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lunedì 5 ottobre 2015

Gira un sondaggio clamoroso: ecco a quanto è Mastella

Clemente Mastella, il sondaggio clamoroso: a Benevento è al 31%




Gira un sondaggio clamoroso, firmato Ipr Marketing: Clemente Mastella al 31%. Non è fantapolitica, ma la proiezione di cosa succederebbe a Benevento se si votasse oggi. Come riferisce il Fatto quotidiano, l'eterno ex democristiano, fondatore dell'Udeur, di fatto espressione solo di se stesso, quando gioca in casa è imbattibile o quasi. Il politico più amato di Ceppaloni, feudo personale, sarebbe secondo solo al Movimento 5 Stelle, davanti anni luce rispetto a Pd e al centrodestra. E al ballottaggio, quasi sicuramente, la spunterebbe lui. Nulla di nuovo, per la verità, visto che già alle regionali da capolista di Forza Italia Mastella ha raggranellato un ottimo 23%, la percentuale più alta tra tutti i candidati campani. "Ame farebbe piacere ma non è un'ossessione - spiega lui -, come credo farebbe piacere anche a Bassolino a Napoli. Io, come lui, il sindaco l'ho già fatto...". 

L'ultima mossa di Della Valle: quali sono i suoi (veri) obiettivi

Diego Della Valle, ingresso in politica: via al movimento Noi italiani




La presentazione ufficiale è prevista a novembre. Ma già entro la fine di ottobre Noi italiani, il movimento promosso dal patron della Tods Diego Della Valle, dovrebbe trovare casa a Milano, sede scelta per il quartier generale di quello che, insistono gli uomini vicini all'imprenditore, non sarà un partito politico ma un progetto legato alla solidarietà. Tra un sondaggio e l'altro, perché il gradimento potenziale può spostare fino all'ultimo momento utile anche decisioni già prese, proseguono i contatti e i preparativi in vista di una convention che, almeno nelle ambizioni dichiarate agli amici di sempre, deve rappresentare una scossa in un Paese che "rischia di essere schiacciato dal dualismo Renzi-Grillo".

Gli obiettivi ufficiali li ha indicati già lo stesso Della Valle. Noi italiani vuole porsi come un "incubatore di solidarietà a tutti i livelli", perché anche per gli imprenditori di successo, "gente come noi che ha un ruolo di un certo tipo" nelle parole del patron della Tod's, "è arrivato il momento di restituire un pezzetto alle comunità, a quelli che ne han bisogno". Per questo, ha puntualizzato, Noi italiani "è aperto a tutti, dal grande imprenditore che voglia contribuire economicamente allo studente che vuole dedicare qualche ora del suo tempo ad occuparsi degli altri e dell'Italia".

Certo, però, il nuovo soggetto non può che ambire a un preciso ruolo politico e, in prospettiva, elettorale. Secondo diversi osservatori, il movimento guarda soprattutto al bacino del centrodestra, agli scontenti di Ncd e Forza Italia, e, più in generale, a quell'area moderata che si professa alternativa al Pd di Matteo Renzi. Una collocazione, quella che si ipotizza per Noi Italiani, che trova riscontro anche nelle stesse dichiarazioni pubbliche di Della Valle. La sfida a Renzi, con il quale ha intrattenuto rapporti a lungo, è stata lanciata da tempo. Tanto da arrivare a definire il premier "bulimico di potere", invitando il Capo dello Stato Sergio Mattarella"
a mandarlo a casa". Così come significativo è l'endorsement arrivato da Silvio Berlusconi: Della Valle "è un numero uno del quale ci sarebbe bisogno in politica".

Ora la guerra ai diesel è ufficiale: "Stesso prezzo per benzina e gasolio"

La ministra francese: "Stesso prezzo per benzina e gasolio"


di Francesco Pellegrino


Segolene Royale

Dopo gli Stati Uniti, anche la Francia si iscrive alla guerra ai diesel. La ministra dei Trasporti, Segolene Royale, ha infatti dichiarato di voler tassare il gasolio in modo che il suo prezzo dalga a pari di quello della benzina, rispetto alla quale, oggi, costa in media 15 centesimi di euro in meno. I guadagni derivanti dalla nuova "tassa sul diesel" verrebbero impiegari per finanziare bonus destinati all'acquisto di auto "pulite" come quelle elettriche. La Royal vorrebbe anche tagliare progressivamente i sussidi statali oggi esistenti in Francia sulle auto alimentate a gasolio fino a farli completamente starire a partire dal 2025. Certo, si tratta della Francia. Ma la misura, se adottata, potrebbe costituire un "pericoloso" precedente a livello comunitario. Forse, chi dice che è iniziata la guerra ai diesel non ha poi tutti i torti...

Socci profetico: arriva l'Apocalisse "Dramma per la Chiesa e il mondo"

Antonio Socci: al via il Sinodo dell'Apocalisse, conseguenze drammatiche per la Chiesa e il Mondo


di Antonio Socci
www.antoniosocci.com



A meno di un miracolo, il copione è già scritto. Si imporrà la linea progressista, sostenuta da Bergoglio: comunione ai divorziati e riconoscimento delle unioni omosessuali. Un attacco mai visto all’ortodossia cattolica, con conseguenze drammatiche per la Chiesa e per il mondo. 

Appena iniziato, questo Sinodo (imbavagliato e «teleguidato») è già finito. Infatti la conclusione è già scritta: l’arbitro argentino ha stabilito in anticipo la vittoria - a tavolino - della fazione «di sinistra» che lui stesso capeggia.

Dopo non si sa cosa potrà accadere fra ortodossi (cioè fedeli all’insegnamento del Vangelo e della Chiesa di sempre) ed eterodossi che vogliono sottomettere la Chiesa alle mode ideologiche del momento (san Pio X definiva il modernismo «la sintesi di tutte le eresie»).

Essendo già scritto l’esito del Sinodo resta da spiegare il suo senso: è in corso la (tentata) liquidazione della Chiesa. Evento epocale che dovrebbe preoccupare anche i laici seri, perché probabilmente prelude alla liquidazione della stessa Europa. Diceva Immanuel Kant: «Il Vangelo è la fonte da cui è scaturita la nostra cultura». E il laicissimo Federico Chabod: «Il Cristianesimo ha modellato il nostro modo di sentire e di pensare in guisa incancellabile; e la diversità profonda che c’è fra noi e gli Antichi (…) è proprio dovuta a questo gran fatto, il maggior fatto senza dubbio della storia universale, cioè il verbo cristiano. Anche i cosiddetti “liberi pensatori”, anche gli “anticlericali” non possono sfuggire a questa sorte comune dello spirito europeo».

Infine il papa laico Benedetto Croce, nel saggio del 1942 Perché non possiamo non dirci cristiani spiegò: «Il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuta (…). Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate (…). E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni (…) non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana (…) perché l’impulso originario fu e perdura il suo».

Si pensi inoltre alla resistenza della Chiesa - pagata con milioni di martiri - ai totalitarismi del XX secolo. È sempre stata l’unica luce nella notte degli orrori e il grande antidoto alle ideologie.

Certi laicisti alla Scalfari oggi potranno gioire per la sua liquidazione. Ma potrebbero amaramente pentirsene di fronte alle devastazioni del nichilismo e - come ha dimostrato in Francia la tragedia di Charlie Hebdo - davanti all’Islam rampante nel mondo.

Un intellettuale liberale francese, Pierre Manent ha pubblicato un libro, Situation de la France, dove fotografa la disperata inermità dell’Europa laicista di fronte all’Islam. Manent dice: «Non basta la laicità per contrastare l’Islam. E diversamente da quanto sostengono i politici radicali, la laicità nemmeno serve a integrare i musulmani». La tragedia è stata la demolizione della Chiesa.

«Era l’idea dell’ateismo progressista», dice Manent. Dopo il Concilio «i cattolici hanno accettato di fondersi in questa sorta di nuova chiesa postcristiana… E il cristianesimo si è dissolto in una religione dell’umanità».

Oggi siamo all’atto finale. In effetti l’assalto al cattolicesimo, anche dall’interno, fu chiaro dagli anni Settanta, quando Paolo VI angosciato prese a denunciare una smania autodemolitrice che si era impadronita della Chiesa, parlò di un «pensiero non cattolico» che si era fatto dilagante al suo interno, succube delle ideologie, e addirittura affermò che il «fumo di Satana» era entrato nel tempio di Dio.

Sembrò di essere a un passo dal crollo, ma arrivò la provvidenziale sorpresa di Giovanni Paolo II che con Ratzinger raddrizzò la barca e dette l’impressione di aver evitato il naufragio.

Poi qualcosa di terribile è accaduto: Benedetto XVI ha dovuto eclissarsi e autorecludersi. Così l’autodemolizione è ripresa e ora sembra al suo atto finale.

A molti uomini di Chiesa non sfugge la gravità della situazione, che traspare bene da un testo dei giorni scorsi in cui si mostra la lontananza dalla dottrina cattolica del cosiddetto Instrumentum laboris, vidimato da Bergoglio per il Sinodo, su comunione ai divorziati risposati e omosessualità.

Tale stroncatura è firmata da tre teologi, Claude Barthe, Antonio Livi e Alfredo Morselli, ma in realtà ha dietro l’elaborazione di molti padri sinodali, vescovi e cardinali.

Vi si dice intanto che l’Instrumentum ripropone quelle proposizioni che «non essendo state approvate a maggioranza qualificata» dal Sinodo del 2014 «non dovevano né potevano essere incluse nel documento finale di quel Sinodo» e «dovevano reputarsi respinte» (è stato Bergoglio in persona a imporne la riproposizione).

Inoltre in questo Instrumentum «risulta, in generale, compromessa la Verità, sì da rendere complessivamente non accettabile il documento, o altro che ne riproponesse i contenuti e fosse posto ai voti alla fine della prossima assemblea sinodale».

Si cita come monito il profeta Isaia: «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre» (5, 20).

I tre teologi rilevano infine che i due Motu proprio dell’8 settembre scorso svuotano la discussione dal punto di vista teologico e canonico (non ne spiegano il perché, ma è facilmente intuibile: con essi si introduce di fatto il divorzio nella Chiesa).

È la prima volta che un documento sinodale approvato dal papa e un suo Motu proprio, sono fortemente sospetti di uscire dall’ortodossia cattolica. Su punti fondamentali che a cascata farebbero poi venire giù tutto.

Così oggi - come ha scritto il cardinale Sarah - proprio mentre «migliaia di cristiani muoiono ogni giorno» per la fedeltà al Vangelo, «in Occidente degli uomini di Chiesa cercano di ridurre al minimo le esigenze del Vangelo. Il vero scandalo... è la confusione tra bene e male operata da pastori cattolici».

La mia previsione (a meno di un miracolo) è che il Motu proprio sul divorzio non venga ritirato ed entri in vigore l’8 dicembre, provocando un terremoto mai visto. E che Bergoglio, tramite il Sinodo che controlla, pur ribadendo a parole che il matrimonio è indissolubile, apra sulla comunione per alcuni divorziati risposati (anche se per casi particolari sarebbe la classica falla nella diga). Infine prevedo che si sdoganino di fatto anche altri tipi di unione (comprese quelle dello stesso sesso), sia pure dicendo che non possono parificarsi al matrimonio.

È un capovolgimento epocale del magistero della Chiesa e della vita cristiana, dalle conseguenze incalcolabili se solo si pensa che per una «i» nella crisi ariana, per il «Filioque» nello scisma con la Chiesa orientale, per un singolo divorzio - di re Enrico VIII - che provocò lo scisma anglicano, la Chiesa ha vissuto tragedie terribili. Dalle conseguenze spaventose, anche per il mondo.

Oggi un certo clima apocalittico è avvertito dal popolo cristiano che in questi mesi, attraverso la rete, rilancia convulsamente una quantità di profezie terribili, tutte concentrate sul nostro tempo: talora di sedicenti veggenti che non hanno credibilità, ma spesso di mistici seri, come la visione dei due papi e delle due chiese della beata Emmerich.

Ma al di là di mistici e apparizioni mariane - che, anche quando sono approvate dalla Chiesa come Fatima o La Salette, sono solo rivelazioni private e non obbligano la fede del credente - c’è una profezia a cui i cattolici devono credere, perché non è una rivelazione privata, ma fa parte integrante della rivelazione pubblica e viene dalla Sacra Scrittura.

Sta ufficialmente nel Catechismo della Chiesa Cattolica varato da Giovanni Paolo II e dal cardinal Ratzinger, dove si preannuncia quanto segue: «Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “Mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità» (n. 675). Molti si chiedono se non è proprio quello che sta accadendo sotto i nostri occhi.

Ecco i furbetti del bicchierino: taroccati milioni di litri di Prosecco

Ombre sul Prosecco: taroccati milioni di litri




di Alessia Pedrielli




Prosecco di scarsa qualità spacciato per squisito, nell’etichetta e pure nel prezzo. Stavolta però il prodotto taroccato arriva da casa nostra - e non da qualche paesetto esotico - addirittura dalla culla dello spumante più amato d’Italia: le colline del Trevigiano e la zona del Valdobbiadene. Qui i carabinieri del Nas hanno posto sotto sequestro migliaia di ettolitri di bollicine prodotte, a quanto pare, mescolando alle uve di pregio acini di qualità inferiore. Il prosecco «fuffa» era in lavorazione, pronto per arrivare sulle tavole di migliaia di bongustai che avrebbero brindato, senza saperlo, ad un nuovo tipo di frode. Questa volta, infatti, la concorrenza sleale non c’entra, il fattaccio è proprio tutto Made in Italy e ad essere coinvolte sarebbero decine di importanti aziende produttrici. 

Le ispezioni sono partite, una ventina di giorni fa, dall’annuale controllo di routine sui documenti di conferimento delle uve alle cantine specializzate, ma poi, visti i primi risultati, l’indagine è andata avanti e tutte le cantine con una produzione superiore ai diecimila ettolitri sono state passate al setaccio. 

Quello che non torna ai militari, che stanno ancora proseguendo nelle indagini, sono i dati delle bolle di carico delle uve conferite, paragonati ai quantitativi di vino prodotti. L’uva registrata in entrata di lavorazione, cioè, in molti casi è troppo poca per garantire i quantitativi di vino che stavano per essere immessi sul mercato. Segno che qualche grappolo non meglio identificato (e mai registrato né dai venditori né dalle cantine) era finito nel calderone delle uve di pregio registrate regolarmente e stava per finire imbottigliato quale Prosecco «di qualità». 

Dopo l’intervento dell’Arma, il vino sequestrato prodotto con le uve dell’ultima vendemmia (attualmente in lavorazione nelle cisterne) non potrà più fregiarsi dei marchi Docg o Doc e verrà declassato oppure, se non conforme per caratteristiche organolettiche a quanto previsto dalle norme, verrà addirittura distrutto. 

Per i produttori-furbetti si preannunciano multe da decine di migliaia di euro. Cifre importanti, ma che con ogni probabilità, per molti, verranno declassate alla voce «rischio calcolato». Come quasi sempre accade quando si parla di contraffazione alimentare nel nostro Paese, infatti, le multe conferite a chi sgarra non sono certo decisive per il destino delle aziende che decidono di alterare il prodotto.

Ad accusare il colpo, invece, saranno ancora il buon nome di cura la qualità nonché la fiducia dei consumatori, già fiaccata da tante cattive notizie, tra cui anche l’inchiesta, ancora in corso, sul Sauvignon «dopato» prodotto nella zona di Cividale del Friuli, a cui veniva aggiunto durante la fase di lavorazione un preparato «capace di rendere stellata anche la peggiore delle vendemmie senza arrecare danni alla salute», per usare le parole degli inquirenti.

Lo sa bene il Consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene che, con una nota relativa ai sequestri di Prosecco contraffatto ha precisato che «i controlli effettuati hanno riguardato aziende e prodotti delle province di Treviso, Belluno e Venezia» e non soltanto «dell’area Docg di Conegliano Valdobbiadene», che «le contestazioni dei Nas riguardano illeciti amministrativi e non penali» e che, per quanto riguarda il prodotto Docg, «prima di essere imbottigliato avrebbe comunque dovuto passare altre severe verifiche per ottenere i sigilli che lo identificano».

Occhio, non aprite questi link: quattro virus (letali) su Facebook

Facebook, occhio ai virus: dai video hot di Obama e della polizia alla carta-sconto sui carburanti




Le bufale, anzi le truffe sul web sono sempre dietro l'angolo. Sul Giorno se ne passano in rassegna alcune tra le più gustose, e insidiose. Occhio a Facebook: nelle ultime settimane un paio di link hanno girato parecchio mietendo vittime. 

Chi ha cliccato su "Video, polizia con una ragazza che fa..." con tanto di foto a luci rosse ha scoperto presto di essere stato raggirato: inserendo le proprie credenziali Facebook, infatti, il proprio profilo viene violato dai pirati informatici. Peggio va a chi, troppo curioso, clicca su un video che ritrae il presidente Usa Barack Obama in compagnia di bellissime ragazze ucraine: in questo caso si tratta di un virus.

I più impazienti si saranno imbattuti invece in alcuni link che promettevano di attivare in anteprima la funzione "Non mi piace" sul social di Zuckerberg. Speranza vana: chi clicca, viene castigato con un malware che permette agli hacker di "rubare" tutte le informazioni presenti sul pc. Truffa vera e propria, invece, nel caso di "Bank of fuel", un sito che sulla carta permetteva di avere sconti fino al 40% su benzina verde, diesel, Gpl e metano, al modico prezzo di 99 euro. La tessera, naturalmente, non aveva alcun valore ma in 1.000 hanno abboccato. 

"Il prete gay? È tutto un complotto Vi spiego cosa c'è dietro veramente"

Vaticano, il prete polacco Oko contro Charamsa: "Un complotto dei gay contro il Sinodo"




Monsignor Charamsa, il prete-teologo polacco che ha fatto tremare il Vaticano con la confessione della propria omosessualità, "fa sicuramente parte della lobby gay" all'interno della Chiesa. Ne è sicuro Don Dariusz Oko, polacco e acerrimo rivale di Charamsa, intervistato da Fabio Marchese Ragona sul Giornale. Secondo il prelato, difensore del Cristianesimo tradizionale, quanto successo sabato è "un complotto ardito con cura artigianale, probabilmente per indebolire, al Sinodo, la posizione dei vescovi polacchi e di tutti i vescovi fedeli all'insegnamento della Chiesa e del Vangelo. Credo voglia colpire anche la posizione della Congregazione per la Dottrina della Fede e tentare di indurre i padri sinodali ad accettare l'omosessualità nella Chiesa. Fare questo nel sabato che precede il Sinodo, quando a Roma sono presenti giornalisti di tutto il mondo, gli ha permesso di avere ovviamente maggiore visibilità".

"Contro di me odio e menzogne" - Tra Charamsa e Oko c'è un precedente molto recente: "Qualche giorno fa ho letto il suo articolo Teologia e violenza su un settimanale cattolico polacco e ho capito che si trattava al 100% di un prete omosessuale. Il suo odio e le sue menzogne contenute nell'articolo sono tipiche degli omo-ideologi, compresi quelli in tonaca". Secondo Oko, i toni usati dal prete gay erano molto aspri: "Charamsa nell'editoriale mi ha riempito di insulti e mi paragona a un assassino talebano. Credo che mi odi, si pone al di sopra di tutta la Chiesa e ancor di più del Signore Gesù: mostra un incredibile orgoglio e cecità nelle sue affermazioni".

"Charamsa frustrato" - La Congregazione per la Dottrina della Fede è stata definita da don Charamsa "il cuore dell'omofobia paranoica della Chiesa". "L'attacco a questa Congregazione - spiega don Oko - avviene perché l'ex Sant'Uffizio è il principale custode della fedeltà all'insegnamento della Chiesa, anche sul tema dell'omosessualità. Forse questo attacco è il risultato di una sua frustrazione o dell'aver condotto per troppo tempo una doppia vita che adesso non ha più la forza di affrontare, imbrogliando e mentendo, e che alla fine lo ha spinto a fare coming-out". "Sì, naturalmente credo che faccia parte di questa lobby gay".