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venerdì 17 ottobre 2014

Stabilità, l'ira delle Regioni Ma Renzi tira dritto: "Eliminate gli sprechi"

Tagli alla spesa, la rabbia delle Regioni: "Difficile non aumentare le tasse"


di Raffaello Binelli  



Le Regioni furiose: "Rischio aumento tasse". Ma il premier: "Anziché minacciare, giù gli sprechi, niente prese in giro". "Non so se le regioni aumenteranno le tasse", ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sul rischio di aumenti fiscali da parte delle regioni in seguito ai tagli decisi dal governo con la legge di Stabilità. Verrebbe quasi da dire: gallina che canta ha fatto l'uovo. Ma la mannaia del governo non piace a tutti, anche nella sinistra renziana. Il governatore del Piemonte (e presidente della Conferenza delle Regioni) Sergio Chiamparino, attacca a testa bassa: "Quattro miliardi di tagli alle Regioni - dice alla Stampa - sono davvero tanti.

Sentendo i miei colleghi non vedo proprio tutti  questi margini". Chiamparino è stato tirato in ballo da Renzi durante la conferenza stampa seguita al Cdm di ieri sera: "Con 15 miliardi di spending, di cui la maggior parte dallo Stato centrale, vorrà dire che alle Regioni chiederemo un piccolo sforzo. Conosco Chiamparino come un grande riformatore, mi risulta difficile pensare che possa aumentare le tasse". E il diretto interessato che dice? "Nessuno vuole aumentare le tasse, anzi. Ma ci sono limiti di tolleranza oltre i quali non si può andare".

E più tardi ha aggiunto, rincarando la dose: "Piuttosto che aumentare l’Irap lascio l’incarico: aumentarla sarebbe dare colpo mortale all’economica. Facciamo un ragionamento che sia ragionevole. Noi non vogliamo succhiare sangue al contribuente".

E sul tema specifrico delle tasse fa sapere: "Altro che ridurrle, sarà un miracolo se riusciremo a non aumentarle. Temo sarà difficile evitarlo". A deciderlo saranno i numeri, una volta confrontati con la realtà dei bilanci: "Non è stato possibile ottenere un incontro prima della manovra, spero ci sarà modo per un approfondimento".

Tagli ai trasferimenti alle Regioni dell’entità annunciata dal governo significano "sicuramente tagli alla sanità" oltre che al "diritto allo studio, alle borse di studio, ai trasporti pubblici". Così il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, al termine della Conferenza delle Regioni. Lo scaricare il peso del calo delle tasse sugli enti locali, ha affermato il governatore del Lazio, "rompe o logora la lealtà dei rapporti interistituzionali perché sottopone livelli di governo eletti a suffragio universale a un metodo di assunzione di decisioni che entra nel vivo della carne.

Dobbiamo uscire dall’equivoco della parola - ha sottolineato - le parole taglio ai trasferimenti alle Regioni in queste proporzioni significano tagli ai servizi che le Regioni danno ai cittadini.

Questo significa taglio ai fondi per i diritti allo studio, alle borse di studio, al tpl e anche, per l’enormità delle cifre, ha ragione il presidente Chiamparino, sicuramente tagli alla sanità. Per alcune Regioni il rischio è quello di entrare in disavanzo e quindi l’aumento in automatico di Irpef e Irap. E per Regioni come la mia quello di non procedere a un abbassamento delle tasse che era già preventivato e figlio di una buona programmazione e di un buon governo".

Ieri anche il governatore della Campania, Stefano Caldoro, aveva chiesto al governo una piena assunzione di responsabilità in merito ai tagli alle Regioni: "I quattro miliardi di cui si parla hanno poco a che vedere con la spending review che noi applichiamo da anni. Si tratta di tagli ai servizi, alla sanità, ai trasporti. Stiamo parlando di tagli al sociale. È cosa ben diversa dalla spending review Io allora dico al governo: se bisogna fare questo taglio di 4 miliardi e sappiamo dove colpiscono, allora sia lo stesso governo a mettere ticket nazionali".

Ma il premier Matteo Renzi tira dritto e alle critiche delle Regioni risponde a tono: "Una manovra da 36 miliardi e le Regioni si lamentano di uno in più? Comincino dai loro sprechi anziché minacciare di alzare le tasse. No alibi". E poi ha aggiunto: "Tagliare i servizi sanitari è inaccettabile. Non ci sono troppi manager o primari? È impossibile risparmiare su acquisti o consigli regionali?. Incontreremo i presidenti di regione. Ma non ci prendiamo in giro. Se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre spese e pretese".

"Considero offensive le parole di Renzi perché ognuno deve badare ai suoi sprechi. Inoltre, se guardiamo ai ministeri, gli sprechi non ci sono? Questo dimostra che non si vuole stare a sentire le nostre ragioni. E se non vogliono sentire le nostre ragioni, prenderemo atto che non siamo più parte di questo Stato", ha replicato Chiamparino. 

Padoan, intervenuto stamani a Radio anch'io, ha ribadito che il pressing sugli enti locali "non è a che aumentino le tasse, ma perché aumentino l’efficienza. Siamo convinti che i margini ci siano. Si tratta di dare gli stimoli giusti, a partire dal governo".

Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, a "La Telefonata di Belpietro", su Canale 5, critica la legge di Stabilità: "Quando si dice Spending review, 15-16 miliardi, e si fanno i tagli alle Regioni, vuol dire che si taglia la sanità, vuol dire che se si tagliano i trasferimenti a Comuni, Regioni, Province, questi a loro volta aumentano le tasse. Quindi tagli delle tasse per aumentare le tasse".

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