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lunedì 11 gennaio 2016

Inps, il piano per il prepensionamento Boeri: come e chi lascia prima il lavoro

Pensioni ecco il piano dell'Inps per il prepensionamento




"Si può avere più flessibilità dall’Ue senza violare le regole dell’Unione, bisognerebbe però chiedere questa flessibilità per chiedere maggiore flessibilità nel prepensionamento, in uscita dal mondo del lavoro  "un passo che serve per ridurre la  disoccupazione giovanile". Lo ha affermato il presidente dell’Inps Tito Boeri, parlando a L’Intervista di Maria Latella su SkyTg24. "Le proposte che abbiamo fatto vanno in questa direzione. Andare un pò prima in pensione ma con qualche aggiustamento" ha evidenziato Boeri. Nell’immediato, ha aggiunto l’economista, ha dei costi per lo Stato ma nel medio termine no» è una soluzione che «non aumenta il debito pubblico. "Dare un pò di ossigeno all’economia, favorire l’occupazione giovanile" sono gli obiettivi di questa scelta, e, ha continuato Boeri, "abiamo verificato che nelle aziende private sono rimaste  persone non motivate, quindi aiutamoli a uscire gli over 55 anni con  un pò di penalizzazione".

Le buste arancioni - Sul mancato invio delle ’buste arancionì dell’Inps, quelle che consentivano ai cittadini di essere informati sulle previsioni di pensione, ci sono «voci che dicono che sia stato fatto perchè noi abbiamo proposto di tagliare i vitalizi. Se fosse vero sarebbe un fatto gravissimo». Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ospite a ’L’intervistà di Maria Latella su skytg24. Boeri ha precisato che per la spedizione di queste buste «noi non chiedevamo più soldi al Governo, chiedevamo solo di poter spostare delle somme all’interno del bilancio dell’Inps, visto che abbiamo una spesa contingentata per le spedizioni postali, e potevamo benissimo prelevarla da altri capitoli del nostro bilancio». Il risultato è che «chiedevamo questa flessibilità ma - ha ricordato Boeri
- per due volte qualcuno nel Parlamento ci ha fatto questo sgambetto di toglierci queste due righe dall’emendamento»

L'intervista - Panico in Borsa, ecco le dritte di Doris: "Cosa fare per non perdere tutto"

Ennio Doris, i consigli anti-crisi: "Niente panico, chi vende ora perde tutto"


Intervista a cura di Attilio Barbieri



Per la seconda volta nel giro di pochi giorni la Cina ha affossato i mercati finanziari di tutto il mondo. Era accaduto lunedì, quando l’indice della Borsa di Shanghai era arrivato a perdere il 7% ed è scattato lo stop alle contrattazioni. Il copione si è ripetuto giovedì. E si sono spente nuovamente le luci. Il risultato è stato identico: listini europei in profondo rosso, con Milano che ha perso quasi il 6% in una settimana. Colpita dalle vendite perfino Ferrari, ieri in calo del 3,25%. Una raffica di vendite ha affossato i bancari con Montepaschi in perdita del 6,24 da lunedì e Mediolanum addirittura oltre il 10% rispetto al valore del 30 dicembre. «I mercati sono entrati in una fase di correzione per una serie di ragioni. Alcune hanno una reale consistenza, altre invece sono soltanto delle scuse». A rispondere è proprio Ennio Doris, classe 1940, presidente e fondatore di Banca Mediolanum.

Cominciamo dalle scuse…

«Lo scoppio della bomba atomica in Corea del Nord che altro non è se non la polizza sulla vita per il regime di Pyongyang che vive fuori dal mondo e per sopravvivere deve tener chiuse le frontiere. Un'altra grande scusa è lo scontro fra Iran e Arabia Saudita: si tratta della stessa guerra di religione fra sunniti e sciiti scoppiata dopo la morte di Maometto. Ogni tanto attraversa periodi di maggiore virulenza, come ora». 

Ma col petrolio come la mettiamo? 

«Per il greggio il rischio è da sempre legato alla possibilità che i produttori tagliassero le forniture per asfissiare l'Occidente. Ma sta accadendo esattamente il contrario. C'è abbondanza di petrolio e alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, da consumatori si sono trasformati in produttori ed esportatori». 

Dunque l'unico vero rischio è la Cina? 

«Senza dubbio. Ma bisogna considerare che la seconda economia mondiale sta vivendo un cambiamento epocale. E in una prospettiva di medio termine sarà senza dubbio positivo: un'economia nata per l'esportazione e basata sul basso costo del lavoro si sta trasformando in un economia di consumo. Pian piano per la Cina i consumi interni stanno assumendo un’importanza fino a ieri sconosciuta. Milioni di consumatori si stanno affacciando sul mercato per la prima volta: un fenomeno positivo per l'Occidente. Difficile prevedere quanto possa durare questa fase di cambiamento. Ora siamo in mezzo al guado e la crisi trae origine anche da questo. Per noi è sono una questione di prospettiva». 

Prospettiva? In che senso? 

«È come se guardassimo a quel che sta accadendo con un occhio soltanto. Vediamo che il petrolio continua a scendere e che l’economia cinese non gira più come una volta e consuma meno materie prime. Sa invece cosa penso io? 

Ce lo dica… 

«Il greggio ai minimi degli ultimi dieci anni prepara la inevitabile fase di crescita successiva. Abbassandosi il costo del petrolio che è il vero carburante della ripresa, quando questa arriverà sarà forte. Gli investitori stanno riposizionandosi sui mercati per cogliere le opportunità di questo periodo e quelle del rimbalzo che arriverà. Molti vendono per essere liquidi e farsi trovare pronti a mettere i soldi dove si creeranno le occasioni con la svolta. Questa correzione è una grandissima opportunità per gli investitori». 

Occorrono però nervi saldi... 

«Sì, ma fino a un certo punto. Bisogna tener presenti due regole. Innanzitutto il denaro va investito a lungo termine. Attenzione poi a non concentrare tutte le risorse in un solo comparto produttivo o su un unico mercato. Dev’essere il contrario: massima diversificazione geografica e settoriale». 

E per chi avesse già investito? 

«I risparmiatori non possono comportarsi come i gradi investitori istituzionali che vendono e comperano in tutto il mondo. Se non sono sbilanciati verso una sola area o un unico settore non devono far altro che star fermi. Non fare nulla. Il vero rischio è muoversi nel momento sbagliato e amplificare perfino le perdite». 

Mediolanum ha chiuso dicembre con una raccolta netta da record, appena sotto il miliardo di euro ma il titolo in Borsa è fra quelli che hanno perso di più. Come lo spiega? 

«Quando un titolo fa tantissima strada è normale che sia fra i più venduti in una fase di riposizionamento come quella che stiamo attraversando».

domenica 10 gennaio 2016

Si chiama onda K, si legge disastro Così l'Italia tornerà in depressione

L'onda K travolgerà i sogni di ripresa e porterà altre tasse


di Carlo Cambi



Siamo in pieno inverno, ma il meteo non c' entra. Per Matteo Renzi si prospettano mesi durissimi, per gli italiani andrà ancora peggio. Non è questione di esser gufi, ma di guardare la realtà in faccia e non come fa il nostro premier che nasconde la polvere sotto il tappeto. Un esempio? Ce lo ha fornito il ragazzo di Pontassieve mentre scoppiava l' incendio cinese e si vantava dei dati sull' occupazione dicendo «il jobs act funziona, l' Italia è ripartita». Il punto è dove arriverà. Anche i dati dell' occupazione sono contraddittori: aumentano un po' gli occupati, ma s' ingrossa la massa degli inattivi. La verità per tattica, sciagurata, il premier non la dirà se non dopo che si sia tenuto il referendum istituzionale. Dunque in ottobre, ma è probabile che sia tardi ed è anzi possibile che alcuni dolorosissimi sacrifici siano richiesti già dalla Primavera. È bene che gli italiani se hanno due soldi li tengano stretti perché sul Paese sta per abbattersi una stangata che oscilla tra i 30 e i 40 miliardi. L' andamento a rilento dei saldi e l' inflazione inchiodata dimostrano peraltro che gli italiani non si fidano.

L' Italia rischia di affondare travolta dall' onda K. A comprovare che siamo nella fase di depressione secondaria ci sono i fatti di questi giorni, di queste ore. Chi conosce gli studi di Nikolaij Kondratiev (ce ne occuperemo più diffusamente) sa che esistono i cicli economici. Che il russo aveva distinto in quattro stagioni. L' inverno è la fase più acuta della depressione che al contrario delle altre stagioni (sviluppo, consolidamento, euforia finanziaria) ha una coda, appunto la depressione secondaria. Ebbene ci eravamo illusi nel 2008 che si fosse toccato il punto più basso dell' onda K.

Ma non abbiamo fatto i conti con la depressione secondaria. Ed è ragionevole ritenere che non prima del 2020 questa fase si esaurisca. Il fatto è che tutti gli indicatori di Kondratiev ora sono manifesti: bassa inflazione, interessi sul debito in calo, materie prime al minimo, surplus di liquidità. Secondo le analisi dei cicli precedenti l' esistenza di queste condizioni indica il caricamento della molla della ripresa. Ma oggi ci sono tre variabili ulteriori: la globalizzazione, l' instabilità del quadro politico internazionale, la cosiddetta curva del ciclo breve. In base a questa analisi a 9 trimestri di crescita ne seguono 3 di depressione. Mentre tutta Europa conosce da circa 9 trimestri una crescita (da quella impetuosa di Spagna e Irlanda a quella più contenuta di Germania e soprattutto Francia) l' Italia è il solo paese che ha avuto appena due trimestri di crescita. Abbiamo dunque agganciato non la fase ascendente, ma la coda della ripresa. A questo scenario va aggiunto che in Cina sta per esplodere la bolla immobiliare e che tuti i paesi emergenti sono in realtà in declino.

Il caso cinese rischia di essere drammatico per tre elementi: la Cina con la svalutazione dello yuan diventa ancora più competitiva e allo stesso tempo rischia di destabilizzare i mercati monetari, la Cina ha bisogno a questo punto di attrarre capitali, la Cina smetterà di comprare.

Ciò in Europa significherà che la Germania diverrà ancora più occhiuta nei conti interni all' Unione e ancora più aggressiva nelle politiche commerciali. A totale svantaggio dell' Italia. La cautela con cui la Banca Mondiale ha rivisto a ribasso le stime di crescita del Pil mondiale (2,9 con una contrazione dello 0,4% sulle precedenti previsioni) affermando che l' area Euro non andrà oltre l' 1,7% di crescita è un' ulteriore conferma dell' inverarsi dell' onda K. Quanto all' instabilità politica è inutile soffermarsi troppo: che l' Europa stia implodendo mentre i conflitti esplodono è cronaca quotidiana.

Date queste premesse l' Italia è il paese messo peggio di tutti e in questo quadro presenta a Bruxelles la legge di Stabilità. Anche se dovesse essere accettata è del tutto probabile che la previsione di crescita del Pil italiano all' 1,4% per quest' anno sia ampiamente sovrastimata. E allora? E allora scatterebbero le clausole di salvaguardia con aumento di Iva e accise (l' ammontare è appunto di 30 miliardi) ed immediato effetto depressivo sulla già flebile domanda interna. Non solo.

Nella manovra è prevista una riduzione del debito che però è in funzione della crescita. È di tutta evidenza che se salta la stima sul Pil sballano tutti i conti e dunque Renzi sarà costretto a rimetter mano al Fisco e al taglio dei servizi. Ed ecco che la batosta si avvia verso i 40 miliardi. Il premier sta solo cercando di comparsi tempo per non far coincidere il momento della verità con gli appuntamenti elettorali, mentre dovrebbe dire la verità al Paese e impostare una nuova politica economica a cominciare dalle ormai scomparse revisione della spesa.

Le uniche cose che Renzi e Padoan hanno fatto sono state stimolare la domanda con delle elemosine e giocare con i pesi fiscali. Un po' troppo poco per arginare l' onda K, ammesso che nel governo qualcuno sappia di che cosa parlava Nikolaij Kondratiev.

Tutti gli errori di Banca Etruria Maria Elena Boschi ora si confessa

Tutti gli errori di Banca Etruria. Maria Elena Boschi ora si confessa




Da quando è scoppiato anche sul fronte politico, oltre che giudiziario, il caso del crac di Banca Etruria, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi sembrava sparita dai radar mediatici di giornali e tv. Ora archiviate le feste natalizie, il ministro al centro delle polemiche per i sospetti sul padre Pierluigi, già vicepresidente dell'istituto di credito aretino commissariato, si difende dalle pagine del Corriere della sera dando la colpa ai palinsesti televisivi: "Sono sempre stata qui a lavorare - ha detto - In Parlamento e in consiglio dei ministri. Banalmente, ho fatto qualche giorno di vacanza in famiglia e qualche giorno fuori con gli amici, come tanti". Il ministro è anche sorpreso dei dubbi sollevati sulla sua temporanea scomparsa: "Sinceramente non so dove sia il problema. Hanno detto, come se fosse una notizia, che in questo periodo non sono stata in televisione, ma nelle festività natalizie non ci sono trasmissioni politiche". Le accuse più feroci sono arrivate da Movimento Cinquestelle, in particolare dal blog di Beppe Grillo che ha lanciato accuse sessiste contro la Boschi e la dem Pina Picierno: "Il suo è sembrato un diversivo - ha risposto il ministro - Attaccano me perché sono in imbarazzo per i fatti di Quarto, che sono fatti seri". Al diversivo risponde con un altro diversivo e insiste: "Grillo sottovaluta sia l'intelligenza degli italiani che la rabbia dei suoi militanti ed elettori. Io non credo che riuscirà a sviare l'attenzione da Quarto prendendosela con me".

Le accuse - Quando si è difesa in aula a Palazzo Madama contro la mozione di sfiducia dei grillini, la Boschi ha promesso che nel caso in cui le accuse fossero state provate, si sarebbe subito dimessa. Una posizione che ribadisce ancora oggi e difende gli interventi del suo governo nella vicenda che coinvolge la sua famiglia: "Siamo intervenuti per salvare un milione di correntisi di quattro banche, perché non c'è solo Banca Etruria, Mi fa un po' specie che siano degli ex ministri che ora ci spiegano autorevolmente che cosa dovremmo fare, ma che quando erano ai loro posti si sono dimenticati di intervenire - ha detto, riferendosi per esempio alle accuse dell'ex ministro Renato Brunetta - Magari se fossero intervenuti tempestivamente quando c'era la necessità di farlo, oggi non ci troveremmo a dover gestire l'emergenza".

Conflitto d'interessi - Il nodo però resta il legame inevitabile tra la famiglia del ministro Boschi e il crac della Banca Etruria: "L'ipotesi di un mio conflitto di interessi è a dir poco fantasiosa - ha ribadito con le stesse parole usate in Aula - Ed è un po' surreale che rispetto a questa vicenda molto complessa e articolata che riguarda la fase che sta vivendo il sistema bancario italiano, si parli solo ed esclusivamente di Banca Etruria, che, anche per le sue dimensioni, ha un ruolo molto circoscritto".

Dramma sulle Alpi: morti due italiani Travolti da una valanga, ci sono dispersi

Dramma sulle Alpi svizzere: morti due italiani. Travolti da una valanga, ci sono dispersi




Due alpinisti piemontesi della Val d'Ossola sono morti dopo essere stati travolti da una valanga in Svizzera, vicino il passo del Sempione, nel Canton Vallese. Ferito invece un terzo sciatore che è riuscito a segnalare l'incidente e allertare i soccorsi. Secondo la polizia svizzera, i tre stavano facendo un'escursione con pelli di foca. Le vittime sono Davide Battro, 21 anni, e Manuel Tavoro, 25 anni. Sul posto proseguono le ricerche per trovare altri escursionisti dispersi.

"Super-rottamazione" Fiat, basta la targa Quanto si paga in meno per l'auto nuova

Fiat, via alla "super-rottamazione": 2.000 euro per ogni auto con una targa




Basta una targa e una carta di circolazione per rottamare un'auto Fiat. A Torino la chiamano la "SuperRottamazione FCA, la più ampia della storia", ed è la nuova campagna di incentivi di Fiat-Chrysler: un gettone di 2.000 euro per veicoli a due, tre o quattro ruote di Fiat, Lancia, Alfa Romeo (MiTo e Giulietta) e Fiat Professional (con un incentivo massimo di 2.500 euro per i veicoli in pronta consegna). Lo sconto per chi rottamando la vecchia auto ne acquista una nuova vale sia per clienti privati sia per liberi professionisti ed aziende. In totale, come riporta Repubblica, si stima una platea di 20 milioni di auto in Italia.

L'esclusiva di Libero sui due marò: sono innocenti, ecco il documento

C'è la prova che i marò sono innocenti Il documento esclusivo di Libero


di Chiara Giannini 



A sparare ai due pescatori del Saint Antony non furono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: a confutare ogni dubbio arriva l'analisi, da parte del perito Luigi Di Stefano e dei suoi collaboratori, di Annex 3, ovvero il Charge Sheet, il documento finale inviato dagli inquirenti indiani alla magistratura di quel Paese e depositato all' Itlos (il Tribunale del mare di Amburgo) e che riepiloga fatti e rilievi relativi al caso che coinvolge i due fucilieri di Marina. Un documento di cui la corte che si riunirà all' Aja dovrà tener conto e dal quale appare chiaro un fatto: New Delhi nasconde la verità, ovvero che un ruolo chiave nella vicenda l' ha avuta la nave greca Olympic Flair.

Il raffronto del diario di bordo redatto dal comandante della nave italiana con le dichiarazioni e i rilievi della posizione della nave greca consente di affermare con certezza che non solo i greci mentono, ma che l' India fosse a conoscenza di tutta la questione. Partendo dal presupposto che le due petroliere sono così simili da poter essere confuse, dalla documentazione risulta che la Olympic Flair, il 15 febbraio 2012, denunciò un attacco pirata messo in atto da due imbarcazioni. La denuncia è riportata dall' International maritime organization, ovvero l' ente che registra tutti gli attacchi di pirateria. Dal documento risulta che alle 16.50 UTC (le 22.20 ora locale) in posizione 9:57N - 076:02E, la nave era ancorata «a circa 2.5 miglia a sud del terminale petrolifero di Kochi, India». Ad attaccare furono circa «20 briganti su due imbarcazioni. I pirati desistevano sia per l' allarme sia per la partenza della petroliera».

Come si ricorderà, la Lexie, peraltro vuota e che procedeva a velocità di crociera, fu assalita da un solo barchino pirata e fu necessario sparare colpi in acqua per far desistere i malviventi, mentre chi era a bordo della nave greca, con carico e ancorata, dichiarò di aver usato solo gli idranti per far fuggire i malintenzionati. Ed ecco il primo punto che desta non pochi dubbi: i greci inizialmente negarono i fatti, ma poi li ammisero anche intervistati dai media italiani, dichiarando a quel punto che sulla loro petroliera c' erano alcuni contractors. Di questo attacco pirata sul documento presentato all' Itlos non c' è traccia.

In realtà la Guardia costiera indiana era a conoscenza dell' accaduto, visto che sul diario di bordo della Enrica Lexie, redatto dal comandante Umberto Vitelli, nelle sue funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria, sono riportati. Fu proprio la Guardia costiera ad avvertire Vitelli dell' attacco alle 18.30, ben 4 ore prima rispetto all' orario poi dichiarato dal personale della petroliera greca. Anche perché i militari indiani dichiararono di aver sequestrato le due barche pirata. Al momento dell' approdo del Saint Antony, peraltro, l' armatore Freddy Bosco dichiarò alla tv locale del Kerala Venad News di aver sentito «un rumore enorme». Un rumore non certo imputabile a un colpo di fucile calibro 5.56 che in mare aperto a 100-200 metri di distanza forse non è neanche udibile, ma ai razzi a mano usati dai contractors della Diaplous. Il punto principale, però è il seguente: la Olympic Flair non poteva essere a 2,5 miglia a sud del terminale petrolifero di Kochi perché all' ora del presunto attacco a due miglia di distanza si trovava ancorata la Enrica Lexie, scortata dai guardacoste Lakghinbai e Samar e in volo c' era il Dornier, un aereo della Guardia costiera indiana. Come è possibile che i pirati abbiano deciso di attaccare una nave con tanti militari attorno? E come è possibile che dalla Lexie nessuno si sia accorto di niente? Forse perché la Olympic Flair alle 22.20 non era dove dichiarato, ma come è possibile rilevare dai dati del sistema Ais, più volte spento e riacceso, altrove.