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martedì 15 dicembre 2015

Due bombe atomiche di Marchionne: "Alfa in Formula Uno. Ferrari invece..."

Bomba Marchionne: "Alfa torna in Fomula. E la Ferrari forse se ne va"




Dopo le indiscrezioni, c'è la firma di Sergio Marchionne. Il presidente Ferrari spiega: "Il marchio Alfa Romeno è incredibile come resti nel cuore della gente. Proprio per questi stiamo pensando a un suo ritorno, come nostro competitore, alle corse, alla Formula 1". Il numero uno del Cavallino, dunque, apre alla possibilità del grande ritorno di Alfa, in aperta competizione con Maranello. La "bomba" è stata sganciata a margine dello scambio di auguri con i giornalisti di Formula 1. Marchionne ha aggiunto: "È importante che l'Alfa Romeo torni. Sarà un competitore in più". Ufficiale, dunque. O quasi.

Alfa nel circus - Il Biscione fu in F1 dal 1950 al 1985, e nel progetto fu coinvolto anche Enzo Ferrari. Successivamente, fino al 1988, continuò a fornire i motori. Alfa vinse il titolo nel 1950 con la 158 Nino Farina e nel 1951 con Juan Manuel Fangio; in totale ha corso 110 gare ottenendo 11 vittorie".

Ferrari, addio F1? - Uno scatenato Marchionne, poi, ha aggiunto una mezza provocazione, altrettanto atomica: "Che la Ferrari lasci la Formula 1 è un'ipotesi possibile, ma molto improbabile. Se non ci vogliono, noi ce ne andiamo". Il presidente poi ha puntato il dito contro i vertici del circus, come spesso ha fatto negli ultimi tempi: "Se vogliono trasformare la Formula 1 in Nascar possono fare a meno di noi". E ancora, sul mancato accordo con la Red Bull per la fornitura dei motori, ha chiosato: "Sarebbe stato pericoloso per la competitività della Ferrari".

L'intervista - "Ghedini mi ha cacciato dalla Camera" L'accusa velenosa del big di Forza Italia

"Così Ghedini mi ha cacciato dal Parlamento". L'accusa velenosa del big di Forza Italia


Intervista a cura di Giancarlo Perna



Nelle tre legislature che ha fatto col Pdl, dal 2001 al 2013, Maurizio Paniz ha dato un notevole contributo giuridico. Grosso penalista di Belluno, Paniz è l' uomo che ha chiuso il caso Unabomber. Con una clamorosa contro inchiesta, che svelò la falsificazione delle prove da parte del Laboratorio Anticrimine di Mestre, il legale ottenne l' assoluzione dell' imputato, Elvo Zornitta, ingiustamente sospettato per anni. Alla Camera, Paniz fu relatore sul «processo breve» che fissava in sei anni la durata massima dei tre gradi di giudizio ma che, essendo misura sacrosanta, non passò. Fece anche un paio di interventi in Aula sul caso Ruby, sostenendo che il Cav ignorasse la minore età della geisha e che fosse davvero convinto della sua parentela con Mubarak. Tempo dopo, la Cassazione ricalcò le sue tesi e assolse il Cav. Nonostante i meriti - o forse a causa di questi - Paniz non è stato rieletto nel 2013. È una storia di antipatie e ritorsioni che mi riprometto di affrontare appena arriva.

L' appuntamento è alle 15.30 nel centro romano dove Paniz mi raggiungerà dopo un' udienza al Palazzaccio. Oltre allo studio principale di Belluno ne ha uno anche a Roma, un po' per l' abitudine alla città presa nei dodici anni da parlamentare ma soprattutto perché c' è la Cassazione dove va a finire tutto quel che riguarda i suoi clientoni, da Benetton a Del Vecchio.

Sono le 15.29 quando mi si para davanti un baldo signore, immediatamente riconoscibile come Paniz per la barbetta che corre lungo il mento e fa un arco supplementare attorno alla bocca. «Spero di non averla fatta attendere», dice con allegra cerimoniosità veneta pur sapendo di essere più che puntuale. La sua ferrea stretta di mano, sconsigliabile al primo accenno di osteoporosi, è il biglietto da visita di un uomo schietto. «Immagino che perderà un sacco di tempo per curare una barba così geometrica», dico mentre, sedendo a un bar, ordiniamo i caffè. «Per me, è un risparmio di tempo», risponde. «Oggi, sono passato dal barbiere. Ma per i prossimi dieci giorni non la tocco più. Porto la barba dal liceo. Essendo nottambulo, la mattina facevo fatica rasarmi prima di correre a scuola. Facendomela crescere, guadagno quindici minuti al giorno. Sono varie ore al mese che, nella frenesia della mia vita professionale, fanno comodo». «Per uno ai suoi livelli non le converrebbe mollare una cittadina come Belluno e stabilirsi a Milano o Roma?», osservo giudiziosamente. «Io mi onoro di essere provinciale», replica. «C' è più merito a emergere da un piccolo angolo di mondo. È una lezione che ho appreso dal mio cliente, Leonardo Del Vecchio. Gli chiesi, come lei ha fatto con me: "Non sarebbe meglio per Luxottica una sede a New York invece che ad Agordo?". Replicò: "Non è scritto da nessuna parte che da Agordo non si può essere i primi del mondo"». «Lei ha il mito dell' uomo venuto dal nulla. Qual è il suo nulla?», domando.
«Mio papà era un emigrato.

Nato in America, è tornato a Belluno da piccolo e ha preso faticosamente una laurea per fare l' insegnante. Anche mamma insegnava e hanno tirato su tre figli. Da noi si mangia pane e neve, ma io non potevo neanche permettermi di andare a sciare come i miei compagni di scuola. Tutto ciò che ho fatto, l' ho costruito mattone su mattone». «Fino a scalare le classifiche dei contribuenti nella sua città e in Parlamento», dico. «Da molti anni sono un bel contribuente e mi vanto di non avere mai preso un euro in nero. Non so se siano tutti così», dice con tono divertito bevendo il suo caffè che, se ho ben capito, e la sola cosa che questo ginnico cinquantasettenne si concede tra le sette di mattina e le dieci di sera.

Com' è che non è stato rieletto nel 2013?

«Perché l' on. Niccolò Ghedini non ha ritenuto opportuno darmi un posto sicuro in lista».

E il partito ha lasciato fare?

«Fabrizio Cicchitto e altri hanno cercato di difendermi ma l' on. Denis Verdini, responsabile delle liste, non ha potuto che seguire le indicazioni di Ghedini che, come lei sa, è molto vicino al presidente».

È lo storico difensore del Berlusca in tutte le sue cause. La vostra è una rivalità tra veneti, lei di Belluno, Ghedini di Padova?

«Io non ho nessun tipo di rivalità professionale con Ghedini. Tantomeno politica».

Perché Ghedini non la vuole tra i piedi?

«Tutti lo sanno in Parlamento, a destra come a sinistra. Ma non entro in polemica».

Gli faceva ombra?

«L' ha detto lei».

Come giudica Ghedini alla luce di questo sospetto?

«Non ho alcuna considerazione per chi ha l' onore di essere in Parlamento e poi non lo frequenta. Ghedini ha il record dell' assenteismo».

Ha sbagliato il Cav nell' affidarsi sempre a Ghedini che ha finito per dare ai nervi a tutti i giudici d' Italia?

«Scelte personali che non mi competono. Certo è che aveva a disposizione altri professionisti di alto valore. De Luca, Pecorella, Cassinelli, Contento, Perlini».

In alcune cause, a Ghedini sono stati aggiunti grandi avvocati come Coppi e Dinacci.

«Sono stati essenziali e decisivi per l' assoluzione del presidente nel caso Ruby. Sono onorato che il prof. Coppi abbia ripreso davanti alle Corti le tesi da me svolte alla Camera per oppormi all' autorizzazione a procedere di Berlusconi».

Accettando l' affiancamento di Coppi e Dinacci, Ghedini ha mostrato di sapere essere umile.

«Non mi sembra che nel Ruby ter, attualmente in corso, Coppi e Dinacci siano nuovamente nel collegio difensivo».

Si dice spesso che il Cav si affida a persone sbagliate.

«Ha dato ruoli elevati a chi non meritava e trascurato persone di grandi capacità. Così, quando hanno voluto defenestrarlo dal Senato, invece di una squadra energica si è trovato circondato da infingardi che infilavano la testa nella sabbia».

Non sa giudicare gli uomini.

«Berlusconi è un maestro della politica internazionale, è straordinario per capacità di lavoro, memoria, scelte, strategiche. Ma anche lui, come Achille, ha un tallone: il tocco infelice nella scelta dei compagni di strada».

Il Cav spera nell' Ue per annullare la Severino che l' ha cacciato dal Senato. Si illude?
«Fa bene. È aberrante che non sia stata rispettata l' irretroattività della legge penale. L' Ue ripristinerà un cardine dello Stato di diritto calpestato dal Senato italiano».

Lei punta a tornare in Parlamento?

«No. L'esperienza alla Camera è stata tuttavia eccezionale per l' alto livello dei colleghi e l' eccellenza del personale parlamentare che merita le alte retribuzioni e i piccoli privilegi del suo stato».

Il Cav, a parole, voleva riformare la Giustizia. Perché ha fallito?

«Chi gli stava vicino lo ha indotto a scelte troppo ad personam in contrasto con l' interesse generale».

Si riferisce al Guardasigilli, Angelino Alfano che per tre anni annunciò la Riforma senza darle seguito?

«Non necessariamente ad Alfano. Bisogna anzi vedere quante delle promesse di Alfano erano iniziativa sua o di chi stava dietro le quinte».

Devo pensare che dietro a tutto c'era il solito Ghedini?

«Fa bene a pensarlo».

Matteo Renzi?

«Tra parlare e fare c'è grande differenza. Comunicatore grandissimo ma risultati scarsi. Si è impegnato molto in settori non strategici».

Allude alla riforma del Senato?

«Sbagliata. Il doppio passaggio è utile. Specie sui temi etici che ci occuperanno in futuro: coppie di fatto, fecondazione assistita, affidamenti condiviso, ecc. Cose che incidono sulla società e meritano il vaglio delle due Camere. Inoltre, non mi piace un Senato non eletto dal popolo».

Se un ladro mi entra in casa ho diritto a sparargli?

«Senza ombra di dubbio. Il ladro faccia a meno di entrare in casa d'altri e non correrà nessun rischio».

Abolire il reato di immigrazione clandestina è stato saggio?

«Un azzardo. Ha abbassato il controllo del territorio, cosa essenziale per la sicurezza. I vecchi marescialli del carabinieri sapevano tutto dei loro paesi. Come figlio di emigranti ho rispetto per l' immigrazione. Ma voglio la prevenzione che è molto migliore della sanzione».

Le è capitato di rifiutare una causa?

«Quando la difesa mi ripugna. La prima che rifiutai, pur essendo agli inizi di carriera, fu un signore che aveva rubato mille stelle alpine. Lo dovevo alle mie montagne!».

Se qualcuno la incaricasse di diffidare una scuola che espone il crocifisso?

«Rifiuterei. I nostri emigranti hanno rispettato gli usi che trovavano, non imposto i propri. Questo è il messaggio della storia».

lunedì 14 dicembre 2015

Dramma davanti alla villa di Berlusconi: compie un gesto estremo. Cos'è successo

Dramma davanti alla villa di Berlusconi: il gesto estremo di un giovane. Cosa è successo




Un uomo si è dato fuoco davanti alla villa di Silvio Berlusconi ad Arcore. E' successo alle 9,45 di oggi, lunedì 14 dicembre: Claudio Usala, 30 anni, è stato salvato dalle fiamme dai carabinieri di sorveglianza alla residenza del Cavaliere.

L'uomo si è presentato all'ingresso di villa San Martino con i vestiti già intrisi di combustibile e si è dato fuoco. I militari lo hanno subito spinto su un prato e hanno spento le fiamme che gli avevano già incendiato i pantaloni. Usala è stato quindi portato in codice giallo all'ospedale Niguarda di Milano, dov'è stato medicato. Non ha spiegato a nessuno le ragioni del suo gesto.

Ritirate tutte le confezioni di Nurofen: curano il mal di testa, ma in realtà...

Ritirate le confezioni di Nurofen: curano mal di testa e dolori ma in realtà...




Farmaci antidolorifici presentati come specifici per emicrania, dolori mestruali, mal di schiena, anche se il principio attivo è esattamente lo stesso, cioè 342 mg di ibuprofene lisina. Per questo motivo in Australia l'azienda Reckitt Benckiser è stata costretta a interrompere la vendita di prodotti Nurofen e a pagare una multa per promozione fuorviante. A deciderlo un tribunale federale chiamato in causa dell'Australian Competition and Consumer Commission a marzo.

Secondo l'autorità i singoli prodotti non sono più efficaci dei rispettivi altri nel trattare la singola tipologia di dolore indicato sulle confezioni, riporta la Bbc news on line. L'accusa è inoltre un prezzo al dettaglio "significativamente superiore rispetto a quello di altri prodotti analgesici analoghi". I farmaci dovranno essere ritirati dal commercio nel Paese entro tre mesi, ha stabilito la Corte australiana.

Parigi, uomo accoltella insegnante: "Sono dell'Isis". Aggressore in fuga

Parigi, uomo accoltella insegnante: "Sono dell'Isis". Aggressore in fuga


Fonte: Ansa.it




Un maestro di una scuola materna di Aubervilliers, banlieue di Parigi, è stato accoltellato questa mattina da un uomo con un passamontagna che ha proclamato di essere dell'Isis. L'aggressore si è poi dato alla fuga.

L'insegnante aggredito è stato ferito prima con un coltello poi con un taglierino nella scuola materna pubblica "Jean Perrin" di Aubervilliers, nella Seine-Saint-Denis. Si trovava solo in classe dopo le 7 e si preparava ad accogliere i bambini. L'aggressore, con il passamontagna, indossava una tunica bianca. Ha gridato "sono di Daesh, questo è un avvertimento" mentre pugnalava il maestro della scuola materna. La frase è stata riferita da una persona che stava lavorando all'interno della scuola. L'aggressore è poi fuggito, probabilmente a piedi. In tutta la zona è stato allestito un imponente dispositivo di ricerca del fuggitivo.

Il ferito, maestro di una scuola materna, è ricoverato in ospedale. Nonostante le numerose coltellate non è in pericolo di vita.

La procura antiterrorismo di Parigi è titolare dell'inchiesta: aperto un fascicolo per tentato omicidio legato ad associazione per delinquere con scopi terroristici.

Isis, arrestato un terrorista in Italia L'orrore: che cosa aveva sul cellulare

Isis, arrestato un terrorista in Italia. L'orrore: cosa aveva nel cellulare




Il terrore in Italia. La Digos di Ragusa ha fermato a Pozzallo un migrante sospettato di essere uno jihadista dello Stato islamico. La notizia è stata rilanciata dall'agenzia Agi, che cita fonti investigative della polizia del capoluogo ibleo. L'uomo sarebbe sbarcato nel porto siciliano il 4 dicembre scorso, arrivando sulle coste italiane con un barcone che trasportava decine di altri immigrati. Dall'esame delle fotografie contenute nel cellulare del profugo, effettuato dalla Digos ragusana e dalla Polizia postale di Catania, sarebbero emerse riprese di veri e propri atti terroristici. Già nel dicembre 2014 le autorità di polizia italiane avevano aperto un'indagine sulla presunta infiltrazione di terroristi dell'Isis nel porto siciliano. E ancora, un anno fa l'allarme della magistratura di Parlermo, che insisteva sul rischio che i terroristi si infiltrino tra i migranti sbarcati sulle coste italiane.

Champions, un disastro per le italiane: chi hanno pescato Juventus e Roma

Champions League, un disastro per le italiane. Ottavi, per Juve e Roma sorteggio durissimo




Il sorteggio per gli ottavi di finale di Champions League è un disastro per le squadre italiane. Peggio di così, Barcellona a parte, non poteva andare. La Roma infatti pesca il Real Madrid, mentre la Juventus il Bayern Monaco. Due sfide proibitive con le corazzate di Rafa Benitez e Pep Guardiola. Dunque il Chelsea si scontrerà con il Psg, il Barcellona con l'Aresnal, il Gent col Wolfsburg, il Psv con l'Atletico Madrid, il Benfica con lo Zenit e la Dinamo Kiev col Manchester City.