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lunedì 3 novembre 2014

Caivano (Na): Elezioni Amministrative 2015 "Caivano Può... Caivano Deve! Venerdì 7 Novembre "Hotel Tricolore"

Caivano (Na): Elezioni Amministrative 2015 "Caivano Può... Caivano Deve! Conclude il Dott. Simone Monopoli 




ANDREMO AL VOTO ANTICIPATO La prova che smaschera Renzi...

Dagospia, la prova che dimostra che si andrà al voto anticipato: il piano di Matteo Renzi



Le voci sul voto anticipato, tra smentite e sussurri, si rincorrono da tempo. Ma la "prova provata" del fatto che le urne siano incombenti, ben presenti sui radar di Matteo Renzi, l'ha trovata Dagospia, che s'interroga: "Da zero a dieci quanto gliene frega al premier della Farnesina?". Una domanda alla quale dà una risposta un ambasciatore (anonimo): "Meno di cinque". A rincarare, poi, è un diplomatico più giovane, sempre anonimo: "Non vuole grane, ha scelto uno che gli ubbidisca e non dia problemi". Un'opinione comune e serpeggiante alla Farnesina: la scelta di Paolo Gentiloni è un segno di indifferenza da parte di Palazzo Chigi.

La scusa buona - Sarebbe questa la "prova provata" del voto anticipato. Come sottolinea Dago, questa noncuranza "ha un solo nome: elezioni anticipate". L'ipotesi, infatti, è che Renzi abbia accettato un'ipotesi di compromesso con Giorgio Napolitano perché tanto, ormai, del suo governo gli interessa poco. L'unica cosa che gli interessa è il voto, magari già a primavera. Quello che serve, ora, è la scusa buona. E anche per la "scusa buona" c'è una concreta ipotesi: il Jobs Act, che potrebbe rivelarsi "fatale" per l'esecutivo.

La ricostruzione - Dago ricostruisce poi cosa accaduto al Colle nel giorno della nomina di Gentiloni. Da un parte Renzi, convinto di Lia Quartapelle o di Marina Serafini. L'inquilino del Colle, però, esigeva maggiore esperienza, magari Lapo Pistelli. Napolitano avrebbe anche proposto Marta Dassù, oppure Emma Bonino. Altri due niet di Renzi, che comunque con Re Giorgio non ha voluto rompere (troppo importante, oggi, l'appoggio del Quirinale alle riforme). Alla fine, Matteo, ha rinunciato alla "figurina rosa", dando il suo ok Paolo Gentiloni. Una soluzione perfetta, per Matteo. Una mediazione sulla quale Napolitano non ha avuto nulla da ridire. E Renzi, forse perché convinto che tanto saranno gli ultimi mesi di questo suo governo, neppure.

giovedì 30 ottobre 2014

SIAMO TUTTI GUFI Renzi deprime gli italiani Ecco il sondaggio incubo

Ricerca inglese: gli italiani pessimisti d'Europa




"Giorno dopo giorno"; "Il futuro inizia adesso"; "Cambia l'Italia". Sono solo alcuni degli slogan lanciati nell'ultimo anni dal premier Matteo Renzi sull'onda del "Yes we can" sul quale Obama costruì la sua fortuna politica negli Usa. Pare però che questi messaggi improntati a un ottimismo che non trova riscontri negli stessi risultati del governo Renzi, non abbiano affatto attecchito. E che gli italiani, da sempre popolo improntato all'entusiasmo e alla fiducia nel futuro, siano dei pessimisti senza speranza che vedono il futuro a dir poco nero. Almeno stando a quanto rivela una indagine condotta da Ipsos Mori, istituto di ricerca britannico, su 14 Paesi europei, in ciascuno dei quali è stato intervistato un campione di circa mille persone.

La ricerca rivela che dei 14 paesi (tra i quali ci sono Gran Bretagna, Australia, Usa, Svezia, Canada, Francia, Spagna, Belgio, Giappone, Corea del Sud, Ungheria e Germania e Polonia) l'Italia è quello più "ignorante", nel senso che ignora le reali dimensioni di alcuni fenomeni globali ma anche interni ai suoi confini. Non bastasse, vive nella convinzione che tutto vada drammaticamente peggio della realtà. Cioè, gli italiani, in questa fase storica, sono gufi per natura, alla faccia del presidente del Consiglio.

Quattro sono gli indicatori rispetto ai quali siamo maggiormente pessimisti. Uno è l'immigrazione: il nostro paese crede che il 30% della popolazione sia costituita da immigrati, mentre il dato reale è 7%. Pensiamo anche che i musulmani siano il 20%, mentre sono appena 4%; che il 48 % della popolazione (cioè quasi la metà del totale) sia fatto di over 65, che sono in realtà il 21%. E che i disoccupati siano il 49%, mentre sono il 12%. 

Caso Yara - "Yara non fu uccisa in quel campo. L'omicidio? C'erano più persone..."

L'ultima Ricostruzione - Yara Gambirasio, la perizia: "Fu uccisa altrove e da più persone"




Mentre Massimo Bossetti resta in carcere, spunta una nuova ricostruzione su quanto sarebbe potuto accadere a Yara Gambirasio, uccisa il 26 febbraio 2010. La piccola di Brembate Sopra potrebbe essere stata uccisa non nel campo di Chignolo d'Isola, dove è stata trovata senza vita, e a infierire sul suo corpo sarebbe stata più di una persona. Lo scenario viene tratteggiato dal criminologo investigativo Ezio Denti, che recentemente è entrato a far parte del pool difensivo di Bossetti, in carcere a Bergamo dallo scorso 16 giugno accusato dell'omicidio della giovane ginnasta.

"Come poteva da solo?" - Secondo Denti sono "molti e forti gli elementi di cui ancora non si è avuto riscontro" dagli atti. "Oltre al Dna, non ci sono evidenze tali da avvalorarne la responsabilità (di Bossetti, ndr), mentre sussistono numerosi elementi non ancora presi in seria considerazione". Secondo il criminologo, in primis, l'omicidio come detto sarebbe avvenuto in un luogo diverso da quello del ritrovamento. Denti si chiede: "Come avrebbe potuto da solo rapirla, spogliarla, aggredirla, rivestirla, occultarne il corpo per poi andarlo a riprendere, trasportarlo e abbandonarlo in un luogo così accessibile e aperto? Non ci sarebbe nemmeno la corrispondenza temporale". Dunque, prosegue, se come dimostra la presenza del Dna, Bossetti ha avuto un qualche contatto con Yara, "è altrettanto probabile che qualcun altro sia coinvolto nell'omicidio e ancora resti nell'ombra, coperto dalla schiacciante evidenza di quella traccia genetica che resiste da mesi al centro della scena giudiziaria e mediatica".

"Un gesto volontario?" - Per supportare la sua tesi, Denti cita parecchi elementi, partendo dalla testimonianza dell'elicotterista della protezione civile che sorvolò il campo di Chignolo varie volte senza mai notare il corpo di Yara. "Nonostante si sia recentemente ricostruita la scena, dimostrando che la presenza di un corpo in quel luogo non sarebbe potuta passare inosservata, la sua attenzione non fu mai catturata da nulla che facesse pensare ad una persona, tra l’altro vestita di nero e pertanto ancor più individuabile anche in presenza di neve", sottolinea Denti. Quindi il fazzoletto, trovato a pochi metri dal cadavere e intriso di sangue. Si chiede il criminologo: "Quel fazzoletto può essere rimasto lì per così tanto tempo senza deteriorarsi, oppure è stato lasciato volontariamente in occasione del ritrovamento della ragazza?".

Le tracce pilifere - E ancora, l'autopsia, in cui si afferma che è difficile stimare la data di morte e in cui si scrive che le ferite appaiono "inferte con una sconcertante efferatezza". Ancora, l'esperto si domanda: "Come si può pensare che tutto ciò sia avvenuto senza che gli indumenti si tagliassero e macchiassero di sangue. E se Yara fosse stata prima spogliata e poi rivestita, è possibile che tutto ciò sia avvenuto nel luogo di ritrovamento?". E ancora Denti rimarca come sugli indumenti di Yara non siano state trovate tracce di incisione né di sangue. "Perplessità", poi, per la posizione in cui è stato ritrovato il corpo: "Se Yara avesse avuto la possibilità di reagire, cioè non fosse stata priva di sensi, avrebbe istintivamente assunto una posizione rannicchiata, sia per difendersi dal freddo che per un atteggiamento di autodifesa. In realtà il corpo è stato trovato supino, disteso con le braccia sopra il capo. Anche questo potrebbe indicare che sia deceduta altrove, magari in seguito ad un’aggressione alle spalle, con un impatto del viso a terra che ne abbia determinato la frattura degli zigomi e la perdita di conoscenza". Infine quella che Denti ritiene l'indicazione più importante, quella che si trae dalle tracce pilifere ritrovate sul corpo della ragazza: dieci peli umani, due dei quali attribuiti a una stessa persona, ma "nessuno - rimarca il criminologo - è riconducibile a Bossetti".

MINACCIA RUSSA NEI NOSTRI CIELI "In volo 26 jet militari non autorizzati"

Gli aerei militari russi in volo sull'Europa senza controlli, è allarme




La Nato ha lanciato l'allarme: in una nota, ha sottolineato l'esistenza di "una significativa attività militare aerea russa nello spazio europeo su Mar Baltico, Mar Nero, Mare del Nord e Oceano Atlantico: è un livello insolito di attività aerea sui cieli europei". Sono almeno 26 i voli militari russi intercettati dalla Nato: "Molti di essi non hanno piani di volo e non usano trasponder, quindi il controllo aereo civile non può vederli, né assicurare che non interferiscano con i voli civili". Diversi movimenti sono stati segnalati, tra oggi e ieri: alle tre del mattino di oggi, otto aerei russi hanno sorvolato il mare del Nord, avvicinandosi alla Norvegia, e due di questi aerei hanno proseguito verso l'Oceano Atlantico. Nel pomeriggio di oggi, quattro aerei russi hanno sorvolato il Mar Nero, ed alcuni il Mar Baltico, già sorvolato ieri da sette aerei. Sono state allertate le aviazioni di tutta Europa: precisamente, l'allarme è scattato in Norvegia, Gran Bretagna, Portogallo, Turchia, Germania, Danimarca, Finlandia e Svezia. "Questi voli - prosegue la nota - possono rappresentare un rischio per l'aviazione civile".

De Benedetti diventa berlusconiano L'Ingegnere si converte da Ferrara

Carlo De Benedetti, su "Il Foglio" la sua ricetta anti-crisi: uguale a quella di Silvio Berlusconi




Nei giorni in cui Silvio Berlusconi, pur tra una punzecchiatura e l'altra, promuove Matteo Renzi, nei giorni in cui al governo c'è una strana maggioranza, quella di Matteo, spesso appoggiata (o tollerata) dall'opposizione (quella di Silvio e non dei Cinque Stelle), ci si imbatte in fatti piuttosto peculiari. Per esempio capita che su Il Foglio di Giuliano Ferrara, da sempre vicino al Cav (al quale secondo alcuni detta anche la linea politica), faccia capolino un articolo firmato niente meno che da Carlo De Benedetti, l'editore di Repubblica, il nemico giurato di Berlusconi nonché sostenitore (seppur, ultimamente, a targhe alterne) proprio del presidente del Consiglio.

Berlusconvertito? - Sulle lunghe colonne de Il Foglio (da tempo, per voce di Ferrara, sostenitore del giovane Renzi), CdB propone la sua personalissima ricetta economica per portare l'Italia fuori dai vortici della crisi. E se già stupisce il fatto di trovare la firma dell'Ingegnere sulle pagine di uno dei "templi" del berlusconismo, stupisce ancor di più la ricetta che propone il presidente del Gruppo l'Espresso. Tra le misure ipotizzate per arginare il "disastro", infatti, spuntano alcuni cavalli di battaglia forzisti, dall'eliminazione totale dell'Irap residua fino a un "draconiano" taglio delle tasse sul costo del lavoro. E ancora, l'Ing si spinge ad azzardare lo sforamento del deficit al 6% del Pil (a quelle cifre non ci era arrivato neppure Silvio), rivolgendo una metaforica pernacchia ai burocrati rigoristi capeggiati dalla signora di Berlino, proprio quella metaforica pernacchia che al Cav è sempre rimasta stretta tra i denti.

Rigoristi, tiè - De Benedetti prosegue la sua intemerata proto-berlusconiana sottolineando la necessità dell'acquisto da parte della Bce di bond societari, putacaso proprio come fa la Fed americana, da anni eletta ad esempio da seguire da parte del centrodestra. Punta il dito contro Berlino, che "sta indebolendo l'economia europea portandola alla deflazione, perché non spinge sulla domanda interna, pur avendo i conti in sostanziale pareggio". E ancora, sul trattato di Maastricht afferma che "risale ormai alla preistoria" e che "i parametri adottati allora erano (forse) giusti per quel mondo dei primi anni Novanta" e che "oggi sono semplicemente senza senso". Secondo CdB alla grande crisi "avremmo dovuto reagire da subito buttando via i modelli teorici" degli istituti centrali, e invece "abbiamo risposto con l'austerità e il pareggio di bilancio. Scoprendo solo ora che così il peso del debito non poteva che aumentare".

Matteo, bastone e carota - Frasi, quelle dell'Ing, che ricordano in tutto e per tutto il Berlusconi-pensiero. Frasi ospitate su Il Foglio di Ferrara e che fanno pensare a una sorta di "conversione" dell'editore di Repubblica. De Benedetti, infine, riserva un paragrafo a Matteo Renzi, che "ha dimostrato di essere un eccellente politico e quindi saprà fare la sua parte in Europa. Anche questa manovra - aggiunge - è nel complesso positiva. Ma è proprio da un punto di vista tecnico che dico che la legge di stabilità appena approvata non serve a far uscire l'Italia dal suo declino o meglio dal suo degrado". CdB, col premier, usa il bastone e la carota. Un po' bene, un po' male. Toh, che caso, proprio come Berlusconi, che alterna carota e bastone, e che sulla legge di Stabilità partorita dal governo dell'uomo da Rignano sull'Arno, in buona sostanza, ha mosso gli stessi, identici, appunti.

Brunetta smaschera Floris in diretta: "Taci tu, mi ricordo che Bettino Craxi..."

Di Martedì, Renato Brunetta a Giovanni Floris: "Lei era pagato da Craxi"




“Lei era pagato da Craxi“. Così Renato Brunetta punge Giovanni Floris durante l'ultima puntata di DiMartedì. .Ma come si è giunti all’ex leader socialista? Brunetta aveva detto: “Renzi ha scalato il Pd e con un colpo di stato è diventato presidente del Consiglio”. Pronta la risposta di Floris: “Come Craxi all’Ergife si prese il partito con un po’ di…” e mima il gesto del denaro. A questo punto Brunetta sbotta: “Craxi le pagava anche il suo stipendio all’Avanti quando lei era socialista”. Infine l'azzurro punta il dito contro Renzi: “La democrazia è la piazza, non la Leopolda. Il mio cuore stava nella piazza San Giovanni. Non alla Leopolda dove c’erano lugubri radical chic".