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martedì 6 ottobre 2015

Air France taglia, furia dei dipendenti linciano i manager (in fuga nudi)

Paese che vai usanze che trovi Air France annuncia 2900 esuberi, due manager sono costretti a fuggire a torso nudo dai dipendenti




Due manager di Air France hanno rischiato il linciaggio, sono dovuti fuggire a torso nudo dai loro dipendenti inferociti. La direzione dell'azienda ha confermato nella mattina nel comitato centrale di impresa che prevede un piano di ristrutturazione che mette a rischio 2900 posti di lavoro. Diverse centinaia di dipendenti hanno attaccato la sede centrale di Air France, interrompendo la riunione e facendo fuggire due manager a torso nudo. Il piano è un'alternativa al progetto di sviluppo Perform 2020.

I numeri - Gli esuberi previsti dalla ristrutturazione riguardano 300 piloti, 900 assistenti di volo e 1.700 personale di terra. Inoltre la compagnia aerea ha cancellato gli ordini di nuovi aerei con la Boeing: diciannove 787-9 e sei 787-10.

La protesta - Da questa mattina piloti e personale di terra di Air France sono in sciopero: la compagnia ha previsto di non annullare voli ma avverte che saranno possibili ritardi, soprattutto ai banchi dei check in. Secondo i sindacati, alcuni dipendenti sciopereranno solo per qualche ora, ma altri lo faranno per tutta la giornata. Il portavoce del governo francese, Stephane Le Foll ,è intervenuto: "Faccio appello a tutti, in particolare i piloti, perché facciano uno sforzo. Ovviamente bisogna che il dialogo sia possibile, bisogna mettersi intorno a un tavolo".

Canone, Renzi sbugiardato di quanto aumenta la tassa

Rai, con il canone in bolletta i costi aumentano




Lo ha annunciato Matteo Renzi alla tramissione di Lucia Annunziata "In 1/2 ora": "Il prossimo anno il canone Rai costerà meno, 100 euro, ma lo dovranno pagare tutti". "Ci sarà un meccanismo che permetterà a tutti di pagare, pensiamo di metterlo in bolletta, ma invece che 113 euro il prossimo anno costerà 100 euro. Chi paga ed è onesto paga meno". Ma questa possibilità ha provocato una levata di scudi soprattutto perché i costi aumenterebbero.  "Il canone Rai nella bolletta elettrica è una operazione impossibile. Non tutti i possessori di un televisore sono possessori di un contratto elettrico e non tutti i possessori di un contratto elettrico sono possessori di un televisore. Sbagliato riversare sui produttori di energia elettrica il compito di recuperare il canone per la Rai, perché non ci compete", ha detto il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, intervenendo ad Agorà su Rai3.

Costi aumentati - Lo scopo del governo è quello di azzerare un'evasione da 500 milioni l'anno. L'associazione Italiana di Grossisti di Energia (AIGET) e I.com, (Istituto per la Competitività) hanno fatto delle simulazioni sull'introduzione del canone Rai in bolletta legate soprattutto alle imposto e agli incentivi alle rinnovabili che nel 2014 hanno per la prima volta superato il 50% del valore annuo dell'elettricità consumata dalla famiglia media italiana. Secondo le simulazioni, l'introduzione del canone Rai in bolletta potrebbe comportare costi aggiuntivi compresi tra il 13% e il 15% per il consumatore medio che potrebbero arrivare fino al 265 nel caso di famiglie con consumi bassi. E, soprattutto, potrebbe definitivamente azzoppare il mercato liberalizzato.

Esattori - "Perché chi vende energia deve assolvere al ruolo di esattore per il Fisco? Che attinenza ha il canone Rai con l'energia? Credo che queste domande meritino una risposta se miriamo a far funzionare al meglio la liberalizzazione", sottolinea Michele Governatori, Presidente di Aiget  

lunedì 5 ottobre 2015

Greta e Vanessa, governo fregato: l'enorme cifra pagata per liberarle

Greta e Vanessa, "per la loro liberazione sono stati pagati 11 milioni". Governo italiano sbugiardato




Per liberare Greta e Vanessa, le due cooperanti italiane rapite in Siria nel luglio del 2014, lo Stato italiano ha speso 11 milioni di euro. Una notizia che rimbalza da media locali e riapre una annosa vicenda: le cifre sono state snocciolate nel corso di un processo in corso ad Aleppo, dove le due ragazzine erano state sequestrate. Il tribunale islamico del Movimento Nureddin Zenki ha infatti condannato tale Hussam Atrash, reo di aver indebitamente preso parte del riscatto versato per liberare le due. Per inciso, Nureddin Zenki è la milizia che ha operato direttamente nel sequestro di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. E Atrash, un signore della guerra locale a capo del gruppo Ansare al Islam, avrebbe intascato 5 degli 11 milioni del riscatto.

"Soltanto illazioni"? - Tra le pagine della sentenza - emessa lo scorso 2 ottobre dal tribunale Qasimiya del movimento Zenki - si scopre che Atrash operava nell'area di Abzimo, la medesima località in cui Greta e Vanessa vennero avvistate per l'ultima volta. Ed è proprio dalle carte del processo che emerge la cifra, così come emerge che gli altri soldi del riscatto sono finiti nelle tasche di signori della guerra locali. All'epoca del rilascio di Greta e Vanessa impazzò la polemica sulle cifre che lo Stato avrebbe speso per liberarle. L'ipotesi del pagamento era stata seccamente smentita, tanto che il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, aveva assicurato alla Camera che le voci sul pagamento erano "soltanto illazioni". Gentiloni disse: "Siamo contrari al pagamento di riscatti nei confronti degli italiani presi in ostaggio la priorità è indirizzata alla vita e all'integrità fisica".

Gira un sondaggio clamoroso: ecco a quanto è Mastella

Clemente Mastella, il sondaggio clamoroso: a Benevento è al 31%




Gira un sondaggio clamoroso, firmato Ipr Marketing: Clemente Mastella al 31%. Non è fantapolitica, ma la proiezione di cosa succederebbe a Benevento se si votasse oggi. Come riferisce il Fatto quotidiano, l'eterno ex democristiano, fondatore dell'Udeur, di fatto espressione solo di se stesso, quando gioca in casa è imbattibile o quasi. Il politico più amato di Ceppaloni, feudo personale, sarebbe secondo solo al Movimento 5 Stelle, davanti anni luce rispetto a Pd e al centrodestra. E al ballottaggio, quasi sicuramente, la spunterebbe lui. Nulla di nuovo, per la verità, visto che già alle regionali da capolista di Forza Italia Mastella ha raggranellato un ottimo 23%, la percentuale più alta tra tutti i candidati campani. "Ame farebbe piacere ma non è un'ossessione - spiega lui -, come credo farebbe piacere anche a Bassolino a Napoli. Io, come lui, il sindaco l'ho già fatto...". 

L'ultima mossa di Della Valle: quali sono i suoi (veri) obiettivi

Diego Della Valle, ingresso in politica: via al movimento Noi italiani




La presentazione ufficiale è prevista a novembre. Ma già entro la fine di ottobre Noi italiani, il movimento promosso dal patron della Tods Diego Della Valle, dovrebbe trovare casa a Milano, sede scelta per il quartier generale di quello che, insistono gli uomini vicini all'imprenditore, non sarà un partito politico ma un progetto legato alla solidarietà. Tra un sondaggio e l'altro, perché il gradimento potenziale può spostare fino all'ultimo momento utile anche decisioni già prese, proseguono i contatti e i preparativi in vista di una convention che, almeno nelle ambizioni dichiarate agli amici di sempre, deve rappresentare una scossa in un Paese che "rischia di essere schiacciato dal dualismo Renzi-Grillo".

Gli obiettivi ufficiali li ha indicati già lo stesso Della Valle. Noi italiani vuole porsi come un "incubatore di solidarietà a tutti i livelli", perché anche per gli imprenditori di successo, "gente come noi che ha un ruolo di un certo tipo" nelle parole del patron della Tod's, "è arrivato il momento di restituire un pezzetto alle comunità, a quelli che ne han bisogno". Per questo, ha puntualizzato, Noi italiani "è aperto a tutti, dal grande imprenditore che voglia contribuire economicamente allo studente che vuole dedicare qualche ora del suo tempo ad occuparsi degli altri e dell'Italia".

Certo, però, il nuovo soggetto non può che ambire a un preciso ruolo politico e, in prospettiva, elettorale. Secondo diversi osservatori, il movimento guarda soprattutto al bacino del centrodestra, agli scontenti di Ncd e Forza Italia, e, più in generale, a quell'area moderata che si professa alternativa al Pd di Matteo Renzi. Una collocazione, quella che si ipotizza per Noi Italiani, che trova riscontro anche nelle stesse dichiarazioni pubbliche di Della Valle. La sfida a Renzi, con il quale ha intrattenuto rapporti a lungo, è stata lanciata da tempo. Tanto da arrivare a definire il premier "bulimico di potere", invitando il Capo dello Stato Sergio Mattarella"
a mandarlo a casa". Così come significativo è l'endorsement arrivato da Silvio Berlusconi: Della Valle "è un numero uno del quale ci sarebbe bisogno in politica".

Ora la guerra ai diesel è ufficiale: "Stesso prezzo per benzina e gasolio"

La ministra francese: "Stesso prezzo per benzina e gasolio"


di Francesco Pellegrino


Segolene Royale

Dopo gli Stati Uniti, anche la Francia si iscrive alla guerra ai diesel. La ministra dei Trasporti, Segolene Royale, ha infatti dichiarato di voler tassare il gasolio in modo che il suo prezzo dalga a pari di quello della benzina, rispetto alla quale, oggi, costa in media 15 centesimi di euro in meno. I guadagni derivanti dalla nuova "tassa sul diesel" verrebbero impiegari per finanziare bonus destinati all'acquisto di auto "pulite" come quelle elettriche. La Royal vorrebbe anche tagliare progressivamente i sussidi statali oggi esistenti in Francia sulle auto alimentate a gasolio fino a farli completamente starire a partire dal 2025. Certo, si tratta della Francia. Ma la misura, se adottata, potrebbe costituire un "pericoloso" precedente a livello comunitario. Forse, chi dice che è iniziata la guerra ai diesel non ha poi tutti i torti...

Socci profetico: arriva l'Apocalisse "Dramma per la Chiesa e il mondo"

Antonio Socci: al via il Sinodo dell'Apocalisse, conseguenze drammatiche per la Chiesa e il Mondo


di Antonio Socci
www.antoniosocci.com



A meno di un miracolo, il copione è già scritto. Si imporrà la linea progressista, sostenuta da Bergoglio: comunione ai divorziati e riconoscimento delle unioni omosessuali. Un attacco mai visto all’ortodossia cattolica, con conseguenze drammatiche per la Chiesa e per il mondo. 

Appena iniziato, questo Sinodo (imbavagliato e «teleguidato») è già finito. Infatti la conclusione è già scritta: l’arbitro argentino ha stabilito in anticipo la vittoria - a tavolino - della fazione «di sinistra» che lui stesso capeggia.

Dopo non si sa cosa potrà accadere fra ortodossi (cioè fedeli all’insegnamento del Vangelo e della Chiesa di sempre) ed eterodossi che vogliono sottomettere la Chiesa alle mode ideologiche del momento (san Pio X definiva il modernismo «la sintesi di tutte le eresie»).

Essendo già scritto l’esito del Sinodo resta da spiegare il suo senso: è in corso la (tentata) liquidazione della Chiesa. Evento epocale che dovrebbe preoccupare anche i laici seri, perché probabilmente prelude alla liquidazione della stessa Europa. Diceva Immanuel Kant: «Il Vangelo è la fonte da cui è scaturita la nostra cultura». E il laicissimo Federico Chabod: «Il Cristianesimo ha modellato il nostro modo di sentire e di pensare in guisa incancellabile; e la diversità profonda che c’è fra noi e gli Antichi (…) è proprio dovuta a questo gran fatto, il maggior fatto senza dubbio della storia universale, cioè il verbo cristiano. Anche i cosiddetti “liberi pensatori”, anche gli “anticlericali” non possono sfuggire a questa sorte comune dello spirito europeo».

Infine il papa laico Benedetto Croce, nel saggio del 1942 Perché non possiamo non dirci cristiani spiegò: «Il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuta (…). Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate (…). E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni (…) non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana (…) perché l’impulso originario fu e perdura il suo».

Si pensi inoltre alla resistenza della Chiesa - pagata con milioni di martiri - ai totalitarismi del XX secolo. È sempre stata l’unica luce nella notte degli orrori e il grande antidoto alle ideologie.

Certi laicisti alla Scalfari oggi potranno gioire per la sua liquidazione. Ma potrebbero amaramente pentirsene di fronte alle devastazioni del nichilismo e - come ha dimostrato in Francia la tragedia di Charlie Hebdo - davanti all’Islam rampante nel mondo.

Un intellettuale liberale francese, Pierre Manent ha pubblicato un libro, Situation de la France, dove fotografa la disperata inermità dell’Europa laicista di fronte all’Islam. Manent dice: «Non basta la laicità per contrastare l’Islam. E diversamente da quanto sostengono i politici radicali, la laicità nemmeno serve a integrare i musulmani». La tragedia è stata la demolizione della Chiesa.

«Era l’idea dell’ateismo progressista», dice Manent. Dopo il Concilio «i cattolici hanno accettato di fondersi in questa sorta di nuova chiesa postcristiana… E il cristianesimo si è dissolto in una religione dell’umanità».

Oggi siamo all’atto finale. In effetti l’assalto al cattolicesimo, anche dall’interno, fu chiaro dagli anni Settanta, quando Paolo VI angosciato prese a denunciare una smania autodemolitrice che si era impadronita della Chiesa, parlò di un «pensiero non cattolico» che si era fatto dilagante al suo interno, succube delle ideologie, e addirittura affermò che il «fumo di Satana» era entrato nel tempio di Dio.

Sembrò di essere a un passo dal crollo, ma arrivò la provvidenziale sorpresa di Giovanni Paolo II che con Ratzinger raddrizzò la barca e dette l’impressione di aver evitato il naufragio.

Poi qualcosa di terribile è accaduto: Benedetto XVI ha dovuto eclissarsi e autorecludersi. Così l’autodemolizione è ripresa e ora sembra al suo atto finale.

A molti uomini di Chiesa non sfugge la gravità della situazione, che traspare bene da un testo dei giorni scorsi in cui si mostra la lontananza dalla dottrina cattolica del cosiddetto Instrumentum laboris, vidimato da Bergoglio per il Sinodo, su comunione ai divorziati risposati e omosessualità.

Tale stroncatura è firmata da tre teologi, Claude Barthe, Antonio Livi e Alfredo Morselli, ma in realtà ha dietro l’elaborazione di molti padri sinodali, vescovi e cardinali.

Vi si dice intanto che l’Instrumentum ripropone quelle proposizioni che «non essendo state approvate a maggioranza qualificata» dal Sinodo del 2014 «non dovevano né potevano essere incluse nel documento finale di quel Sinodo» e «dovevano reputarsi respinte» (è stato Bergoglio in persona a imporne la riproposizione).

Inoltre in questo Instrumentum «risulta, in generale, compromessa la Verità, sì da rendere complessivamente non accettabile il documento, o altro che ne riproponesse i contenuti e fosse posto ai voti alla fine della prossima assemblea sinodale».

Si cita come monito il profeta Isaia: «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre» (5, 20).

I tre teologi rilevano infine che i due Motu proprio dell’8 settembre scorso svuotano la discussione dal punto di vista teologico e canonico (non ne spiegano il perché, ma è facilmente intuibile: con essi si introduce di fatto il divorzio nella Chiesa).

È la prima volta che un documento sinodale approvato dal papa e un suo Motu proprio, sono fortemente sospetti di uscire dall’ortodossia cattolica. Su punti fondamentali che a cascata farebbero poi venire giù tutto.

Così oggi - come ha scritto il cardinale Sarah - proprio mentre «migliaia di cristiani muoiono ogni giorno» per la fedeltà al Vangelo, «in Occidente degli uomini di Chiesa cercano di ridurre al minimo le esigenze del Vangelo. Il vero scandalo... è la confusione tra bene e male operata da pastori cattolici».

La mia previsione (a meno di un miracolo) è che il Motu proprio sul divorzio non venga ritirato ed entri in vigore l’8 dicembre, provocando un terremoto mai visto. E che Bergoglio, tramite il Sinodo che controlla, pur ribadendo a parole che il matrimonio è indissolubile, apra sulla comunione per alcuni divorziati risposati (anche se per casi particolari sarebbe la classica falla nella diga). Infine prevedo che si sdoganino di fatto anche altri tipi di unione (comprese quelle dello stesso sesso), sia pure dicendo che non possono parificarsi al matrimonio.

È un capovolgimento epocale del magistero della Chiesa e della vita cristiana, dalle conseguenze incalcolabili se solo si pensa che per una «i» nella crisi ariana, per il «Filioque» nello scisma con la Chiesa orientale, per un singolo divorzio - di re Enrico VIII - che provocò lo scisma anglicano, la Chiesa ha vissuto tragedie terribili. Dalle conseguenze spaventose, anche per il mondo.

Oggi un certo clima apocalittico è avvertito dal popolo cristiano che in questi mesi, attraverso la rete, rilancia convulsamente una quantità di profezie terribili, tutte concentrate sul nostro tempo: talora di sedicenti veggenti che non hanno credibilità, ma spesso di mistici seri, come la visione dei due papi e delle due chiese della beata Emmerich.

Ma al di là di mistici e apparizioni mariane - che, anche quando sono approvate dalla Chiesa come Fatima o La Salette, sono solo rivelazioni private e non obbligano la fede del credente - c’è una profezia a cui i cattolici devono credere, perché non è una rivelazione privata, ma fa parte integrante della rivelazione pubblica e viene dalla Sacra Scrittura.

Sta ufficialmente nel Catechismo della Chiesa Cattolica varato da Giovanni Paolo II e dal cardinal Ratzinger, dove si preannuncia quanto segue: «Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “Mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità» (n. 675). Molti si chiedono se non è proprio quello che sta accadendo sotto i nostri occhi.