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venerdì 17 ottobre 2014

Sindrome da adattamento: come superarla in 5 mosse

Sindrome da adattamento: come superarla in 5 mosse



Se il tuo programma di training, dopo un periodo iniziale di grandi risultati, non produce più alcun effetto sul tuo fisico, è giunto il momento di cambiare. Un esperto ci spiega quando e come farlo. 

Praticare una qualsiasi attività fisica in modo costante porta senza dubbio innumerevoli benefici, non solo per il corpo ma anche per la mente. Tuttavia, ripetere sempre lo stesso programma di allenamento a lungo termine, senza mai introdurre variazioni, causa inevitabilmente un arresto in termini di miglioramento, sia a livello estetico che di performance.

Questo fenomeno chiamato sindrome da adattamento, si verifica di solito dopo circa 12/16 settimane dall’inizio del nuovo programma, quando l’organismo dopo aver attraversato una fase iniziale, durante la quale riconosce il nuovo stimolo, ed una di adattamento, che gli serve per imparare a tollerarlo e a diventare più forte, raggiunge la fase di esaurimento, durante la quale lo stimolo esercitato non ha più nessun effetto significativo.

«Questo è il motivo per cui la prima volta che eseguiamo gli esercizi di una nuova scheda, essi risultano in genere estremamente difficili e lasciano una sensazione di spossatezza, per divenire via via più sopportabili ed infine quasi meccanici e naturali» spiega Gianluca Spinelli, personal trainer e massofisioterapista di Milano «Se da una parte un esercizio troppo intenso o che aumenta in difficoltà troppo in fretta, può sovraccaricare i tessuti e provocare infiammazioni (fino ad arrivare, nei casi più gravi, a causare lesioni), dall'altra parte eseguire sempre gli stessi movimenti, porta sempre e comunque ad una situazione di stasi, che non da più adito ad alcun cambiamento fisiologico».

Ma quali sono i segnali che ci aiutano a capire che è giunto il momento di modificare l’allenamento e come possiamo fare per invertire la tendenza? di seguito i consigli dell'esperto:

1) Il calo di peso si è bloccato, oppure la forza non sta più aumentando - Se stai curando l’alimentazione e dunque questi risultati non sono attribuibili ad un eccesso di calorie, sei davanti ai due segnali più evidenti di un programma ormai inefficace. Ripetere sempre gli stessi esercizi, non può infatti portare ad ottenere risultati diversi. Prova a cambiare tattica. Partecipa ad esempio ad una classe di boot-camp, oppure sfida te stesso iscrivendoti ad un corso di danza o di arti marziali. Oltre a dare nuovi stimoli all’organismo, renderai l’allenamento più piacevole perché vario.

2) Hai perso l’entusiasmo, ti ritrovi a cercare spesso attività alternative al work-out in palestra perché ormai ti annoi - I tuoi allenamenti hanno smesso di essere divertenti? Prova nuove attrezzature, oppure nuove combinazioni. Ad esempio, se di solito utilizzi le macchine, sostituiscile con i pesi liberi (i più nuovi sono i kettlebells). Se invece usi già i pesi liberi, prova gli esercizi a corpo libero o con l’ausilio di un’attrezzatura differente, come ad esempio il TRX. Se di solito fai il tuo cardio su un’ellittica, utilizza a rotazione tre macchine diverse per portare un po’ di novità.

3) Ti capita di continuo di avere dolori o di incappare in fastidiosi (seppur piccoli) infortuni, che non svaniscono del tutto, e puntualmente si ripresentano - Se continui a praticare lo stesso esercizio, puoi rischiare addirittura di procurarti una lesione, dovuta ad un’usura eccessiva. Stesso discorso vale se pratichi troppa attività fisica ad alta intensità, con tempi di recupero inesistenti, perché potresti entrare in una fase di sovrallenamento. In entrambi i casi, semplicemente cambiando il tipo di esercizi, il peso utilizzato e introducendo un riposo adeguato, puoi ridurre lo stress globale del corpo, ed i miglioramenti torneranno a comparire.

4) Ti senti schiavo della palestra perché, per allenarti bene, sei costretto a passarci tutto il tuo tempo libero - Se stai seguendo un programma di allenamento sullo stile dei body builder, concentrandoti ogni giorno su un unico distretto muscolare, sei praticamente costretto a frequentare la palestra 7 giorni su 7, ed alla lunga questo può stancare. Così non rendi più ed i risultati tardano ad arrivare. Per ovviare al problema, prova ad adottare un allenamento total-body a circuito, comunque efficace ma sicuramente meno impegnativo a livello di tempo: durante ogni singolo allenamento tutte le parti del corpo sono coinvolte, ed i tempi di recupero durante la sessione diventano più brevi poiché si alternano esercizi per la parte superiore e inferiore del corpo. Questa tipologia di traning ti fa anche bruciare più calorie, aspetto da non sottovalutare.

5) Vivi la palestra come un dovere, e non più come un’attività piacevole. In più i miglioramenti sono scarsi e tutto ciò è demotivante - Questa situazione ti porterà nel tempo ad abbandonare l’esercizio fisico, con conseguenze poco piacevoli per la tua salute psico-fisica. Per evitare che ciò accada cerca di variare il più possibile il tuo programma. Come? Prova questa strategia: ci sono 52 settimane in un anno e quattro stagioni, ognuna della durata di circa 13 settimane. Effettua la variazione del tuo programma in concomitanza con l’inizio di una nuova stagione, così da pianificare una costante evoluzione delle stimolo applicato al tuo corpo. Questo non significa che devi cambiare tutto. Se ti piace correre, continua a farlo ma cambia l'itinerario, la distanza o il ritmo. Pianifica di partecipare ad una 10K in autunno, ad una gara ad ostacoli in inverno, ad una maratona a primavera e ad una gara di triathlon in estate. Se fai sollevamento pesi, suddividere l’allenamento in 4 fasi diventa ancora più semplice: puoi concentrarti sullo sviluppo della resistenza con pesi più elevati e un minor numero di ripetizioni durante l'inverno. In primavera, puoi iniziare a utilizzare pesi leggeri, effettuando tante ripetizioni con intervalli di riposo più brevi per promuovere la definizione muscolare, sulla quale ti concentrerai durante l’estate. In autunno, puoi abbandonare i pesi liberi a favore del tuo stesso peso, che puoi facilmente sfruttare utilizzando apparecchiature come il TRX, e poi ancora usa palle mediche e simili per consentire un periodo di recupero attivo.

Sì dunque alla variazione di programma, per non perdere l’entusiasmo e continuare ad ottenere risultati soddisfacenti e sempre in crescendo: «Cambiarie con regolarità è corretto, ma attenzione a non farlo troppo spesso perché è comunque importante rispettare una certa coerenza nell’allenamento, per consentire al corpo di adattarsi allo stimolo applicato» conclude il personal trainer.

L'olfatto dei moscerini per riconoscere esplosivi e droghe

L'olfatto dei moscerini per riconoscere esplosivi e droghe



Uno studio britannico ha evidenziato la capacità della drosofila di riconoscere, tramite il fiuto, la presenza di bombe e droghe: si cerca di riprodurre un naso elettronico i cui sensori siano ispirati alla capacità dell'insetto. 

Andare al supermercato o al mercato per comprare la frutta per tutta la famiglia risulta un'abitudine salutare e apprezzabile: tuttavia occorre fare attenzione se viene lasciata per troppo tempo in cucina a fermentare e maturate poiché, oltre al problema della possibile putrefazione che induce a sprecare e gettare nell'immondizia alimenti gustosi e nutrienti se consumati freschi, in breve si può ritrovare la casa invasa dai fastidiosi moscerini della frutta. Conosciuti anche come drosofila, questi minuscoli insetti riconoscono nell'uva, nei datteri, nei limoni e nelle prugne in decomposizione l'ambiente naturale per cibarsi e deporre le larve: per questo, tali animaletti sono considerati particolarmente sgradevoli oltre che piuttosto pericolosi per la nostra salute.

Ciò nonostante, non tutti sanno che la drosofila rappresenta da un po' di tempo un prezioso alleato per la ricerca. Il moscerino della frutta è infatti un organismo modello, ovvero sia uno dei più studiati in biologia: il sequenziamento del suo genoma è stato completato nel 1998, risultando a sorpresa piuttosto simile a quello umano. Il 60% delle patologie genetiche che colpiscono gli esseri umani possono presentarsi anche in questo insetto, rendendolo un modello per studiare i processi dei meccanismi neurodegenerativi tipici del morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer, corea di Huntington, ma anche diabete e tumori.

Qualche mese fa, i moscerini della frutta erano stati protagonisti di uno studio condotto dai ricercatori dell'Università di Tor Vergata, in collaborazione con i colleghi tedeschi dell'Università di Costanza e pubblicato sulla rivista Nature: secondo questa sperimentazione l'olfatto della drosofila, opportunamente modificata geneticamente, sarebbe in grado di identificare la presenza di tumori. Il fiuto dell'insetto assurge al ruolo di primo attore anche in una nuova ricerca, concepita dagli scienziati britannici dell'Università di Sussex e pubblicata sulla rivista Bioinspiration & Biomimetics, che vorrebbero metterlo a disposizione per la creazione di nasi elettronici che possano individuare e riconoscere armi terroristiche come bombe, ma anche droghe e vini.

Tale studio ha scoperto, con innegabile sorpresa, che l'olfatto della drosofila risulta molto sensibile all'odore di esplosivi e stupefacenti, poiché piuttosto simile a quello della frutta in fermentazione: questo grazie a venti diversi recettori, individuati in una specifica parte del suo cervello, che riescono ad identificare 36 sostanze chimiche legate al vino e 35 sostanze chimiche legate a materiali pericolosi presenti nelle droghe, negli esplosivi e nei prodotti di combustione in generale. L'applicazione a lungo termine di tale scoperta sarebbe quella di concepire appunto un naso elettronico in grado di svolgere vari compiti, tra cui il riconoscimento della qualità degli alimenti e la rilevazione della presenza di stupefacenti o bombe come strumento antiterrorismo: si tratterebbe di un sensore biologico notevolmente più preciso di quelli attualmente in utilizzo e in commercio, creati a partire da ossidi di metalli. Nonostante la peculiarità dello studio, non si tratta del primo esperimento che tenta di sfruttare il fiuto degli animali: da tempo la comunità scientifica ha confermato che i cani, opportunamente addestrati, possono odorare la presenza di cellule cancerogene all'interno dell'organismo, tanto che alcuni cuccioli sono da tempo impiegati in corsia a fini diagnostici. 

La parola è sacra Ma la scuola se n'è dimenticata

La parola è sacra  Ma la scuola  se n'è dimenticata


di Giovanni Reale 



In un saggio recente, il rischio di enfatizzare l'uso del computer in aula: impoverire il linguaggio (e quindi l'anima) dell'allievo. Per gentile concessione dell'editore La Scuola, pubblichiamo un capitolo del libro Salvare la scuola nell'era digitale di Giovanni Reale, uscito nel 2013.

In questo pamphlet Reale mette in guardia contro i pericoli connessi a una educazione scolastica che enfatizzi il mezzo tecnologico, il computer, e l'aspetto visuale rispetto al gesto concreto della scrittura con la matita sulla pagina di carta.

Niente anacronistiche nostalgie. Piuttosto la convinzione che il computer e la Rete impongano una comunicazione troppo semplificata, e quindi dannosa se dominante nella formazione dello scolaro.

A nostro avviso, la scuola dovrebbe far comprendere ai giovani il valore e la «sacralità» della parola; quella sacralità di cui parla la Bibbia.

Con la «parola» per molti aspetti si conosce la cosa. La scuola non può e non deve trasformare l'uomo in homo videns, compromettendo gravemente la sua intelligenza. Deve aiutare i giovani a ricuperare l'uso preciso del linguaggio e il rispetto della parola, sia parlata sia scritta, e del conseguente corretto comportamento.

Gianfranco Ravasi, in un articolo, precisa che nella comunicazione è avvenuto un vero e proprio «salto generazionale», e scrive: «Già in partenza, infatti, mi accorgo che il loro (dei giovani, ndr) udito è diverso dal mio: mi sono persino esposto all'ascolto di un cd di Amy Winehouse per averne la prova immediata. Eppure in quei testi così lacerati musicalmente e tematicamente emerge una domanda di senso comune a tutti. La loro lingua è diversa dalla mia, e non solo perché usano un decimo del mio vocabolario. I nostri ragazzi sono nativi digitali e la loro comunicazione ha adottato la semplificazione del twitter, la pittografia dei segni grafici del cellulare; al dialogo fatto di contatti diretti visivi, olfattivi e così via, hanno sostituito il freddo “chattare” virtuale attraverso lo schermo. La logica informatica binaria del save o delete regola anche la loro morale che è sbrigativa: l'emozione immediata domina la volontà, l'impressione determina la regola, l'individualismo pragmatico è condizionato solo da eventuali mode di massa (si pensi al tatuaggio, alla movida notturna, alle gang, ai giochi estremi, all'estetica del “trasandato”, del trash e del graffito...)».

Si tratta di «guasti» provocati proprio dall'uso dei mezzi di comunicazione multimediali. Ma, per comprendere a fondo la questione, dobbiamo giungere ai suoi fondamenti. La contrazione del linguaggio prodotto dalle nuove tecnologie della comunicazione comporta un impoverimento progressivo della straordinaria potenzialità e ricchezza che la lingua ha dimostrato di avere mediante la cultura della scrittura, e quindi lo smarrimento di una grande ricchezza spirituale. Gadamer poneva il seguente problema in forma di domanda con inclusa la risposta: «Non è significativo alla fine che la scienza non solo non “pensa” - nel senso enfatico della parola, che Heidegger ha in mente nel suo detto tanto frainteso -, ma neanche parla una propria lingua?».

In effetti, il linguaggio della scienza si riduce, in ultima analisi, a un insieme di simboli astratti, di formule e di segni di valore prevalentemente strumentale, e quindi del tutto privi di quello spessore spirituale che è proprio del tradizionale linguaggio umano. E questo vale in particolare per la sostituzione del linguaggio con le immagini imposta dagli strumenti dell'informatica, che contrae il modo di pensare nei giovani; in certo senso lo deforma, lo rende sostanzialmente meno comunicativo e meno conoscitivo.

Ancora Gadamer precisa: «Già decenni fa si è parlato della “atomic age”, allorché si era portata in primo piano la liberazione dell'energia atomica e in particolare la minaccia della guerra atomica. Nel frattempo si incomincia a parlare di una “computer age”, nella persuasione non infondata che l'intero stile di vita ed i rapporti fra gli uomini cambierebbero radicalmente. Quando un tocco del bottone rende raggiungibile il vicino, questo sprofonda in una lontananza irraggiungibile».

Grillo inutile anche in Europa: salta l'eurogruppo con Farage Ora la Le Pen apre le trattative

Grillo inutile anche in Europa: salta l'eurogruppo con Farage Ora la Le Pen apre le trattative 


di Andrea Indini 



L'eurodeputata lettone Iveta Grigule lascia l'Efdd. E l'eurogruppo viene a mancare. Cosa faranno adesso Grillo e Farage, Costretti a un matrimonio contronatura?. Eurogruppo addio. Il sogno di Beppe Grillo di smontare l'Unione europea dall'interno s'è infranto dopo pochi mesi. L'uscita dal gruppo Europe of Freedom and Direct Democracy (Efdd) dell'eurodeputata lettone Iveta Grigule ha fatto mancare al gruppo di cui facevano parte 48 europarlamentari e in particolare i 17 del Movimento 5 Stelle e quelli dello UK Independence Party di Nigel Farage, le sette nazionalità necessarie alla sua esistenza. 

E il comico genovese si ritroverà ad essere ininfluente a Strasburgo come, d'altronde, già lo è a Roma.

I vertici del gruppo Europe of Freedom and Direct Democracy si sono affrettati a minimizzare. E a gridare al complotto. A sentir loro, infatti, dietro alle dimissioni della Grigule ci sarebbero lei pressioni di popolari e socialdemocratici in seguito all'elezione dell'eurodeputata lettone alla presidenza della delegazione parlamentare per l’Asia centrale. "Martin Schulz sarebbe più adatto a presiedere il parlamento di una repubblica delle banane - ha commentato Farage - è un esempio di faziosità politica su scala straordinaria". In realtà, più che a livello legislativo, lo scioglimento del gruppo Efdd ha enormi conseguenze tanto per il finanziamento quanto per il tempo di parola dei parlamentari euroscettici. "Provocando il collasso del gruppo l’establishment del Parlamento si è garantito che i parlamentari avranno meno tempo di parola - si legge nella nota - e Farage dovrà lasciare il posto di prima fila da cui ha lanciato i suoi attacchi più devastanti". Niente di più. Tra loro i partiti che facevano parte del gruppo Efdd erano davvero troppo diversi per riuscire a coesistere senza arrivare, presto o tardi, a uno scontro frontale. 

La prima euro-zuffa tra Cinque Stelle ed euroscettici britannici si era consumata, qualche settimana fa, su un emendamento al bilancio. Senza contare, poi, che l'ingresso dei grillini nello Efdd, gruppo fortemente voluto sia da Beppe Grillo sia da Gianroberto Casaleggio, aveva provocato forti malumori e dissensi nella base e anche fra gli stessi stellati eletti al parlamento di Strasburgo. In molti lo avevano considerato "un matrimonio contronatura", viste le posizioni anti ambientaliste, nucleariste, e fortemente liberiste di Farage. "Siamo tutti molto delusi - commenta un grillino - ora valuteremo ogni possibilità, con calma, dopo attenta riflessione".

A guardare con estremo interesse al fallimento del gruppo capitanato da Farage è soprattutto Marine Le Pen. "Tutti quelli che vogliono sono benvenuti", commenta il consigliere per gli affari europei della leader del Front National, Lodovic de Danne. Un appello rivolto a tutti i parlamentari dello Efdd, "che non vogliono andare tra i non iscritti", ma non all'Ukip e al M5S. "Sarebbe difficile - spiega de Danne - Farage è stato molto chiaro su quello che pensa di Le Pen, Salvini e Wilders. Mentre dalla parte di Grillo ci hanno insultato sulla stampa dandoci dei fascisti".

Stabilità, l'ira delle Regioni Ma Renzi tira dritto: "Eliminate gli sprechi"

Tagli alla spesa, la rabbia delle Regioni: "Difficile non aumentare le tasse"


di Raffaello Binelli  



Le Regioni furiose: "Rischio aumento tasse". Ma il premier: "Anziché minacciare, giù gli sprechi, niente prese in giro". "Non so se le regioni aumenteranno le tasse", ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sul rischio di aumenti fiscali da parte delle regioni in seguito ai tagli decisi dal governo con la legge di Stabilità. Verrebbe quasi da dire: gallina che canta ha fatto l'uovo. Ma la mannaia del governo non piace a tutti, anche nella sinistra renziana. Il governatore del Piemonte (e presidente della Conferenza delle Regioni) Sergio Chiamparino, attacca a testa bassa: "Quattro miliardi di tagli alle Regioni - dice alla Stampa - sono davvero tanti.

Sentendo i miei colleghi non vedo proprio tutti  questi margini". Chiamparino è stato tirato in ballo da Renzi durante la conferenza stampa seguita al Cdm di ieri sera: "Con 15 miliardi di spending, di cui la maggior parte dallo Stato centrale, vorrà dire che alle Regioni chiederemo un piccolo sforzo. Conosco Chiamparino come un grande riformatore, mi risulta difficile pensare che possa aumentare le tasse". E il diretto interessato che dice? "Nessuno vuole aumentare le tasse, anzi. Ma ci sono limiti di tolleranza oltre i quali non si può andare".

E più tardi ha aggiunto, rincarando la dose: "Piuttosto che aumentare l’Irap lascio l’incarico: aumentarla sarebbe dare colpo mortale all’economica. Facciamo un ragionamento che sia ragionevole. Noi non vogliamo succhiare sangue al contribuente".

E sul tema specifrico delle tasse fa sapere: "Altro che ridurrle, sarà un miracolo se riusciremo a non aumentarle. Temo sarà difficile evitarlo". A deciderlo saranno i numeri, una volta confrontati con la realtà dei bilanci: "Non è stato possibile ottenere un incontro prima della manovra, spero ci sarà modo per un approfondimento".

Tagli ai trasferimenti alle Regioni dell’entità annunciata dal governo significano "sicuramente tagli alla sanità" oltre che al "diritto allo studio, alle borse di studio, ai trasporti pubblici". Così il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, al termine della Conferenza delle Regioni. Lo scaricare il peso del calo delle tasse sugli enti locali, ha affermato il governatore del Lazio, "rompe o logora la lealtà dei rapporti interistituzionali perché sottopone livelli di governo eletti a suffragio universale a un metodo di assunzione di decisioni che entra nel vivo della carne.

Dobbiamo uscire dall’equivoco della parola - ha sottolineato - le parole taglio ai trasferimenti alle Regioni in queste proporzioni significano tagli ai servizi che le Regioni danno ai cittadini.

Questo significa taglio ai fondi per i diritti allo studio, alle borse di studio, al tpl e anche, per l’enormità delle cifre, ha ragione il presidente Chiamparino, sicuramente tagli alla sanità. Per alcune Regioni il rischio è quello di entrare in disavanzo e quindi l’aumento in automatico di Irpef e Irap. E per Regioni come la mia quello di non procedere a un abbassamento delle tasse che era già preventivato e figlio di una buona programmazione e di un buon governo".

Ieri anche il governatore della Campania, Stefano Caldoro, aveva chiesto al governo una piena assunzione di responsabilità in merito ai tagli alle Regioni: "I quattro miliardi di cui si parla hanno poco a che vedere con la spending review che noi applichiamo da anni. Si tratta di tagli ai servizi, alla sanità, ai trasporti. Stiamo parlando di tagli al sociale. È cosa ben diversa dalla spending review Io allora dico al governo: se bisogna fare questo taglio di 4 miliardi e sappiamo dove colpiscono, allora sia lo stesso governo a mettere ticket nazionali".

Ma il premier Matteo Renzi tira dritto e alle critiche delle Regioni risponde a tono: "Una manovra da 36 miliardi e le Regioni si lamentano di uno in più? Comincino dai loro sprechi anziché minacciare di alzare le tasse. No alibi". E poi ha aggiunto: "Tagliare i servizi sanitari è inaccettabile. Non ci sono troppi manager o primari? È impossibile risparmiare su acquisti o consigli regionali?. Incontreremo i presidenti di regione. Ma non ci prendiamo in giro. Se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre spese e pretese".

"Considero offensive le parole di Renzi perché ognuno deve badare ai suoi sprechi. Inoltre, se guardiamo ai ministeri, gli sprechi non ci sono? Questo dimostra che non si vuole stare a sentire le nostre ragioni. E se non vogliono sentire le nostre ragioni, prenderemo atto che non siamo più parte di questo Stato", ha replicato Chiamparino. 

Padoan, intervenuto stamani a Radio anch'io, ha ribadito che il pressing sugli enti locali "non è a che aumentino le tasse, ma perché aumentino l’efficienza. Siamo convinti che i margini ci siano. Si tratta di dare gli stimoli giusti, a partire dal governo".

Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, a "La Telefonata di Belpietro", su Canale 5, critica la legge di Stabilità: "Quando si dice Spending review, 15-16 miliardi, e si fanno i tagli alle Regioni, vuol dire che si taglia la sanità, vuol dire che se si tagliano i trasferimenti a Comuni, Regioni, Province, questi a loro volta aumentano le tasse. Quindi tagli delle tasse per aumentare le tasse".

Divorzio in diretta a Servizio Pubblico: Travaglio litiga con Santoro e se ne va

Travaglio litiga con Santoro e lascia in diretta lo studio di Servizio Pubblico


di Francesco Maria Del Vigo 



Travaglio non accetta le critiche di un "angelo del fango" e di Burlando. Santoro lo attacca: "Fin quando sarò vivo accetterò il libero dibattito. Anche che un angelo del fango possa rispondere a Marco Travaglio". 

Divorzio in diretta tv. La coppia più celebre della sinistra catodica italiana va in frantumi davanti alle telecamere. È la fine di un'era. Era da un po' di tempo che tra Marco Travaglio e Michele Santoro le cose non andavano particolarmente bene. Metti il calo sistematico degli spettatori con il conseguente nervosismo del conduttore, aggiungi le ambizioni da prima donna del condirettore del Fatto Quotidiano e il risultato è esplosivo. Infatti, giovedì sera, le tensioni sono fatalmente deflagrate con un boato la cui eco durerà a lungo. Travaglio incrocia la spada con il presidente della Regione Liguria e con un anonimo angelo del fango che "osa" essere in disaccordo con lui. Lesa maestà. La spocchia del giornalista più antiberlusconiano del Paese ha il sopravvento, solo lui può parlare. Santoro s'imbizzarrisce e lo invita a confrontarsi con tutti. E' solo l'inizio. Poi le polveri si infiammano. Il giornalista del Fatto attacca il governatore: "Risponda lei alle porcate che ha fatto in 30 anni". Il conduttore di Servizio Pubblico non ci sta e sbotta: "Non si insultano le persone, basta". Travaglio si alza e lascia lo studio... Ma non è finita, il giornalista salernitano posa la pietra tombale: "Fin quando sarò vivo accetterò il libero dibattito. Anche che un angelo del fango possa rispondere a Marco Travaglio".

giovedì 16 ottobre 2014

Dall'Ue schiaffone ad Alfano: "Controllate da soli i confini"

Dall'Ue schiaffone ad Alfano: "Controllate da soli i confini"


di Andrea Indini 



Il ministro aveva detto: "Con Triton terminerà l'operazione Mare Nostrum". Ma il direttore di Frontex: "La gestione del controllo dei confini resta agli stati membri". "Con Triton l’Europa si reimpossessa delle frontiere e consente di far terminare l'operazione Mare Nostrum". Da giorni il ministro dell'Interno Angelino Alfano va in giro per l'Italia a vendere l'operazione Triton, che partirà il primo di ottobre, come un successo suo personale, la pietra tombale alla fallimentare Mare Nostrum che a Roma è costata svariate decine di milioni di euro, decine di migliaia di extracomunitari da soccorrere e soprattutto un'emergenza umanitaria senza precedenti. Ma sono tutte chiacchiere. La verità sull'operazione deliberata da Bruxelles ce la dice il direttore esecutivo di Frontex Gil Arias Fernandez durante un briefing con la stampa a Roma: "Mare Nostrum non sarà sostituita dall’operazione Triton di Frontex".

Una doccia gelata per il Viminale, uno schiaffo per Alfano che aveva scommesso tutto su Triton per cavarsi fuori da una figuraccia internazionale senza precedenti. E l'emergenza immigrazione rischia seriamente di esplodere nelle mani del leader del Nuovo centrodestra. Perché, ancora una volta, l'Unione europea ha deciso di lasciare l'Italia da sola a fronteggiare gli sbarchi di clandestini che assaltano le nostre cose. Niente di nuove. Cecilia Malmström, commissario Ue agli Affari esteri, aveva già avvertito il titolare del Viminale. "È chiaro che l’operazione Triton non sostituirà Mare Nostrum - aveva dichiarato nei giorni scorsi - il futuro di Mare Nostrum rimane in ogni caso una decisione italiana". Non era stata certo la prima volta che la commissaria svedese aveva preso le distanze dal governo italiano. In un estenuante gioco di annunci italiani e sconfessioni europee è, infine, venuta a galla la verità: l'annunciata volontà di chiudere Mare Nostrum non dipende da Bruxelles ma è una scelta che spetterà unicamente al premier Matteo Renzi e ai suoi uomini.

A chiudere il cerchio ci ha pensato il direttore esecutivo di Frontex rispondendo duramente e senza ombra di dubbio alle dichiarazioni dei giorni scorsi di Alfano. "La decisione di interrompere Mare Nostrum spetta solo alle autorità italiane e Triton comincerà indipendentemente da Mare Nostrum - ha dichiarato Gil Arias Fernandez - la gestione del controllo dei confini resta agli stati membri: Frontex aiuta gli stati membri ma non li sostituisce". Insomma, né Frontex né l’Unione europea hanno l’autorità per sostituire l’autorità dello Stato membro nel controllo dei suoi confini. "Frontex è un’integrazione al compito svolto dagli Stati membri nell’affrontare sfide esterne eccezionali, tramite operazioni congiunte come Triton - insiste Gil Arias Fernandez - la gestione dei confini esterni dell’Unione europea è una responsabilità congiunta dello Stato membro e dell’Ue". Toccherà dunque al governo, e in particolar modo al Viminale e alla Difesa, gestire il controllo dei confini. Dal canto suo Bruxelles offre ad Alfano un minimo aiuto di cooperazione. Niente di più.