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martedì 29 dicembre 2015

Bossetti fuori dal carcere per papà: i suoi 50 minuti di lacrime e dolore

Massimo Bossetti alla camera ardente di suo padre Giovanni: 50 minuti di lacrime tra i parenti


Cinquanta minuti di dolore e lacrime nella camera ardente dell'Hospice di Bergamo. Tanto è stato il tempo concesso a Massimo Giuseppe Bossetti per salutare il padre Giovanni, morto a 73 anni dopo una grave malattia aggravata, secondo i famigliari, dalla vicenda giudiziaria che ha travolto l'operaio di Mapello. Bossetti, in arresto dal giugno 2014 con l'accusa di aver ucciso la 13enne Yara Gambirasio, è stato scortato da sei agenti fuori dal carcere di via Gleno. Arrivato alla camera mortuaria verso le 11 di domenica mattina, i cronisti lo descrivono "leggermente appesantito" ma soprattutto distrutto dal dolore. Ha abbracciato a lungo la madre Ester Arzuffi, la sorella gemella Laura Letizia (insieme al marito Osvaldo Mazzoleni), il fratello minore Fabio con la moglie e gli altri parenti accorsi per salutare l'anziano, scomparso a Natale. Nell'ultimo mese a Bossetti ha ottenuto due volte il permesso di fare visita al padre in ospedale. Secondo i periti dell'accusa, il padre naturale di Bossetti non sarebbe Giovanni ma Giuseppe Benedetto Guerinoni, autista di pullman scomparso nel 1999. "Siamo figli di Giovanni Bossetti - hanno sempre ribadito Massimo Bossetti e la sua sorella gemella Laura Letizia -. E siamo fieri di esserlo. Noi figli porteremo al collo una catenina con l'immagine di nostro padre".

Rimpasto: l'alfaniana, il bersaniano e... ecco a chi Renzi regalerà una poltrona

Governo, il rimpasto di Renzi: un ministero a Ncd, posti per il bersaniano e la sindacalista Cgil


Governo, il rimpasto di Renzi: un ministero a Ncd, posti per il bersaniano e la sindacalista Cgil
La Vignetta (Satira)  di Benny

Il rimpasto di governo non è più un'ipotesi o una suggestione, ma una certezza. Il premier Matteo Renzi ha deciso di consegnare qualche posto all'alleato Ncd, ai nemici interni bersaniani e alla Cgil per blindare l'esecutivo in un momento di accerchiamento e difficoltà evidenti. È Repubblica a tracciare le linee delle grandi manovre a Palazzo Chigi. A fine gennaio il Ministero degli Affari regionali lasciato libero un anno fa da Maria Carmela Lanzetta andrà al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano: nel toto-nomi, accanto a Dorina Bianchi, spuntano ora Laura Bianconi e Federica Chiavaroli. 

Una poltrona per tutti - Dopo aver accontentato il compagno di maggioranza, Renzi potrebbe concentrarsi sulla mossa per disinnescare le contestazioni dentro il Pd. Cosa ci sarebbe di meglio, allora, se non dare una poltrona a uno storico uomo di Bersani come l'ex governatore emiliano Vasco Errani, uscito indenne dalle inchieste della magistratura bolognese? Al più potente politico dem nella regione rossa toccherebbe il posto di viceministro dello Sviluppo di Claudio De Vincenti. Se non ci fossero le condizioni per portare in squadra Errani, Renzi vorrebbe Teresa Bellanova, oggi sottosegretario al Lavoro. Nome forte perché lei, sindacalista della Cgil, diventerebbe il volto del "sindacato buono, moderno e costruttivo", almeno secondo le interpretazioni del premier. Altro capitolo: il viceministro degli Esteri. A sostituire il dimissionario Lapo Pistelli dovrebbe essere Enzo Amendola vicino al ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina e gradito al ministro Paolo Gentiloni.

Schiaffo a Cav e Verdini - L'operazione di rafforzamento di governo e maggioranza arriverebbe anche in Parlamento, dove il forzista Nitto Palma potrebbe essere sostituito alla presidenza della Commissione Giustizia dall'alfaniano Nino D'Ascola. Sorprenderebbe, sottolinea Repubblica, lo schiaffo a Denis Verdini: nessuno dei suoi uomini "responsabili", potenzialmente decisivi soprattutto al Senato per la sopravvivenza del governo, verrebbe incluso nel giro di nomine. 

I grillini cacciano la senatrice che in aula aveva difeso la Boschi

Serenella Fuksia espulsa dai 5 Stelle



Il referendum lanciato dal blog di Beppe Grillo s'è concluso con l'espulsione della senatrice Serenella Fucksia, colpevole, secondo i M5S, di non aver restituito parte dello "stipendio da parlamentare" per sei mesi. Contro di lei il 92,6% dei votanti. Molti, però, come l'ex grillino Walter Rizzetto, la difendono, sostenendo che la rendicontazione è stato il casus belli (molti parlamentari erano in ritardo) per espellere dal Movimento la senatrice diventata 'scomoda' per aver difeso la Boschi. E per avere nei mesi scorsi spesso votato contro la linea politica 5Stelle. Poco prima che venisse pubblicato l'esito della votazione, la senatrice aveva annunciato su Facebook di aver restituito tutti i soldi che erano rimasti in sospeso. Ma non è servito per evitare l'allontanamento dal M5S.

DA GENNAIO Si potranno denunciare i banchieri che truffano

Contro le truffe bancarie ok alle spiate anonime allo sportello


di Francesco de Dominicis


Basterà una spiata anonima a evitare altri casi di risparmio tradito? Sarà sufficiente la delazione tra colleghi a far cambiare il funzionamento delle banche e a renderle più trasparenti? Oppure il whistleblowing, vale a dire il meccanismo che da gennaio consentirà, a chi lavora in banca, di riferire anomalie interne, sarà solo l' ennesimo scudo legale per l' industria finanziaria italiana?

Tra pochi giorni - con le banche del nostro Paese ancora una volta nell' occhio del ciclone per i casi Chieti, Etruria, Ferrara e Marche - diventa operativo anche nelle aziende bancarie il nuovo sistema sulle soffiate aziendali. Entro il 31 dicembre tutti gli istituti di credito devono dotarsi di una speciale piattaforma informatica per l' anticorruzione. Un software da far girare sulla rete aziendale che consenta ai dipendenti di segnalare - restando protetti - leggi calpestate o regolamenti violati, sia interni sia delle autorità di vigilanza: dal falso in bilancio alle mazzette per i prestiti o i mutui, dalle operazioni finanziarie illecite alle frodi, fino ai test falsificati per gli investitori (tanto per rimanere nella stretta attualità).

Dal primo gennaio, dunque, scatta il whistleblowing allo sportello: da parte degli addetti ai lavori c' è grande interesse e pure un po' di scetticismo. Un po' perché il sistema è nuovo e quindi non ci si attende una svolta in tempi rapidi; un po' perché la figura della "gola profonda", in Italia (per storia e per cultura), non è particolarmente ben vista. Il rischio è che le banche si mettano addosso un mantello elegante da esporre a governo e vigilanza sotto il quale continuare a fregare correntisti e risparmiatori.

In passato, iniziative di sistema (a esempio Pattichiari) nate per migliorare la relazione coi client si sono rivelate non solo fallimentari, ma addirittura opposte rispetto alle mire originarie (la lista dei bond sicuri Pattichiari conteneva il titolo Lehman Brothers il 15 settembre 2008, il giorno in cui la major americana portò i libri in tribunale).

Tuttavia, l' Abi crede parecchio alla novità e alla figura del whistleblower (cioè chi soffia nel fischietto). Tant' è che l' organizzazione presieduta da Antonio Patuelli ha in qualche modo sponsorizzato il meccanismo in una recente lettera inviata a tutti gli istituti associati.

Secondo l' Associazione bancaria «un sistema interno di segnalazione delle violazioni rappresenta uno strumento di prevenzione e correzione di atti o fatti che possano costituire una violazione delle norme, favorendo e tutelando il comportamento positivo del dipendente che, venuto a conoscenza della illiceità o illegittimità del comportamento» di un collega «decida di segnalare tali atti o fatti agli organi preposti». Non solo. Ilwhistleblowing «può rappresentare uno strumento importante per il costante rispetto dei canoni di trasparenza e di integrità nella propria azione e un utile «campanello d' allarme» che consente di adottare le appropriate misure prima che la reputazione «esterna risulti intaccata». La materia è complessa e assai articolato è il funzionamento della delazione interna che, una volta verificato il caso denunciato, può portare all' esposto alla procura della Repubblica o alla segnalazione a Banca d' Italia e alla Consob.

A leggere le carte riservate della Confindustria delle banche dovremmo essere di fronte a una svolta epocale. Eppure, è meglio non cantar vittoria troppo presto. La stessa Abi spiega che «la segnalazione da parte del dipendente è libera e volontaria». Non ci sono sanzioni, per nessuno. Un "baco", questo, che indebolisce l' intera architettura delle denunce segrete. Ci si chiede, quindi, se questo strumento riuscirà a prevenire casi, come quelli emersi dall' inchiesta su PopEtruria, di profili di rischio alterati in modo da vendere a un cliente poco esperto anche prodotti finanziari complessi; oppure se col whistleblowing sarà ancora possibile, per un alto dirigente di banca, truccare i bilanci o firmare contratti per l' acquisto di titoli tossici (come i derivati del Monte dei paschi di Siena).

E c' è da chiedersi, ancora, se le autorità di vigilanza - al centro delle polemiche per i mancati controlli sulle quattro banche quasi fallite oltre che per le decisioni tardive sul commissariamento e sulla risoluzione - continueranno a essere troppo timide (termine usato dal direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi) in attesa di una volenterosa gola profonda.

DOPO LE BANCHE... Conflitto d'interessi Inps Nuova mina nel governo

Il direttore Inps indaga sul buco che ha fatto lui


di Giacomo Amadori

Il direttore Inps indagasul buco che ha fatto lui

In un periodo in cui si discute di possibili conflitti di interesse da parte di ministri più o meno coinvolti nel cosiddetto "Salva-banche", in pochi si sono accorti di un altro paradosso che riguarda i vertici dell' Inps, e in particolare l' attuale direttore generale Massimo Cioffi. Una vicenda che fa tornare alla mente le disavventure dell' ex presidente dell' Inps Antonio Mastrapasqua.

Infatti l'istituto previdenziale ha in corso accertamenti sugli accordi firmati dal gruppo Enel con 11 mila lavoratori in uscita ai tempi in cui il capo del personale era lo stesso Cioffi. Nel pentolone dell' esodo incentivato, esonerato dal pagamento dei contributi, l' azienda elettrica  avrebbe inserito le mensilità aggiuntive e i Tfr, voci per cui è, invece, obbligatorio il pagamento dei contributi previdenziali. In sostanza, per quei lavoratori esodati non sarebbero state volutamente pagate le "marchette" aggirando la normativa vigente, e il danno per le casse dello Stato sarebbe di circa 20 milioni di euro. L' accertamento dell' Inps è iniziato nel febbraio del 2014 a seguito di una segnalazione da parte della Guardia di Finanza e sta proseguendo su 12 società del gruppo.

Le Fiamme Gialle avevano informato la Direzione centrale entrate contributive dell' istituto previdenziale dei presunti illeciti commessi dall' Enel e l' Inps decise di acquisire tutta la documentazione relativa, compresi gli accordi firmati da Cioffi. Il quale era evidentemente a conoscenza delle contestazioni. Dopo cinque mesi di grattacapi, nel luglio del 2014, Cioffi ha lasciato la poltrona che scotta e il 27 febbraio di quest' anno è approdato al nuovo e prestigioso incarico di dg dell' Inps. Un ruolo che, come vedremo, lo ha reso direttamente responsabile delle indagini sul buco causato dall' ufficio che dirigeva all' Enel. A questo bisogna aggiungere che il presidente Tito Boeri lo ha scelto nonostante la presunta mancanza dei requisiti di Cioffi denunciata dal suo predecessore Mauro Nori alla Presidenza della Repubblica. Un ricorso pendente davanti al Tar del Lazio.

Intanto la Procura di Nocera Inferiore sta indagando sul presunto conflitto di interessi del dg. È un filone della cosiddetta inchiesta "Mastrolindo", riguardante i verbali ispettivi dolosamente gonfiati per ottenere premi e incentivi non dovuti. La procura nocerina nell' ambito delle sue investigazioni ha ascoltato, tra gli altri, Daniela Carlà, già presidente del collegio dei sindaci Inps, ora all'Inail, che più volte ha denunciato il mal costume interno all'istituto, Rosanna Casella, ex direttore centrale delle Risorse strumentali attualmente al Bilancio, e Fabio Vitale, direttore della Vigilanza, sospeso a settembre per motivi disciplinari per fatti risalenti ai tempi in cui era direttore della Toscana. Vitale è il dirigente che ha portato avanti gli accertamenti sul caso Enel chiedendo che fossero chiusi in tempi brevissimi e mettendo in evidenza il grave conflitto del direttore generale.

La sospensione di Vitale è stata firmata dallo stesso Cioffi. Successivamente la direzione Vigilanza senza più il suo direttore è stata affidata alla vicaria scelta dallo stesso dg, Maria Giovanna Cassiano, ex dirigente della Vigilanza in Calabria e ora promossa collaboratrice di Boeri presso l' ufficio di presidenza. Ma la separazione di ruoli sarebbe stata solo formale. Infatti il direttore generale con una lettera del 28 ottobre del 2015 ha chiesto al suo vicario, Antonello Crudo, e a Gabriella Di Michele, direttore centrale Entrate contributive, di essere direttamente informato su tutti gli sviluppi della vicenda. A dispetto di ciò in una recente nota ufficiale dell' Inps si legge che Cioffi «per evitare qualsiasi ipotesi di conflitto d' interessi, anche solo potenziale, d' intesa con il presidente ha disposto che qualsiasi informazione riguardante procedimenti Enel non fosse portata a sua conoscenza, bensì a quella del presidente». La verità è che quando è emerso che la procura di Nocera indagava sull' affaire, Boeri, preoccupato, ha ufficialmente avocato a sé l' indagine.

Nonostante questo, autorevoli fonti interne dell' istituto hanno raccontato a Libero che Di Michele continuerebbe a organizzare incontri di lavoro per informare il dg sugli esiti finali degli accertamenti ispettivi nei confronti dell' Enel che con i nuovi filoni aperti dovrebbero far registrare alla fine un debito, tra mancati contributi e sanzioni civili, di oltre venti milioni di euro. Paradossalmente Boeri, nel corso dell' ultima audizione tenuta presso la Commissione bicamerale di controllo sugli enti previdenziali ha lanciato il grido d' allarme sull'ingente quantità di crediti contributivi (95 miliardi) che l' Inps non riscuote o che non vengono saldati. Per questo ha denunciato «i furbetti che non pagano i contributi». Peccato che tra questi dovrebbe inserire pure il suo direttore generale che con la sua gestione ai tempi dell' Enel ha mandato in corto circuito i conti del cosiddetto Fondo dei lavoratori del settore elettrico dell' Inps. Ma se il conflitto di interessi è evidente, resta da verificare l' eventuale dolo dell' uomo che vuole tagliare il 20 per cento del personale Inps e gestire in house gli appalti informatici (del valore di centinaia di milioni) al di fuori delle regole della Consip, la società del ministero dell' Economia e delle finanze che gestisce le gare pubbliche. Di Cioffi si è occupato una ventina di giorni fa pure il Fatto quotidiano; subito Enel e Inps hanno inviato due distinte rettifiche, con cui, in realtà, hanno offerto ben quattro conferme: l' esistenza del buco previdenziale, del conflitto d' interessi («anche solo potenziale»), delle indagini della Guardia di finanza e dell' Inps. Delle indagini di Nocera, invece, nulla sapevano.

Da gennaio stangata-autostrade per otto milioni di automobilisti

Autostrade, da gennaio raddoppia il costo del Telepass



Da gennaio costerà di più viaggiare in autostrada per gli abbonati a Telepass. Come riporta il quotidiano "Il Tempo", già a partire da qualche settimana gli 8 milioni di consumatori che utilizzano Telepass hanno ricevuto la nuova proposta da parte dell' azienda.
L' opzione Premium passerà dagli 0,78 euro mensili a 1,50 euro. Mentre i clienti Tele pass Family sborseranno 4,50 euro a trimestre, invece degli attuali 2,33 euro. Telepass Twin cambia da un costo trimestrale di 4,13 euro a 6,30 euro. Opzione Premium da un canone trimestrale di 2,33 euro passa a 4,50 euro. I clienti avranno 2 mesi di tempo (60 giorni), dalla ricezione della lettera per recedere dal contratto, in caso contrario le modiche verranno considerate valide da entrambi le parti.

A quei clienti che opteranno di scegliere l' abbonamento Premium (costo di 1,5 euro al mese) verrà offerto il soccorso su tutta la rete stradale. Inoltre per i vecchi abbonati, il canone mensile di 0,78 euro resterà uguale per tutto il 2016.

lunedì 28 dicembre 2015

Banca Etruria contro la Boschi: spunta un clamoroso documento

Quando papà Boschi e Banca Etruria accusavano dei conti in rosso il governo di Renzi e Maria Elena Boschi



Il Cda di Banca Etruria accusava il governo di Matteo Renzi di aver provocato i conti in rosso dell'istituto. Clamoroso per varie ragioni: primo, perché sta emergendo come gli stessi vertici dell'istituto poi commissariato da Bankitalia avessero fatto di tutto per truccare i conti fregando, di fatto, i propri risparmiatori. Secondo, perché il vicepresidente di Banca Etruria era Pierluigi Boschi mentre il governo pesantemente attaccato era quello in cui sedeva, con un ruolo centrale, sua figlia Maria Elena Boschi. 

A svelare l'altra faccia del conflitto d'interessi che ha portato alla mozione di sfiducia, respinta, contro il ministro delle Riforme è Franco Bechis, su Libero in edicola oggi lunedì 28 dicembre. "Del peggioramento dei conti creditizi nei primi nove mesi 2014, il cda della Etruria aveva dato colpa nella sua relazione in buona parte a Matteo Renzi e al suo governo, che avevano peggiorato la situazione economica italiana (danneggiando così indirettamente pure la popolare aretina) rispetto al periodo più felice in cui a guidare l'Italia c'era Enrico Letta". "Dopo la stabilizzazione dell'attività nella seconda metà del 2013 -  si legge in quel documento -, l'economia italiana è tornata ad indebolirsi nella primavera di quest'anno per il calo degli investimenti. Nel secondo trimestre 2014 il Pil italiano è sceso dello 0,2% rispetto al primo trimestre, la flessione dell'attività ha interessato tutti i maggiori comparti produttivi (…) Nel terzo trimestre 2014 il Pil avrebbe segnato una nuova lieve flessione (…) Il recupero della fiducia di famiglie e imprese, in atto dalla fine dello scorso anno, si è interrotto nell'estate...".