Piazza Pulita, rissa tra Massimo Cacciari e Daniela Santanché: "Ma cosa dice su Napolitano, denunciatela"
Uno scontro titanico, il professore iroso contro la passionaria che mantiene la calma. Massimo Cacciari e Daniela Santanché sono in collegamento da studi lontani centinaia di chilometri, ospiti di Corrado Formigli a Piazza pulita su La7, ma sembra che se le diano di santa ragione sul ring. Tutta colpa di Giorgio Napolitano.
"Se devo ascoltare la Santanché me ne vado" - L'onorevole di Forza Italia parte in quarta criticando l'operato del presidente uscente, sottolineando come "non abbia governato per il bene degli italiani". E Cacciari s'infuria subito: si alza sulla sedia, si appoggia ai braccioli, sbuffa, si sistema il ciuffo e urla: "Formigli, se dobbiamo stare qua a commentare quel che dice la Santanché io mi alzo e me ne vado". L'ex sindaco di Venezia difende a spada tratta Re Giorgio, "costretto dall'emergenza di una classe politica senza dignità etica e morale a restare al suo posto, senza averne alcuna voglia". Fine primo round, con Formigli che è più all'angolo che gli altri due pugili.
"Denunciate la Santanché" - Ma poi si torna a ballare, con la Santanché che attacca con un gancio pesantissimo: "Napolitano ha violato la Costituzione, dopo le elezioni del 2013 avrebbe dovuto sciogliere le camere e ridare il voto agli italiani". "Ma cosa sta dicendo! Ma ci rendiamo conto? - la interrompe subito un Cacciari fuori di sé -. Formigli, lei ha il dovere di informare chi di dovere, la Santanché non può dire che Napolitano ha violato la Costituzione". "Fa male la verità, vero?", lo incalza una Santanché sorniona. L'arbitro Formigli interviene, disperato: "La Costituzione prevede l'obbligo per il presidente della Repubblica di sciogliere le Camere solo se manca una maggioranza. Napolitano ha valutato diversamente, ne aveva la facoltà e quindi non ha violato nulla". "Allora va bene, andate in Procura e denunciatemi", allarga le braccia la Santanché. Cacciari si volta verso il cameraman, allarga le braccia e tace, vittorioso, ma senza concedere all'ostica rivale l'onore delle armi.
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