico vero rischio è la Cina? 

«Senza dubbio. Ma bisogna considerare che la seconda economia mondiale sta vivendo un cambiamento epocale. E in una prospettiva di medio termine sarà senza dubbio positivo: un'economia nata per l'esportazione e basata sul basso costo del lavoro si sta trasformando in un economia di consumo. Pian piano per la Cina i consumi interni stanno assumendo un’importanza fino a ieri sconosciuta. Milioni di consumatori si stanno affacciando sul mercato per la prima volta: un fenomeno positivo per l'Occidente. Difficile prevedere quanto possa durare questa fase di cambiamento. Ora siamo in mezzo al guado e la crisi trae origine anche da questo. Per noi è sono una questione di prospettiva». 

Prospettiva? In che senso? 

«È come se guardassimo a quel che sta accadendo con un occhio soltanto. Vediamo che il petrolio continua a scendere e che l’economia cinese non gira più come una volta e consuma meno materie prime. Sa invece cosa penso io? 

Ce lo dica… 

«Il greggio ai minimi degli ultimi dieci anni prepara la inevitabile fase di crescita successiva. Abbassandosi il costo del petrolio che è il vero carburante della ripresa, quando questa arriverà sarà forte. Gli investitori stanno riposizionandosi sui mercati per cogliere le opportunità di questo periodo e quelle del rimbalzo che arriverà. Molti vendono per essere liquidi e farsi trovare pronti a mettere i soldi dove si creeranno le occasioni con la svolta. Questa correzione è una grandissima opportunità per gli investitori». 

Occorrono però nervi saldi... 

«Sì, ma fino a un certo punto. Bisogna tener presenti due regole. Innanzitutto il denaro va investito a lungo termine. Attenzione poi a non concentrare tutte le risorse in un solo comparto produttivo o su un unico mercato. Dev’essere il contrario: massima diversificazione geografica e settoriale». 

E per chi avesse già investito? 

«I risparmiatori non possono comportarsi come i gradi investitori istituzionali che vendono e comperano in tutto il mondo. Se non sono sbilanciati verso una sola area o un unico settore non devono far altro che star fermi. Non fare nulla. Il vero rischio è muoversi nel momento sbagliato e amplificare perfino le perdite». 

Mediolanum ha chiuso dicembre con una raccolta netta da record, appena sotto il miliardo di euro ma il titolo in Borsa è fra quelli che hanno perso di più. Come lo spiega? 

«Quando un titolo fa tantissima strada è normale che sia fra i più venduti in una fase di riposizionamento come quella che stiamo attraversando».

domenica 10 gennaio 2016

Si chiama onda K, si legge disastro Così l'Italia tornerà in depressione

L'onda K travolgerà i sogni di ripresa e porterà altre tasse


di Carlo Cambi



Siamo in pieno inverno, ma il meteo non c' entra. Per Matteo Renzi si prospettano mesi durissimi, per gli italiani andrà ancora peggio. Non è questione di esser gufi, ma di guardare la realtà in faccia e non come fa il nostro premier che nasconde la polvere sotto il tappeto. Un esempio? Ce lo ha fornito il ragazzo di Pontassieve mentre scoppiava l' incendio cinese e si vantava dei dati sull' occupazione dicendo «il jobs act funziona, l' Italia è ripartita». Il punto è dove arriverà. Anche i dati dell' occupazione sono contraddittori: aumentano un po' gli occupati, ma s' ingrossa la massa degli inattivi. La verità per tattica, sciagurata, il premier non la dirà se non dopo che si sia tenuto il referendum istituzionale. Dunque in ottobre, ma è probabile che sia tardi ed è anzi possibile che alcuni dolorosissimi sacrifici siano richiesti già dalla Primavera. È bene che gli italiani se hanno due soldi li tengano stretti perché sul Paese sta per abbattersi una stangata che oscilla tra i 30 e i 40 miliardi. L' andamento a rilento dei saldi e l' inflazione inchiodata dimostrano peraltro che gli italiani non si fidano.

L' Italia rischia di affondare travolta dall' onda K. A comprovare che siamo nella fase di depressione secondaria ci sono i fatti di questi giorni, di queste ore. Chi conosce gli studi di Nikolaij Kondratiev (ce ne occuperemo più diffusamente) sa che esistono i cicli economici. Che il russo aveva distinto in quattro stagioni. L' inverno è la fase più acuta della depressione che al contrario delle altre stagioni (sviluppo, consolidamento, euforia finanziaria) ha una coda, appunto la depressione secondaria. Ebbene ci eravamo illusi nel 2008 che si fosse toccato il punto più basso dell' onda K.

Ma non abbiamo fatto i conti con la depressione secondaria. Ed è ragionevole ritenere che non prima del 2020 questa fase si esaurisca. Il fatto è che tutti gli indicatori di Kondratiev ora sono manifesti: bassa inflazione, interessi sul debito in calo, materie prime al minimo, surplus di liquidità. Secondo le analisi dei cicli precedenti l' esistenza di queste condizioni indica il caricamento della molla della ripresa. Ma oggi ci sono tre variabili ulteriori: la globalizzazione, l' instabilità del quadro politico internazionale, la cosiddetta curva del ciclo breve. In base a questa analisi a 9 trimestri di crescita ne seguono 3 di depressione. Mentre tutta Europa conosce da circa 9 trimestri una crescita (da quella impetuosa di Spagna e Irlanda a quella più contenuta di Germania e soprattutto Francia) l' Italia è il solo paese che ha avuto appena due trimestri di crescita. Abbiamo dunque agganciato non la fase ascendente, ma la coda della ripresa. A questo scenario va aggiunto che in Cina sta per esplodere la bolla immobiliare e che tuti i paesi emergenti sono in realtà in declino.

Il caso cinese rischia di essere drammatico per tre elementi: la Cina con la svalutazione dello yuan diventa ancora più competitiva e allo stesso tempo rischia di destabilizzare i mercati monetari, la Cina ha bisogno a questo punto di attrarre capitali, la Cina smetterà di comprare.

Ciò in Europa significherà che la Germania diverrà ancora più occhiuta nei conti interni all' Unione e ancora più aggressiva nelle politiche commerciali. A totale svantaggio dell' Italia. La cautela con cui la Banca Mondiale ha rivisto a ribasso le stime di crescita del Pil mondiale (2,9 con una contrazione dello 0,4% sulle precedenti previsioni) affermando che l' area Euro non andrà oltre l' 1,7% di crescita è un' ulteriore conferma dell' inverarsi dell' onda K. Quanto all' instabilità politica è inutile soffermarsi troppo: che l' Europa stia implodendo mentre i conflitti esplodono è cronaca quotidiana.

Date queste premesse l' Italia è il paese messo peggio di tutti e in questo quadro presenta a Bruxelles la legge di Stabilità. Anche se dovesse essere accettata è del tutto probabile che la previsione di crescita del Pil italiano all' 1,4% per quest' anno sia ampiamente sovrastimata. E allora? E allora scatterebbero le clausole di salvaguardia con aumento di Iva e accise (l' ammontare è appunto di 30 miliardi) ed immediato effetto depressivo sulla già flebile domanda interna. Non solo.

Nella manovra è prevista una riduzione del debito che però è in funzione della crescita. È di tutta evidenza che se salta la stima sul Pil sballano tutti i conti e dunque Renzi sarà costretto a rimetter mano al Fisco e al taglio dei servizi. Ed ecco che la batosta si avvia verso i 40 miliardi. Il premier sta solo cercando di comparsi tempo per non far coincidere il momento della verità con gli appuntamenti elettorali, mentre dovrebbe dire la verità al Paese e impostare una nuova politica economica a cominciare dalle ormai scomparse revisione della spesa.

Le uniche cose che Renzi e Padoan hanno fatto sono state stimolare la domanda con delle elemosine e giocare con i pesi fiscali. Un po' troppo poco per arginare l' onda K, ammesso che nel governo qualcuno sappia di che cosa parlava Nikolaij Kondratiev.

Tutti gli errori di Banca Etruria Maria Elena Boschi ora si confessa

Tutti gli errori di Banca Etruria. Maria Elena Boschi ora si confessa




Da quando è scoppiato anche sul fronte politico, oltre che giudiziario, il caso del crac di Banca Etruria, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi sembrava sparita dai radar mediatici di giornali e tv. Ora archiviate le feste natalizie, il ministro al centro delle polemiche per i sospetti sul padre Pierluigi, già vicepresidente dell'istituto di credito aretino commissariato, si difende dalle pagine del Corriere della sera dando la colpa ai palinsesti televisivi: "Sono sempre stata qui a lavorare - ha detto - In Parlamento e in consiglio dei ministri. Banalmente, ho fatto qualche giorno di vacanza in famiglia e qualche giorno fuori con gli amici, come tanti". Il ministro è anche sorpreso dei dubbi sollevati sulla sua temporanea scomparsa: "Sinceramente non so dove sia il problema. Hanno detto, come se fosse una notizia, che in questo periodo non sono stata in televisione, ma nelle festività natalizie non ci sono trasmissioni politiche". Le accuse più feroci sono arrivate da Movimento Cinquestelle, in particolare dal blog di Beppe Grillo che ha lanciato accuse sessiste contro la Boschi e la dem Pina Picierno: "Il suo è sembrato un diversivo - ha risposto il ministro - Attaccano me perché sono in imbarazzo per i fatti di Quarto, che sono fatti seri". Al diversivo risponde con un altro diversivo e insiste: "Grillo sottovaluta sia l'intelligenza degli italiani che la rabbia dei suoi militanti ed elettori. Io non credo che riuscirà a sviare l'attenzione da Quarto prendendosela con me".

Le accuse - Quando si è difesa in aula a Palazzo Madama contro la mozione di sfiducia dei grillini, la Boschi ha promesso che nel caso in cui le accuse fossero state provate, si sarebbe subito dimessa. Una posizione che ribadisce ancora oggi e difende gli interventi del suo governo nella vicenda che coinvolge la sua famiglia: "Siamo intervenuti per salvare un milione di correntisi di quattro banche, perché non c'è solo Banca Etruria, Mi fa un po' specie che siano degli ex ministri che ora ci spiegano autorevolmente che cosa dovremmo fare, ma che quando erano ai loro posti si sono dimenticati di intervenire - ha detto, riferendosi per esempio alle accuse dell'ex ministro Renato Brunetta - Magari se fossero intervenuti tempestivamente quando c'era la necessità di farlo, oggi non ci troveremmo a dover gestire l'emergenza".

Conflitto d'interessi - Il nodo però resta il legame inevitabile tra la famiglia del ministro Boschi e il crac della Banca Etruria: "L'ipotesi di un mio conflitto di interessi è a dir poco fantasiosa - ha ribadito con le stesse parole usate in Aula - Ed è un po' surreale che rispetto a questa vicenda molto complessa e articolata che riguarda la fase che sta vivendo il sistema bancario italiano, si parli solo ed esclusivamente di Banca Etruria, che, anche per le sue dimensioni, ha un ruolo molto circoscritto".