Allarme bomba su un volo Turkish Airlines fra Istanbul e Bangkok
Non corressero i tempi che corrono, si potrebbe pensare al gesto (o meglio ai gesti) di un pazzo maniaco monotematico. Ma i tempi sono quelli dell'Isis e del califfato a cavallo tra Siria e Iraq. Due Paesi che in comune hanno, oltre a fede e lingua, un pezzo di confine con la Turchia, primo avamposto d'Europa (più o meno) di fronte all'avanzata dei tagliagole di Al Baghdadi.
Troppi i fattori per prendere sotto gamba gli allarmi bomba di cui è rimasta vittima nelle ultime settimane la compagnia di bandiera turca Turkish Airlines. L'ultimo oggi, quando sullo specchio di una delle toilette di un Airbus A330 in volo tra Istanbul e Bangkok è stata trovata una scritta fatta col rossetto che annunciava la presenza di un ordigno nella stiva. Il velivolo, che si trovava a quota di crociera con 148 passeggeri, è sceso rapidamente per poi atterrare all'aeroporto di Delhi, in India. lee risccercche degli artificieri hanno poi dato esito negativo.
È la quarta volta quest’anno che la Turkish Airlines riceve minacce di bombe a bordo. Lo scorso 30 marzo un allarme bomba costrinse a un atterraggio d’emergenza a Casablanca, in Marocco, un volo della Turkish Airlines diretto da Istanbul a San Paolo, in Brasile. Nessun ordigno venne poi trovato sul velivolo. Due giorni dopo, il primo aprile, un altro allarme bomba obbligò un aereo della Turkish diretto a Lisbona a rientrare a Istanbul, da dove era partito. Anche in quell’occasione l’allarme si rivelò falso. Ancora, il 17 aprile, un volo della stessa compagnia aerea partito da Istanbul e diretto a Basilea, in Svizzera, fu costretto a invertire la rotta e a fare rientro all’aeroporto Ataturk, sempre per un (falso) allarme bomba.
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