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lunedì 26 gennaio 2015

"Sei mesi, poi diremo addio all'Euro" Così la Grecia spara su Bruxelles

Il consigliere di Tsipras: "Sei mesi di tempo o addio all'Euro"





La Grecia si è svegliata sotto la bandiera rossa di Syriza. La sinistra di Tsipras ha vinto le elezioni e ora si gioca una partita delicata per ottenere la maggioranza assoluta fissata a 151 seggi per poter governare da sola. Ma Tsipras non dovrà fare i conti solo con i probabili alleati per un governo di coalizione, dovrà fare i conti anche con l'Europa che da ieri sera è in stato d'allerta per la vittoria del partito antiausterity di Tsipras. Pochi minuti dopo la comunicazione dei risultati del voto, la Bundesbank ha subito avvertito il premier in pectore greco: "Gli impegni vanno rispettati, solo così la Grecia potrà ottenere gli aiuti della Troika". Un messaggio chiaro che ha fatto subito lievitare il livello dello scontro. Tsipras ha risposto che quello di ieri sera è stato un voto "contro l'austerità" e che "la Troika è alle spalle, rappresenta il passato". Il prossimo 28 febbraio però scade il programma di aiuti ad Atene da parte della Troika e dunque Tsipras dovrà avere le idee chiare su come impostare la sua partita con Bruxelles e Francoforte. 

L'avvertimento - Ma il borsino ellenico fa segnare in ascesa le quotazioni di una politica anti-euro da parte del nuovo governo. Così il consigliere di Tsipras, Costas Lapvistas non usa mezzi termini in un'intervista al Corriere della Sera: "I soldi in arrivo servono solo a pagare gli interessi. Non ce li vogliono dare? Bene noi abbiamo diversi modi per finanziarci fino a giugno-luglio. Poi se la situazione non dovrebbe risolversi andremo per la nostra strada e addio euro". Una frase che pesa come un macigno e che rischia di surriscaldare la temperatura già alle stelle nelle cancellerie europee. Insomma la Grecia è pronta a tutto e l'Euro questa volta rischia di saltare in aria. 

Sondaggio, Renzi in caduta libera Silvio col turbo blocca pure Salvini

Sondaggio Demos, Renzi fiducia sotto il 50%





L'ultimo sondaggio di Demos per l'Atlante Politico, pubblicato da Repubblica,  dà il Pd che ha perso qualcosa rispetto a un mese fa, sopra il 36%, Tutti gli altri seguono a grande distanza. Per primo, il M5s che non arriva al 20%. Forza Italia, dopo il declino degli ultimi mesi, è risalita di oltre due punti. Ora è vicina al 16% (15,8%). Ma, soprattutto, lascia indietro la Lega di Salvini ferma al 13%.Il Patto del Nazareno fa bene, molto bene, a Berlusconi in termini politici. Crea certamente più problemi di consensi al governo e al premier: secondo l' Atlante Politico di Demos, infatti, il gradimento del governo sarebbe sceso al 42% e la fiducia nei confronti di Matteo Renzi al 46%. Un calo di 4 punti in un mese. Ma di oltre 10, rispetto a settembre e di quasi 30% rispetto a giugno. La riforma del lavoro e l'approvazione dell'Italicum con i voti decisivi di Forza Italia non ha avuto l'effetto di far aumentare il grandimento per Renzi che è anche dilaniato dalle dissenso interno al Pd che mal sopporta, anzi non tollera, l'asse con il Cav. Il gradimento di Berlusconi fra gli elettori del Pd è, infatti, limitato al 12%. Fra gli altri leader - per grado di "sfiducia" - lo supera solo Grillo. "Semmai - si legge su Repubblica -  è interessante osservare come lo stesso Nichi Vendola disponga, nella base democratica, di un consenso ridotto: 23%. Simile a quello di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Anche se il leader di Sel è tra i riferimenti del nuovo soggetto politico di sinistra a cui guardano i parlamentari e i militanti del Pd in polemica e dissenso con Renzi - e il suo PD (R)". La sinistra del Pd ancora non attrae e non allarga il consenso. 

Quirinale, s’alza in volo la Finocchiaro e i cecchini sparano su Melchiorre...

Quirinale, s’alza in volo la Finocchiaro e i cecchini sparano su Melchiorre




La Finocchiaro fa la spesa con la scorta (Che non apprezza)

Si è alzata in volo nelle ultime ore la candidatura di Anna Finocchiaro per il Quirinale. E deve volare sul serio piuttosto in alto a giudicare il numero dei cecchini che improvvisamente si è piazzato con le carabine puntate. Dentro il Pd, dentro Forza Italia, ai lati del patto del Nazareno. Mai viste tante bocche di fuoco pronte in così poco tempo. Nel pomeriggio di domenica i telefoni sono stati roventi. Foto della famosa spesa all’Ikea fatta con la scorta, ma soprattutto in nome sugli altri sussurrato nella cornetta: “Ricordati Melchiorre!”Sono passati non molti giorni dall’Epifania, ma il Melchiorre in questione ha ben poco a che vedere con i Re Magi. E’ Melchiorre Fidelbo, legittimo consorte della Finocchiaro che un tempo al nome faceva seguire il doppio cognome: quello suo e quello del marito. Poi se ne è persa traccia. Ma lui resta il marito. E piace ai cecchini perchè un marito a processo (come Melchiorre) per truffa e abuso legati alla mega commessa per l’informatizzazione del Pta di Giarre. Già nel 2013 questa vicenda fu utilizzata per neutralizzare ogni tentazione di corsa della Finocchiaro alla successione di Giorgio Napolitano. Ora lei è più forte di allora: nelle maniche della renziana più potente che c’è: Maria Elena Boschi. E pure in ottimi rapporti con senatori di Forza Italia che qualche voce in capitolo hanno nel gruppo dei filo-Nazareno: Paolo Romani e Donato Bruno. Riuscirà a schivare tutte le pallottole da qui a sabato prossimo, giorno decisivo per l’elezione sul Colle…

Renzi e quel bonus per gli immigrati A Lampedusa spunta un regalino...

Mille proroghe, il mistero del regalino fiscale al signor X di Lampedusa





C’è un vero e proprio mistero contenuto nell’ultimo decreto legge del governo del 2014: quel mille-proroghe che porta la data del 31 dicembre scorso. Al suo interno c’è una norma che appare davvero stramba: il rinvio al 31 dicembre 2014 del pagamento delle tasse 2014 per gli abitanti di Lampedusa, che proroga la sospensione degli adempimenti fiscali già rinviata al 31 dicembre 2013 per l’eccezionale ondata di sbarchi. E’ una norma che quindi vale solo per un giorno, a favore di qualche misterioso contribuente del comune guidato da Giusi Nicolini che non aveva ancora pagato le tasse. Norma piuttosto curiosa, perchè a quella data- non avendo avuto nessuno stop come era accaduto negli anni precedenti, i lampedusani avrebbero dovuto da mesi avere pagato tutte le pirncipali tasse sul reddito e anche quelle sui servizi (la Tasi). E infatti nella relazione tecnica che accompagna il decreto firmato da Matteo Renzi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non calcola nemmeno il danno oper l’erario che deriverebbe da quel rinvio: “la disposizione in same”, scrive, “comporta effetti trascurabili, in quanto interviene successivamente alle principali scadenze dei versamenti tributari 2014″. Insomma, quasi tutti i lampedusani avevano già pagato le tasse nel 2014. E allora perchè si è fatta quella norma per decreto? E soprattutto a favore di quale contribuente così prezioso da valere una norma ad personam così spudorata? Ah, saperlo…

Il Pd ora rischia di saltare in aria Civati: "Non escludo la scissione"

Pippo Civati: "Non escludo una scissione nel Pd"





"Il potere esecutivo di Renzi ha quasi del tutto cannibalizzato il potere legislativo. Il parlamento è solo un votificio. Non come Berlusconi ma molto oltre. Il parlamento non ha più alcuna autonomia". Il nuovo affondo di Nichi Vendola sul premier Matteo Renzi avviene dal palco della convention Sel 'Human Factor' a Milano. E ci va giù pesante: bisogna combattere il renzismo, che "è la forma aggiornata del neo conservatorismo nella variante italiana". Descrive il patto del Nazareno come "il momento di fondazione del Partito della Nazione". Secondo il leader di Sel "è il seppellimento della dialettica tra destra e sinistra, tra giustizia ed ingiustizia".

Scissione in vista - La convention di Milano "è l'inizio di un cammino" per la sinistra, sottolinea Vendola. "Possiamo prefigurare - dice più avanti - la nascita di un coordinamento fatto da rappresentati di tutti coloro che sono interessati a questo processo. In questo coordinamento dovrà essere consentita la doppia militanza, ognuno con la sua tessera". Questo coordinamento, spiega, "dovrebbe lavorare per tutto il mese di febbraio per decidere campagne nazionali per rimescolare tutti i popoli" di sinistra. "Ci saranno compagni e compagne che potranno spartire il pane della politica. Noi abbiamo la volontà non di annunciare un fatto magico, l'improvvisa nascita di un nuovo soggetto politico. Siamo una comunità tra tante altre comunità. La geografia della sinistra è vasta: noi non siamo i primi e non siamo i migliori. Non intendiamo prefigurare un processo che prevede cessione di sovranità da parte di ciascuno, perché insieme tutti si possa fare un avanzamento", aggiunge.

Civati, leader degli scissionisti - Presente alla convention Pippo Civati, esponente della minoranza del Pd. Che dice: "Non c'è bisogno di dividere il Pd, ma non posso escludere che questo accada. Non c'è nessun disegno per rompere". Durante il suo intervento Civati ribadisce: "non esco dal Pd", ma alla luce anche di quanto avvenuto con le primarie in Liguria "non posso escludere" che "accada" una frattura all'interno del partito guidato da Matteo Renzi. E se Civati si autodefinisce ironicamente della "corrente dei parassiti", sottolinea: "ci siamo stufati della definizione di minoranza, minoranza di che cosa? Per me è doloroso dire questo, io sono partito con l'Ulivo, ragiono più da militante che da esponente politico". Per il deputato della minoranza dem il centrosinistra "si ruppe due anni fa quando si cercò di eleggere Prodi, quando ci dissero che le larghe intese non ci avrebbero snaturato".

Toto-Colle - E proprio Romano Prodi è il nome di Civati per la corsa al Colle. "Io un nome al momento lo avrei che è Romano Prodi - sottolinea - Non capisco perché dire Prodi vorrebbe dire andare contro il Pd". Approfondendo l'argomento Civati dice: "vorrei che il candidato non fosse deciso da Berlusconi". Secondo lui "ci sono altre forze politiche in Parlamento, basta guardarsi attorno". E se il nome sarà deciso l'ultimo giorno "partecipiamo al thriller con serenità".

Quella voce sulla Rai: "Dopo 40 anni chiude un programma storico di Rai Uno". Ecco quale e chi perderà il posto...

Quella voce su Domenica In: "A maggio la Rai chiude il programma"




Dopo quasi 40 anni chiude Domenica In. Lo storico contenitore della prima rete della tv pubblica è destinato a scomparire. Secondo quanto risulta a Blogo, quella condotta da Paola Perego e Pino Insegno e che si concluderà a maggio 2015 sarà l'ultima edizione di Domenica In. Nell'ambiente è più che noto che a Viale Mazzini da tempo si stesse valutando l'ipotesi della chiusura definitiva del contenitore domenicale nato con la conduzione di Corrado. La stessa Mara Venier ha raccontato come alla fine della scorsa stagione il direttore di Raiuno Giancarlo Leone le annunciò che non ci sarebbero state nuove puntate del programma. Ed invece sappiamo tutti come è andata (ed ecco spiegato il rancore di zia Mara nei confronti di Mamma Rai). La coppia Perego-Insegno non è comunque riuscita a risollevare le sorti della trasmissione. La decisione (praticamente definitiva) sarebbe stata assunta ieri nel corso di una riunione ai piani alti di Viale Mazzini.

La Grecia fa tremare la Germania Così la Merkel ricatta Tsipras...

Widmann, Bundesbank: "Tsipras rispetti gli impegni dei governi precedenti"





Dopo il risultato del voto in Grecia che ha certificato di fatto la vittoria di Alexis Tsipras e della sinistra anti-austerity di Syriza, è alalrme in Europa per le conseguenze che questo risultato elettorale può avere sull'Euro e sui paesi membri dell'Unione. A tremare di più è la Germania che teme un colpo di coda da parte di Tsipras che prevede una rinegoziazione del debito contratto da Atene con la Troika. Così, nemmeno un'ora dopo il risultato degli exit pool, Berlino alza subito la voce con Atene. ll presidente della Bundesbank e membro del direttivo della Bce, il falco, Jens Weidmann, ritiene che Atene continuerà ad avere bisogno di aiuti dalla troika (Bce-Ue-Fmi) e ricorda che li otterrà solo se rispetterà gli accordi sottoscritti dai governi precedenti.

L'avvertimento - Weidmann spera che il nuovo governo non faccia promesse che non potrà permettersi, auspica "che il nuovo governo (greco) non metterà in dubbio ciò che si aspetta da lui e ciò che è già stato realizzato. Credo che sia anche nell’interesse del governo greco fare quanto è necessario per affrontare i problemi strutturali che ci sono ad Atene", ha detto Weindman in un’intervista alla rete Ard, dopo la chiusura delle urne in Grecia. E alle parole del presidente della Bundesbank, si aggiunge il coro della stampa tedesca che con Bild attacca: "La vittoria di Tsipras è una sciagura per l'Euro".