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venerdì 18 dicembre 2015

La legge per salvare il papà Quel voto che imbarazza la Boschi

Anche la Boschi ha votato la legge per salvare il papà


di Franco Bechis


Maria Elena Boschi, ministro dei rapporti con il Parlamento e delle riforme istituzionali era regolarmente presente al consiglio dei ministri in cui è stata ideata e sottoposta al giudizio collegiale da Matteo Renzi la norma cosiddetta "salva papà Boschi", quella contenuta all' articolo 35, comma 3 del decreto legislativo di recepimento della direttiva 2014/59/Ue del 15 maggio 2014. Lei per altro aveva sempre sostenuto di non avere partecipato al consiglio dei ministri del 22 novembre scorso che varò il provvedimento salva-banche che riguardava fra le altre anche quella Banca popolare dell' Etruria e del Lazio di cui il padre Pier Luigi era stato vicepresidente fino a febbraio 2015. Ma non è in quel testo che è contenuto lo scudo alzato dal governo a protezione degli amministratori delle banche oggetto di procedura di risoluzione nei confronti dei creditori sociali a cui è impedita ogni azione di rivalsa. La norma come spiegato ieri da Libero è invece nel testo che recepiva la direttiva europea, sul cui impianto poi si poggia tutto il salva-banche. Quel decreto legislativo è approdato in consiglio dei ministri in tre occasioni. Nella prima- il 10 settembre scorso- i ministri hanno approvato per la prima volta il testo che conteneva lo scudo per papà Boschi approvandolo come schema di decreto. E nel registro delle presenze della segreteria del consiglio dei ministri risulta la partecipazione ai lavori anche del ministro Boschi.

C' era, ma essendo segretato quel verbale, senza la divulgazione da parte del presidente del Consiglio Renzi non è possibile conoscere il comportamento tenuto dalla Boschi durante la discussione e l' approvazione dello schema di decreto. Di certo è stata poi lei a trasmetterlo con lettera di accompagnamento a sua firma ai presidenti delle Camere. Ma qui non c' è alcun tipo di conflitto di interesse: è il suo lavoro, e la lettera è una prassi per ogni provvedimento che esce dal consiglio dei ministri, indipendentemente dal suo contenuto.

Il decreto legislativo con la salva papà Boschi è poi passato alle Camere per i pareri necessari resi dalle commissioni di merito, che lo hanno poi licenziato il 4 novembre con un parere non vincolante in cui si proponevano al governo alcune valutazioni "possibili", senza però chiedere modifiche al testo, tanto meno a quell' articolo 35 che nessuno aveva notato, nemmeno i rapporti degli uffici studi parlamentari. Il 6 novembre il decreto è tornato in consiglio dei ministri per l' approvazione finale a dire il vero in identico testo. Quella sera con un piccolo giallo il provvedimento risultava esaminato, ma non licenziato. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, lo disse alla stampa dopo con qualche imbarazzo, non fornendo grandi spiegazioni. Ne nacque un piccolo giallo, ma molti se lo spiegarono con le caratteristiche di quella serata: i lavori del consiglio dei ministri erano stati turbati dagli strascichi di un duello a distanza, piuttosto puntuto, fra Renzi e il senatore Pd Corradino Mineo, che aveva alluso la subalternità del premier a «una donna bella e decisa». In ogni caso dal registro delle presenze a quel consiglio dei ministri non risulta la partecipazione ai lavori della Boschi. Così come non risulta nemmeno alla riunione dei sette giorni dopo quando il decreto legislativo con la norma salva papà Boschi è stato definitivamente licenziato per andare alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale il giorno 16 novembre.

Come spiegato ieri da Libero quello scudo che impedisce l' azione dei creditori sociali nei confronti degli ex amministratori delle banche sottoposte a risoluzione non era previsto in alcun passaggio dalla direttiva europea a cui si faceva riferimento. Anzi, la direttiva raccomandava agli stati membri l' esatto opposto: di non fare venire meno i diritti di rivalsa sanciti dai rispettivi ordinamenti civili e penali. È stata una invenzione del governo italiano. I parlamentari che non erano così preparati sulla materia, non se ne sono accorti. Ma quella differenza con una certa sorpresa è stata notata in Bankitalia e in Abi durante gli incontri tecnici per la valutazione del testo legislativo. E il governo ha provato a difendersi arrampicandosi sui muri: «Abbiamo messo quello scudo, rifacendoci all' articolo 37, comma 9 della direttiva europea». Una scusa bella e propria, perchè lì veniva solo «non precluso» agli stati membri «la facoltà di conferire alle autorità di risoluzione ulteriori strumenti e poteri esercitabili quando un ente o un' entità soddisfa le condizioni per la risoluzione, purché a) ove applicati a un gruppo transfrontaliero, tali poteri non siano di impedimento all' efficace risoluzione di gruppo; e b)siano coerenti con gli obiettivi della risoluzione e con i principi generali che la disciplinano». Ulteriori strumenti e poteri conferiti alle autorità di risoluzione, non l' immunità di fronte ai creditori sociali per papà Boschi. C' è una bella differenza.

I parlamentari, ignari di questo problemino, si sono accapigliati su altri punti del decreto legislativo, preoccupati perfino di difendere i diritti «dei piccoli enti locali» che erano azionisti delle banche che poi avrebbero affrontato la procedura di risoluzione.

giovedì 17 dicembre 2015

Diocesi di Aversa - Video IV Domenica di Avvento 2015: il Commento di Mons. Spinillo

Diocesi di Aversa IV Domenica di Avvento 2015: il Commento di Mons. Spinillo


a cura di Gaetano Daniele


Mons. Angelo Spinillo
Vescovo di Aversa

"Viviamo la IV Domenica di Avvento portando ancora nella mente e nel cuore la giornata di Apertura del Giubileo della Misericordia anche nella nostra Diocesi”. Nel commentare il vangelo di domenica prossima, 20 dicembre 2015, Mons. Angelo Spinillo ringrazia i “tantissimi fratelli e sorelle che hanno camminato con noi verso la Cattedrale. Resta il rammarico  di non averli potuti accogliere tutti, ma la testimonianza di un popolo in cammino verso la Misericordia di Dio è qualcosa di cui essere grati”.

Questa Quarta Domenica ci mette davanti agli occhi l’immagine di Maria, colei che va a far visita alla cugina Elisabetta, che per tutta la vita aveva atteso un figlio, così come lo attende tutta l’umanità. “Viviamo gli ultimi giorni dell’Avvento con l’animo aperto alla contemplazione della Misericordia di Dio Padre, che ci chiama ad essere partecipi della sua carità”.


La lettera dell'Isis al ministro Orlando: Minaccia: "Entreremo a Roma e ti..."

Isis, lettera di minacce al ministro della Giustizia Andrea Orlando: "Entreremo a Roma e ti taglieremo la testa"




Il ministro della Giustizia Andrea Orlando potrebbe essere finito nel mirino dell'Isis: una busta contenente una lettera minatoria scritta in arabo e proiettili di kalashnikov è stata recapitata questa mattina al Ministero della Giustizia in via Arenula a Roma. L'indirizzo sulla busta è stato scritto in lingua inglese mentre nel testo si legge: "Entreremo a Roma e taglieremo la tua testa per quello che hai fatto", con la dicitura "Allah Akbar". Il foglio di minacce recapitato al ministro Orlando riporta l'immagine della bandiera nera dell'Is.

Solidarietà al ministro - Al ministro è arrivata la solidarietà del Pd, della maggioranza e degli organi della magistratura, dal nostro blog, il Notiziario sul web, dal Csm ai vari sindacati interni: "Non saranno le minacce inquietanti nei confronti del ministro Orlando a condizionare il nostro lavoro di tutti i giorni per dare ai cittadini maggiore sicurezza e serenità nella vita quotidiana. Siamo fortemente impegnati, e lo saremo sempre di più, nel contrastare il terrorismo e la criminalità", è il commento a caldo di Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera. "Al ministro Orlando, nell'esprimere la solidarietà mia personale e di tutti i deputati del Pd, l'invito a proseguire nella sua efficace azione di governo".

Milano, allarme bomba in una scuola poco prima dell'incontro sull'islam

Milano, allarme bomba in una scuola di Cinisello Balsamo: evacuati 3.500 studenti

Allarme bomba a Milano. All'istituto Parco Nord di Cinisello Balsamo sono evacuati 3500 studenti

Allarme bomba all'istituto Parco Nord di Cinisello Balsamo, nel Milanese: sono stati evacuati 3.500 studenti delle scuole superiori. L'allarme sarebbe arrivato proprio prima dell'incontro sull'Islam, dal titolo "Noi e i musulmani". Una telefonata anonima ha avvisato della presenza di un ordigno nell'edificio. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Sesto San Giovanni (Milano) insieme agli artificieri e il Nucleo Cinofili.

Ritirati tutti gli ovetti Kinder dai negozi: "I vostri bambini rischiano la vita..."

Ritirati tutti gli ovetti Kinder dai negozi: "I vostri bambini rischiano la vita"




Bandito l'Ovetto Kinder, la piccola gioia cioccolatosa ingurgitata con gusto dai bimbi di tutto il mondo. Già, l'ovetto è stato vietato nei supermercati degli Stati Uniti a causa delle sorprese al suo interno: gli oggetti, infatti, potrebbero essere ingeriti dai bambini con meno di tre anni, causandone il soffocamento. Già nel lontano 1997 la Consumer Product Safety Commission, la commissione federale per la sicurezza dei prodotti di consumo, dispose il sequestro di 15mila ovetti. La Ferrero non si oppose, ricordando che 90 Paesi approvano la commercializzazione del prodotto, ma per i bimbi dai tre anni in su. L'azienda, oggi, di fronte al sequestro, ha sottolineato come finora non abbia registrato una vittima dopo milioni e milioni di uova Kinder vendute in tutto il mondo, e ha sottolineato che per aggirare il pericolo sono stati creati contenitori in grado di non essere aperti dai bimbi più piccoli. Ma per gli ispettori degli Stati Uniti, il problema si riproporrebbe dopo aver montato la sorpresa: ovetti banditi, dunque.

Una nuova valanga su Banca Etruria: papà Boschi nella lista di Bankitalia...

Banca Etruria, in arrivo le sanzioni di Bankitalia: nell'elenco c'è anche il padre della Boschi




Banca Etruria, l'affare si complica: i componenti del vecchio Cda, infatti, sono stati sottoposti a procedimento disciplinare da Bankitalia. Secondo il Corriere della Sera, la pratica è ormai chiusa: entro qualche giorno le conclusioni saranno notificate e scatterà la procedura per l'invio delle controdeduzioni prima dell'erogazione delle sanzioni. Uno sviluppo clamoroso. Nell'elenco di Bankitalia ci sarebbero l'ex presidente Lorenzo Rosi, l'ex vicepresidente Pierluigi Boschi (il padre del ministro Maria Elena) e i consiglieri che hanno svolto l'intero mandato prima dell'arrivo del commissario.

Sono tutti ritenuti responsabili di "mala gestio", che ha causato un buco in bilancio di 3 miliardi di euro, 2 dei quali riconducibili a "sofferenze". Nella relazione citata dal Corsera si parla esplicitamente di "anomalie non rimosse". Diverse le operazioni e gli emolumenti concessi nel mirino di Palazzo Koch. Tra le irregolarità individuate dagli ispettori, il premio al personale di due milioni di euro e la liquidazione al dg, Luca Bronchi, che ha ottenuto una buonuscita da 900mila euro.

Le contestazioni formaili saranno notificate a breve ai vertici di Etruria. È la seconda volta che accade: al termine dell'ispezione conclusa il 18 marzo 2013, per esempio, furono erogate sanzioni per 2 milioni e mezzo di euro, di cui 144mila a Pierluigi Boschi. In quel caso furono contestate "carenze nella funzionalità degli organi e nel sistema dei controlli con significative ricadute sulla qualità del portafoglio crediti, sulla redditività e sul patrimonio di vigilanza". Le nuove sanzioni saranno comunicate alla magistratura per la valutazione di eventuali illeciti penali, proprio come accadde per Rosi e Nataloni.

Sgarbi dall'ospedale parla a Libero "Mezz'ora in più e ora sarei morto"

Sgarbi parla a Libero: "Mezz'ora in più e sarei morto"


di Alessandra Menzani


Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi sta meglio. Contattato telefonicamente da Libero dopo il grave malore e il ricovero di questa notte, il critico d'arte è provato, stanco ma in lenta ripresa. Dal letto d'ospedale a Modena, con un filo di voce, ricostruisce l'accaduto, spiegando di essere stato a mezz'ora esatta dalla morte. "Dopo aver fatto una conferenza a Brescia, e visitato alcune chiese, mi sono messo in macchina verso le due diretto a Firenze", dice, "ero un po' raffreddato, avevo un malessere, quando ho sentito un dolore. Un dolore strano, che si diffondeva e mi agitava. Mi trovavo all'altezza di Modena e ho deciso subito, intuitivamente: non proseguo ma esco dall'autostrada per andare al Policlinico, uno dei migliori per i casi cardiaci. Che caso fortuito. Il verdetto dei medici è stato immediato: avevo una occlusione per metà della coronaria, mi hanno operato ed è andata tutto a posto". L'intervento è durato meno di un'ora, dice il critico d'arte a Libero.

E pensare che poteva finire in tragedia: "Se avessi proseguito fino a Bologna o Firenze sarei morto.  La coronaria si sarebbe chiusa del tutto e addio. La cosa 'divertente' è che sono stato a mezz'ora dalla morte, me l'hanno detto i medici". Ma Dio non c'entra: "Non ho pensato a Dio, non ho pensato che stavo per morire. Più che miracolato sono stato fortunato, e intuitivo". 

Perché è successo? Colpa della vita intensa e stressante? "Gli infarti non si possono prevedere, è difficile". Sbarbi resterà in ospedale ancora una settimana, dove riceverà tutte le cure e dovrà fare gli esami necessari. "Sono tutto intubato, anche lì", dice con la consueta ironia. Per fortuna una bella notizia.