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mercoledì 28 gennaio 2015

Il Senato approva l'italicum-bis La minoranza del Pd non vota

Il Senato approva l'italicum-bis





L’Aula del Senato ha approvato la nuova legge elettorale, l’Italicum-seconda versione: i senatori hanno votato con 184 sì, 66 contrari e 2 astenuti. Ora la legge elettorale torna alla Camera per il sì definitivo, che non dovrebbe incontrare grossi ostacoli considerata l’ampia maggioranza su cui può contare il governo a Montecitorio. Esultanza dei fedelissimi del premier: "Le Riforme avanzano. Italicum adesso alla Camera. Grazie @SenatoriPD #lavoltabuona" ha twittato Luca Lotti. E Maria Elena Boschi: "Sembrava impossibile qualche mese fa, eppure la legge elettorale è ok anche al Senato. È proprio #lavoltabuona". La minoranza dem non ha partecipato al voto, comportandosi di fatto come una forza politica a sè e fuori dalla maggioranza che sostiene il governo.

martedì 27 gennaio 2015

Silvio non incontrerà Renzi: le ragioni del colpo di scena

Quirinale, colpo di scena al Nazareno: Silvio Berlusconi non andrà alla consultazione con Matteo Renzi





Colpo di scena al Nazareno: Silvio Berlusconi non guiderà questa sera alle 19 la delegazione di Forza Italia che incontrerà nella sede romana del Pd il premier Matteo Renzi, in occasione delle consultazioni per il Quirinale. Lo riferiscono fonti azzurre, secondo cui il Cav avrebbe preso questa scelta dopo il vertice a palazzo Grazioli con i fedelissimi.

Le ragioni del no - Il Cavaliere, viene ancora spiegato, ha preferito non partecipare all'incontro di oggi perché si tratta di un primo incontro tra delegazioni per l'individuazione del candidato successore di Napolitano e, quindi, andranno i due capigruppo, Paolo Romani e Renato Brunetta, accompagnati da Giovanni Toti, Debora Bergamini e Mariastella Gelmini. Dietro la scelta, viene sottolineato, non vi è altra motivazione, anche se qualche indiscrezione maliziosa suggerisce che l'ex premier preferirebbe vedere Renzi da solo, per poter "fare il nome" del candidato al Colle senza sentirsi vincolato dai suoi. Fonti azzurre non escludono, infatti, che possa esserci un nuovo faccia a faccia tra Renzi e Berlusconi, anche se al momento non è stato fissato in agenda. Così come non è fissato in agenda l'incontro tra l'ex premier e Angelino Alfano, che comunque dovrebbe tenersi tra domani e venerdì. L'unico appuntamento certo per il Cavaliere, al momento, è l'assemblea dei "grandi elettori" di Forza Italia, in programma domani alle 16 a Montecitorio.

Ufficiale: anche Diego Della Valle scende in politica

Diego Della Valle in politica, c'è il simbolo del suo partito





"Marchionne vuole dare lezioni a noi italiani...". "Noi italiani non dobbiamo permettere a questi furbetti...". "Vanno a pagare le tasse in Inghilterra e vorrebbero dare a noi italiani...". E ancora: "La Costituzione appartiene a noi italiani"... "Il garante di noi italiani ...". Ora, se non è detto che tanti indizi facciano una prova, quando la prova spunta si pensa inevitabilmente ai tanti indizi. Chi li ha disseminati come pollicino negli ultimi mesi è Diego Della Valle, imprenditore della scarpa al quale ormai da anni piace intervenire attivamente nel dibattito politico. Tanto che, in un momento di particolare slancio, alcune settimane fa arrivò a dire di volersi presentare a napolitano con una lista di ministri per porre fine all'era Renzi. Lo scorso novembre, con una situazione politica in parte ormai stabilizzata, l’imprenditore si augurava: «Altri due anni così, e il Paese muore. Bisogna votare il prima possibile».

La cosa, poi, è morta lì. Almeno per ora. Ma il settimanale L'Espresso ha scovato all'Ufficio brevetti del ministero economico il simbolo del partito col quale Della Valle scenderebbe in politica: uno tondo giallo sgargiante (come certi suoi floulard, con bordino tricolore e al centro la scrritta grande, in blu, "Noi italiani"). Vedremo se lo "scarparo" fiorentino, fatta la nuova legge elettorale, deciderà davvero di scendere nell'agone politico la prossima volta che si voterà per le politiche, o farà come il suo amico Montezemolo, che tanto ha abbaiato decidendo poi di non mordere. Ma intanto, il simbolo ce l'ha.

Civati scrive a Renzi: "Candidiamo Prodi"

Civati scrive a Renzi: "Candidiamo Prodi"





Un salto temporale indietro di quasi due anni. Una macchina del tempo. Pippo Civati, ex amico di Matteo Renzi e oggi esponente-chiave della sinistra Pd, pare già aver assunto uno dei tratti fondamentali dei vecchi comunisti: la nostalgia per i tempi andati. Così, in una lettera al Pd a tre giorni dall'inizio delle votazioni per il nuovo capo dello Stato, rilancia la candidatura al Colle di Romano Prodi. "Partiamo da dove ci siamo fermati nel 2013, candidiamo Prodi" propone l’esponente della minoranza dem. Dovremo attenderci, nel caso, pure un bis dei "centouno"?

La Grecia dice addio all'Euro? Paghiamo noi: quanto ci costerebbe

Elezioni in Grecia, quanto è esposta l'Italia sul debito di Atene





Dopo la vittoria di Tsipras, occhi puntati sulla Grecia e le prossime mosse di Atene con Bruxelles e la Troika. A far tremare le cancellerie europee sono le richieste di rinegoziazione del debito avanzate da Tsipras in campagna elettorale e ribadite subito dopo la vittoria con un secco: "Diciamo addio alla Troika". Ma se Atene dovesse scegliere la via di un raccio di ferro con l'Europa chi ci perderebbe di più? L'Italia è esposta verso la Grecia per circa 40 miliardi di euro, se si considerano i prestiti bilaterali e le quote di partecipazione nel fondo salva-stati Esm, nella Bce e nell'Fmi. Lo calcola Bloomberg secondo cui, davanti al nostro Paese ci sono solo Germania (60 miliardi) e Francia (46 miliardi). I 322 miliardi di debiti della Grecia, secondo i dati del Ministero delle Finanze greco resi pubblici alla fine del terzo trimestre 2014, sono solo per il 17% in capo a soggetti privati. 

I calcoli - Il 62% è in capo ai governi dell'Eurozona, il 10% all'Fmi e l'8% alla Bce mentre il restante 3% è custodito nella Banca centrale greca. I governi dell'Eurozona, tra prestiti bilaterali concessi in occasione del primo salvataggio nel 2010 e fondi elargiti attraverso l'Esm, sono esposti complessivamente per 195 miliardi di euro. Inoltre hanno sostenuto la Grecia, in proporzione alle loro quote di partecipazione, anche attraverso la Bce, di cui l'Italia detiene il 12,3% del capitale e l'Fmi, di cui il nostro Paese è “socio” con il 3,2%. Alla fine, leggendo in trasparenza gli impegni, risulta che l'esposizione dell'Italia ammonta a circa 40 miliardi. Dietro il nostro Paese si colloca la Spagna con circa 26 miliardi, seguita dall'Olanda con circa 12 miliardi.

Il pm insulta Schettino: "E' un idiota" Per una volta la vittima è il capitano

Francesco Schettino, al processo Concordia il pm lo chiama "idiota": per una volta la vittima è Capitan Codardo

di Pietro Senaldi 



Esiste il reato di idiozia? No, altrimenti in Italia altro che affollamento carcerario. E allora perché il pm, nel chiedere 26 anni di carcere per Francesco Schettino, gli ha dato dell'idiota, ancorché incauto? Un insulto gratuito, che certo soddisfa la pancia dell'opinione pubblica ma che è del tutto irrilevante ai fini dell'accusa - anzi, al massimo è una scusante - e quindi resta una volgarità e basta. Un sopruso che rivela un'arroganza consueta, compiuto facendosi forti della condizione di inferiorità dell'imputato, che ha altro di cui preoccuparsi e non reagirà, anche perché la notte della Concordia ha dimostrato che non si distingue per il coraggio. Eppure, con un po' di dignità, il comandante forse potrebbe perfino querelare. Dopo tutte le cialtronate che Schettino ha detto per salvarsi la ghirba, ci mancava solo questa requisitoria rubata agli spaghetti western, che non si imbarazza a evocare Bud Spencer e Terence Hill quando afferma che forse Dio perdonerà Schettino ma la giustizia non può.

Renzi tra "Vietnam" e "sfiducia": cosa succederà dopo il Quirinale

Matteo Renzi tra Italicum, Quirinale e Nazareno. Cosa succede dopo l'elezione del presidente: lo scenario

di Claudio Brigliadori 



Sabato mattina, con ogni probabilità, il Parlamento eleggerà il nuovo presidente della Repubblica. Lo pensano in tanti, e lo auspicano altrettanti. Matteo Renzi ha già annunciato che le prime tre votazioni saranno interlocutorie, con gli onorevoli del Pd che presenteranno scheda bianca. Altrettanto faranno quelli di Forza Italia, parola di Giovanni Toti. O almeno questi sono gli ordini di scuderia, per depotenziare eventuali imboscate dei "franchi tiratori" presenti sia nel centrodestra sia nel centrosinistra. 

"Salta il Nazareno? Vietnam" - L'intenzione di Renzi è quella di trovare un nome che piaccia a tutto il Pd, o che comunque metta in condizione i "dissidenti" di non poter dire no. Il guaio è che non è così sicuro che quel nome vada bene anche a Silvio Berlusconi. Il Cav vuole blindare il patto del Nazareno, che sulla questione Quirinale prevederebbe un accordo su "un solo nome forte e credibile", che resterà coperto fino all'ultimo momento utile per non bruciarlo. Unico paletto posto ad Arcore: va bene anche un presidente di sinistra, "Basta che non ci sia ostile". Di più forse si saprà martedì sera, quando Berlusconi, forse Toti e i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani si recheranno al vertice con il premier Renzi per le consultazioni di rito. E "se dovesse saltare il Nazareno, il Parlamento si trasformerà in un Vietnam e Renzi andrà contro un muro", è il messaggio servito dagli azzurri. La partita è sfaccettata e complessa: c'è il Colle, sì, ma prima ancora c'è la legge elettorale il cui sì definitivo è atteso per martedì pomeriggio al Senato. Su questi temi Forza Italia appoggia Renzi, ma è pronta a fare ostruzionismo durissimo su tutto il resto nel caso ci scappi la (brutta) sorpresa sull'elezione del presidente. Se per ipotesi (inverosimile, per il momento) a determinare il nuovo presidente sarà una convergenza tra Pd e M5S, per esempio, gli azzurri lasceranno il Pd in balìa dei grillini. Effetto domino: anche Ncd, a quel punto, mollerebbe il governo e risulterebbe molto, molto complicato per Renzi restare a Palazzo Chigi, anche con eventuale rimpasto o nell'ipotesi di un Renzi-bis.  

Il Pd: rischio di sfiducia - Una parte del Pd, invece, il problema di una crisi di maggioranza lo porrà già da domani sera. Perché come detto al Senato arriverà il via libera definitivo all'Italicum e dopo settimane di violenti scontri interni e minacce di scissione, sembra altamente improbabile che i dem si ricompattino votando il testo del governo sulla riforma elettorale. Se come probabile i dissidenti voteranno l'emendamento Gotor entrando di fatto nell'opposizione insieme a M5S, Lega Nord, Sel e parte di Forza Italia, Renzi si troverà nella paradossale di essere sostenuto da una maggioranza trasversale e diversa da quella che gli ha votato la fiducia nel gennaio 2014. E a metterlo in guardia da questa ipotesi è stato Davide Zoggia, deputato del Pd: "Se l'Italicum al Senato passerà con una maggioranza diversa da quella del governo, garantita solo dai voti di Forza Italia perché una discreta parte dei senatori Pd non l'avrà votata, sarà necessario un passaggio parlamentare per verificare la maggioranza di governo". Verifica, dunque, con la possibilità di una sfiducia. Altro pane per i franchi tiratori di ogni colore.