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mercoledì 25 novembre 2015

Doppio Suarez e Messi, Piquè e Adriano Roma umiliata al Camp Nou dal Barça

Champions League: Barcellona batte Roma 6-1




Una partita senza storia quella tra Roma e Barcellona al Camp Nou. Addirittura umiliante per i giallorossi di Garcià. Tra le due squadre c'è un abisso e il 5-0 (ma gara già chiusa dopo soli 18 minuti con l'uno-due Suarez-Messi) lo evidenzia chiaramente. I giallorossi sono stati passivi fin dalle prime battute e la squadra di Garcia ha avuto un solo lampo, al 13', quando su un casuale angolo ha clamorosamente fallito lo 0-1 con Dzeko. Poi si è in pratica rassegnata a una sconfitta che sembrava già scritta. Un minuto prima del 45' Suarez ha chiuso definitivamente i conti prima della perla finale di Messi per Piquè al 10' della ripresa e della doppietta della Pulce al 15'. Al 32' la Roma becca il cappotto: Ucan appena entrato tira giù in area Neymar. Rigore: sul dischetto va lo stesso brasiliano, che però esagera tirando senza rincorsa. Szczessny para ma arriva prima di tutti Adriano che insacca il 6-0. Ciliegina sulla torta, il rigore sbagliato da Dzeko al 36'. Che beffardamente, sigla la rete dell'1-6 a dieci secondi dal minuto di recipero.

DOPO IL JET, PURE L'ELICOTTERO È guerra: abbattuti i soccorsi russi

Ribelli siriani abbattono anche un elicottero russo




Il video appare sulla pagina Youtube del Free Syruan Armi, l'esercito di ribelli anti-Assad che per lungo tempo è stato fiancheggiato dagli Stati Uniti e che oggi è bombardato dalle forze armate russe. Descrive la distruzione, tramite un missile anticarro, di un elicottero da combattimento russo su terreno siriano, a poca distanza dal confine con la Turchia. E testimonia la giornata nera per Putin e il suo dispiegamento di forze in Siria, dopo l'abbattimento in mattinata di un cacciabombardiere Sukhoi-24 da parte di caccia turchi.

L'elicottero era impegnato insieme ad altri proprio nelle ricerche dei piloti del Sukhoi e per ragioni non precisate è stato costretto ad un atterraggio in territorio controllato dai ribelli siriani. Nel video si vede uno degli insorti anti-Assad montare il cannone portatile anti-carro e poi fare fuoco verso l'elicottero di Mosca. Che pochi istanti più tardi esplode in una palla di fuoco. Ignota la sorte dell'equipaggio russo. 

martedì 24 novembre 2015

"CONSEGUENZE TRAGICHE" Le parole di Vladimir Putin fanno tremare il mondo

Aereo abbattuto, la reazione di Vladimir Putin: "Una pugnalata alle spalle"




Alta tensione tra Russia e Turchia dopo che un caccia Sukhoi 24 dell’aviazione russa è stato abbattuto da due F-16 di Ankara lungo la frontiera con la Siria. Nel darne notizia, Ankara ha accusato il velivolo di essere entrato nel suo spazio aereo e di aver ignorato i ripetuti avvertimenti con cui gli è stato chiesto di allontanarsi. Mosca, però, ha negato lo sconfinamento e il presidente russo, Vladimir Putin, ha parlato di "un crimine", di "una pugnalata alla schiena sferrata da complici dei terroristi" e ha avvertito che l’incidente avrà "serie ripercussioni" sui rapporti tra Mosca e Ankara. Il capo del Cremlino ha affermato che il velivolo non minacciava la Turchia ed è caduto 4 chilometri all’interno del territorio siriano.

Le reazioni - Ankara ha convocato l’incaricato d’affari russo e ha ottenuto la convocazione d’urgenza del Consiglio Nato per questo pomeriggio. Mosca ha risposto convocando a sua volta l’attachè militare turco, con la Duma che ha accusato Ankara di "aiutare i terroristi". Per domani era in programma una visita distensiva a Istanbul del ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, che ora rischia di saltare. Uno dei due piloti sarebbe morto, probabilmente ucciso dai ribelli che hanno diffuso le immagini del cadavere, mentre per salvare l’altro sono in corso ricerche degli elicotteri russi. Il Sukhoi-24 è stato colpito nella zona montuosa di Jabal Turkman, a nord di Latakia. Ankara sostiene che il velivolo era entrato nel suo spazio aereo nella provincia sud-orientale di Hatay, nella zona di Yayladag, e non ha cambiato rotta nonostante gli fossero stati inviati 10 avvertimenti nel giro di cinque minuti. A inizio ottobre, Ankara aveva già denunciato sconfinamenti dei caccia russi e incontri ravvicinati con i jet turchi (13 in una settimana), minacciando di abbattere i velivoli in caso di nuove violazioni del suo spazio aereo. Sempre a ottobre i caccia turchi avevano abbattuto un drone russo al confine, anche se Mosca ha negato fosse suo. 

I 7 ITALIANI NELLA LISTA Ci sono i nomi e i cognomi L'Isis li vuole morti: chi sono

Isis, i sette italiani nella black list




Ci sono anche sette italiani nella "black list" dell'Isis. Per la precisione è degli hacker dell'"Islamic cyber army"  Sette italiani, con tanto di nome, cognome e indirizzi. Il Tempo ha provato a contattarli. Tutti hanno chiesto l'anonimato ma si dichiarano completamente estranei ad ogni rapporto con l'Isis o con lo Stato islamico. Il quotidiano ha contattato per esempio un uomo che ha detto di essere il titolare di un rifornimento di benzina: "Non vedo quale affinità possa esserci tra me e l' Isis. Io non lavoro all' interno delle forze dell' ordine, tantomeno nell' intelligence". Ha detto di essere sposato con una donna islamica che però, ha aggiunto, "è una moderata". Un'altra persona contattata si è mostrata molto più preoccupata, ha detto di essere un imprenditore che si occupa di "forniture per forze dell' ordine italiane ed estere". "Forse i pirati informatici dell' Isis sono entrati nei siti di aziende che in qualche modo sono collegate alle forze dell' ordine - ha detto a Il Tempo - e forse hanno rubato indirizzi e nume ridi telefono contenuti nei pc".

SCOPPIA LA GUERRA Turchi abbattono aereo russo Paura nei cieli: allarme rosso

Aereo abbattuto in Turchia, è giallo




Scenari da guerra in Turchia. I caccia F-16 di Ankara hanno abbattuto un aereo russo che si è poi schiantato vicino al confine fra Turchia e Siria perché aveva violato lo spazio aereo della Turchia nei pressi della frontiera siriana e aveva ignorato gli avvertimenti (ben dieci in cinque minuti secondo l'esercito turco). I due piloti si sarebbero salvati grazie al paracadute. Mosca, che conferma la notizia dell'abbattimento, sostiene invece che il loro aereo - un Su-24 russo - non aveva violato lo spazio aereo turco ma era in territorio siriano.

Il premier turco, Ahmet Davutoglu, ha ordinato al ministero degli Esteri di consultare Nato e Nazioni Unite sugli ultimi sviluppi relativi all'accaduto lungo il confine con la Siria. Il presidente Erdogan è stato informato dal capo dell'esercito sull'abbattimento dell'aereo da guerra e parlerà di questo con Davutoglu. 

LA GRANDE BUGIA DI RENZI Per il salvataggio delle 4 banche il governo userà i nostri soldi (tanti)

Per salvare le banche quasi un miliardo e mezzo di euro dei contribuenti


di Francesco De Dominicis



Altro che niente effetti per il contribuente, come sostengono governo e Pd. Pesa per 1,4 miliardi di euro sui bilanci pubblici il salvataggio delle quattro banche vicine al crac a cui l’esecutivo di Matteo Renzi ha dato il via libera domenica pomeriggio. L’impatto sulle finanze dello Stato è la conseguenza di due aspetti distinti dell’operazione concertata dalla Banca d’Italia e dai principali gruppi creditizi del Paese scesi in soccorso di Banca Marche, Carichieti, Cariferrara e PopEtruria. Da una parte ci sono sgravi fiscali per gli istituti per circa 1 miliardo, dall’altra 400 milioni che la Cassa depositi e prestiti “impegna” a garanzia della liquidità anticipata” da IntesaSanpaolo, Unicredit e Ubibanca. Il totale, è pari a quasi un miliardo e mezzo.

Vediamo i dettagli. L’operazione poggia sul nuovo Fondo di risoluzione delle crisi creato da Bankitalia la scorsa settimana e previsto dalle nuove regole europee sul cosiddetto bail in (il sistema che prevede un contributo di azionisti, obbligazionisti e correntisti con depositi superiori a 100mila euro per ripianare le perdite degli istituti in fallimento). Il Fondo è alimentato da contributi obbligatori versati da tutte le banche. La legge parla di 5-600 milioni l’anno, cifra insufficiente a sostenere il paracadute per i quattro istituti quasi falliti. Di qui l’idea di anticipare i versamenti degli anni successivi fino ad arrivare ai 3,6 miliardi complessivi necessari per l’intero piano: 1,8 miliardi sono stati utilizzati per creare il capitale delle quattro nuove banche (Nuova Banca Marche, Nuova Carichieti, Nuova Cariferrara e Nuova PopEtruria) operative già da ieri mattina; 1,7 miliardi sono serviti per ripianare una parte delle perdite e altri 140 milioni sono la dote per la bad bank, vale a dire la scatola in cui sono stati fatti confluire tutte le sofferenze (prestiti non rimborsati) dei quattro istituti salvati.

Il dettaglio, per la verità, non conta granché rispetto agli effetti finali sul versante fiscale. Tutti i 3,6 miliardi pagati dalle banche sono defiscalizzati, si possono detrarre dai versamenti di Ires, l’imposta pagata dalle società e quindi anche dagli istituti. L’aliquota prevista per questo tipo di sgravio è pari al 27,5%:ne consegue che nelle casse dello Stato arriverà, quest’anno, meno Ires per 990 milioni. Qualcuno potrebbe obiettare che quello stesso sgravio sarebbe stato ottenuto, comunque, nel corso dei prossimi anni, visto che i contributi (di fatto una assicurazione) al Fondo di via Nazionale sono obbligatori. Può darsi. E’ pur vero, tuttavia, che l’effetto di cassa è immediato perché sul bilancio pubblico italiano sarà registrato in un colpo solo un “buco” di quasi un miliardo. Senza dimenticare che se nei prossimi anni, in caso di crac di altre banche (non auspicabili, ci mancherebbe), serviranno ulteriori versamenti, di fatto straordinari, visto che il Fondo ha bruciato in anticipo le risorse future.

Poi c’è il discorso della Cdp, una società pubblica controllata dal Tesoro (azionista all'80%). La Cassa è stata chiamata in causa – magari come prova per un’operazione più complessa, su tutti i 200 miliardi di sofferenze del sistema bancario – per mettere sul piatto ben 400 milioni di euro a garanzia della liquidità concessa da Intesa, Unicredit e Ubi al Fondo. I tre big bancari del Paese, dunque, andranno a bussare alla spa di via Goito se qualcosa non funzionerà in Bankitalia.

E veniamo alle bugie. Quelle di palazzo Chigi, anzitutto: “Il decreto non prevede alcuna forma di finanziamento o supporto pubblico E ancora: “Il governo rende a istituti e lavoratori un futuro, senza soldi pubblici” scrive il Partito democratico nel suo account ufficiale su twitter. Quelle di Filippo Taddei (responsabile economico del Pd) che su twitter ha parlato di un piano”senza soldi pubblici o tasse ai correntisti”. Sulla stessa linea il deputato democrat Ernesto Carbone (“il decreto banche è senza fondi pubblici”). E non dice la verità nemmeno Bankitalia quando nel comunicato stampa diffuso per illustrare l’intera manovra sostiene che “lo Stato, quindi il contribuente, non subisce alcun costo in questo processo”. Magari la soluzione ideata dall’industria bancaria è il male minore, perché il fallimento di Banca Marche, Carichieti, Cariferrara e PopEtruria avrebbe provocato un terremoto nella fiducia dei risparmiatori, col rischio di vedere file di correntisti agli sportelli di tutte le banche (e un disastro per la circolazione del denaro nel circuito finanziario). Ma il denaro pubblico è stato utilizzato. E non va sottaciuto

La rivoluzione di Equitalia: ecco come cambiano le tasse

Equitalia, cambia tutto: la fusione




A Equitalia cambia tutto. La società di riscossione abbandona la suddivisione in Equitalia Nord, Centro e Sud per riportare tutto in un'unica entià sotto il controllo della capogruppo Equitalia holding. E' la terza volta, spiega Italia Oggi, che Equitalia cambia "veste"  dal 2006, anno in cui è stata costituita un'unica realtà per la riscossione dei tributi.  

I conti - Resterà sempre viva invece Equitalia giustizia, la società del gruppo che si occupa della riscossione dele spese di giustizia e delle pene pecuniarie in seguito ai provvedimenti giudiziari passati in giudicato. Italia Oggi poi si concentra anche sui bilanci della società che ha visto al 31 dicembre del 2014 un incremento dei volumi di riscossione di quasi il 4% rispetto al 2013.