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sabato 10 ottobre 2015

IL RETROSCENA SUI MARÒ C'è un legame con il riscatto (pagato) per Greta e Venessa Le tre soluzioni estreme

Marò, il legame tra il riscatto per Greta e Vanessa e la prigionia di Latorre e Girone: l'ipotesi dei blitz




C'è un legame che collega la vicenda del pagamento di 12 milioni di euro ai terroristi siriani per la liberazione delle cooperanti Greta Ramelli e Vanessa Marzullo e la prigionia dei due marò. Che il governo avesse pagato il riscatto delle due italiane è stato ribadito da un'inchiesta approfondita e documentata di Al Jazeera, ma l'ipotesi che quella scelta fosse legata al caso dei marò è stata per la prima volta sollevata da Luigi Bisignani, durante un talk show. Secondo il giornalista, sarebbe stata: "una mossa del governo per abbassare la tensione mediatica dopo tutto quello che non si è fatto per i marò". Il Tempo aggiunge che questo tipo di legame sarebbe smentito da più fonti governative e militari, ma lo stesso ha fatto finora la Farnesina a proposito dei pagamenti dei riscatti degli italiani rapiti nel mondo: "La realtà - ha detto Toni Capuozzo, autore del libro "Il segreto dei Marò" - è che che l'Italia ha sempre pagato i riscatti, senza bisogno di alcuna brutta figura. L'ostaggio italiano è appetibile perché noi paghiamo. Abbiamo creato un vero e proprio mercato".

Tre fallimenti - In fondo anche dopo l'esplosione della vicenda indiana, il governo italiano ha provato a pagare offrendo denaro alle famiglie delle vittime, uno dei tanti errori commessi sul caso, secondo Capuozzo: "Idea funesta, perché suonava come un'ammissione di colpa". Fallita la soluzione "risarcitoria", la via diplomatica fallita in partenza, con la strada giudiziaria indiana sempre più in salita, tra i corridoi del governo italiano qualcuno avrebbe pensato e progettato diversi tentativi per liberare manu militari i due fucilieri. Il primo tentativo sarebbe stato quello degli incursori della Marina, seguito in parallelo da un altro portato avanti dai servizi segreti, entrambi falliti. Il Tempo parla poi di un terzo tentativo, rimasto sulla carta e chiuso in un fascicolo segreto.

I sospetti - L'ex ministro della Difesa ai tempi del governo di Enrico Letta, Mario Mauro, chiede: "una commissione d'inchiesta, se si vuole una ricostruzione autorevole di tutta quella vicenda. Finora - ha detto Mauro - non lo si è fatto d'accordo con tutte le forze politiche per non mettere a repentaglio i nostri marò". Certo dei blitz l'ex ministro sostiene di non saperne niente. Nel suo breve periodo da ministro, la linea è stata sempre quella della diplomazia, ma poi insinua: "Se durante il governo Monti ci sono state invece queste cose, io non glielo so dire, ne sono completamente all'oscuro", di certo ogni Paese prevede un piano di emergenza in queste situazioni: "Stiamo parlando di cose che tutti gli stati maggiori avranno nel cassetto". Sull'ipotesi dei due blitz falliti, è scettico Capuozzo: "C'era una via limpida e trasparente per riportare a casa Girone e Latorre e non era certo quella dei blitz. Queste ricostruzioni mi fanno sorridere. Perché devi fare di notte quello che puoi fare a mezzogiorno in piena luce. Se così fosse, mi sembrano iniziative di riciclaggio delle coscienze".

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