Canone Rai: chi guadagna di più pagherà caro
di Nino Sunseri
Un canone Rai a geometria variabile. È questa, a quanto pare, l’ultima trovata del governo per aiutare l’ente radiotelevisivo in difficoltà di bilancio. Sarebbe in preparazione a Palazzo Chigi un decreto legge per legare l’imposta alle capacità di spesa delle famiglie e ai suoi consumi. Lo spesometro applicato al video. L’innovazione è stata ventilata dal sottosegretario Antonello Giacomelli parlando al Festival di Camogli. «Interverremo con una proposta innovativa che recupera la vocazione del servizio pubblico», ha annunciato. Di tagli, invece, si parla sempre meno. Troppo dolorosi. Molto meglio trovare un sistema per aumentare gli incassi cominciando dal redditometro applicato al video.
Per la verità il direttore generale Gubitosi ci sta provando a tagliuzzare un po’. Ha lanciato un piano di risparmi per 150 milioni la cui eco, però, tende ad attenuarsi. È bastato poco, infatti, per accendere la protesta dell’Usigrai, il potente sindacato dei giornalisti Rai che ha sempre guardato a sinistra. Talvolta molto a sinistra. Gubitosi ha proposto la riorganizzazione di tutta l’informazione. A partire dall’anno prossimo dovrebbero nascere due grandi redazioni. La numero 1 coin l’accorpamento di Tg1, Tg2 più Rai Parlamento; la numero 2 raggruppando Tg3 più Rai News più Tgr e Ciss, meteo e Web. Ovviamente l’Usigrai ha subito strepitato per la minaccia agli spazi di libertà. Gli spettatori, infatti vedrebbero i loghi dei diversi Tg, ma a confezionarli sarebbe una sola redazione. Un problema? Difficile crederlo. La tripartizione, infatti, è figlia della Prima Repubblica: il Tg1 alla Dc, il Tg2 ai socialisti e il Tg3 al Pci. Già allora non era semplice capire questa divisione se non per l’interesse dei partiti. Oggi ha la stessa attualità dei dinosauri.
Quello che si capisce molto bene, invece, è la determinazione a non tagliare. Non a caso la Rai ha presentato ricorso al Tar contro la decisione del ministero di fermare a 113,5 euro il canone 2014. Nel frattempo per alzare le entrate è partito il programma di quotazione di Ray Way. Si tratta della società che possiede i ripetitori distribuiti sul territorio. Dal collocamento del 49% Gubitosi spera di incassare 600 milioni che certamente metterebbero a posto il bilancio per un po’ di tempo. La valutazione nasce dal precedente di Mediaset che ha venduto il 25% di Ei Towers per 283 milioni. La Rai colloca il doppio delle azioni della sua società di trasmissione e spera di incassare il doppio. Ce la farà? Da vedere. In ogni caso Ray Way ha dato inizio alle procedure per la quotazione. Ha rinnovato il consiglio limitandolo a tre membri: presidente Camillo Russotto (direttore finanziario Rai), amministratore delegato Stefano Ciccotti (confermato) e consigliere Salvatore Lo Giudice (capo del settore legale Rai). In panchina: Joyce Bigio (tecnico di provenienza Fiat), Fabio Colasanti (direttore It della commissione europea) e Patrizio Messina (esperto di finanza). Entreranno in carica doppo la quotazione.