"ENTRIAMO IN GUERRA". Il piano del generale Jean: cosa serve per vincere
La Nato dovrebbe intervenire con truppe di terra direttamente in Siria e umiliare le forze dell'Isis per far loro: "perdere la faccia" sostiene il generale Carlo Jean in un'intervista al Giorno: "L'aura di invincibilità, la presunta profezia di Maometto - dice il generale - che li vedrebbe come vincitori. Una volta che li fanno neri, è più difficile per loro passare per spauracchio degli infedeli e stupidaggini simili". L'ex generale degli Alpini, oggi docente di strategia all'Università Luiss, avverte sull'insufficienza della reazione francese, dei bombardamenti a Raqqa, in Siria. Quel che servirebbe davvero ma difficilmente accadrà è: "L'invio di un vero e proprio contingente di truppe di terra - ha detto - credo che avverrà solo se ci sarà un altro attentato. Intendiamoci - chiarisce - strike duri sono già qualcosa, ma servirebbe altro: l'intervento di terra".
Dietro la strage - Gli attacchi coordinati a Parigi la sera del 13 novembre hanno avuto una funzione precisa, secondo il generale Jean, nella strategia di comunicazione dello Stato islamico: "In organizzazioni come queste il prestigio è tutto. Proprio perché stanno incassando colpi sia in Siria che in Iraq, al Baghdadi e i suoi hanno pianificato gli attacchi contro l'aereo russo, contro Hezbollah in Libano e a Parigi: perché avevano bisogno di recuperare prestigio".
Cosa fare - Il generale Jean non nega l'utilità di una possibile soluzione diplomatica, cercando per esempio un accordo di pace in Siria o almeno un cessate il fuoco: "Renderebbe molto più facili le cose". Di fatto però, l'Isis è attivo in metà del territorio iracheno, un intervento militare sarebbe comunque possibile per: "liberare Mosul e la provincia di al Anbar. E attraverso le zone controllate in Siria dall'Ypg curdo si può arrivare a Raqqa e Deir el Ezzor. Credo che Assad, che ha un disperato bisogno di credito in Occidente, non si metterebbe di traverso".
Come agire - È scettico il generale su un accordo tra Stati Uniti e Russia per un'azione militare congiunta. L'intervento di Putin sarebbe comunque utile per "tranquillizzare Damasco, ma non è essenziale". Difficile anche che tutti i paesi della Nato trovino comunione d'intenti per intervenire in Siria. Sul numero di uomini necessari, il generale Jean chiarisce: "C'è chi come Luttwak dice una brigata. Ma non voglio esagerare. Diciamo che due brigate combattenti, massimo tre, con abbondante supporto aereo, basterebbe. I Daesh hanno 30-40mila uomini e non hanno supporto aereo. Non potrebbe reistere". I tempi potrebbero essere strettissimi per un possibile intervento tra Paesi europei e Stati Uniti. In particolare le forze americane possono essere organizzate in pochi giorni: "Una forza mista americana-europea può essere in grado di operare in venti giorni/un mese". Il vero problema, secondo il generale, è che manca del tutto il coraggio da parte dei governi europei di intervenire, frenati dal pericolo di nuovi attentati.