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mercoledì 7 ottobre 2015

CANONE RAI, BELPIETRO FEROCE Così ci frega uno Stato incapace

Canone Rai, Maurizio Belpietro: lo Stato scarica sui cittadini il costo delle sue incapacità


di Maurizio Belpietro 



Matteo Renzi ha annunciato in tv che farà pagare il canone Rai insieme con la bolletta elettrica. «Così pagheranno tutti», ha sentenziato da Lucia Annunziata. Come è noto, l’imposta sui televisori oltre ad essere tra le più odiate è anche la più evasa, al punto che oltre un italiano su quattro si rifiuta di pagarla. In certe regioni, come Campania, Sicilia e Calabria, la percentuale di chi ignora il balzello addirittura sfiora il 50 per cento. Fatti i conti significa che alcuni milioni di italiani non mettono mano al portafogli e lo Stato perde ogni anno circa seicento milioni. Infilando la tassa nella bolletta, evaderla dunque sarà più difficile, se non impossibile, perché chiunque abbia un contatore sarà costretto a versare, pena il distacco dell’utenza per morosità. Per chi fino a ieri gettava il bollettino Rai nel cestino, ignorando i solleciti, la novità dunque non è stata proprio benaugurante, e per questo il presidente del Consiglio l’ha condita con un secondo annuncio, precisando che il canone scenderà da 113 a 100 euro, nel rispetto del principio: pagare meno, pagare tutti.

Tutto bene perciò? Renzi colpisce l’evasione e abbassa pure le tasse? Sì e no, perché le cose non sono così semplici come vorrebbe lo slogan. Ci spieghiamo. Innanzi tutto la riscossione. Mettere il canone in bolletta significa delegare alle aziende elettriche l’incasso di un’imposta statale. Ma le aziende non sono concessionarie pubbliche, bensì operatori privati, molti dei quali quotati in Borsa. Se vengono caricate di un compito in più, ovvero trasformarsi in esattori per conto dello Stato, vorranno soldi in più e certo non li chiederanno al committente ma all’utente. Il quale si ritroverà a questo punto a pagare i costi aggiuntivi. Tempo fa, l’Aiget, ossia l’associazione italiana di grossisti di energia e trader, provò a stimare quanto avrebbe inciso sulla bolletta la riscossione della tassa sulla tv (non è la prima volta che se ne parla) e alla fine ne aveva dedotto che al consumatore sarebbe stato chiesto tra il 13 e il 15 per cento in più. Una spesa che per le famiglie con consumi bassi avrebbe potuto incidere fino al 26 per cento in più. Risultato: anche se Renzi riducesse a cento il canone della tv, gli utenti pagherebbero tra i 113 e i 115, ma forse addirittura 126 euro. E non c’è solo questo problema. Fino a qualche anno fa, prima delle privatizzazioni, in Italia era solo l’Enel o alcune municipalizzate a vendere l’energia. Oggi le imprese del settore sono centinaia, alcune grandi e altre piccole. Costringerle a fare quello che lo Stato non sa fare non è una faccenda semplice, soprattutto è una faccenda che potrebbe mettere in crisi il settore, in un momento in cui si registra un forte calo della domanda di energia.

Tuttavia, il rischio più grosso non è costituito dai rincari sulla bolletta e sul canone e nemmeno dalle difficoltà delle compagnie elettriche, ma dalla stangata che si nasconde dietro il concetto di unire la tassa sulla tv al possesso di un’utenza dell’Enel o di qualsiasi altra azienda del ramo. Ad avere un contatore, e dunque la luce, sono anche i negozi, i laboratori e gli uffici e in questi locali quasi mai si ritrova un televisore, perché si lavora e non si guarda la tv. E però il salumiere o il benzinaio che già a casa propria pagano il canone in questo modo saranno chiamati a pagarlo due volte, anche se in negozio o nel chiosco non hanno alcun video con cui guardare i programmi di mamma Rai. Non soltanto: chiunque abbia a prezzo di sacrifici comprato una casetta per le vacanze o ne abbia ereditata una al paesello, che magari non è usata di frequente ma è provvista di luce, con il canone in bolletta sarà tenuto a pagare. Anzi. Non sarà tenuto: pagherà e basta, perché siccome ormai molti utenti hanno richiesto l’addebito automatico della bolletta sul proprio conto corrente, non ci sarà modo di rifiutarsi e nemmeno di obiettare. Lo Stato si prenderà i soldi senza nemmeno ringraziare o aspettare il consenso informato.

Risultato: dietro quella che sulle prime appare un’ideona che permetterà di far pagare meno ma far pagare tutti, in realtà si nasconde non una genialata ma la fregatura, che farà pagare agli italiani un canone più alto e a molti di loro un canone doppio se non triplo. Insomma, ciò che andrà in onda se Renzi passerà dagli annunci alle vie di fatto sarà un film molto diverso da quello rappresentato dal presidente del Consiglio durante la trasmissione di Lucia Annunziata. Un film che può avere un solo titolo: la stangata.

martedì 6 ottobre 2015

Italia in guerra contro l'Isis: "ecco dove bombarderemo"

Isis, l'Italia in guerra: i Tornado bombarderanno in Iraq




L'Italia scenderà in guerra contro l'Isis. Secondo il Corriere della Sera, i tornado del Sesto stormo di Ghedi in azione da un anno in Iraq con compito di ricognizione inizieranno a bombardare le postazioni del Califfato in Iraq, ma non in Siria. L'indiscrezione punta proprio su questa distinzione: il governo Renzi di fatto risponde alla richiesta d'aiuto del governo di Baghdad, in gravissima difficoltà sul campo nel resistere all'avanzata dei jihadisti. L'esecutivo iracheno ha concesso il proprio spazio aereo ai Paesi dell'alleanza internazionale, chiedendo espressamente l'intervento militare anche per via aerea. Diverso il discorso in Siria, dove il presidente Bashar Assad ha chiesto aiuto, sì, ma non a Usa ed Europa ma a Vladimir Putin, mentre l'azione della Francia è stata ufficialmente criticata dal premier Matteo Renzi. L'unica incognita, sottolinea Franco Venturini sul Corsera, resta trovare un'ampia maggioranza in Parlamento anche se non è detto che serva un voto per ratificare le nuove regole di ingaggio di una missione internazionale a cui l'Italia già partecipava.

La Difesa: "Solo una ipotesi"  - In merito a queste indiscrezioni, il ministero della Difesa precisa che "sono solo ipotesi da valutare assieme agli alleati e non decisioni prese che, in ogni caso, dovranno passare dal Parlamento". 

Parte l'assalto del Fisco al conto corrente Così vogliono beccare tutti gli evasori

Fisco, il nuovo arsenale antievasione: tutte le armi dell'agenzia delle Entrate




Che cosa sono 91,4 miliardi di euro? Le imposte evase ogni anno in Italia secondo l'ultimo rapporto del governo. Il Fisco, per riportare questi soldi all'utilità comune, ha a disposizione una vasta gamma di strumenti, che vengono illustrano sulle pagine de Il Sole 24 Ore. La lotta all'evasione, insomma, si fa sempre più dura, partendo proprio dal vostro contro in banca. Passiamo in rassegna le principali novità: come cambiano le strategie per far emergere il nero.

Conti correnti - Vengono verificati i dati di sintesi sulle operazioni finanziarie interne e i movimenti da e per l'estero superiori ai 15 mila euro. L'anagrafe dei rapporti finanziari contiene sempre maggiori informazioni per definire il rischio di evasione. Per i conti correnti viene esaminata anche la giacenza media, utilizzata anche per l'indicatore Isee e per le prestazioni sociali agevolate.

Voluntary disclosure - È l'autodenuncia di chi ha evaso il fisco, fatta in cambio di riduzioni delle sanzioni amministrative e protezione dalle conseguenze penali. La principale novità riguarda la proroga dei termini, posticipata al 30 novembre.

Scambio dati - Si rafforza la cooperazione internazionale e e lo scambio di informazioni con il fisco delle altre Nazioni, secondo le nuove regole comunitarie.

Redditometro - Lo strumento, che consente di confrontare le spese ritenute eccessive con il livello di reddito dichiarato, verrà ritoccato per essere più in linea con le richieste del garante della privacy. Escono di scena le stime delle spese basate sulle medie Istat, che erano finite al centro di una rovente polemica. I soggetti a rischio verifiche verranno individuati dopo l'incrocio dei dati dell'anagrafe tributaria.

L'elusione - Vengono contestate le operazioni finalizzate soltanto ad ottenere un vantaggio tributario, ma prive di sostanza economica. Si definiscono i confini giuridici della questione, e spetta al fisco la prova dell'elusione. Dallo scorso primo ottobre, inoltre, sono in vigore le norme che definiscono i confini dell'abuso del diritto, ad oggi rimesso alla sola interpretazione dei giudici.

Ravvedimento - È la possibilità di pagare multe ridotte per rimettersi in regola anche dopo l'inizio di ispezioni e verifiche da parte della Guardia di Finanza o dell'Agenzia delle Entrate, o in seguito alle segnalazioni di anomalia inviate dal fisco. Il nuovo ravvedimento operoso, in vigore dallo scorso primo gennaio, può essere usato anche dai contribuenti che ricevono segnalazioni di anomali inviate dal Fisco dopo l'incrocio dei dati.

Studi di settore - Nel nuovo Fisco, sono sempre meno uno strumento utilizzato per innescare verifiche approfondite e si confermano "marginali ai fini della rettifica delle basi imponibili dichiarate", come scrive la Corte dei Conti.

Beni ai soci - Si ha l'obbligo di comunicare al Fisco i beni d'impresa concessi a soci ed amministratori, i finanziamenti e le capitalizzazioni ricevute. Obiettivo, evitare le intestazioni fittizie alle società. Dopo una lunga serie di rinvii, l'obbligo di comunicazione dei dati al Fisco ha una scadenza: il 30 ottobre. 

Iva - L'obbligo di versare l'Iva allo Stato deve spettare al soggetto più affidabile: è la filosofia che anima il cosiddetto split payment e l'estensione del reverse charge. Con il primo i fornitori della Pa sono pagati "al netto" dell'Iva, mentre con il secondo l'obbligo ricade sul committente. 

E-fattura - Obbligo di inviare fatture in formato elettronico alla Pubblica Amministrazione. Dal primo gennaio chi vuole potrà inviare al fisco tutte le fatture emesse ricevute e godere così dell'esenzione dallo spesometro e dalla black list, e di rimborsi più veloci. Se la e-fattura servirà nella lotta al nero, però, lo si scoprirà soltanto dal 2017, quando i contribuenti potranno usare l'agenzia delle Entrate come un server, inviando al Fisco tutti i dati di tutte le fatture emesse ricevute. 

Per chi non riesce a smettere di fumare: il rimedio (semplice) che "lava" i polmoni

Fumo, il rimedio naturale che ripulisce i polmoni


di Francesco Pellegrino



Quante volte avete provato a smettere di fumare senza riuscirci? Quante volte avete letto dei danni irreparabili che la sigaretta provoca ai vostri polmoni? Se avete provato tante volte di smettere senza ancora esserci riusciti, potete provare un composto naturale che si fa anche in casa che ripulisce i polmoni permettendo di espellere il muco in eccesso che si forma per il fumo. Il composto si prepara con zenzero, curcuma, cipolla o aglio.

La pozione - Zenzero e curcuma sono spezie con molte proprietà benefiche: il primo è un ottimo disintossicante per il tratto respiratorio, la curcuma antibatterica e antitumorale. Aglio e cipolla prevengono le infiammazioni respiratorie. Per realizzare il composto basta davvero poco. Un litro d'acqua e 400 grammi di zucchero di canna integrale grezzo in una pentola e portare a ebollizione. Poi bisogna aggiungere un chilo di cipolla, una radice di zenzero a pezzi piccolissimi e due cucchiai di curcuma. Il mix può essere filtrato e conservato in frigo. Si può consumare (bastano due cucchiai) al mattino a stomaco vuoto e la sera prima di cena. Ovviamente, se riuscite a smettere è meglio. Ma se proprio non ce la fate, provate ad aiutarvi con questa "pozione magica" 

La classifica dei 6 peggiori aeroporti Ce n'è anche uno italiano: qual è

La classifica dei 5 peggiori aeroporti del mondo. Uno è Italiano




Il quotidiano brittanico Indipendent ha stilato una classifica dei 5 peggiori aeroporti del mondo. Uno è in Italia.

1 - In pole position l'areoporto Charles de Gaulle di Roissy, Parigi. Secondo l'Indipendent è il peggiore del mondo: architettonicamente bizzarro e anche spostarsi all’interno dello stesso terminal è terribile.

2 - Al secondo posto Roma con Fiumicino. Il principale aeroporto italiano è "un caos spaventoso": ecco la definizione dell'hub italiano.

3 - Al terzo posto Sheremetyevo, Mosca. Costruito nel 1980 per le Olimpiadi, da allora è in caduta libera.

4 - Aeroporto di Ginevra al quarto posto. La rapida crescita dei passeggeri nel principale aeroporto alpino non è stata compensata da investimenti adeguati

5 - Chiude la classifica Jomo Kenyatta, Nairobi. Se in Africa ci sono ottimi hub, come quelli di Addis Abeba e di Casablanca, questo non è il caso del principale aeroporto keniota.

Medicina, premio Nobel a tre scienziati: i loro studi sulle infezioni e la malaria

Medicina, il premio Nobel a tre scienziati per gli studi su infezioni e malaria


di Francesco Pellegrino



Una nuova terapia contro le infezioni causate da parassiti e una nuova cura contro la malaria, sono queste le innovazioni in campo medico che si sono aggiudicate il premio Nobel di quest'anno. I nomi degli scienziati sono destinati a entrare nella storia come i pionieri di una medicina che cura le malattie della povertà. Si tratta dell'irlandese William C. Campbell, del giapponese Satoshi Omura e della cinese Youyou Tu. I primi due si sono occupati della ricerca sui parassiti, mentre la dottoressa cinese ha studiato una nuova cura per la malaria.

Le cure per i poveri - I ricercatori hanno lavorato per curare le malattie che affliggono un terzo della popolazione mondiale, concentrata in Africa, Asia e Sud America. Ai tre scienziati va il merito di aver "rivoluzionato il trattamento di malattie parassitarie che per millenni hanno rappresentato una piaga per l’umanità". I nomi delle medicine create dai nuovi premi Nobel suonano strani ma sono dei veri salva vita. Per Campbelle e Omura si tratta della ivermectina, capace di curare la cecità fluviale dimezzandone i casi. Mentre per Youyou Tu si tratta dell'artenìmisinina capace di ridurre la mortalità causata dalla malaria. La ricercatrice cinese, inoltre, è la dodicesima donna a ricevere il premio Nobel

La concorrenza e gli altri premi - I tre vincitori hanno sbaragliato una grande concorrenza, quest'anno infatti i candidati al prestigioso riconoscimento erano ben 327. Il premio ammonta a 8 milioni di corone svedesi, quasi 900 mila euro. L'annuncio è stato dato, come da tradizione, al Karolinska Institutet di Stoccolma. Con questo premio si apre ufficalmente il periodo degli annunci dei vincitori dei vari Nobel. Martedì 6 ottobre sarà la volta del premio per la Fisica, mentre mercoledì 7 toccherà alla Chimica. È atteso per venerdì 9 invece, il nome del vincitore del Nobel per la Pace, mentre in chiusura, lunedì 12, verrà assegnato il riconoscimento per l’Economia.

"L'INTERCETTAZIONE È FALSA" Alla sbarra i cronisti dell'Espresso

Intercettazioni Crocetta, Procura chiede il giudizio immediato per i giornalisti dell'Espresso




Il giudizio immediato per i giornalisti  dell’Espresso Piero Messina e Maurizio Zoppi, autori dell’articolo sulla presunta intercettazione tra il Governatore siciliano Rosario Crocetta e il suo medico Matteo Tutino su Lucia Borsellino, è stato chiesto dalla Procura della Repubblica di Palermo che ha depositato  oggi la richiesta al gip del Tribunale. Nell’intercettazione, smentita più volte da Crocetta e Tutino, ma anche dalla Procura di Palermo, secondo l’Espresso, Tutino avrebbe detto "Lucia Borsellino deve  saltare, come il padre". E Crocetta non avrebbe replicato. Messina e Zoppi sono indagati per pubblicazione di notizie false e esagerate. Messina fin dall’inizio è stato indagato anche per calunnia. Lo stesso reato viene contestato adesso anche a Maurizio Zoppi, ma solo dopo l’interrogatorio in Procura. L’indagine è coordinata direttamente dal Procuratore capo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Leonardo Agueci. Nella richiesta di giudizio immediato, a firma di Lo Voi e Agueci, ci sono anche diverse testimonianze, note dei carabinieri, intercettazioni telefoniche, i verbali di interrogatorio e una memoria. Il gip del Tribunale dovrà decidere entro i prossimi cinque giorni.

Reato evidente - Come prevede il Codice penale l’accusa può chiedere il giudizio immediato, saltando dunque la fase dell’udienza preliminare, entro i 90 giorni da quando è stato commesso il reato, quando per la Procura la prova del reato è evidente. I due giornalisti sono difesi dall’avvocato Fabio Bognanni. A luglio, quando venne pubblicato l’articolo dell’Espresso, Rosario Crocetta, attraverso il suo legale l’avvocato Enzo Lo Re, aveva annunciato una richiesta di risarcimento danno di 10 milioni di euro contro il settimanale. Sono diverse le procure che hanno da sempre smentito l’esistenza dell’intercettazione, a partire dai magistrati di Palermo, a quelli di Catania, Caltanissetta e Messina.