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domenica 11 ottobre 2015

"Caro Alfio, non ti voterò mai" Chi ha pugnalato Marchini

Simona Marchini al cugino Alfio: "Non ti voto a sindaco"



Simona Marchini

Simona Marchini non ci pensa proprio a votare per fare diventare sindaco Alfio, suo cugino. "Se si candida con la destra, non lo voto. Non voglio mica che mio padre si rivolti nella tomba...", dice l'attrice al Giorno.  Simona, nota attrice e conduttrice, è figlia di Alvaro, già presidente della Roma negli anni Settanta e costruttore rosso, è seconda cugina dell' imprenditore romano che sogna il Campidoglio. "Non si capisca da che parte stia. Una volta pende a destra, una volta a sinistra. Mah".

Dice di Marino: "Io Marino l'ho votato. Sono molto amareggiata. Era indigesto alle lobby, gli mandavano una minaccia di morte al giorno. Ma invece di difenderlo hanno fatto di tutto per torturarlo. Ma che cosa saranno mai gli scontrini? Marino è onesto, mica ha rubato chissacché. E, poi, ha restituito tutto. Siamo alla frutta".

E se Alfio si candida a sindaco di Roma col centrodestra di Silvio Berlusconi, che cosa fa? "Non lo voto". D'altra parte la loro famiglia è sempre stata di sinistra: Alfio senior e suo padre Alvaro li chiamavano quelli di "calce e martello". Alla fine, però, Simona ha parole buone per suo cugino: "Gli faccio tanti auguri. Però lui è piacione, bello, d' impatto, intelligente... Roma potrebbe votarlo".

"Vini, scontrini e viaggi in Usa": vita (pagata) del giovane Renzi

Matteo Renzi e le spese di rappresentanza da presidente della Provincia di Firenze: quasi un milione di euro



Foto Benny (Libero)

Il giovane Matteo Renzi, da presidente della Provincia di Firenze, ha speso 70mila euro in trasferte negli Usa e 600mila euro al ristorante. Su queste spese di rappresentanza (in totale quasi un milione di euro) sostenute rigorosamente con la carta di credito istituzionale (come Ignazio Marino a Roma), hanno indagato Procura e Corte dei Conti, e sottolinea il Fatto quotidiano con un certo ritardo, aprendo un fascicolo solo nel 2012. L'inchiesta della Procura fiorentina si è chiusa con un nulla di fatto, perché quelle spese sono state considerate lecite in quanto "effettuate nel corso del suo mandato". La Corte dei Conti, invece, è intervenuta nel giugno 2014, quando Renzi era già a Palazzo Chigi, e i tecnici sono ancora all'opera. 

I ristoranti di Matteo - Spulciando quegli scontrini, il Fatto sottolinea i 17mila euro spesi in pranzi nei tre mesi compresi tra maggio e luglio 2007, fuori da impegni elettorali. Nel 2008, a ridosso delle primarie Pd, i costi a tavola si alzano a 50mila euro: il 5 luglio alla Taverna Bronzino conto da 1.855 euro, alla trattoria I due G in via Cennini il 29 aprile 2008 vengono ordinate una bottiglia di Brunello di Montalcino da 50 euro e una fiorentina da un chilo e otto etti. Il 13 giugno, alla Buca dell'Orafo in via dei Girolami vino da 60 euro per due commensali. E ancora: al ristorante Lino pranzo da 1.050 euro, al Cibreo altri 1.213 euro, 1.300 euro alla pasticceria Mignon. 

Avventura americana - A differenza di qualche ristoratore romano, molto loquace quando si è trattato di descrivere le serate di Marino, nessuno ricorda ulteriori dettagli sulle tavolate renziane. E nessuno, alla Provincia, aveva l'obbligo di indicare giustificativi per pasti così costosi. Unico inconveniente, ricorda ancora il Fatto con un po' di malizia: nell'ottobre 2007 Renzi è negli Stati Uniti in viaggio istituzionale e la carta Visa della Provincia viene bloccata. L'allora presidente è costretto così a saldare il conto dell'hotel con la propria carta personale: 4mila dollari, ossia 2.823 euro, all'hotel Fairmont di San Josè, in California. Nessun problema: tornato all'Italia, la Provincia gli rimborsa la spesa senza giustificativi. 

sabato 10 ottobre 2015

MARINO II, LA VENDETTA Siluri a Fazio, al Pd e a Renzi: che cosa sta tramando...

Roma, Ignazio Marino annulla intervista da Fazio e prepara il colpo: giunta-bis contro Renzi e Pd




Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha deciso di annullare l'intervista prevista per questa sera alla trasmissione Che tempo che fa di Fabio Fazio su Raitre. È quanto si apprende da fonti del Campidoglio che non chiariscono perché il primo cittadino della Capitale abbia voluto cancellare la sua prima uscita televisiva dopo le dimissioni già annunciate ma rinviate a lunedì. Marino avrebbe dovuto collegarsi in diretta con la trasmissione condotta da Fazio dai suoi uffici in Campidoglio. Il chirurgo, travolto dall'ultimo scandalo delle cene private pagate con la carta di credito istituzionale, dopo le 17 dovrebbe incontrare in Campidoglio i presidenti di municipio. Fonti vicine al sindaco riferiscono di un tentativo di mettere in piedi una "giunta bis", con l'appoggio di Sel, per sfidare il Pd e il premier Matteo Renzi.

Orfini: "Vicende inquietanti" - Nel frattempo, è sempre più evidente la frattura tra l'ex sindaco e il Pd. "In questi mesi ho fatto di tutto per aiutare l'ex sindaco Marino", ma questo non è bastato "perché una infinita serie di errori hanno definitivamente compromesso autorevolezza e credibilità del sindaco verso la città", scrive il segretario democratico a Roma Matteo Orfini in un post su Facebook. "E perché le ultime inquietanti vicende, a cui ancora oggi non è stata data una spiegazione, e scaricare la responsabilità sui propri collaboratori evidentemente non lo è, hanno finito per incrinare la fiducia nei suoi confronti", sottolinea ancora aggiungendo: "Vicende che non possono essere sminuite se un uomo della legalità come Alfonso Sabella ha ritenuto di dover far sapere che avrebbero impedito la sua permanenza in giunta qualora il sindaco non si fosse dimesso. Spero prima o poi arrivino risposte chiare".

Nazionale choc, Conte verso l'addio. Dal Psg al Bayern (e due nostri club), ecco chi lo vuole

Nazionale, Antonio Conte pensa all'addio dopo l'Europeo. Milan, Psg e Bayern Monaco lo vogliono




Antonio Conte pensa al suo futuro e la nostalgia della vita in un club si fa sentire, ma Carlo Tavecchio lo vuole sulla panchina azzurra fino al 2018. Il contratto del ct termina nel 2016, ma il presidente della Federcalcio lo sta pressando perché rinnovi il l'impegno per altri due anni e guidi la nazionale al mondiale 2018. 

I club alla finestra - Per Conte l'obiettivo è l'Europeo di Francia. Il ct sembra essere stufo delle continue beghe con i club e vorrebbe tornare al lavoro quotidiano sul campo. Le offerte non mancano e sembra che Conte abbia sentito i procuratori delle squadre più importanti per capire le eventuali alternative alla panchina azzurra. In molti club italiani ed europei ci sono allenatori in difficoltà che rischiano di saltare o che potrebbero lasciare, per vari motivi. Occhio allora a grandi come Manchester City, Chelsea e Arsenal in Gran Bretagna, ma soprattutto il Bayern Monaco in Germania e il Psg in Francia. Ovviamente, però è l'Italia il mercato più attento: Milan e Roma, che già in passato hanno avuto contatti con l'ex tecnico della Juventus, torneranno alla carica visto il rendimento altalenante o non soddisfacente dei loro attuali allenatori, Sinisa Mihajlovic e Rudi Garcia.

Spuntano nuovi segreti sul prete gay: "In quali locali girava e il flirt col vip..."

Il prete gay, spunta uno scandalo del passato: un noto attore tra i suoi ex




Dopo aver fatto coming out, l'ex sacerdote Krzysztof Charamsa è un personaggio molto popolare e super chiacchierato. L'ultima indiscrezione su di lui è del sito Dagospia, che lo chiama affettuosamente "Cris". "L’alto prelato che ha fatto coming-out non solo, come MilanoSpia ha anticipato, frequentava da tempo alcune saune gay di Barcellona, ma è notizia di ora che ha bazzicato, pare, in tutti i luoghi frocioni più porcini della capitale".

E spunta anche l'amore famoso: "Pare anche che sia stato molto intimo di un noto attore meridionale che finge di essere eterosessuale…". Chi sarà costui?

IL RETROSCENA SUI MARÒ C'è un legame con il riscatto (pagato) per Greta e Venessa Le tre soluzioni estreme

Marò, il legame tra il riscatto per Greta e Vanessa e la prigionia di Latorre e Girone: l'ipotesi dei blitz




C'è un legame che collega la vicenda del pagamento di 12 milioni di euro ai terroristi siriani per la liberazione delle cooperanti Greta Ramelli e Vanessa Marzullo e la prigionia dei due marò. Che il governo avesse pagato il riscatto delle due italiane è stato ribadito da un'inchiesta approfondita e documentata di Al Jazeera, ma l'ipotesi che quella scelta fosse legata al caso dei marò è stata per la prima volta sollevata da Luigi Bisignani, durante un talk show. Secondo il giornalista, sarebbe stata: "una mossa del governo per abbassare la tensione mediatica dopo tutto quello che non si è fatto per i marò". Il Tempo aggiunge che questo tipo di legame sarebbe smentito da più fonti governative e militari, ma lo stesso ha fatto finora la Farnesina a proposito dei pagamenti dei riscatti degli italiani rapiti nel mondo: "La realtà - ha detto Toni Capuozzo, autore del libro "Il segreto dei Marò" - è che che l'Italia ha sempre pagato i riscatti, senza bisogno di alcuna brutta figura. L'ostaggio italiano è appetibile perché noi paghiamo. Abbiamo creato un vero e proprio mercato".

Tre fallimenti - In fondo anche dopo l'esplosione della vicenda indiana, il governo italiano ha provato a pagare offrendo denaro alle famiglie delle vittime, uno dei tanti errori commessi sul caso, secondo Capuozzo: "Idea funesta, perché suonava come un'ammissione di colpa". Fallita la soluzione "risarcitoria", la via diplomatica fallita in partenza, con la strada giudiziaria indiana sempre più in salita, tra i corridoi del governo italiano qualcuno avrebbe pensato e progettato diversi tentativi per liberare manu militari i due fucilieri. Il primo tentativo sarebbe stato quello degli incursori della Marina, seguito in parallelo da un altro portato avanti dai servizi segreti, entrambi falliti. Il Tempo parla poi di un terzo tentativo, rimasto sulla carta e chiuso in un fascicolo segreto.

I sospetti - L'ex ministro della Difesa ai tempi del governo di Enrico Letta, Mario Mauro, chiede: "una commissione d'inchiesta, se si vuole una ricostruzione autorevole di tutta quella vicenda. Finora - ha detto Mauro - non lo si è fatto d'accordo con tutte le forze politiche per non mettere a repentaglio i nostri marò". Certo dei blitz l'ex ministro sostiene di non saperne niente. Nel suo breve periodo da ministro, la linea è stata sempre quella della diplomazia, ma poi insinua: "Se durante il governo Monti ci sono state invece queste cose, io non glielo so dire, ne sono completamente all'oscuro", di certo ogni Paese prevede un piano di emergenza in queste situazioni: "Stiamo parlando di cose che tutti gli stati maggiori avranno nel cassetto". Sull'ipotesi dei due blitz falliti, è scettico Capuozzo: "C'era una via limpida e trasparente per riportare a casa Girone e Latorre e non era certo quella dei blitz. Queste ricostruzioni mi fanno sorridere. Perché devi fare di notte quello che puoi fare a mezzogiorno in piena luce. Se così fosse, mi sembrano iniziative di riciclaggio delle coscienze".

CONTI CORRENTI IN BANCA Su quali non fanno controlli

Conti correnti in banca, su quali non fanno i controlli


di Francesco Specchia



Alla faccia delle voluntary disclosures d’ogni dove, in Italia, i maghi dell’evasione sono i cinesi (in second’ordine, i preti di provincia con annesso miracolo periodico di moltiplicazione nei conti correnti; terzo posto per i manager abituati a usare tv al plasma e frigoriferi al posto dei contanti).  La scena è sempre la stessa. Il commerciante cinese s’infila in banca, legge i moduli antiriciclaggio come fossero il libretto rosso di Mao, si qualifica con i soliti nomi -Wang. Zhou, Xian- e documenti sospetti; svuota sul tavolo sacchi di plastica gonfi di mazzi di banconote dai 50mila euro in su. I funzionari impallidiscono, parte l’allarme ma si spegne presto, e il tasso d’evasione locale si gonfia fino al 98%. I comportamenti delle banche colluse attorno a frotte di grossi riciclatori impuniti viene descritto in modo spietato dall’ex dirigente di banca Vincenzo Imperatore nel libro Io vi accuso- così le banche soffocano le famiglie e salvano il sistema (pp 152, euro 14, prefazione di Gigi Paragone).

I cinesi sono la categoria di imprenditori più illegalmente protetta d’Italia. Imperatore fa il caso emblematico della Chinatown di San Giovanni a Teduccio, quartiere della periferia est di Napoli (9300 imprese individuali gran parte riconducibili a cinesi tramite prestanome, che non pagano le tasse): «In un anno abbiamo fatto 6000 senalazioni sospette all’antiriciclaggio. Queste vengono scremate dall’ufficio centrale della banca e poi confluiscono all’Uif -ufficio italiano finanziario- che decide di far partire le indagini e far bloccare i conti. Sa quanti blocchi su 6000 avvisi, in un anno? Zero. La lobby cinese è talmente forte che ferma le procedure, ma non si capisce a che livello...». I cinesi ridono sempre. E, sulle carte d’indentità, sembrano tutti clonati. Per aggirare la legge antiriciclaggio dei 1000 euro portabili si producono, quotidianamente, in migliaia di miniversamenti da 999,99 euro. Ma quando chiedi loro conto degli scontrini, ti restituiscono un pezzo di carta sbiadito da calcolatrice elettronica, neanche fossero nel bar di Cetto Laqualunque. «A Prato, su campione di 100 dichiarazioni di confezionisti tessili cinesi, per il 2010, è emerso che a fronte di 200mila euro da pagare, l’Agenzia delle Entrate non ha riscosso nulla», scrive Imperatore. Vero.

Nella retata alla Bank of China milanese (297 persone coinvolte, alcuni sportelli abusivi in normali appartamenti) si pensa che sia sparito quasi 1 miliardo di euro. I cinesi non sono gli unici riciclatori sistemici. Ci sono anche i preti, dicevamo. «Una Chiesa povera per i poveri»; per Imperatore l’afflato francescano di Papa Bergoglio, viene rispettato scorrendo la colonna a destra del bonifico che la Curia fa al suo grazioso parroco, sempre napoletano, Don Alfonso R. «922,05 euro per conto dell’Istituto di sostentamento del clero» più «111,55 di celebrazione messe». E sta bene. La perplessità si ha, però, quando, nella colonna sinistra del bonifico transitano cifre da «50mila euro per sottoscrizione di titoli e fondi comuni» o «20mila euro per acqusito titoli». Un pretuncolo di Pianura, Don Piero G. cugino di un discusso vescovo di Napoli, disponeva di un conto corrente «con saldo 520mila euro in data aprile 2008». Il funzionario che cercò di vendergli un prodotto finanziario spazzatura sfiorò il licenziamento. Poi ci sono i bankers che al posto dei fidi (margine di guadagno netto all’8%, rischio altissimo) vendono tv, telefonini, palestre, tapis roulant; rendono il 20% del prezzo al correntista con zero rischi. Personaggi oscuri. «Preti, commercianti cinesi speculatori immobiliari, Questi hanno la priorità rispetto ai “normali” correntisti. A loro è permesso tutto, anche aggirare le norme antiriciclaggio, nascondere i proventi dell’evasione fiscale, compiere operazioni finanziraie spericolate, perfino pretendere il licenziamento di funzionari...». È il sistema, bellezza. E mentre i commercianti sono trattati da paria alla richiesta di un piccolo prestito; gli artigiani vengono garrotati nella stretta del credito; e i piccoli imprenditori subiscono il marchio d’infamia da segnalazioni antiriciclaggio per versamenti di poche centinaia di euro (per venire poi torchiati, per questo, dalla Guardia di Finanza). Ps al quarto posto degli impunti ci sono i giornalisti...