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giovedì 9 luglio 2015

Anche il Pd scarica il senatore di Alfano Via libera all'arresto di Antonio Azzolini

Senato, sì agli arresti domiciliari per Antonio Azzollini: via libera dalla giunta per le immunità




La giunta per le immunità del Senato ha votato a favore della richiesta degli arresti domiciliari per il senatore Antonio Azzollini del Nuovo centro destra. Sono stati 12 i voti per il sì (Pd, M5s, Lega Nord), 7 quelli per il no (Fi, NCd e Gal). Il senatore pugliese è accusato dalla procura di Trani di essere coinvolto nel crac della casa di cura Divina Provvidenza di Bisceglie. La decisione della giunta ora dovrà passare dal voto dell'aula a palazzo Madama.

ARRIVA IL DEFAULT FISCALE Tasse a rischio: il Fisco può saltare

Fisco, nessuna decisione del governo sui dirigenti illegittimi del Fisco: si rischia il default fiscale




Fra pochi giorni il Fisco italiano rischia la paralisi e migliaia di cartelle esattoriali rischiano di saltare, così come gli equilibri di bilancio dello Stato. L'approvazione a fine giugno da parte del governo di Matteo Renzi dei cinque decreti attuativi sulla riforma fiscale sembrava voler dare un segnale chiaro ai contribuenti italiani, oltre che agli investitori esteri. Il messaggio doveva essere che con l'Agenzia delle entrate ora chi paga le tasse può e deve avere un rapporto più forte e costante. Ci dovrebbe essere più trasparenza e certezza delle regole, fattori indispensabili per gli imprenditori che decidono per mille ragioni di investire con le proprie attività in Italia, che siano italiani o che vengano dall'estero. Requisito importante però da parte dell'Agenzia delle Entrate dovrebbe essere quello di essere legittimata a operare. Ma come ricorda il Sole 24 ore, il Fisco italiano viaggia in un mare in tempesta da diverse settimane e all'orizzonte i fulmini non promettono niente di buono.

Le sentenze - L'Agenzia delle entrate è sotto scacco da quando la Corte costituzionale (sentenza n.37/2015) ha determinato la decadenza dall'incarico dirigenziale di centinaia di funzionari ai quali per esperienze e competenze, ma senza un concorso, erano stati assegnati incarichi di direzione e coordinamento. Da aprile gli organigrammi sono stati stravolti, con buona pace degli imprenditori che si rivolgevano al Fisco e al massimo trovavano qualcuno che ancora resisteva attraverso le firme in delega. Inutile visto che anche la Commissione tributaria regionale della Lombardia ha dichiarato nulli tutti gli atti firmati dai dirigenti revocati, con la minaccia di esposti alla Corte dei conti e alla Procura. In tanti quindi si sono tirati indietro, lasciando vacanti le poltrone.

L'inerzia - Dal governo non arrivano segnali concreti e in pochi giorni l'attività del Fisco italiano rischia di rimanere compromessa per un lungo periodo, con un danno per il Paese ancora difficile da quantificare e con il rischio concreto anche di perdere il gettito del voluntary disclosure, con buona pace della lotta all'evasione tanto decantata dal governo Renzi.

mercoledì 8 luglio 2015

Feltri gela l'Italia, profezia nerissima: "Questione di tempo poi...". Da panico

Grecia, Vittorio Feltri e il referendum: "Tsipras ha perso, Atene come i barboni. E per gli altri Paesi è questione di tempo..."





Smaltita la sbornia da festeggiamenti per la vittoria del no al referendum greco vissuta da tanti, anche in Italia, è arrivato l'inevitabile momento di tornare con i piedi per terra e ricordare che: "Nelle casse dei greci non c'è il becco di un quattrino". Il fondatore di Libero Vittorio Feltri sgombra l'aria dai fumi della festa di Atene, riconosce "ai greci un orgoglio notevole" che però "non potevano e non possono permettersi". Eppure, ricorda Feltri sul Giornale, le cose sembravano partite bene con la promessa dei greci di sistemare i conti: "In parte sembrava esserci riuscita a riderre le spese", almeno finché non è arrivato Alexis Tsipras: "col suo partito di sinistra (dissipatore per definizione" che ha riassunto migliaia di dipendenti pubblici e riaprendo la tv di Stato: "Addio austerità".

Beffa del voto - Il referendum ha dato l'esito sperato dal premier greco, ma quella che sembrerebbe una vittoria è stata invece una sonora batosta per i greci: "Ha peggiorato i rapporti tra Grecia e Berlino, di fatto azzerandoli e rendendone problematica una ripresa risolutiva". Feltri arriva anche a dare ragione al presidente del parlamento europeo Martin Schulz: "Ormai il popolo ellenico può confidare soltanto su interventi umanitari: è come un clochard che non ha niente e niente può pretendere dagli ex 'soci' dell'Unione".

Elemosina - Feltri si dice fondamentalmente scettico su un accordo all'ultimo momento che possa salvare la Grecia: "Il Paese è in ginocchio, le banche sono a secco, l'economia (non sostenuta da un'industria manifatturiera) boccheggia". Difficile che Angela Merkel si faccia: "impietosire dai mendicanti greci".

Bocciati - Con la vittoria del no, il popolo greco ha rifiutato senza dubbi "la politica di sacrifici imposta da Bruxelles". Un colpo duro anche "per l'Europa e l'euro - continua Feltri - bocciati senza riserve da un Paese membro dell'Unione. Se si aggiunge che nel continente germogliano e fioriscono movimenti politici, sempre più forti, contrari alla moneta unica e alla dittatura del Quarto Reich, è facile capire quanto la Ue sia in crisi e incapace di reagire allo scopo di modificarsi".

Contagio - Anzi più l'Ue reagisce e peggio è, soprattutto quando sottovaluta il voto greco che non è: "Un incidente della storia" ma invece "sintomo di un malessere generato da una conduzione politica insensata per non dire gravemente dannosa". La Grecia secondo Feltri è un po' vittima di se stessa: "Ma qualcuno le ha dato una mano a strangolarsi". E non è una situazione che riguarda solo i greci, anzi: "È la medesima fine che rischiano di fare altre nazioni, se non muta lo spartito dell'Unione. È solo una questione di tempo, non molto".

Colpo di Barbara, sì allo stadio del Milan Salasso per papà Silvio: quanto gli costa

La Fiera ha detto sì: il Milan avrà il suo stadio




Ciao ciao San Siro. Il Milan avrà il suo stadio, come alcuni dei più importanti club europei. La Fondazione Fiera Milano infatti, dopo sei mesi si analisi e valutazioni, ha rotto gli indugi e ha accettato la proposta della società rossonera, fortemente sostenuta da Barbara Berlusconi. L'impianto sorgerà a pochi metri dalla nuova sede del Milan al Portello.

Come riporta la Gazzetta dello Sport, Oltre a caricarsi in toto degli interventi di bonifica del sottosuolo (il club prevede una spesa dai 15 ai 20 milioni), il Milan ha notevolmente potenziato il cash da pagare a Fondazione Fiera Milano per l’affitto dei suoli proprio negli ultimi giorni. Dai 3,5 milioni all’anno per 50 anni, i rossoneri sono saliti fino a 3,95 milioni annui: 450mila euro in più per ogni stagione, 22,5 milioni in 50 anni che porta l’offerta totale a 217,5 milioni (bonifica compresa). L'avversario del Milan, il gruppo bergamasco Vitali con la sua proposta di realizzare una Milano Alta, si era fermato a una proposta da 3,7 milioni annui per un totale di 185 milioni.

Lo stadio del Milan  avrà una capienza di 48mila spettatori. Al suo interno ristoranti, un albergo e anche un liceo a indirizzo sportivo. Il tutto immerso nel verde e con un impatto visivo più simile a un palazzo che a uno stadio nel senso classico del termine. Data di consegna dei lavori è 2018-19. Mille i posti di lavoro creati e 500 persone assunte.

"Ho paura solo di Del Debbio" Renzi: "Vi spiego il perchè"

Renzi mette in guardia i suoi "Attenti a Del debbio"




Ha tenuto lezione ai suoi, Matteo Renzi. Perchè quelli del Pd (ma guarda?) non sanno comunicare (eccezion fatta per Maria Elena Boschi, che infatti è in pole position per una promozione tanto nel partito quanto nel governo). E, ovviamente, parlando di comunicazione, la lezione di "coach" Renzi è andata sui talk show, vere e proprie tribune politiche pressochè quotidiane. Il presidente del Consiglio non ha citato nè Santoro nè Floris, nè Giannini nè Paragone. Ma, come scrive il Corriere della Sera, si sarebbe soffermato in particolare su Paolo Del Debbio, che quest'anno ha ottenuto ottimi ascolti su Rete4. Ma c'è di più: "Anche una persona di grande cultura che usa un registro diverso dagli altri finisce per parlare alla pancia del Paese" ha detto di lui il premier. E dunque: Del Debbio come grillo o come Salvini, "pericolo" numero uno dal quale guardarsi con grande attenzione e circospezione quando si va in tv.

L'insulto del grande imprenditore "Greci poveri perchè non lavorano"

Caprotti: "Greci in crisi perchè lavorano poco"




Novant'anni tra qualche mese, lombardo, Bernardo Vaprotti è il fondatore storico dei supermercati Esselunga. Un'attività che fa cinquant'anni quest'anno. Ma lui, in realtà, figlio di una famiglia del tessile, lavora da quando era ragazzo. Uno, insomma, che sul lavoro ha l'autorità per dire la sua. E oggi l'ha detta sul caso Grecia, poche ore dopo la vittoria del "no" al referendum che ha spinto il Paese a un passo dal Grexit. "Penso che bisogna che si mettano a lavorare un po’. Vanno in pensione a 50 anni, come si fa?". Caprotti non crede a ripercussioni per l’Italia: "Noi qui abbiamo la Ferrari, abbiamo grandi aziende" dice intervistato da il corriere.it. La ricetta anticrisi però è semplice: "Anche in Italia abbiamo bisogno di lavorare di più. Non si può lavorare 1400 ore quando gli americani ne lavorano 1800".

Ecco quanto varrebbe la nuova dracma Per i greci una mazzata tremenda

La nuova dracma varrebbe tra il 25 e il 50% di un euro




Per passare ad una nuova Dracma occorre superare una serie di ostacoli. In primis, come scrrive il ssito leggo.it riportando il Financial Times, l'Organizzazione internazionale per la normazione dovrà dare alla nuova valuta greca un codice che possa essere identificato dai computer per elaborare pagamenti e operazioni su titoli e derivati.

Il codice di tre caratteri potrebbe essere GRN (Grecia nuovo) per distinguerlo dal precedente GRD (Grecia Dracma). In teoria la programmazione di un nuovo codice potrebbe essere realizzata in meno di 24 ore ma nella realtà per adeguare tutti gli strumenti utilizzati nelle operazioni valutarie occorre molto più tempo. Poi sarà necessario risolvere legalmente tutte le questioni legate a contratti finanziari sottoscritti in euro. E si tratterà di un lavoro lento, lungo e meticoloso.

Qualora la Grecia uscisse dall'eurozona, la nuova dracma greca finirebbe per essere scambiata tra i 25 e i 50 centesimi di euro. Ne è convinto, come riferisce Bloomberg, il miliardario Usa Wilbur Ross il quale in un'intervista alla CNBC ha detto che una «Grexit» costituirebbe davvero «un bel brutto haircut (taglio) per il popolo ellenico». «Tagliare il valore della moneta ridurrebbe automaticamente il valore delle pensioni e di tutto il resto», ha dichiarato Ross.