L'Aquila, altro che mancato allarme. Assolta la Commissione Grandi rischi
di Nico Di Giuseppe
La Corte d’Appello de L’Aquila ha capovolto la sentenza di primo grado: il terremoto non si poteva prevedere. Il terremoto non si poteva prevedere. Altro che mancato allarme. La Corte d’Appello de L’Aquila ha capovolto la sentenza di primo grado e ha assolto sei dei sette membri della Commissione Grandi rischi (l’organismo tecnico-scientifico della Presidenza del Consiglio dei ministri) che parteciparono alla riunione cinque giorni prima del sisma del 6 aprile 2009.
In primo grado Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Claudio Eva e Michele Calvi erano stati condannati a 6 anni per omicidio e lesioni colpose. La Corte d’Appello dell’Aquila ha rideterminato in due anni la condanna inflitta in primo grado a Bernardo De Bernardinis, per uno dei reati che gli erano stati contestati. Assolto, invece, per le imputazioni principali. La Commissione era stata accusata di aver fornito false rassicurazioni agli aquilani al termine della riunione che si era tenuta proprio a L’Aquila, cinque giorni prima del terremoto che provocò la morte di 309 persone.
Il Pg Romolo Como aveva chiesto nelle udienze scorse la conferma per tutti gli imputati della pena inflitta in primo grado. Non un processo a degli scienziati, ma a dei "funzionari dello Stato" per non aver analizzato correttamente tutti i rischi di quei giorni. Non dolo ma omicidio e lesioni colpose. Erano queste le tesi della Procura aquilana. In sostanza, l'accusa non puntava il dito sulla scienza ma sui funzionari dello Stato che non rimarcarono con la necessaria forza gli eventi aquilani precedenti al sisma, che non avvertirono sul fatto che una scossa forte fosse probabile in quanto non si verificava da 400 anni e che l’Aquila avesse una struttura medioevale e che tutti conoscessero la inadeguatezza sismica dell’edilizia costruita dopo la guerra. Adesso la Corte d'Appello ha smontato la tesi accusatoria. E ha stabilito che gli esperti non sono colpevoli in quanto il fatto non sussiste. "Vergogna, vergogna!". Così il pubblico ha accolto la lettura della sentenza della Corte d’Appello.