Legge di stabilità, ecco tutte le "marchette" e le "porcate" sventate all'ultimo
"Abbiamo stoppato l'assalto alla diligenza". Esulta, Matteo Renzi, per l'approvazione al Senato della legge di stabilità. Pazienza se il voto (di fiducia, la quarantesima da quando c'è lui è a Palazzo Chigi) sia arrivato soltanto alle 5 di sabato mattina, dopo una giornata di imbarazzi e difficoltà per il suo governo. E soprattutto, pazienza se "l'assalto alla diligenza" sembrano averlo condotto proprio uomini dell'esecutivo, visto che sono stati loro a presentare 80 emendamenti e ingorgare in questo modo discussione e votazione, allungando i tempi in modo più tragico che comico.
Tutte le "marchette" sventate - E dire che nel pomeriggio di venerdì Renzi, fiutata l'aria che tirava a Palazzo Madama, aveva indicato la priorità: "Intervenire perché la legge di stabilità non sia quel monstrum con magari le varie leggi marchetta". Spulciando nel maxi-emendamento, in effetti, è interessante scoprire le "porcate" (per dirla alla Movimento 5 Stelle) sventate all'ultimo momento, un po' dal governo e un po' dai senatori. Un comma della manovra prevedeva l'assunzione di un dirigente di seconda fascia del Mef, addetto ai fondi strutturali con stipendio di 130mila euro lordi. La manina che aveva scritto il "suggerimento", evidentemente, proveniva proprio dal Tesoro. E poi ci sono le pressioni "localistiche" e "lobbistiche": c'è chi chiedeva di sbloccare l'appalto della strada di Telese, tra Caianello e Benevento, o di riprendere in mano l'idea della ferrovia tra Roma e Pescara (il relatore, Giorgio Santini, è del Pd).
Dal Gran Paradiso a... Chiamparino - Ancora: un comma chiedeva la riforma di enti e uffici studi del Ministero dell'Agricoltura, che il governo vorrebbe viceversa eliminare del tutto. Un altro prevedeva nuove assunzioni per il Parco del Gran Paradiso, saltate, mentre il governo ha posto il veto alla creazione dell'albo per i promotori finanziari e al progetto di affidare alle Regioni l'incasso delle imposte sull'estrazione degli idrocarburi. Giusto per restare alle regioni, con il "Salva-Piemonte" Sergio Chiamparino è di fatto nominato commissario di se stesso. Ah no, questa non è stata sventata all'ultimo.