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domenica 14 settembre 2014

Fini, la rock star kamikaze ci riprova: "Torno in campo. La politica mi scorre nelle vene. Voglio governare..."

Gianfranco Fini torna in politica: "Con Liberadestra un'alternativa al governo Renzi"




Il "grande ritorno" di Gianfranco Fini, preceduto alla vigilia dallo scatto del leader con cerchietto rosa in testa, era stato annunciato tempo fa. Introdotto dall'Inno nazionale, l'ex leader di Futuro e Libertà si è presentato sul palco della Festa della destra di Mirabello. L'attesa per l'evento era piuttosto relativa, come dimostra la fotografia che potete vedere postata sull'account Twitter di Fini, in cui scorgono parecchie sedie vuote. Ma tant'è, Gianfranco - rullo di tamburi - ha colto la palla al balzo per annunciare il ritorno in campo. Non pago dei fiaschi di Fli e della vertiginosa discesa politica, l'ex presidente dalla Camera ci riprova.

L'uomo sbagliato - L'ufficialità sta tutta in una frase: "Con Liberadestra vogliamo costruire un'alternativa al governo Renzi". Tutto vero, insomma: torna in politica (per chi non lo sapesse, Liberadestra è il nuovo "pensatoio" del fu leader di Fli). Gianfranco suona la carica, e spara su Matteo Renzi, definito un "pifferaio magico". Quindi snocciola la sua personalissima ricetta per un improbabile successo: "Oggi - spiega dal palco che accoglie le sue parole con distacco - la destra è divisa, ha perso il rapporto fiduciario con gli elettori. Occorre ripartire con il contatto diretto per capire gli errori". Insomma, Gianfry si propone come ipotetico federatore di un centrodestra frazionato. Un centrodestra che però non ha alcuna intenzione di riaccoglierlo.

Politica nelle vene - Uno dei passaggi-cult dell'intervento di Gianfranco è quello che segue, da vera rock-star: "Si fa politica anche se non si è in Parlamento. La fai se la senti scorrere nelle vene", e lui, nelle vene, evidentemente se la sente scorrere ancora. Quindi un piccolo autogol, quando afferma: "Non ho la presunzione di dire qualcosa di importante, ma di continuare a ragionare su come ricostruire la destra italiana" (ma se non ha da dire nulla di importante, chissà come può ambire a ricostruire un movimento politico). Eppure, Gianfry, ha le idee ben chiare: "Si può fare solo una cosa se si vuole ridare una speranza alla destra, bisogna ripartire dal basso". E proprio in quest'ottica, spiega che "siamo ripartiti con l'autofinanziamento, come facevamo una volta e come si continua a fare qui".

Ovvietà - Nel suo intervento, Fini si produce in una serie di considerazioni trite e ritrite. Spiega che "Renzi ha presentato come se fosse un grande successo l'elezione della Mogherini", quando invece "è fumo" e "piuttosto avrebbe dovuto puntare sull'economia". E ancora: "La destra deve avere il coraggio di dire che gli 80 euro non hanno alimentato i consumi. Sono ben altre le misure necessarie". Peccato però che un po' tutti (destra, sinistra, centro e pure l'Istat) hanno certificato da tempo che i mitologici 80 euro non hanno alimentato alcun consumo. Dunque altre considerazioni, quali "la pressione fiscale in Italia è un record mondiale, bisogna ridurre le tasse per rimettere in moto il Paese" (e lo sentiamo dire da decenni) e "non è solo l'articolo 18 il problema, c'è un sistema ingessato nel mondo del lavoro che va cambiato". La "rivoluzione" di Fini comincia adesso (ma, con tutta probabilità, è già terminata da anni...).

Vaticano, allarme rosso: Papa nel mirino I tagliagole dell'Is lo vogliono ammazzare

Jihad, l'ambasciatore Iracheno in Vaticano: "Il Papa nel mirino dell'Is"




"Il Papa è un bersaglio e la strategia dell'Is punta sul clamore mediatico". A dirlo è l'ambasciatore iracheno alla Santa Sede Habeeb Al Sadr che sul pericolo jihadista dello Stato Islamico aggiunge: "L'Isis è un tumore che si ramifica per metastasi, possiede cellule impazzite che potrebbero colpire anche al fuori dall'area del Califfato. Ho parlato con i responsabili della Santa Sede. Loro sanno bene quale sia la pericolosità di questi gruppi terroristici. Il Vaticano appoggia il governo iracheno negli sforzi che sono in atto per fermare l'Isis".

Mea culpa iracheno - A Franca Giansoldati de Il Messaggero l'ambasciatore conferma gli errori della governance irachena, e alla domanda del perché l’esercito iracheno in questi anni non ha combattuto l'Is e fermato il gruppo terrorista prima che la violenza sfociasse in modo così brutale, Al Sadr fa mea culpa: "Purtroppo alcuni, soprattutto a Mosul, hanno intravisto nell'Isis uno strumento per trarne vantaggio" e sull'escalation jihadista conferma "Pensavano che potesse riportare tanti comandanti sunniti a ricoprire le cariche che avevano in passato."

I cristiani abbandonati - Poi c'è il problema delle minoranze, indifese e massacrate dalla furia sunnita, come ad esempio la comunità cristiana. Come spiega l'ambasciatore "più di 100 mila cristiani sono stati costretti a lasciare tutto, ma il nuovo governo iracheno ha firmato un documento che si impegna in questa direzione. I cristiani verranno anche risarciti per i danni subiti". Ma sulla possibilità che possano tornare nelle loro case (a Mosul ad esempio, occupata interamente dalle milizie islamiche, ndr) Al Sadr ci va cauto "Stiamo anche pensando di realizzare una specie di cintura di sicurezza in quella zona per garantire maggiormente i cristiani. Lo abbiamo fatto sapere alla Santa Sede".

La forza dell'Is - L'intervista si conclude con una domanda secca: "Perchè l'is è così forte?". L'analisi dell'ambasciatore è centrata e sintetica: "Perché nessuno ha ancora seccato le sue fonti finanziarie". Ma su chi finanzi realmente i miliziani sunniti Al Sadr non si sbottona e si nasconde dietro a un cauto no comment. "Oltre al Qatar, chi?". "Preferisco non dire".

Occhio alla finta lettera del Fisco L'ultima trappola dei truffatori

Falsa mail del fisco: così i truffatori sfruttano il caos tasse

di Nicolò Petrali


A quanto pare le tasse non complicano più la vita dei soli contribuenti, ma di chiunque abbia un pc e utilizzi la posta elettronica. Nelle caselle mail di tanti italiani, infatti, continua ad arrivare un messaggio con oggetto «le linee guida» e all’interno il logo dell’Agenzia delle Entrate, che contiene in allegato un virus in grado di rubare tutti i dati sensibili degli utenti. Ovviamente, questa è solo l’ultima delle tante truffe che girano sul web, tant’è che l’ente guidato da Rossella Orlandi si è da subito adoperato per evitare che gli internauti cadano nella trappola del cosiddetto "phishing". 

Questa vicenda, che per certi versi può anche far sorridere, è però sintomatica di un qualcosa di più profondo. E cioè del clima di terrore in cui vivono gli italiani per quello che ormai è diventato un vero e proprio inferno fiscale. In quest’ottica diventa importante chiedersi come mai dei furfanti del web abbiano scelto proprio l’Agenzia delle Entrate come protagonista e vittima della propria azione. E mettendosi nei panni degli autori della truffa non è poi così difficile ipotizzare una risposta. Serviva loro un’idea innovativa e che allo stesso tempo andasse a toccare nel vivo quante più persone possibile. Un’istituzione magari, un’autorità in grado di incutere timore. Occorreva però anche un tema di cui le persone non ci capiscono più nulla in modo da poterle «guidare». Possiamo figurarcelo il momento in cui uno dei malviventi si è alzato dicendo «eureka, usiamo il tema delle tasse e fingiamoci l’Agenzia delle Entrate». 

Han fatto bingo, non c’è che dire. Niente e nessuno racchiudeva in sé tutte le caratteristiche di cui sopra più del fisco. Inoltre, spacciarsi per esattori garantisce altri due importanti vantaggi. Il primo è che in questo Paese la questione fiscale è sempre un argomento attuale, quindi riciclabile. E l’altro è che gli italiani hanno ormai talmente tanta paura del fisco e delle sue sanzioni che potrebbero decidere di aprire comunque la mail. Della serie «non sia mai che sia vera, alla peggio c’è l’antivirus». Quel che è certo che la Polizia di Stato, alla lista delle varie truffe telematiche presente sul suo sito, dovrà aggiungere la voce «falsa mail da parte dell’Agenzia delle Entrate». 

Bollo auto: raffica di aumenti Modelli e motori: chi si salva dal rincaro

Bollo auto: tutti i rincari e le esenzioni del 2015




Batosta in arrivo per gli automobilisti. Nel 2015 l'imposta sul bollo salirà in modo sensibile: le cifre precise non sono ancora state rese note ma ogni regione avrà la possibilità di aumentarla fino al 12%.

Esenzioni - Non tutti, comunque, devono pagare il bollo o, perlomeno, diverse categorie o auto hanno diritto allo sconto. Una categoria comprensibilimente esentata è quella dei riguarda i disabili, portatori di handicap o invalidi. Può usufruire dell'esenzione sia il malato (cui è intestato il mezzo) che chi lo accompagna qualora lo abbia però fiscalmente a suo carico. In ogni caso l'esenzione vale per una macchina soltanto

Gpl e ibride - Un'altra esenzione, come ricorda Motor Life, riguarda le macchine elettriche, che ne godono nei cinque anni dopo la prima immatricolazione. Anche le auto "ibride" possono godere di esenzioni e anche in questo caso le leggi in materia variano da regione a regione. L'esenzione copre tre anni dalla prima immatricolazione in Lombardia, Veneto e Lazio, anche se nel Lazio vale solo per i veicoli ibridi benzina, in Campania è valida fino al 2016 e in Puglia dura cinque anni. Nelle altre Regioni italiane il calcolo del bollo delle auto ibride è riferito alla potenza del solo motore termico e non a quella complessiva dell'auto. Sconti, invece, per chi ha un'auto a metano o GPL: anche in questo caso, le cifre variano da regione a regione e per evitare sorprese meglio verificare i singoli casi sul sito dell'ACI. Come indicazione di massima, le auto alimentate a gas pagano un quarto del bollo riservato a quelle a benzina

Auto storiche - Trattamento particolare anche per le auto storiche. Se la vostra macchina ha più di trent'anni (e non è destinata ad uso professionale) non si paga il bollo "tradizionale" in senso stretto ma una tassa di circolazione standard ed annuale da 31.24, sulla quale peraltro non si pagano multe in caso di pagamento effettuato con ritardo. 

ARRIVA LA "TASSA INPS" Dipendenti: ecco chi paga e chi no

Riforma Fornero, arriva la "tassa Inps": ecco quanto ci costerà in busta paga




Un'altra stangata sulle tasche di chi lavora. La riforma Fornero continua a far sentire i suoi effetti. Uno di questi è il contributo sul fondo di solidarietà residuale per i lavoratori non coperti dalla cassa integrazione guadagni, previsto a suo tempo dalla riforma, che lavoratori dipendenti e imprenditori inizieranno a pagare dal mese di settembre. Il contributo è dello 0,5% sulla retribuzione, di cui un terzo è a carico del lavoratore. Dalla busta paga di settembre verranno tolti gli arretrati da gennaio 2014, quindi il calcolo è il seguente: lo 0,5 della retribuzione diviso 3 (il terzo a carico del lavoratore), da moltiplicare poi per 9 (i mesi arretrati). Per capire meglio gli effetti della riforma previdenziale voluta dal governo Monti vediamo a quanto ammonta la "tassa" sulla busta paga. Il contributo avrebbe dovuto essere versato dall’inizio del 2014 ma le modalità sono arrivate solo ora e a settembre non solo si pagheranno gli arretrati (per una retribuzione lorda di 2.000 euro mensili circa 30 euro a carico del lavoratore e 60 per l’impresa) ma si chiederà anche l’1% di mora sul dovuto a partire dal 7 giugno.

Il fondo - Il fondo, come ricorda Quifinanza, dovrebbe sostituire di fatto le prestazione erogate con la cassa in deroga (per la quale, in via di eliminazione a fine 2016, non sono previsti contributi da aziende e lavoratori) si finanzia con “un contributo ordinario dello 0,50% della retribuzione mensile imponibile ai fini previdenziali dei lavoratori dipendenti (esclusi i dirigenti), di cui due terzi a carico del datore di lavoro e un terzo a carico del lavoratore. 

La norma - L’articolo 3 della Legge 28 giugno 2012, n. 92 – ricorda l’Inps – "ha la finalità di assicurare ai lavoratori dipendenti da imprese operanti in settori non coperti dalla normativa in materia d’integrazione salariale una tutela in costanza di rapporto di lavoro nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa per cause previste dalla normativa in materia di integrazione salariale ordinaria o straordinaria". In pratica per le aziende che non sono coperte dalla cassa (come ad esempio quelle commerciali fino a 50 dipendenti) arriverà uno strumento di tutela in caso di sospensione dell’attività lavorativa. Ma la tutela sarà prevista per un periodo più breve di quello della cig. Si potrà ricevere l’assegno per soli tre mesi (prorogabili in via eccezionale fino a 9). "Il fondo – si legge nella circolare – ha l’obbligo del bilancio in pareggio e non può erogare prestazioni in carenza di disponibilità".

Salvini: "Tasse? A Roma con i bastoni. Lombardia e Veneto come la Scozia"

Salvini minaccia Renzi: "Un'altra tassa e veniamo a Roma con i bastoni". E sulla Scozia...




«Se Renzi metterà una sola mezza tassa in più, a Roma con i bastoni». Parola di Matteo Salvini che, dal Monviso, dove è in corso la Festa dei popoli padani a chi gli domanda dove si troveranno i soldi per la legge di stabilità risponde: «Dovete chiederlo a quel genio di Renzi - ha aggiunto - noi qualche proposta gliela abbiamo fatta. C’è qualche realtà europea che dei vincoli di Bruxelles se ne fregherà perchè se i vincoli di Bruxelles ti portano a morire te ne devi fregare, il 3%, il patto di stabilità, qualcuno se ne frega e i soldi li trova facendo ripartire l’economia, Renzi invece abbia ma non morde perchè poi dice che rispetterà tutti i vincoli europei e non so veramente dove troverà i soldi». «I tagli - ha proseguito il leader del Carroccio - sono tasse perchè se chiudi un ospedale è una tassa per il cittadino che deve fare 50 km in più per andare a farsi curare, se chiudi una scuola è una tassa occulta. Noi la proprosta l’abbiamo fatta, l’aliquota fiscale unica fissa, secca del 20% che funziona in 40 Paesi del mondo, combatte l’evasione fiscale, fa incassare di piu allo Stato io non  capisco perchè non abbia ancora risposto», ha concluso.

Esempio Scozia - Salvini ha poi parlato del referendum sull'indipendenza della Scozia che si svolgerà in Gran Bretagna. «Speriamo domenica prossima di poter festeggiare la vittoria dei sì in Scozia, sarebbe una bellissima ventata di aria fresca per tutta l’Europa, una svolta storica, ma già oggi c’è da festeggiare perché lì i cittadini possono scegliere mentre in Italia ci dicono che non si può. Gli scozzesi possono scegliere, è un passo di democrazia importante». Aprendo i lavori della festa dei popoli padani, il leader del Carroccio ha detto: «Domenica noi andremo in provincia di Padova, a Cittadella perché vogliamo poter scegliere». «La Lega - ha aggiunto - non ha mai smesso la battaglia indipendentista e contro i regimi europei e di Roma se si mettono insieme tutte le persone di buona volontà, dal Piemonte al Veneto, ma perché no dalla Sardegna alla Sicilia, abbiamo più possibilità di vincere».

sabato 13 settembre 2014

Divorzi, la rivoluzione: sarà possibile separarsi senza ricorrere agli avvocati

Divorzi, la rivoluzione: sarà possibile separarsi senza ricorrere agli avvocati




La riforma della Giustizia "made in Renzi" nasconde una rivoluzione per i divorzi, che diverranno tra i più semplici in Europa. L'obiettivo principale del decreto legge, infatti, è la messa in campo di due strumenti che servono ad evitare l'arrivo in tribunale di un considerevole numero di controversie, così da snellire il lavoro e rendere i tempi della giustizia più accettabili: le toghe avranno da decidere meno cause e avranno così più tempo da dedicare allo smaltimento dell'arretrato (oltre 5 milioni di pendenze, ad oggi, sottolinea Il Sole 24 Ore).

Soluzioni condivise - I due strumenti di cui si parla sono l'arbitrato e la negoziazione assistita. Il primo prevede che nelle cause pendenti in primo grado e in appello le parti potranno chiedere di fare ricorso a un collegio arbitrale, i cui componenti saranno scelti tra gli avvocati. Obiettivo, arrivare a una soluzione condivisa (la possibilità viene però esclusa per due temi: le liti su diritti indisponibili e le cause di lavoro). Nei casi in cui l'arbitrato si concluderà positivamente, il cosiddetto "lodo" avrà la stessa forza e lo stesso valore di una sentenza.

Rivoluzione-divorzi - Ma è il secondo strumento, la negoziazione assistita, ad avere significative ripercussioni sul diritto familiare. Si tratta di una convenzione (che deve avere forma scritta e prevedere assistenza legale) che, nei fatti, è una manifestazione della volontà delle parti per raggiungere una soluzione condivisa sulla causa. Attraverso la negoziazione, dunque, si potrà divorziare e cambiare le condizioni di separazioni e divorzi anche senza l'obbligo di un'assistenza legale, dunque senza nemmeno un avvocato: sarà sufficiente recarsi a formalizzare l'intesa raggiunta davanti all'ufficiale di Stato civile. In questo modo l'Italia diventa uno dei Paesi dove lo scioglimento di un matrimonio sarà il più rapido in assoluto (lo "scioglimento" breve, però, viene escluso nei casi in cui siano presenti figli minorenni, portatori di handicap o non autosufficienti sul piano economico).

Incidenti stradali - La negoziazione assistita, inoltre, ha altre importanti ripercussioni poiché diventa quasi obbligatoria per alcune controversie: è prevista come condizione di procedibilità (ossia un tentativo obbligatorio prima di rivolgersi al giudice) nelle liti in materia di risarcimento danni da incidente stradale o nautico e nelle richieste di pagamento fino a 50mila euro. Nel dettaglio, la condizione di procedibilità è da considerarsi soddisfatta se assenso o rifiuto arrivano entro il termine di 30 giorni. Per dare una maggiore incisività alla proposta di negoziazione assistita, infine, è previsto che la condotta delle parte che rifiuta di negoziare o comunque non risponde è un elemento che il giudice potrà valutare ai fini dell'attribuzione delle spese di giudizio e in termini di responsabilità nel corso del successivo procedimento giudiziario.