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venerdì 2 gennaio 2015

Renzi e il San Silvestro a due facce Prima sugli sci, poi in caserma... / Foto

Renzi appare a Courmayeur per la sciata di inizio d'anno




Il presidente del Consiglio Matteo Renzi si trova a Courmayeur, per una breve vacanza. Il premier è stato avvistato mentre sciava sulle piste della località valdostana, da dove ieri sera si è tenuta la trasmissione di Rai Uno ’L’anno che verrà’. Orgoglioso si è detto il sindaco di Courmayeur per la sorpresa del presidente del Consiglio arrivato ieri sera con la sua famiglia. "Siamo tutti orgogliosi che il premier Renzi abbia scelto Courmayeur per qualche giorno di riposo con la sua famiglia", ha detto il primo cittadino Fabrizia Derriard. "Spero che possa trascorrere una vacanza tranquilla e serena con i suoi cari prima di riprendere il lavoro". "È stata davvero una piacevolissima sorpresa - ha aggiunto Derriard - che comunque non ha cambiato la normale quotidianità della cittadina. Non l’ho ancora incontrato, spero di poterlo fare prima che riparta".

Ospite in caserma - La giornata del premier è trascorsa tra tanti selfie, molto sci e poi pranzo in baita. Poi alle 10 Renzi con la famiglia ha lasciato le nevi di Plan Checrouit per tornare alla  Caserma Perenni degli alpini, dove soggiorna in questi giorni di vacanza e si è subito diretto alla funivia di Dolonne. Neanche il tempo per lui di mettere gli sci che già sui pendii innevati ai piedi del Monte Bianco, nei bar e nelle code alle seggiovie, era tutto un "hai visto Renzi?". Il premier, racconta l'Ansa, accompagnato da un maestro di sci e istruttore del Centro Addestramento Alpino, si è tuffato con stile sicuro in una non stop di discese durata più di tre ore, poi, prima del rientro in paese, un pranzo in rifugio a quota 2.000 metri. Giacca azzurra, occhiali a specchio e attrezzatura impeccabile, non hanno impedito agli increduli sciatori di riconoscerlo. Il rituale del selfie non è stato negato a nessuno così come gli auguri di Buon Anno. Anche il giovane 'fan' più intraprendente è stato accontentato: "Teo dammi un cinque!". 

Eruzioni, addio all'Ue e al Colle... Le 10 profezie (nere) del 2015

Saxo Bank e le 10 profezie sul 2015




Cosa possa accadere nel futuro è spesso un tema che scalda il dibattito tra gli economisti. L'anno che sta per cominciare di certo per l'Italia sarà un passaggio chiave. Il Paese stremato dal peso fiscale e da una crisi a cui il governo Renzi non riesce a porre rimedio non fanno ben sperare per il futuro. Così con l'avvicinarsi del 2015 gli economisti provano a capire se quello che sta per arrivare è un anno su cui scommettere oppure un altro periodo per difendersi da tempeste e movimenti sui mercati che possano svuotare le tasche. A fare una profezia sul 2015, come ogni anno, c'ha pensato Saxo Bank, banca danese specialista in investimenti, che puntualmente a dicembre redige un elenco di avvenimenti catastrofici che potrebbero verificarsi per l'anno a venire. Lo scopo, come ricorda Quifinanza, è di far testare agli investitori le proprie previsioni per il futuro e le conseguenze che eventi gravi e improvvisi potrebbero avere sui propri investimenti. Ma quali sono gli eventi catastrofici che potrebbero scatenarsi nel 2015? 

I cigni neri - "Il 2015 sarà un anno difficile, ma potrebbe, addirittura, essere l'anno da ricordare per averci fatto toccare il fondo", ha commentato l'edizione 2015 de "I Cigni Neri" Steen Jakobsen, chief economist di Saxo Bank. "L'inflazione è scesa ai livelli più bassi degli ultimi decenni, i tassi di interesse l'hanno seguita di pari passo e i prezzi dell'energia sono relativamente stabili. La mancanza di volatilità nei dati e nei mercati ha dato agli investitori un falso senso di sicurezza, che potrebbe portare ad un forte scompiglio del 2015. Abbiamo vissuto un'anteprima durante una caotica settimana nel mese di ottobre del 2014. Se il trend rimanesse lo stesso, per il 2015 possiamo già considerarci in coda per un giro sulle montagne russe". "Dopotutto, è bene ricordare che, sebbene le previsioni delineino scenari di mercato piuttosto estremi, nel corso degli anni, un certo numero di queste si sono avverate". 

Allarme in Russia - Secondo la prima delle 10 previsioni choc per il 2015 il crollo dei prezzi del petrolio e il peso delle tensioni geopolitiche renderanno le grandi aziende e il governo russo inadempienti nei confronti del debito estero. E così come nel 1998, il default potrebbe risolvere la situazione, oltre ovviamente a una soluzione diplomatica della questione Ucraina. 

Il vulcano - La seconda profezia riguarda il vulcano islandese Bardarbunga che potrebbe eruttare nel 2015, causando un enorme rilascio di biossido di zolfo e altri gas nocivi che offuscano i cieli d'Europa. L'eruzione potrebbe stravolgere i modelli meteorologici e creare timori per uno scarso raccolto in tutta Europa: i prezzi del grano raddoppiano proprio mentre la ricaduta reale del vulcano risulta più modesta di quanto temuto.

Giappone  - Un altro evento che potrebbe turbare gli equilibri dei mercati l'inflazione galoppante in Giappone. La Bank of Japan stampa incessantemente denaro, schiacciando la fiducia sullo Yen. Intanto la politica del suo primo ministro Abe importa inflazione, e il Giappone potrebbe perdere il controllo della sua moneta.

Draghi via dalla Bce - Alta tensione anche per i movimenti tellurici che potrebbero toccare l'equilibrio della Bce. Draghi, secondo le previsioni della banca svedese si farà da parte per consentire alla Banca Centrale Europea di procedere al Quantitative Easing con un nuovo presidente, Jens Weidmann della Bundesbank. A spingerlo verso l'Italia anche il presidente Napolitano, che lo vorrebbe nei giochi per la corsa al Quirinale. 

Corporate bond - Occhio anche ai corporate bond. Dopo un cambio di sentiment sulle obbligazioni ad alto rendimento, gli investitori diretti verso l'uscita nel 2015 scopriranno scarsa liquidità e un ripido calo dei prezzi. Con un washout massimo del credito ad alto rendimento, l'onda d'urto, secondo Saxo Bank, sarà così forte da scuotere le fondamenta della debolezza dell'economia europea. 

Attacchi hacker - Non ci sono buone notizie nemmeno per chi fa acquisti online. Nel 2015 si fanno sempre più aggressivi gli attacchi ai maggiori operatori di e-commerce, con onde d'urto che si spargono fino ai fornitori di servizi web e cloud. Amazon.com potrebbe subire un calo del 50% per un attacco al mercato che ne riduce la crescita.

Bomba cinese - Un'altra profezia riguarda la Cina che va alla ricerca di un modo per alleggerirsi dalle enormi pressioni deflazionistiche che sono il rovescio della medaglia di un boom del credito. Si unisce quindi al Giappone e agli altri paesi nella sua lotta per importare l'inflazione creando tensioni sui mercati. 

Allarme alimentare - E le profezie nere riguardano anche la tavola. Con i prezzi che subiscono la preoccupazione per il virus Ebola e il ritardo negli investimenti nelle regioni chiave di produzione dell'Africa occidentale, il mondo si ritrova a consumare molto più cacao di quanto ne sta producendo. Questo porta ad un prezzo record per il cacao sopra 5.000 USD per tonnellata nel 2015.

Slavina immobiliare - Arriverà una slavina anche sul fronte immobiliare. Il mercato del Regno Unito, in particolare nella città di Londra, comincia a entrare in crisi. In aggiunta, l'imminente rialzo dei tassi da parte della Bank of England vede il Regno Unito subire di un crollo immobiliare nel 2015 con una diminuzione dei prezzi fino al 25%. 

Gb fuori dall'Ue - Infine sul fronte politico e su quello internazionale, secondo Saxo Bank, il 2015 sarà l'anno in cui il Regno Unito avvierà la procedura per abbandonare l'Unione Europea. Secondo le previsioni l'UK Independence Party (UKIP) potrebbe conquistare il 25% dei voti nazionale alle elezioni generali del 7 maggio 2015 in Gran Bretagna, diventando clamorosamente il terzo partito in parlamento. L'UKIP potrebbe unirsi ai conservatori di David Cameron in un governo di coalizione e chiedere un referendum per rivedere l'adesione della Gran Bretagna nella UE nel 2017. 

Mobilità, fannulloni a casa: posto fisso addio nello Stato

Mobilità, licenziamento per scarso rendimento. Addio al posto fisso anche nello Stato




Addio posto fisso anche nel pubblico impiego. La rivoluzione del mondo del lavoro firmata da Matteo Renzi travolge anche i dipendenti dello Stato che avranno lo stesso trattamento di quelli privati: mobilità, licenziamenti per scarso rendimento, demansionamenti. Già a febbraio, anticipa il Messaggero ci sarà l'estensione anche agli statali delle regole sul licenziamento introdotte con il jobs act nel lavoro privato. In realtà, puntualizza Andrea Bassi, il licenziamento disciplinare nel pubblico impiego è già previsto per diversi motivi (condanne definitive con interdizione dai pubblici uffici, condotte particolarmente gravi e aggressive sul posto di lavoro), ora uno statale può essere licenziato anche per scarso rendimento, ovvero se in un biennio anche non consecutivo il lavoratore ottiene una valutazione insufficiente. L'articolo 13 della legge delega Madia conterrà i nuovi meccanismi per facilitare le procedure di licenziamento. Il punto dovrebbe essere quello di sostituire anche per gli statali la reintegra in caso di licenziamento illegittimo con un indennizzo crescente.

Licenziamenti collettivi - Nel pubblico impiego già esiste la mobilità per eccedenza di personale e per i lavoratori di amministrazioni che hanno esuberi, scatta la mobilità per due anni all' 80% della retribuzione. Se in questo periodo il dipendente non viene ricollocato in altra amministrazione o nella stessa, si legge sul Messaggero, il rapporto di lavoro viene sciolto. Scatta, insomma, il licenziamento.

Trasferimenti - Il decreto del ministro Marianna Madia prevede anche l'obbligo per i lavoratori, per non perdere il posto di lavoro, di accettare trasferimenti entro i 50 chilometri (sono escluse solo le mamme con figli fino a 3 anni e chi ha a carico soggetti portatori di handicap). E ancora: negli ultimi sei mesi di mobilità, sempre allo scopo di conservare il posto di lavoro, lo statale in esubero può accettare un impiego nella stessa o in un'altra amministrazione anche di mansione inferiore a quella precedentemente svolta, con due sole condizioni: il demansionamento deve essere di un solo livello e lo stipendio deve essere uguale.

giovedì 1 gennaio 2015

Dal Colle alle riforme: i piani dei leader per il 2015 Renzi ha una sola speranza (e non dipende da lui)

I piani di Matteo Renzi per il 2015: prendere tempo e sperare nella ripresa

di Tommaso Montesano 


I suoi fedelissimi sono sicuri: stanotte all’arrivo del nuovo anno il primo pensiero di Matteo Renzi non sarà tanto per l’imminente inizio della partita per il Quirinale, che pure assorbirà gran parte delle sue energie nel mese di gennaio, quanto per la tanto sospirata ripresa economica. «Negli ultimi anni ha vinto la sfiducia. Ma faremo di tutto per ridare speranza all’Italia», ha ripetuto anche nelle ultime ore del 2014 il presidente del consiglio.È la ripartenza che tarda ad arrivare il vero cruccio di Renzi. Al 2015 il segretario del Pd chiede soprattutto buone nuove su quel fronte. In questo senso ad aprire uno spiraglio, ieri, è stato l’Istat con la tradizionale nota mensile. Quel riferimento alla «fase di contrazione dell’economia italiana» che è destinata ad «arrestarsi nei prossimi mesi in presenza di segnali positivi per la domanda interna» non è sfuggito a Palazzo Chigi. E sono «ottimi», aggiunge Filippo Taddei, responsabile economia e lavoro del Pd e stretto collaboratore del premier, anche i «dati sulla fiducia delle imprese italiane a dicembre, nel manifatturiero, ma soprattutto nel commercio al dettaglio».

Un ottimismo che stride con i numeri relativi alla disoccupazione. «Le condizioni del mercato del lavoro», sentenzia l’Istat, «rimangono difficili, con livelli di occupazione stagnanti e tasso di disoccupazione in crescita». Fatto sta che Renzi è costretto a scommettere tutto sulla ripresa. Senza l’agognato miglioramento dello scenario economico, la sua immagine di rinnovatore - già appannata - rischia di sbiadire ulteriormente. Ma il rilancio dell’Italia passa giocoforza anche e soprattutto per un’inversione di tendenza sul fronte dell’agenda delle riforme. Italicum e riforme del bicameralismo e del Titolo V della Costituzione sono in ritardo. E stavolta «le riforme bisogna farle davvero», continua a ripetere Renzi. Per non parlare della partita del Jobs Act, destinata ad arricchirsi di un nuovo capitolo, quello dell’estensione delle nuove regole ai lavoratori statali. Il redde rationem avverrà in occasione dell’esame della riforma della Pa in discussione al Senato, ha promesso il presidente del consiglio, che si è detto favorevole al licenziamento dei «fannulloni» di Stato. Si vedrà. 

Prima di tutto, però, Renzi dovrà sbrogliare la matassa della successione di Giorgio Napolitano. Entro fine gennaio bisognerà individuare un candidato in grado di superare senza problemi le forche caudine del voto segreto. Al 2015, al di là delle dichiarazioni di facciata, il premier chiede un presidente della Repubblica che non ostacoli, in caso di necessità, il suo eventuale ricorso alle elezioni anticipate. Un nome, in sintesi, riconoscente (verso chi l’ha eletto) più che autorevole. Dal profilo non troppo marcato. In quest’ottica, visto da Palazzo Chigi, sono preferibili figure come Graziano Delrio o Roberta Pinotti piuttosto che nomi come quelli di Mario Draghi e Romano Prodi. E se Renzi ostenta noncuranza su ciò che gli riserverà il futuro sul versante della minoranza interna del Pd (anche se una limitata scissione a sinistra potrebbe addirittura giovargli nel progetto per la costruzione del «partito della Nazione»), l’altro cavallo di battagliasi chiama Unione europea. 

Il semestre di guida italiana del Consiglio Ue si chiuderà ufficialmente il 13 gennaio. Il sipario, però, di fatto è già calato. «Per noi è un motivo di grande gioia essere a Tirana per chiudere qui, simbolicamente, il semestre italiano», ha detto ieri Renzi dall’Albania. Il bilancio della presidenza italiana non è certo esaltante. Per questo Renzi è tornato ad agitare la bandiera del cambiamento a Bruxelles. «L’Unione europea è a un bivio e abbiamo bisogno di capire se l’Europa riesce a recuperare la sua anima e la sua identità». L’Unione deve essere «la casa della speranza, non dei vincoli». Il 2015, insomma, per Renzi deve portare al riequilibrio tra le priorità europee: «L’Europa sia, prima ancora che vincoli, spread e dati economici, cultura, identità e orgoglio». 

Il nuovo anno comincia col botto: benzina, birra e acqua, tutti gli aumenti

Birra, acqua e multe: i rincari del 2015




La Cgia di Mestre lancia l'allarme rincari. Sono già dodici le tasse previste in aumento per il 2015. I più penalizzati saranno gli automobilisti, le categorie professionali che quotidianamente utilizzano l’auto o il camion (taxisti, agenti di commercio, autotrasportatori) e, soprattutto, i lavoratori autonomi iscritti alla sezione separata dell’Inps (freelance). “I soggetti interessati da questi aumenti – fa notare il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – saranno in particolar modo gli automobilisti e tutte le categorie professionali che utilizzano quotidianamente un’auto o un camion, come i taxisti, gli agenti di commercio, gli autonoleggiatori o gli autotrasportatori. Oltre all’aumento del costo del carburante, dal 1° gennaio scatteranno il ritocco delle sanzioni in caso di violazione del codice della strada, il probabile aumento medio dei pedaggi autostradali fino all’1,5% e le tasse per le auto/moto storiche. Ma coloro che subiranno gli aumenti più preoccupanti saranno le partite Iva iscritte alla sezione separata dell’Inps. Per questi freelance l’aliquota passerà dal 27,72 al 30,72 per cento”.

La stangata - In particolar modo saranno colpiti formatori, ricercatori, informatici, creativi e altre categorie di consulenti, generalmente operanti al di fuori di Ordini e Albi professionali, che lavorano per imprese o enti della Pubblica Amministrazione. Secondo Bortolussi, comunque, per uscire dalla crisi è necessario rilanciare i consumi interni. “Sebbene sia stato confermato il bonus Irpef per i redditi medio-bassi e le bollette di luce e gas siano destinate a subire una leggera flessione, nel 2015 i consumi delle famiglie continueranno a ristagnare, attestandosi, secondo le previsioni, attorno ad un modesto +0,6 per cento. Seppur in aumento rispetto agli ultimi anni, con questi livelli di crescita torneremo alla situazione pre-crisi solo fra 10-12 anni. Se vogliamo uscire da questa fase di depressione dobbiamo assolutamente rilanciare la domanda interna attraverso un ripresa degli investimenti, una riduzione del carico fiscale e un conseguente incremento degli impieghi a favore delle famiglie e delle piccole imprese. Le decisioni economiche prese in questi ultimi mesi vanno nella direzione giusta, ma sono ancora troppo timide. Con un tasso di disoccupazione che nel 2015 è destinato a sfiorare il 13 per cento non abbiamo alternative: dobbiamo ridare slancio ai consumi interni”.

MAI PIU' UNO COSI' Crisi, Monti e politica corrotta? Napolitano si fa il monumento e scappa dalle sue colpe

Quirinale, il discorso di fine anno di Giorgio Napolitano: "Presto mi dimetto. Bene le riforme, no agli anti-euro"




"Negli ultimi tempi ho toccato con mano le crescenti limitazioni e difficoltà nell'esercizio dei miei compiti istituzionali, limitazioni legate all'età. Ho il dovere di non sottovalutare i segni dell'invecchiamento". Con queste parole Giorgio Napolitano saluta gli italiani nel suo ultimo discorso di fine anno da presidente della Repubblica. A 90 anni, è l'ultimo discorso del Re (Giorgio). Nessuna data, ma l'annuncio delle dimissioni arriva subito. E si tratta, chiarisce Napolitano, di una "valutazione personale, costituzionalmente rimessa al solo presidente, che non condiziona in alcun modo governo e parlamento né subisce condizionamenti da essi". L'addio ufficiale arriverà a metà gennaio. Il testamento del presidente è affidato a 20 minuti tra analisi politica e invito ai concittadini a "reagire alla crisi uniti. Il modo in cui ci risolleveremo lo determineremo tutti noi, con senso di responsabilità, dovere, legge. Senso della Nazione". Proprio come "la ricostruzione post-bellica", che rimise in piedi l'Italia. "Ciascuno faccia la propria parte al meglio. Io stesso ci proverò, nei limiti delle funzioni, dopo aver lasciato il mio incarico. Resterò vicino agli sforzi degli italiani, con infinita gratitudine per quel che ho ricevuto in questi quasi nove anni. E che il 2015 sia un anno fecondo per il nostro Paese, le nostre famiglie, i nostri ragazzi". 

Discorso disarmante - Il giudizio finale, però, non è positivo: indulgente con se stesso e con le proprie scelte (il rigorista Monti su tutti), mai critico con la politica (anche perché di fatto ha diretto lui i giochi negli ultimi 3 anni), fumoso sulle riforme, addirittura retorico sulla crisi economica e sociale. Di tutti gli otto discorsi di fine anno al Colle, questo è il meno memorabile, se non perché è l'ultimo.

Lo slogan: Bravo Giorgio - L'ammissione delle dimissioni vicine offre subito il pretesto al presidente uscente per invitare i partiti chiamati ad eleggere il suo successore a "una prova di maturità". In ogni caso, è l'invito di Napolitano, "si chiuderà la parentesi di una eccezionalità costituzionale", cioè la sua rielezione. "Ad aprile 2013, in una fase di grave sbandamento, la scelta della mia riconferma fu determinante per avviare la nuova legislatura e dare un governo. Si è evitato di confermare l'immagine di una Italia instabile che ci penalizza, e si è messo in moto il processo di cambiamento. E' positivo che ora si torni alla normalità e alla regolarità dei tempi di vita delle istituzioni".

Elogi alle riforme - La condizione per la sua elezione era "un'incisiva iniziative di riforma. Processo iniziato, e ora niente battute d'arresto". Renzi non viene mai citato, ma blandito sì quando si loda "l'importanza del superamento del bicameralismo paritario e la ridefinizione del rapporto stato-regioni". Quindi blinda il patto del Nazareno auspicando "sul più vasto programma di riforme, il dialogo con forme esterne alla maggioranza, anche per il varo di una nuova legge elettorale". 

La crisi - Sulle riforme economiche nessun commento particolare, al di là di un generico e scontato appello all'unità nazionale. Napolitano parla di "sgomento" e "diffuso e dominante assillo per le condizioni dell'economia, il calo del reddito e dei consumi, il degrado delle famiglie, il dilagare disoccupazione giovanile e la perdita di posti di lavoro". Una fotografia precisa, ma di una pochezza disarmante. Di risposte nemmeno l'ombra. E di autocritica men che meno, visto che gli anni della crisi sono stati gli anni di Napolitano presidente. Una crisi che il Quirinale non ha saputo gestire se non piazzando a Palazzo Chigi prima Monti e poi Letta, gli uomini in linea con Bruxelles e con i vertici europei. E se oggi, parola di Napolitano, "gli Usa conoscono una impennata", è proprio l'Europa la grande malata. E non è un caso. Tragicomico l'applauso a Renzi: "L'Italia ha colto l'opportunità del semestre per sollecitare cambiamento delle politiche dell'Unione, all'insegna del rilancio solidale delle economie". Telefonato l'attacco anche all'euroscetticismo di Lega e Movimento 5 Stelle: "Non c'è niente di più velleitario e pericoloso del richiamo al ritorno alle monete nazionali e alla disintegrazione dell'euro". 

 Gli esempi positivi - Si conclude con il richiamo alla lotta alla corruzione sull'onda di Mafia Capitale ("Dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società, e farlo insieme: società civile, politica, Stato. Solo riaffermando i propri valori morali, cultura e solidarietà la politica potrà riacquistare la sua centralità") e la citazione degli esempi positivi del 2014: "Fabiola Gianotti nuova responsabile del Cern, l'astronauta Samantha Cristoforetti, Fabrizio il medico di Emergency in Sierra Leone per combattere l'ebola a costo di esserne contagiato, o Serena Petrucciuolo che sulla nave Etna ha aiutato una profuga nigeriana a partorire la notte di Natale. Oppure i coraggiosi passeggeri italiani sul traghetto in fiamme nell'Adriatico. Dobbiamo essere orgogliosi di questi italiani", ha ricordato un commosso Napolitano. L'ideale conclusione tradisce una supponenza fuori luogo: "Ho fatto del mio meglio in questi anni lunghi e travagliati per sanare le ferite all'unità nazionale e ridarle l'evidenza perduta. Se ci sia riuscito, toccherà a chi vorrà analizzare il mio operato con serenità e spirito critico". Ma forse è lecito domandarsi fin da adesso se in nove anni di sua presidenza, con l'Italia precipitata in una crisi politica, economica e sociale senza precedenti, la colpa non sia anche di Napolitano.

mercoledì 31 dicembre 2014

Freddo, gelo, pioggia e nevicate: la mappa del meteo di Capodanno

Freddo, gelo, pioggia e neve: ecco la mappa del meteo di Capodanno




Italia sotto la morsa del gelo con nevicate tra Abruzzo e Molise, in attesa di un Capodanno che sarà caratterizzato da vento forte, da un flusso di aria artica da nord a sud e da precipitazioni nevose che interesseranno soprattutto le regioni centro-meridionali.

Le nevicate - Da ore il Molise é sotto una bufera di neve. Paralizzate le località di montagna, in particolare l'Alto Molise. Fino ad un metro e mezzo di neve nella zona di Capracotta (Isernia), mezzo metro invece ad Agnone (Isernia). Le precipitazioni sono in corso anche a quote basse e stanno creando difficoltà sulle strade dove dalla notte sono in azione mezzi spartineve e spargisale. Nevica senza sosta da ieri sera anche a Campobasso dove il manto nevoso ha raggiunto i dieci centimetri e la temperatura è scesa fino a cinque gradi sotto zero. Il maltempo e le basse temperature sono arrivati anche in Capitanata e a Foggia. Da circa un paio d'ore sta nevicando nel capoluogo dauno e in altre zone. La neve sta cadendo in alcuni paesi del Gargano e nei comuni più alti dei Monti Dauni. Qualche difficoltà si registra nella circolazione stradale a causa del ghiaccio che si è formato e che rende difficile il transito ai mezzi sprovvisti di catene o di pneumatici da neve. Sulla strada provinciale che collega Foggia a Manfredonia alcune auto sono rimaste in panne ai margini della strada. Difficoltà si registrano anche sulla statale 16 e nel tratto che collega Lucera a Campobasso.

Raffiche di vento - Venti da nord est con raffiche di 70 km all'ora, nevischio e temperature di poco sotto lo zero, che nella notte hanno lastricato di ghiaccio le strade. Questa la situazione del maltempo nelle Marche, con ritardi dei treni fino a 60 minuti per il gelo e il vento lungo la linea ferroviaria. Nella notte è nevicato ad Ascoli Piceno, Fabriano e in Vallesina, ma le strade sono transitabili, anche se con pneumatici da neve o catene al seguito. Viabilità difficoltosa nell'entroterra di Pesaro Urbino (fra Macerata Feltria, Borgo Massano, Casinina) a causa di grandi lastroni di ghiaccio che hanno fatto intraversare auto e camion. Situazione analoga nell'entroterra ascolano e fermano. Numerosi gli interventi dei vigili del fuoco per soccorrere automobilisti in panne o rimuovere alberi e rami pericolanti. A Urbino la temperatura è scesa a meno 3 gradi, -2 a Fermo, e -1 a Macerata ed Ascoli Piceno. Ma anche dove il termometro segna +1, come ad Ancona, con il vento artico la temperatura percepita è pari a 10 gradi sotto lo zero. Nevicata, durante la notte, su gran parte dell'Umbria. La precipitazione ha interessato soprattutto la provincia di Perugia e i fiocchi sono caduti anche sul capoluogo. La polizia stradale riferisce comunque che le strade principali sono tutte transitabili senza particolari problemi. La neve è caduta sui valichi appenninici, interessando comunque anche parte della provincia di Terni e anche in Sicilia a Palermo.