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mercoledì 8 luglio 2015

Niente oro, pieno di Btp: come investire in tempo di crisi

Grecia, dove investire in borsa durante la crisi di Atene: i consigli degli esperti




Dove investire i propri risparmi nel periodo della crisi più acuta in Grecia e con l'incertezza sull'esito delle trattative tra Atene e Bruxelles? Non esiste esperto di finanza disposto a dare una risposta definitiva, vista soprattutto l'unicità di una situazione finora mai verificatasi. Ma ci sono pochi e semplici consigli utli da poter seguire, considerando che nel corso delle prossime settimane, i mercati finanziari europei saranno caratterizzati da una forte volatilità, cioè da una variazione ampia e discontinua dei prezzi dei titoli e azioni quotati. Una situazione che sarà valida per il breve periodo, ma già nel medio gli esperti garantiscono che prevarrà la tendenza al rialzo. Per quanto la Grecia possa sprofondare in una crisi senza precedenti, sull'intero Pil dell'Ue pesa circa il 2% e gli ultimi dati indicano una ripresa più decisa da parte dell'economia europea. Il suggerimento di base è quello di diversificare i propri investimenti, non puntando solo ai mercati europei, ma valutando anche quelli di Stati uniti e Giappone.

Cibo ed energia - Se si è disposti a sopportare la volatilità iniziale dei titoli, Stefano March dell gestore finanziario Azimut suggerisce dalle pagine del Corriere della sera di guardare con attenzione a un'ampia gamma di investimenti. La diversificazione riduce i rischi di un'esposizione monosettoriale e permette di sondare il terreno nell'ambito alimentare, nelle utility e nei titoli petrolieri.

Società - Uno spazio da esplorare sono le obbligazioni societarie, come consigliano gli esperti del mercato londinese. Per quanto sottoposte a grande volatilità, ci sono obbligazioni nel mercato americano che garantiscono rendimenti alti a 6,5% annuo in un contesto di bassi default. Da evitare in questo caso il settore energetico, ancora instabile. Meglio quindi titoli nel settore media, telecomunicazioni e beni industriali. Lo stesso metodo può essere applicato in paesi emergenti, che però vivono in macroregioni stabili: tra questi ci sono India e Messico. Meglio evitare il Brasile, entrato in recessione, il Medio oriente, visto il calo del prezzo del petrolio e la Cina.

BOT - Per chi non ha voglia e interesse a rischiare in mercati meno conosciuti degli europei, tornano più convenienti di un tempo i titoli di stato. Il Quantitative easing della Bce di Mario Draghi portano stabilità a questo tipo di titoli e negli ultimi tre mesi sono tutti risaliti. Solo tre mesi fa il Btp a 10 anni era al 1,2%, oggi è al 2,4%. Sorte migliore per i Btp a 5 anni, quasi triplicati dallo 0,5 all'attuale all'1,35%. E sempre nel settore ci sono i titoli di stato di Paesi emergenti, che possono svalutare la propria moneta nei confronti dell'euro e offrire quindi extra rendimenti. Tra le scelte più consigliate ci sono Turchia, India, Sudafrica e Messico.

Beni rifugio - La crisi greca a sorpresa ha fatto calare il prezzo dell'oro, il bene rifugio per eccellenza. Volendo comunque investire in materie prime, gli esperti suggeriscono il rame, salito negli ultimi sette giorni del 2% e diretto verso un'ulteriore crescita nel prossimo trimestre.

Quarto allarme bomba in tre mesi La compagnia nel mirino dei terroristi

Allarme bomba su un volo Turkish Airlines fra Istanbul e Bangkok




Non corressero i tempi che corrono, si potrebbe pensare al gesto (o meglio ai gesti) di un pazzo maniaco monotematico. Ma i tempi sono quelli dell'Isis e del califfato a cavallo tra Siria e Iraq. Due Paesi che in comune hanno, oltre a fede e lingua, un pezzo di confine con la Turchia, primo avamposto d'Europa (più o meno) di fronte all'avanzata dei tagliagole di Al Baghdadi.

Troppi i fattori per prendere sotto gamba gli allarmi bomba di cui è rimasta vittima nelle ultime settimane la compagnia di bandiera turca Turkish Airlines. L'ultimo oggi, quando sullo specchio di una delle toilette di un Airbus A330 in volo tra Istanbul e Bangkok è stata trovata una scritta fatta col rossetto che annunciava la presenza di un ordigno nella stiva. Il velivolo, che si trovava a quota di crociera con 148 passeggeri, è sceso rapidamente per poi atterrare all'aeroporto di Delhi, in India. lee risccercche degli artificieri hanno poi dato esito negativo.

È la quarta volta quest’anno che la Turkish Airlines riceve minacce di bombe a bordo. Lo scorso 30 marzo un allarme bomba costrinse a un atterraggio d’emergenza a Casablanca, in Marocco, un volo della Turkish Airlines diretto da Istanbul a San Paolo, in Brasile. Nessun ordigno venne poi trovato sul velivolo. Due giorni dopo, il primo aprile, un altro allarme bomba obbligò un aereo della Turkish diretto a Lisbona a rientrare a Istanbul, da dove era partito. Anche in quell’occasione l’allarme si rivelò falso. Ancora, il 17 aprile, un volo della stessa compagnia aerea partito da Istanbul e diretto a Basilea, in Svizzera, fu costretto a invertire la rotta e a fare rientro all’aeroporto Ataturk, sempre per un (falso) allarme bomba.

martedì 7 luglio 2015

Giovedì 9 Luglio, Mons. Spinillo di nuovo su Facebook!

Giovedì 9 Luglio, Mons. Spinillo di nuovo su Facebook!


di Don Carlo Villano
per il Notiziario sul web





Mons. Angelo Spinillo torna a far visita alla comunità di fedeli 2.0: dopo l’ottimo riscontro fatto segnare dall’esordio del vescovo di Aversa sul web, risalente alla fine del maggio scorso, il nuovo appuntamento è fissato per giovedì prossimo, 9 luglio 2015, dalle 21:00 alle 22:30. Mons. Spinillo si collegherà in diretta sulla Pagina Ufficiale della diocesi, www.facebook.com/chiesadiaversa, per mettersi in dialogo con gli internauti, che potranno scrivere sulla Bacheca o inviargli messaggi in privato.

I cinesi si comprano le banche italiane: quali sono i due nuovi istituti "scalati"

Consob: People's Bank of China sale sopra il 2% di Unicredit e Mps




La People's bank of China sale sopra il 2% del capitale anche in Unicredit e Monte dei Paschi di Siena. Secondo quanto riporta la Consob, l'istituto di Pechino ha in portafoglio il 2,005% di Unicredit dal 29 giugno scorso e il 2,010% di Mps dal 30 giugno, quindi dopo la chiusura dell’aumento di capitale.

La scalata - La People's bank of China è presente anche nel capitale di Intesa Sanpaolo (2,005%). Fuori dal mondo bancario, secondo le tabelle della Consob, ha quote rilevanti in Generali (2,014%), Enel (2,004%), Eni (2,102%), Saipem (2,035%), Terna (2,005%) e Prysmian (2,018%). Detiene inoltre il 2% di Fiat Chrysler.

Grexit, tutta la verità degli esperti "Ci sarà e ci costerà carissimo"

Grecia, la verità degli analisti: "Ipotesi probabile, ci costerà carissimo"




Grecia contro Merkel e Unione europea, si ricomincia. Con la consapevolezza però che dopo il no all'austerità del referendum greco la strada è più stretta, per tutti. E che l'ipotesi Grexit, con un "default pilotato" di Atene e l'uscita dall'euro, è più concreta anziché più lontana. Battaglia politica, ma anche finanziaria a giudicare dalle ripercussioni devastanti di quel voto sulle borse europee, Piazza Affari in testa colata a picco lunedì. Secondo Bloomberg, il rischio che la Grecia esca dall'euro è oggi schizzato al 75%, molto probabile dunque se non quasi certo. Come ricordava anche il Messaggero, per Malcolm Barr, economista di Jp Morgan a Londra, Grexit è "ora diventato lo scenario di base" su cui ragionare, per limitare i danni. Lo stesso pensano gli analisti di Barclays, mentre quelli dell'olandese Abn Amro temono un "effetto contagio". 

Atene, la Bce e le banche - In ogni caso, tutti hanno molto da perdere. La Germania, con l'uscita della Grecia, incasserebbe una simbolica vittoria politica dei falchi rigoristi ma farebbe perdere a banche e contribuenti svariati miliardi di credito con Atene. Dal canto suo, il vittorioso Alexis Tsipras uscito politicamente più saldo dal referendum di domenica (che era sull'austerità ma pure sul suo governo) si ritrova di nuovo in un vicolo cieco. Da Parigi Angela Merkel e François Hollande ribadiscono che spetta a lui fare "proposte serie" e in fretta, "entro questa settimana", perché in caso contrario non ci sarà alcuna trattativa. Entro il 20 luglio, poi, Atene dovrà versare alla Bce altri 3,5 miliardi di prestito, con la Banca centrale di Mario Draghi che ha già confermato di non andare oltre agli 89 miliardi di euro promessi alle banche greche, che al momento hanno soldi per un altra settimana. Un'emergenza economica e umanitaria su cui giocano i vertici europei, consapevoli che Tsipras è comunque con l'acqua alla gola. 

Cosa rischia Tsipras (e cosa la Merkel) - Il premier di Syriza, per ora, avrebbe due carte in mano: riproporre un accordo modellato sulla proposta del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, più morbida e con 1 miliardo di euro in meno di sacrifici (ipotesi che non piace al governo di Berlino, che si ritroverebbe sconfitto su tutta la linea) oppure la catastrofica "via d'uscita stile Argentina", cioè il default con la rinuncia a pagare i propri debiti che "costerebbe carissimo" a tutti, come sottolinea l'economista Daniel Gros sul Corriere della Sera. Strada questa che non agita il potente ministro dell'Economia tedesco Wolfgang Schauble, convinto che l'euro possa sopravvivere comunque, ma che con le sue ricadute sui creditori tedeschi potrebbe segnare la fine politica della cancelliera Merkel, contraria persino alla ristrutturazione del debito di Atene.

Battaglia aerea tra caccia Inquietante (per l'Italia)

L'F-35 sconfitto in battaglia da un caccia di 25 anni fa




Ah quando si dice l'usato sicuro. meglio, spesso molto meglio, degli ultimi ritrovati della tecnologia che si rivelano dei flop. Come i caccia F-35, di cui l'Italia ha acquistato 90 esemplari. E che, come riporta il Daily Mail, si sarebbe rivelato assai poco adatto ai combattimenti aerei ravvicinati con altro apparecchi. "La più costosa arma da guerra della storia americana, durante un test di 'dogfight' (combattimento aerea a vista testa a testa) sull'Oceano Pacifico vicino alla base Edwards in California si è rivelato troppo lento" rispetto al più collaudato F-16, un caccia diffuso in tutto il mondo e vecchio ormai di 25 anni. La simulazione ha visto i due caccia scontrarsi a distanza ravvicinata tra i 3mila e i 10mila metri di quota. Nello scontro i piloti hanno cercato di abbattersi a vicenda, ovviamente senza utilizzare armi vere.

Al termine, il report del pilota dell'F-35 non lascia molto spazio all'immaginazione: "Il jet - ha scritto - si è dimostrato completamente inadatto al combattimento ravvicinato" ed ha "problemi aerodinamici". Il caccia, infatti, alza troppo lentamente il muso durante il combattimento, un particolare che rende difficile colpire l'avversario in volo. Non solo. L'F-35 è anche "troppo ingombrante per evitare di farsi colpire". Certo, l-F35 è fatto per essere "invisibbile" ai raadar e quindi di fatto introvabile. Ma è anche vero che un caccia è fatto, oltre che per colpire obiettivi al suolo, anche per scontrarsi con altri aerei...

lunedì 6 luglio 2015

Renzi umiliato con il trionfo del No E i padroni d'Europa lo esiliano

Grecia, la vittoria del No al referendum è la sconfitta di Matteo Renzi: schierato con il Sì e la Merkel, snobbato dall'Europa




A guardare il panorama politico italiano, con il trionfo del No al referendum greco sembra che abbiano vinto tutti. Passi per i compagni di Sel in trasferta lampo ad Atene, o per i grillini in piazza Syntagma a esultare con i greci, ora anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi prova in qualche modo a ritagliare la sua vittoria: "Io lo avevo detto". Davanti al risultato ormai conclamato, racconta un retroscena su La Stampa che già Renzi avesse già dimenticato il suo coraggiosissimo abbraccio ad Angela Merkel di una settimana fa: "Non sono per niente stupito, avevo scommesso con Lotti ch il no avrebbe vinto 70 a 30" e la motivazione fa anche amaramente ridere: "La posizione del Sì era debole". Solo non conoscendo la grande considerazione che il premier ha di sè si potrebbe pensare a un'autocritica responsabile e autorevole. Renzi ha preso una posizione radicalmente opposta a Tsipras, tanto da incassare le critiche durissime di uno dei consiglieri del dimissionario ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, che lo aveva definito: "Un folle nel prendere posizione con la Merkel, come se l'Italia - diceva l'economista - fosse già fuori dalla crisi come la Germania". Renzi prova a fingere di non ricordare come aveva quasi snobbato il voto greco di domenica scorsa, anzi aveva parlato di "errore" e della necessità di "buonsenso". Per lui il pericolo del terrorismo islamico doveva avere priorità anche nei confronti dell'imminente uscita dall'euro della Grecia, non proprio così lontano e diverso dall'Italia. Non ci ha visto proprio lungo.

Isolato - Per avere la cifra di quanto pesi il governo italiano negli equilibri europei, basta vedere l'agenda dei capi di stato Ue di oggi. Poco dopo l'apertura di Piazza Affari, Renzi incontrerà il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Nella stessa giornata, la cancelliera tedesca Merkel volerà a Parigi per parlare con il presidente francese Francois Hollande. E Renzi? Si aggiornerà dalle agenzie di stampa su quel che avranno deciso i due e forse li incontrerà, con tutti gli altri paesi dell'eurozona, martedì 7 luglio.