Canone Rai, Maurizio Belpietro: lo Stato scarica sui cittadini il costo delle sue incapacità
di Maurizio Belpietro
Matteo Renzi ha annunciato in tv che farà pagare il canone Rai insieme con la bolletta elettrica. «Così pagheranno tutti», ha sentenziato da Lucia Annunziata. Come è noto, l’imposta sui televisori oltre ad essere tra le più odiate è anche la più evasa, al punto che oltre un italiano su quattro si rifiuta di pagarla. In certe regioni, come Campania, Sicilia e Calabria, la percentuale di chi ignora il balzello addirittura sfiora il 50 per cento. Fatti i conti significa che alcuni milioni di italiani non mettono mano al portafogli e lo Stato perde ogni anno circa seicento milioni. Infilando la tassa nella bolletta, evaderla dunque sarà più difficile, se non impossibile, perché chiunque abbia un contatore sarà costretto a versare, pena il distacco dell’utenza per morosità. Per chi fino a ieri gettava il bollettino Rai nel cestino, ignorando i solleciti, la novità dunque non è stata proprio benaugurante, e per questo il presidente del Consiglio l’ha condita con un secondo annuncio, precisando che il canone scenderà da 113 a 100 euro, nel rispetto del principio: pagare meno, pagare tutti.
Tutto bene perciò? Renzi colpisce l’evasione e abbassa pure le tasse? Sì e no, perché le cose non sono così semplici come vorrebbe lo slogan. Ci spieghiamo. Innanzi tutto la riscossione. Mettere il canone in bolletta significa delegare alle aziende elettriche l’incasso di un’imposta statale. Ma le aziende non sono concessionarie pubbliche, bensì operatori privati, molti dei quali quotati in Borsa. Se vengono caricate di un compito in più, ovvero trasformarsi in esattori per conto dello Stato, vorranno soldi in più e certo non li chiederanno al committente ma all’utente. Il quale si ritroverà a questo punto a pagare i costi aggiuntivi. Tempo fa, l’Aiget, ossia l’associazione italiana di grossisti di energia e trader, provò a stimare quanto avrebbe inciso sulla bolletta la riscossione della tassa sulla tv (non è la prima volta che se ne parla) e alla fine ne aveva dedotto che al consumatore sarebbe stato chiesto tra il 13 e il 15 per cento in più. Una spesa che per le famiglie con consumi bassi avrebbe potuto incidere fino al 26 per cento in più. Risultato: anche se Renzi riducesse a cento il canone della tv, gli utenti pagherebbero tra i 113 e i 115, ma forse addirittura 126 euro. E non c’è solo questo problema. Fino a qualche anno fa, prima delle privatizzazioni, in Italia era solo l’Enel o alcune municipalizzate a vendere l’energia. Oggi le imprese del settore sono centinaia, alcune grandi e altre piccole. Costringerle a fare quello che lo Stato non sa fare non è una faccenda semplice, soprattutto è una faccenda che potrebbe mettere in crisi il settore, in un momento in cui si registra un forte calo della domanda di energia.
Tuttavia, il rischio più grosso non è costituito dai rincari sulla bolletta e sul canone e nemmeno dalle difficoltà delle compagnie elettriche, ma dalla stangata che si nasconde dietro il concetto di unire la tassa sulla tv al possesso di un’utenza dell’Enel o di qualsiasi altra azienda del ramo. Ad avere un contatore, e dunque la luce, sono anche i negozi, i laboratori e gli uffici e in questi locali quasi mai si ritrova un televisore, perché si lavora e non si guarda la tv. E però il salumiere o il benzinaio che già a casa propria pagano il canone in questo modo saranno chiamati a pagarlo due volte, anche se in negozio o nel chiosco non hanno alcun video con cui guardare i programmi di mamma Rai. Non soltanto: chiunque abbia a prezzo di sacrifici comprato una casetta per le vacanze o ne abbia ereditata una al paesello, che magari non è usata di frequente ma è provvista di luce, con il canone in bolletta sarà tenuto a pagare. Anzi. Non sarà tenuto: pagherà e basta, perché siccome ormai molti utenti hanno richiesto l’addebito automatico della bolletta sul proprio conto corrente, non ci sarà modo di rifiutarsi e nemmeno di obiettare. Lo Stato si prenderà i soldi senza nemmeno ringraziare o aspettare il consenso informato.
Risultato: dietro quella che sulle prime appare un’ideona che permetterà di far pagare meno ma far pagare tutti, in realtà si nasconde non una genialata ma la fregatura, che farà pagare agli italiani un canone più alto e a molti di loro un canone doppio se non triplo. Insomma, ciò che andrà in onda se Renzi passerà dagli annunci alle vie di fatto sarà un film molto diverso da quello rappresentato dal presidente del Consiglio durante la trasmissione di Lucia Annunziata. Un film che può avere un solo titolo: la stangata.