Conclusi i test, in estate l'F-35 sarà operativo
Breve Intervista di Claudio Antonelli
Il caccia più discusso in Italia e il più criticato dalla politica è a un passo dal diventare operativo. Dal volare in assetto da guerra e intervenire in uno scenario reale. All’F-35, il velivolo prodotto da Lockheed Martin e Finmeccanica (l’Italia ne prenderà 90), manca solo il fly and go, il timbro della capacità operativa da parte dei marines Usa. A maggio sei F-35B del corpo dei marines sono infatti atterrati su una portaerei per iniziare la prima fase di test operativi (Operational Test OT-1). A bordo personale del Marine Operational Test and Evaluation Squadron 22, del Marine Fighter Attack Squadron 121 con base a Yuma, del Marine Fighter Attack Training Squadron 501 e dei Marine Aviation Logistics Squadron 13 e 31.
L’obiettivo era testare la piattaforma eseguendo decolli e atterraggi di giorno e di notte, appurare l’affidabilità del software gestionale e confermare l’interoperabilità delle comunicazioni di rete tra l’aereo e la nave. E tra un aereo e l’altro. «Il test di funzionamento», spiega il maggiore Paul Greenberg, portavoce del Corpo, «si è svolto a bordo della USS Wasp dal 18 maggio al 29 maggio 2015. Hanno partecipato 120 marines, personale civile, partner dell’industria e dieci piloti operativi del corpo dei marines per più di 76 ore di volo e 106 sortite dalla nave. Il test ha permesso anche di integrare le operazioni di manutenzione e il supporto della supply chain logistica in un ambiente di mare». Al termine della missione i marines hanno dato semaforo verde al caccia. Il quale ha superato i test di missione contro difensiva a sostegno della portaerei, i test di attacco. «La maggior parte degli esami ha confermato le aspettative», ha aggiunto il maggiore Greenberg, «sia sul fronte della comunicazione, sia sull’attività missilistica. Con la certificazione finale saremo i primi a prendere in carico gli F-35 sui nostri mezzi anfibi. Quando l’F-35B entrerà in servizio, il primo squadrone degli VMFA-121 sarà trasferito press la base di Iwakuni, in Giappone, per rispondere alle possibili crisi nella Regione. Ma prima di ogni tipo di previsione, il corpo dei marine si riserva un’ispezione specifica. A supervisionare il tutto è stato il vice comandante dei marines per l’aviazione il generale Jon Davis. Libero l’ha contattato per fare il punto della situazione e definire l’ultimo gradino prima della battaglia.
Generale, uno dei motti dei marines è «First in, last out». (I primi ad arrivare, gli ultimi ad andarsene, ndr). In questo caso possiamo dire che sarete i primi a volare e combattere con un F-35?
«I marines effettueranno una serie di valutazioni, non hanno un limite di tempo prestabilito. Se dovessero ultimare tutti i test di prontezza operativa entro luglio, allora potremmo anche dichiarare la prontezza operativa entro quel mese, altrimenti sarà per quello successivo. A noi interessa avere una piattaforma in grado di assolvere ogni tipo di missione».
Dunque la prima flotta di dieci velivoli sarà operativa quest’estate?
«Il corpo dei marines sostiene la strategia del Presidente di riequilibrio dell’area del Pacifico. Grazie al caccia F-35 noi stiamo portando in quell’area le tecnologie più avanzate e la massima capacità della nostra forza. Questa capacità permette al nostro corpo di supportare i partner regionali durante le crisi permettendo di eseguire una vasta gamma di missioni in tutti gli scenari possibili. Il fulcro di questo sforzo non sta solo nella modernizzazione di tutte le piattaforme per i velivoli ad ala fissa ma anche per quelli ad atterraggio verticale e a decollo corto».
Perché per un Paese membro della Nato sarà importante dotarsi di un velivolo di quinta generazione, come l’F-35?
«Posso solo dire che si tratta dell’aereo più versatile e tecnologicamente avanzato in grado oggi di volare nei cieli. A prescindere dal tipo di minaccia e indipendentemente dalla posizione in battaglia i marines saranno pronti a intervenire».