Agli immigrati non piace il resort: "Portateci a Napoli". E vengono accontentati
di Antonio Amorosi
L’Italia come un albergo di lusso? Anche di più, ma non per tutti. Solo per immigrati. Dopo due giorni di proteste perché la collocazione del resort offerto dallo Stato italiano è stata ritenuta troppo lontana dalle grandi città, tornano a Napoli i 47 immigrati giunti a Cagliari lunedì scorso. Erano stati trasferiti in un posto incantevole, il Janas Village Hotel Restaurant di Sadali, al confine tra le province di Cagliari e Nuoro. Hotel con piscina, aria condizionata e tv satellitare in camera, menù a base di prodotti biologici, costo al pubblico 65 euro a notte, 35 per i profughi (pagati dallo Stato). Ma non andava bene.
I 47 provenienti da Nigeria, Mali, Costa d’Avorio e Senegal, sono sbarcati in Italia assieme ad altri 73 con vari mezzi di fortuna tra marzo e giugno scorso (chi in barca, recuperato dai mezzi di Mare Nostrum, chi in treno). Inizialmente accolti in alcune strutture napoletane, intorno al 18 agosto sono stati trasferiti in Sardegna, vista la disponibilità logistica dell’isola a direzionarli nelle strutture provinciali. E così è stato: 47 a Nuoro, 47 ad Oristano, 21 a Sassari e 5 a Cagliari. Per il vitto, l’alloggio e i vari altri benefit il costo per la collettività è di circa 35 euro al giorno per immigrato. Ma i 47 arrivati all’Hotel Janas di Sadali, resisi conto di trovarsi in un paese non così vicino alla città - «qui siamo troppo isolati» - si sono prima barricati sul pullman noleggiato per trasportarli, poi una volta convinti ad uscire hanno protestato per strada, sdraiandosi davanti alle automobili dei cittadini e rifiutandosi di accettare la cena preparata per loro dai ristoratori. Costruita una sorta di barricata con bidoni e cassonetti della spazzatura, hanno isolato un capitano dei carabinieri, tre poliziotti e due operatori della Scientifica di Nuoro, inscenando una protesta e restando tutta la notte all’esterno della struttura.
Forti della richiesta di status di rifugiati politici - ci fanno sapere dalle questure di Sassari, Oristano e Nuoro - dopo una lunga trattativa con le forze dell’ordine, 21 immigrati hanno accettato di entrare in albergo a Sadali e cenare, mentre altri 26 hanno ottenuto di essere imbarcati per Napoli, pur continuando con la protesta, sia pur più lieve. I 26 hanno alla fine acconsentito a una tregua accettando di trascorrere la notte in un albergo, “Il Platano” di Ottana, altra località incantevole. Di lì a poco è arrivata la decisione del ministero dell’Interno di accettare il diktat dei 47 e, come detto, di riportarli a Napoli. Nel pomeriggio di ieri è stato dunque organizzato un pullman per condurli fino all’aeroporto cagliaritano di Elmas, e da lì un volo Meridiana per farli sbarcare nel capoluogo campano. Il costo dell’imprevisto non sembra per il momento quantificabile. E anche le nostre richieste di chiarimenti formali inviate al Viminale non hanno trovano risposta.
Romina Mura, sindaco di Sadali e anche deputata del Pd, ha dichiarato al quotidiano Unione Sarda: «Sono persone libere, non possono essere trattenute in un posto in cui non vogliono stare». Infatti, ci confermano dalle questure, «chi richiede lo status di rifugiato politico non è in alcun modo trattenibile dalla polizia italiana, formalmente è libero di andare dove vuole». Questo, quindi, in virtù di una richiesta di parte che non attesta alcunché, ma che viene verificata con tempi non certo celeri. Peraltro, se sono «persone libere», non si vede perché debbano spostarsi a lor piacimento a spese della collettività. Ma tant’è.
Nel marzo scorso la presidente della Camera Laura Boldrini disse: «Non possiamo, senza un’insopportabile contraddizione, offrire servizi di lusso ai turisti e poi trattare in modo a volte inaccettabile i migranti che giungono in Italia dalle parti meno fortunate del mondo, spesso in condizioni disperate». Giusto: mancava lo champagne!