Carlo De Benedetti, su "Il Foglio" la sua ricetta anti-crisi: uguale a quella di Silvio Berlusconi
Nei giorni in cui Silvio Berlusconi, pur tra una punzecchiatura e l'altra, promuove Matteo Renzi, nei giorni in cui al governo c'è una strana maggioranza, quella di Matteo, spesso appoggiata (o tollerata) dall'opposizione (quella di Silvio e non dei Cinque Stelle), ci si imbatte in fatti piuttosto peculiari. Per esempio capita che su Il Foglio di Giuliano Ferrara, da sempre vicino al Cav (al quale secondo alcuni detta anche la linea politica), faccia capolino un articolo firmato niente meno che da Carlo De Benedetti, l'editore di Repubblica, il nemico giurato di Berlusconi nonché sostenitore (seppur, ultimamente, a targhe alterne) proprio del presidente del Consiglio.
Berlusconvertito? - Sulle lunghe colonne de Il Foglio (da tempo, per voce di Ferrara, sostenitore del giovane Renzi), CdB propone la sua personalissima ricetta economica per portare l'Italia fuori dai vortici della crisi. E se già stupisce il fatto di trovare la firma dell'Ingegnere sulle pagine di uno dei "templi" del berlusconismo, stupisce ancor di più la ricetta che propone il presidente del Gruppo l'Espresso. Tra le misure ipotizzate per arginare il "disastro", infatti, spuntano alcuni cavalli di battaglia forzisti, dall'eliminazione totale dell'Irap residua fino a un "draconiano" taglio delle tasse sul costo del lavoro. E ancora, l'Ing si spinge ad azzardare lo sforamento del deficit al 6% del Pil (a quelle cifre non ci era arrivato neppure Silvio), rivolgendo una metaforica pernacchia ai burocrati rigoristi capeggiati dalla signora di Berlino, proprio quella metaforica pernacchia che al Cav è sempre rimasta stretta tra i denti.
Rigoristi, tiè - De Benedetti prosegue la sua intemerata proto-berlusconiana sottolineando la necessità dell'acquisto da parte della Bce di bond societari, putacaso proprio come fa la Fed americana, da anni eletta ad esempio da seguire da parte del centrodestra. Punta il dito contro Berlino, che "sta indebolendo l'economia europea portandola alla deflazione, perché non spinge sulla domanda interna, pur avendo i conti in sostanziale pareggio". E ancora, sul trattato di Maastricht afferma che "risale ormai alla preistoria" e che "i parametri adottati allora erano (forse) giusti per quel mondo dei primi anni Novanta" e che "oggi sono semplicemente senza senso". Secondo CdB alla grande crisi "avremmo dovuto reagire da subito buttando via i modelli teorici" degli istituti centrali, e invece "abbiamo risposto con l'austerità e il pareggio di bilancio. Scoprendo solo ora che così il peso del debito non poteva che aumentare".
Matteo, bastone e carota - Frasi, quelle dell'Ing, che ricordano in tutto e per tutto il Berlusconi-pensiero. Frasi ospitate su Il Foglio di Ferrara e che fanno pensare a una sorta di "conversione" dell'editore di Repubblica. De Benedetti, infine, riserva un paragrafo a Matteo Renzi, che "ha dimostrato di essere un eccellente politico e quindi saprà fare la sua parte in Europa. Anche questa manovra - aggiunge - è nel complesso positiva. Ma è proprio da un punto di vista tecnico che dico che la legge di stabilità appena approvata non serve a far uscire l'Italia dal suo declino o meglio dal suo degrado". CdB, col premier, usa il bastone e la carota. Un po' bene, un po' male. Toh, che caso, proprio come Berlusconi, che alterna carota e bastone, e che sulla legge di Stabilità partorita dal governo dell'uomo da Rignano sull'Arno, in buona sostanza, ha mosso gli stessi, identici, appunti.
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