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venerdì 16 gennaio 2015

Marò, finalmente l'Europa si sveglia: "Devono rientrare subito in Italia"

Marò, l'Ue approva la risoluzione per il rimpatrio. Il giornale di New Delhi: "Basta con questa farsa"





Il Parlamento Ue ha votato sì a maggioranza la risoluzione in cui si chiede di rimpatriare i due marò italiani accusati di aver ucciso due pescatori indiani nel 2012 e attribuire la competenza giurisdizionale del caso alle autorità italiane o a un arbitraggio internazionale per trovare una "soluzione ragionevole e accettabile" per le parti coinvolte.  Nella risoluzione si "esprime profonda tristezza e manifesta il proprio cordoglio per la tragica fine dei due pescatori indiani" e "grande preoccupazione per la detenzione dei fucilieri italiani senza capi d’imputazione" e si "pone l’accento sul fatto che essi devono essere rimpatriati e sottolinea che i lunghi ritardi e le restrizioni alla libertà di movimento dei fucilieri sono inaccettabili e rappresentano una grave violazione dei loro diritti umani". Nel testo inoltre si lamenta "del modo in cui la questione è stata gestita e sostiene gli sforzi esplicati da tutte le parti coinvolte per ricercare con urgenza una soluzione ragionevole e accettabile per tutti, nell’interesse delle famiglie coinvolte, indiane e italiane, e di entrambi i Paesi" e per questo si auspica che "la competenza giurisdizionale sia attribuita alle autorità italiane o a un arbitraggio internazionale". Nella risoluzione si incoraggia l’alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, "a intraprendere ogni azione necessaria per proteggere i due fucilieri italiani ai fini del raggiungimento di una soluzione rapida e soddisfacente del caso" e si ricorda alla Commissione "che è importante porre l’accento sulla situazione dei diritti umani nel quadro delle relazioni con l’India e la invita quindi a prendere in considerazione ulteriori misure per facilitare una soluzione positiva del caso".

"Basta con questa farsa" - Intanto qualcosa sembra muoversi anche in India. The Economic Times, un quotidiano di Nuova Delhi che ha spesso pubblicato ’soffiate' del ministero dell’Interno o della Nia, l’agenzia investigativa indiana, ha pubblicato stamattina un editoriale in cui si legge: "Mettiamo fine a questa farsa, mandare a casa i marò è la cosa migliore". Secondo il quotidiano il governo del premier Narendra Modi "sta valutando un accordo consensuale con l’Italia per risolvere la questione" e aggiunge che "questa è davvero l’opzione migliore". "Il governo indiano", aggiunge il giornale, "esattamente come il suo predecessore, non ha alcuna interesse nel punire i due marò, considerato il fatto che sono in gioco le relazioni diplomatiche dell’India con l’Ue. Gli italiani lo sanno bene e hanno condotto il gioco diplomatico alla perfezione, conducendo l’India in una trappola giudiridica". Secondo il quotidiano, la serie di errori di New Delhi è cominciata nel 2013 quando l’allora ministro dell’Interno RK Singh consegnò l’inchiesta alla Nia, che fece appello alla legge anti-pirateria. Una legge, ricorda ancora The Economic Times, che ha scatenato la furia dell’Italia perchè prevede la pena di morte (che invece era stata esclusa dalle garanzie assicurate all’Italia dal ministro degli Esteri, Salman Khurshid). Ma l’India imperterrita continuò a "infilare la testa nella sabbia". Ripercorrendo i vari complicati meandri giuridici della vicenda, il quotidiano conclude che il governo di New Delhi al momento è "disponibile all’ipotesi di consentire ai due marò di scontare la sentenza in Italia, se condannati in India. Ora -è la conclusione- dovrebbe consentire loro anche di essere processati in Italia".

Il Papa scomunica "Charlie Hebdo": "Non si insulta la fede. La strage?..."

Papa Francesco condanna la strage di Charlie Hebdo, ma "non si può insultare la fede"





"È una aberrazione uccidere in nome di Dio" ma "non si può insultare la fede degli altri". Con queste parole, pronunciate a bordo dell’aereo diretto nelle Filippine e riferite da Radio Vaticana, Papa Francesco interviene sull’azione dei terroristi islamici a Parigi contro Charlie Hebdo. "Non si può prendere in giro la fede", avverte il Papa.  "C’è un limite, quello della dignità di ogni religione". Per Bergoglio, sia la libertà di espressione che quello di una fede a non essere ridicolizzata "sono due diritti umani fondamentali". Alla domanda di un cronista francese che gli chiedeva "fino a che punto si può andare con la libertà di espressione", il Pontefice ha chiarito: sì alla libera espressione "ma se il mio amico dice una parolaccia sulla mia mamma, si aspetti un pugno". Questo il limite che secondo il Papa regola la libertà religiosa: "Non si 'giocattolizza' la religione degli altri", dice Bergoglio. Francesco ha ricordato che la "libertà di espressione è un diritto, ma anche un dovere". Neppure, dice il Papa, "si offende la religione", ma in questo caso "non si reagisce con violenza". Poi ha spiegato, "senza mancare di rispetto a nessuno" che "dietro ogni attentato suicida c'è uno squilibrio, non so se mentale, ma certamente umano".

Violenza - In una nota diramata subito dopo la strage Bergoglio aveva condannato "ogni forma di violenza, fisica e morale, che distrugge la vita umana, viola la dignità delle persone, mina radicalmente il bene fondamentale della convivenza pacifica fra le persone e i popoli, nonostante le differenze di nazionalità, di religione e di cultura". Il Papa aveva precisato che "qualunque possa esserne la motivazione, la violenza omicida è abominevole, non è mai giustificabile e la vita e la dignità di tutti vanno garantire e tutelate con decisione. Ogni istigazione all’odio va rifiutata, il rispetto dell’altro va coltivato". E ancora: tre giorni fa Bergoglio, ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, aveva detto che "la tragica strage avvenuta a Parigi" è una dimostrazione che "gli altri non sono più percepiti come esseri di pari dignità, come fratelli e sorelle in umanità, ma vengono visti come oggetti: l’essere umano da libero diventa schiavo, ora delle mode, ora del potere, ora del denaro e perfino di forme fuorviate di religione".

Allarme terrorismo - Rispetto alle minacce dirette dai terroristi fondamentalisti di matrice islamica contro il  Vaticano e il pontefice, Papa Francesco assicura di affrontare questo pericolo "con una buona dose di incoscienza". Il Papa - come riferisce ancora Radio Vaticana - afferma semmai di "temere soprattutto per l’incolumità della gente", con migliaia di fedeli che tradizionalmente affollano le sue udienze generali in piazza San Pietro e gli ’Angelus’ dal Palazzo Apostolico e sottolinea che "il miglior modo per rispondere alla violenza è la mitezza".

Belgio sotto attacco dei terroristi: panico Uccisi 2 jihadisti, allarme a Bruxelles

Belgio, sparatoria a Verviers in operazione anti-terrorismo: "morti 2 jihadisti"





Due jihadisti morti e uno ferito e arrestato in una sparatoria in Belgio, nella cittadina di Verviers, vicino a Liegi, nel corso un'operazione anti-terrorismo. Secondo la polizia belga, riporta il quotidiano Le Soir, i sospetti stavano preparando attacchi terroristici a Bruxelles sulla scia di quanto accaduto la scorsa settimana a Parigi. Il giornale parla di una "vasta operazione di polizia in corso a Bruxelles". Ma è tutto il Paese a essere interessato dai blitz delle forze dell'ordine: un allarme bomba sarebbe scattato nella Capitale ed è stata evacuata la sede della polizia. L'operazione, che coinvolgerebbe altri sette paesi dell'Unione europea, prende di mira un gruppo di jihadisti tornati dalla Siria che erano sorvegliati dalla polizia. Le intercettazioni ambientali nelle loro abitazioni e delle loro telefonate avrebbero rivelato l'intenzione dei sospetti di compiere attentati nella capitale belga dopo quelli di Parigi e i loro legami con Amedy Coulibaly, uno dei tre terroristi francesi che hanno gettato nel panico Parigi, uccidendo 17 persone la scorsa settimana.

I legami tra Belgio e Coulibaly - Il conflitto a fuoco avviene all'indomani della diffusione della notizia che la maggior parte delle armi utilizzate negli attacchi terroristici in Francia nei quali sono morte 17 persone furono acquistate illegalmente da Coulibay in Belgio. Secondo quanto rivelano da fonti della polizia, la mitraglietta Scorpion e la pistola Tokarev impiegata da Coulibaly per l'assalto e la strage al supermercato kosher di Parigi provenivano da Bruxelles e da Charleroi. I due Kalashnikov utilizzati dai fratelli Kouachi per la strage nella redazione di Charlie Hebdo furono invece acquistati da Coulibaly nei pressi della Gare du Midi, a Bruxelles, per meno di 5mila euro. La zona che circonda la stazione a sud della capitale belga, terminal ferroviario dell'Eurostar, ospita uno dei mercati domenicali più grandi d'Europa e i suoi vicoli sono un noto crocevia del mercato illegale delle armi. Un trafficante d'armi ben noto alle autorità è stato arrestato a Charleroi, nel sud del Belgio. Sarebbe stato lo stesso trafficante a contattare la polizia, allarmato dai legami di Coulibaly con il terrorismo islamico.

giovedì 15 gennaio 2015

"Hanno liberato Greta e Vanessa" Ora conferma anche Palazzo Chigi

Greta e Vanessa, le italiane rapite in Siria "sono state liberate"





Sarebbero state liberate Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due volontarie italiane rapite il 31 luglio scorso in Siria. Secondo fonti legate ai ribelli siriani le due giovani lombarde sono state rilasciate. Diversi tweet riferibili a account dei ribelli riferiscono del rilascio. Dall'intelligence italiana un secco "no comment", ma dopo il silenzio della Farnesina ecco arrivare circa mezz'ora dopo la conferma direttamente da Palazzo Chigi, via Twitter. Lo stesso account sadeer1 assicura che anche padre Paolo Dall'Oglio, il 60enne sacerdote italiano nelle mani dei jihadisti siriani dal 29 luglio 2013, "è vivo" e si trova "nelle prigioni dello Stato islamico a Raqqa".


Palazzo_Chigi        ✔ @Palazzo_Chigi

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono libere, torneranno presto in Italia
18:19 - 15 Gen 2015


Scomparse a luglio - Era il 31 luglio quando si persero le tracce delle due giovanissime italiane. Volontarie, avevano fondato il Progetto Horryaty ed erano entrate tre giorni prima in Siria da Atma, a pochi chilometri di distanza dal campo profughi omonimo. Originarie una di Brembate, nel bergamasco, e l'altra di Besozzo, in provincia di Varese, Vanessa e Greta erano al loro secondo viaggio in Siria in poco meno quattro mesi: a marzo, la prima tappa del progetto Horryaty, le aveva portate a compiere un sopralluogo per capire il da farsi. Marzullo, 21 anni, studia mediazione linguistica e culturale all'Università di Milano, dove ha cominciato a imparare l'arabo oltre all'inglese. Sulla sua pagina Facebook racconta la guerra, mette foto di bombe e bimbi dilaniati, descrive la sua esperienza in Siria: l'ultimo post risale al 16 luglio scorso.

Vendute - Il 20 settembre la notizia, mai confermata, che sarebbero state vendute due volte ad altri gruppi ma senza finire finite nelle mani degli jihadisti sunniti dello Stato Islamico (Isis). La notizia veniva dal quotidiano libanese Al-Akhbar (anti-israeliano e considerato vicino alle milizie sciite di Hezbollah), che ricostruisce come le due giovani siano state attirate con l'inganno nella "casa del capo del Consiglio rivoluzionario di Alabsmo" con il giornalista de Il Foglio, Daniele Ranieri, che riuscì a scappare.

Il video appello - Il 31 dicembre scorso, in un video di 23 secondi pubblicato su YouTube, le due volontarie supplicavano il governo italiano: "Siamo Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. Supplichiamo il nostro governo e i loro mediatori di riportarci a casa prima di Natale. Siamo in grande pericolo e possiamo essere uccise. I nostro governo ed i mediatori sono responsabili delle nsotre vite". Poche ore dopo la diffusione del video, il ramo siriano di al Qaeda, al Nursa, aveva confermato di tenere in ostaggio le due ragazze.

C'è una novità nel futuro di Marco Travaglio: ecco la voce che circola su di lui...

Marco Travaglio direttore de Il Fatto: ecco le voci che circolano





Novità al Fatto Quotidiano. Marco Travaglio, secondo il retroscena di Panorama, potrebbe diventare direttore del quotidiano alla cui guida c'è da sempre Antonio Padellaro. Secondo il settimanale della Mondadori, nella redazione Travaglio sarebbe già alle prese con titoli e più in generale con la "fattura" del giornale. All'orizzonte c'è anche un restyling che prevede anche un aumento della foliazione. L'operazione avrebbe anche un'altro scopo, quello di preparare la società alla quotazione in Borsa. Nella politica di contenimento dei costi, a farne le spese potrebbero essere i collaboratoro (Fulvio Abbate minaccia di ricorrere a vie legali) mentre firme come Massimo Fini e Furio Colombo si sarebbero già detti disposti a scrivere a titolo gratuito pur di mantenere visibilità.

Occhio, arriva il semaforo-trappola: così ci massacrerà con nuove multe

Il semaforo-trappola, il giallo durerà solo tre secondi: pioggia di multe in arrivo

di Dino Bondivalli 



Che la notizia rischi di avere un impatto devastante per gli automobilisti lo confermano le proteste delle associazioni dei consumatori. Eppure, d’ora in poi non ci sono più dubbi: perché una multa al semaforo sia valida non serve che la durata del giallo sia di 4 secondi, è sufficiente che questo duri minimo tre secondi. A stabilirlo è la sentenza con cui la Cassazione ha ribadito quanto aveva già sancito nel settembre 2014, ossia che tre secondi sono congrui per dare all’automobilista il tempo di decidere se fermarsi o meno. Una sentenza le cui conseguenze rischiano di essere parecchio dolorose per gli automobilisti.

In un Paese che già vanta il poco invidiabile record a livello europeo del maggior incremento di multe negli ultimi cinque anni - secondo l’indagine del centro studi “Antonella Di Benedetto” di Krls Network of Business Ethics per Contribuenti.it, le sanzioni in Italia sono cresciute del 987% contro il 30% di Francia, il 24% di Spagna e l’11% della Germania - l’abbassamento di un secondo del tempo limite per il giallo potrebbe segnare un nuovo picco di sanzioni. «Mi sembra che spesso ci sia l’accanimento da parte delle amministrazioni locali su una normativa per fare cassa anziché cultura ed educazione - afferma Gianmario Mocera, presidente di Federconsumatori Lombardia -. Questa sentenza offre uno spazio a chi, nell’accorciamento di qualche frazione di secondo del giallo, vede un’opportunità che non ha scopi educativi».

In questo senso, è difficile fare previsioni. Quanto accaduto a Milano - con i sette autovelox installati la scorsa primavera dall’amministrazione Pisapia che nei primi cinque mesi hanno staccato oltre 630mila verbali in più in una città che già deteneva il record di capitale italiana delle multe (una media di 170 euro incassati dal Comune nel 2013 per patentato) - non lascia però tranquilli. Non solo. I precedenti in tal senso che arrivano dall’estero parlano chiaro. A Chicago, dove nel 2013 il sindaco Rahm Emanuel aveva accorciato il tempo di durata del giallo da tre secondi a 2,9, gli incassi derivanti dalle multe sono lievitati di otto milioni di dollari. Se dunque in Italia i Comuni decideranno di tagliare il tempo del giallo, chissà quanti automobilisti si ritroveranno a pagare una sanzione da 162 a 216 euro e a perdere ben sei punti sulla patente.

Che poi tre secondi siano il tempo necessario per arrestare un veicolo che viaggia a 50 chilometri orari, come rimarcato dalla circolare del ministero dei Trasporti con cui nel 2007 era stato ribadito che la durata del giallo non potesse mai essere inferiore a tre secondi, fa poca differenza. «È una cosa chiaramente assurda - tuona l’avvocato Carlo Rienzi, presidente del Codacons - perché l’essere umano ha bisogno di certi tempi di reazione per fare le cose: per questo motivo il tempo andrebbe addirittura allungato, non diminuito. La diminuzione, al contrario, crea uno stress e un’ansia che sono pericolosi per l’incolumità pubblica».

Effetti collaterali legati al funzionamento di un apparecchio che quest’anno celebra il 90° anno di presenza in Italia. Nato a Cleveland, in Ohio, nel 1914, il semaforo sbarcò nel nostro Paese nel 1925, con il primo esemplare installato a Milano, all’incrocio tra Piazza Duomo, via Orefici e via Torino. Attualmente il suo funzionamento è regolato da norme condivise a livello comunitario che si rifanno alla convenzione internazionale di Vienna dell’8 novembre 1968 e agli accordi di Ginevra del maggio 1971. Ma non in tutti i Paesi il funzionamento è lo stesso: in Germania, per esempio, la sequenza è livemente diversa: verde, poi giallo, poi rosso, poi ancora il giallo assieme al rosso e di nuovo vrde. Mentre in Austria, che perònon è firmatara degli accordi, il verde lampeggia prima di passare al giallo.

Le nuove tecnologie stanno comunque portando una serie di novità. A Lucca, ad esempio, il Comune ha sostituito i semafori a lampadina sulla via principale con apparecchi a led, più luminosi e a basso consumo energetico. Non una rivoluzione sul modello di quella che a Oklahoma City ha fatto allungare i tempi di luce verde e accorciare quelli di rosso, grazie a un sistema wi-fi che monitora i flussi di traffico regolando i tempi di accensione dei vari colori, ma è comunque un inizio.

Profezia di Enrico Mentana: "Vi dico cosa può succedere se si torna al voto...". E sul Cav...

Enrico Mentana: "Se si va al voto, Berlusconi tecnicamente può ancora vincere"





Enrico Mentana compie 60 anni. Per il direttore di Tg La7 è tempo di bilanci. Più di mezzo secolo e circa 40 anni dedicati al giornalismo in prima linea. Dall'esordio in Rai, al Tg5 e ora al Tg La7. Mentana si racconta in una lunga intervista al Fatto Quotidiano, ma nonostante gli aneddoti sul passato, Mentana non perde il contatto con l'attualità e parla delle mosse di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi anche in vista di un voto anticipato. Il direttore di Tg La7 dà un consiglio a Matteo: "Renzi è stato un vero crac, ma oggi ha il problema di maturare e presentarsi in una veste diversa. L'effetto iniziale della novità sta svanendo. Anche Aldo, Giovanni e Giacomo erano straordinari quando apparvero a Mai dire gol, poi però arriva un momento in cui devi rivedere il repertorio. Quel momento è giunto anche per Renzi".

La profezia sul Cav - Poi Mentana parla anche del Cav: "Tecnicamente Berlusconi può vincere ancora. Ora tra i due schieramenti ci sono 5 punti di distanza, domani può succedere di tutto. Quante volte nella nostra storia recente abbiamo visto personaggi destinati al dimenticatoio riemergere e affermarsi? Non so se sarà il caso di Berlusconi, ma so che abbiamo passato anni a tentare di prevedere cosa avrebbe fatto e abbiamo sbagliato spesso. Nessuno di noi lo votava e nessuno faceva parte del suo popolo. Ergo nessuno può dirlo oggi con certezza".