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domenica 24 agosto 2014

Bossetti, parola chiave: "Tredicenni" Sesso, web e pedofilia: l'ultima scoperta

Yara, Bossetti cercava contenuti pedopornografici sul suo computer




Forse la svolta più significativa dallo scorso giugno, quando Ignoto 1, Massimo Giuseppe Bossetti, fu fermato con l'accusa di essere stato l'omicida di Yara Gambirasio, la ragazza di Brembate Sopra uccisa il 26 novembre 2010. Yara aveva 13 anni, e oggi si scopre che Bossetti, sui motori di ricerca del suo computer di casa, cercava la parola "tredicenni", seguita da altri termini pornografici. Secondo gli inquirenti che hanno setacciato ogni traccia digitale, riporta Repubblica, Bossetti avrebbe scaricato anche numerose immagini dal contenuto pedopornografico. Una circostanza che potrebbe rendere ancor più pesante il quadro indiziario attorno a Bossetti. Il legale di Bossetti, Claudio Salvagni, però smentisce in modo secco le indiscrezioni, e all'agenzia Adnkronos spiega, tranchant: "Non ci sono accessi a siti pedopornografici".

Cella di isolamento - Resta il fatto che altre indiscrezioni indicano che i supporti informatici stanno iniziando a fornire informazioni utili agli inquirenti: per ordine della procura di Bergamo, i dispositivi vennero sequestrati già lo scorso giugno. Bossetti si trova in carcere da due mesi e cinque giorni, in cella di isolamento. Secondo quanto si apprende l'ultimo accesso a contenuti pedopornografici a casa di Bossetti risale allo scorso maggio, un mese prima che Ignoto 1 venisse fermato dopo le conferme arrivate dal Dna. A meno che non si ipotizzi che sia stata la moglie di Bossetti - oppure la suocera e i figli piccoli - ad effettuare ricerche pedopornografiche su internet (circostanza difficile da immaginare), l'uomo accusato dell'omicidio di Yara si scopre, oggi, protagonista anche della ricerca di contenuti sessuali con protagoniste giovanissime, che avevano l'età della ragazzina uccisa in quella maledetta serata del 2010.

Ebola, ricoverata ragazza italiana Febbre e vomito, panico sull'aereo: isolata in un contenitore di plastica

Ebola, "caso sospetto": ricoverata una ragazza italiana




E' salita su un aereo della Turkish Airlines, che volava da Kano, in Kenya, a Istanbul, in Turchia. Pochi minuti dopo il decollo il violento attacco: la febbre altissima, vomita due volte. I sintomi dell'Ebola, l'incubo di questa estate. La protagonista, suo malgrado, del caso di sospetto contagio è una ragazza italiana di 23 anni, E.S.: in volo è stata immediatamente portata dall'equipaggio in un locale speciale, mentre all'atterraggio a Istanbul la ragazza è stata ricoverata. I sintomi sono quelli del virus dei pipistrelli, e secondo le informazioni trapelate già prima della partenza alla donna era stata diagnosticata la malattia, ma i medici l'avevano autorizzata a volare. Come detto, però, la situazione è subito precipitata, ed è scattato il panico a bordo.

Contenitore di plastica - Dopo molteplici falsi allarmi, ora anche una nostra connazionale è tra i sospetti contagiati dal virus Ebola. La notizia è stata rilanciata dal quotidiano turco Zaman ancor prima che le autorità italiane avessero raccolto informazioni sul caso. La Farnesina si è subito attivata, coinvolgendo il consolato italiano a Istanbul. Successivamente, dallo scalo kenyota di Kano, hanno confermato che la ragazza, per il volo, era stata fornita di medicine antimalariche. Che però non sono servite. I sanitari turchi hanno poi confermato i sintomi del virus e, in virtù dei protocolli di sicurezza, hanno isolato la giovane italiana in un contenitore di plastica trasparente per il trasporto in ospedale, dove deve essere confermato il contagio.

Le analisi - Nella mattinata di sabato, da Istanbul, hanno fatto sapere che per ottenere i risultati delle analisi sulla volontaria che si era recata in Kenya servirà qualche giorno. La giovane è assistita dal Consolato italiano e dal suo compagno, tenuto fuori dal reparto dove la ragazza si trova in isolamento. Fonti mediche turche sostengono che, però, i disturbi manifestati potrebbero anche essere dovuti a una reazione allergica a un farmaco anti-malarico. Fonti della Farnesina riferiscono che la ragazza operava in Ciad e stava tornando in Italia.

"Cabina di contagio" - Un episodio allarmante, a poche ore di volo da casa nostra. Un episodio che, inoltre, si è manifestato all'interno di un aereo, una perfetta "cabina di contagio". Un caso, dunque, destinato a far crescere ulteriormente la psicosi da virus. Non a caso, il coordinatore dell'Onu David Nabarro, arrivato ieri, venerdì 22 agosto, in Liberia, ha spiegato di temere "una fiammata dell'epidemia". La Liberia è la prima tappa del coordinatore nei Paesi colpiti dal virus: Nabarro sta lavorando su una strategia di "sicurezza" per gestire l'emergenza nei prossimi mesi.

Le cifre - Il bollettino di vittime e contagi è in crescita da giorni: tra il 19 e il 20 agosto sono stati segnalati un totale di 142 nuovi casi (confermati o sospetti) e 77 decessi in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone. Il totale delle vittime dallo scoppio dell'epidemia, al 20 agosto, è salito a 1.433, mentre i casi totali sono 2.615. L'Oms ha annunciato un documento operativo sulla strategia da adottare "nei prossimi 6-9 mesi", e gli specialisti dell'organizzazione hanno aggiunto che "nessuno sa quando l'attuale crisi di Ebola finirà".

Altra strage in mare: 20 morti I profughi dispersi sono 170

Libia, strage in mare: 20 morti recuperati, 170 i dispersi




Una nuova strage in mare. Già venti i cadaveri recuperati: questo il primo bilancio ufficiale fornito dalla Guardia costiera di Tripoli. Ma si cercano altre decine di vittime. Tra i corpi già ripescati quello di un bimbo che indossava un giubbotto salvagente e un neonato di 18 mesi. Altre vittime, insomma, tra i migranti in fuga dal nord Africa dopo l'ultimo naufragio avvenuto davanti al litorale di Guarabouli, a circa 60 chilometri a est di tripoli, dove in mare furono ritrovati i resti del barcone in legno. Tra i primi a dare la notizia delle nuova strage la tv satellitare al-Jazeera.

170 dispersi - Secondo quanto si è appreso, il naufragio è avvenuto nella serata di venerdì 22 agosto, ma soltanto in questi ultimi minuti si è delineata l'entità della sciagura. A bordo del barcone, infatti, si trovavano circa 200 immigrati dell'Africa sub-sahariana, dei quali si sono perse le tracce al largo di Tripoli. Ad ora, risultano circa 170 dispersi. Le vittime recuperate, in maggioranza, sono eritrei e somali. Nel frattempo, salgono a 1.373 gli immigrati recuperati nelle ultime ore dalla Marina militare nel Canale di Sicilia nei diversi salvataggi portati a termine nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum.

sabato 23 agosto 2014

Beccati su strada dall'autovelox? Ecco quando la multa è nulla

Autovelox: ecco quando la multa è nulla




Non sempre bisogna pagare. La multa per eccesso di velocità, accertato con l'ausilio dell'autovelox, è nulla se il segnale del limite di velocità non viene ripetuto dopo l'incrocio. A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione (ordinanza n.11018/14 del 20 maggio 2014) ribadendo il principio secondo cui, quando viene imposto un limite di velocità che abbassa quello previsto per il tipo di strada, deve essere ribadito con un segnale apposito dopo ogni incrocio, altrimenti diventa inefficace. Quindi, se un guidatore trova prima un limite di velocità, poi attraversa un incrocio e infine incappa in un autovelox, non potrà essere sanzionato. Un altro di quei casi nel quale il ricorso contro una multa è virtualmente sempre vincente. 

Il verdetto - La Cassazione si è pronunciata dopo aver esaminato un caso di un automobilista calabrese a cui era stato contestato un eccesso di velocità, accertato con l'autovelox. La Corte ha accolto il suo ricorso, sentenziando che "Va infatti ritenuto che la mancanza della ripetizione del segnale poteva indurre il conducente a credere che la riduzione del limite di velocità disposta prima dell'intersezione fosse venuta meno, giacché il coordinamento tra l'art. 119 e l'art. 104 del Regolamento è da formulare nel senso che il limite di velocità imposto da un segnale cessi, per effetto del segnale di fine del limite, solo se ci si trova in presenza di un tratto di strada continuo".

Gola profonda del Pd frega Renzi: "Aumenterà le tasse, ecco come"

La soffiata dal Pd: "Così il governo Renzi aumenterà le tasse"




Dopo gli annunci e le smentite su taglia alle pensioni, manovre d'autunno e nuove tasse in arrivo, il premier Matteo Renzi e il sottosegretario Graziano Delrio hanno assicurato che le tasche degli italiani non saranno toccate. Almeno direttamente. A quanto pare il governo sta studiano un piano per aumentare la pressione fiscale in modo indiretto scaricando le responsabilità sugli enti locali. Al Nazareno in tanti sostengono questa tesi e una gola profonda del Pd vicina che ad Affaritaliani racconta quali saranno le prossime mosse del governo.

Le mosse - La prima riguarda la riduzione delle detrazioni fiscali. Nel 2011 erano stati censiti 264 miliardi di euro, ora, con un intervento mirato e non lineare, si punta a recuperare qualche miliardi, quattro o cinque. C'è di tutto in questa voce, dall'Iva agevolata ai bonus per i figli a carico. Il ministero dell'Economia sceglierà, d'intesa con Palazzo Chigi, dove operare il blitz. Il secondo punto, quello più preoccupante riguarda la Tasi. Nel 2015 scatta il "liberi tutti" per i Comuni e quindi non ci saranno più tetti né sulla prima né sulla seconda casa. Ed è probabile che una delle misure di Renzi in autunno sia un'ulteriore riduzione dei trasferimenti agli enti locali, che, di conseguenza, aumenteranno l'imposta sugli immobili per recuperare quegli introiti che non arriveranno più da Roma. Dunque i comuni avranno mano libera per rincarare le imposte sulla casa. Una soluzione che va bene al governo ma che svuoterà ancora una volta le tasche degli italiani. 

Agli immigrati non piace il resort: "Portateci a Napoli" accontentati a spese nostre...

Agli immigrati non piace il resort: "Portateci a Napoli". E vengono accontentati

di Antonio Amorosi 


L’Italia come un albergo di lusso? Anche di più, ma non per tutti. Solo per immigrati. Dopo due giorni di proteste perché la collocazione del resort offerto dallo Stato italiano è stata ritenuta troppo lontana dalle grandi città, tornano a Napoli i 47 immigrati giunti a Cagliari lunedì scorso. Erano stati trasferiti in un posto incantevole, il Janas Village Hotel Restaurant di Sadali, al confine tra le province di Cagliari e Nuoro. Hotel con piscina, aria condizionata e tv satellitare in camera, menù a base di prodotti biologici, costo al pubblico 65 euro a notte, 35 per i profughi (pagati dallo Stato). Ma non andava bene.

I 47 provenienti da Nigeria, Mali, Costa d’Avorio e Senegal, sono sbarcati in Italia assieme ad altri 73 con vari mezzi di fortuna tra marzo e giugno scorso (chi in barca, recuperato dai mezzi di Mare Nostrum, chi in treno). Inizialmente accolti in alcune strutture napoletane, intorno al 18 agosto sono stati trasferiti in Sardegna, vista la disponibilità logistica dell’isola a direzionarli nelle strutture provinciali. E così è stato: 47 a Nuoro, 47 ad Oristano, 21 a Sassari e 5 a Cagliari. Per il vitto, l’alloggio e i vari altri benefit il costo per la collettività è di circa 35 euro al giorno per immigrato. Ma i 47 arrivati all’Hotel Janas di Sadali, resisi conto di trovarsi in un paese non così vicino alla città - «qui siamo troppo isolati» - si sono prima barricati sul pullman noleggiato per trasportarli, poi una volta convinti ad uscire hanno protestato per strada, sdraiandosi davanti alle automobili dei cittadini e rifiutandosi di accettare la cena preparata per loro dai ristoratori. Costruita una sorta di barricata con bidoni e cassonetti della spazzatura, hanno isolato un capitano dei carabinieri, tre poliziotti e due operatori della Scientifica di Nuoro, inscenando una protesta e restando tutta la notte all’esterno della struttura.

Forti della richiesta di status di rifugiati politici - ci fanno sapere dalle questure di Sassari, Oristano e Nuoro - dopo una lunga trattativa con le forze dell’ordine, 21 immigrati hanno accettato di entrare in albergo a Sadali e cenare, mentre altri 26 hanno ottenuto di essere imbarcati per Napoli, pur continuando con la protesta, sia pur più lieve. I 26 hanno alla fine acconsentito a una tregua accettando di trascorrere la notte in un albergo, “Il Platano” di Ottana, altra località incantevole. Di lì a poco è arrivata la decisione del ministero dell’Interno di accettare il diktat dei 47 e, come detto, di riportarli a Napoli. Nel pomeriggio di ieri è stato dunque organizzato un pullman per condurli fino all’aeroporto cagliaritano di Elmas, e da lì un volo Meridiana per farli sbarcare nel capoluogo campano. Il costo dell’imprevisto non sembra per il momento quantificabile. E anche le nostre richieste di chiarimenti formali inviate al Viminale non hanno trovano risposta.

Romina Mura, sindaco di Sadali e anche deputata del Pd, ha dichiarato al quotidiano Unione Sarda: «Sono persone libere, non possono essere trattenute in un posto in cui non vogliono stare». Infatti, ci confermano dalle questure, «chi richiede lo status di rifugiato politico non è in alcun modo trattenibile dalla polizia italiana, formalmente è libero di andare dove vuole». Questo, quindi, in virtù di una richiesta di parte che non attesta alcunché, ma che viene verificata con tempi non certo celeri. Peraltro, se sono «persone libere», non si vede perché debbano spostarsi a lor piacimento a spese della collettività. Ma tant’è.

Nel marzo scorso la presidente della Camera Laura Boldrini disse: «Non possiamo, senza un’insopportabile contraddizione, offrire servizi di lusso ai turisti e poi trattare in modo a volte inaccettabile i migranti che giungono in Italia dalle parti meno fortunate del mondo, spesso in condizioni disperate». Giusto: mancava lo champagne!

Livorno, caos a 5 Stelle: a due mesi dalle elezioni non c'è la giunta

Livorno, caos a 5 Stelle: a due mesi dalle elezioni non c'è la giunta




Non c'è pace per Filippo Nogarin, il sindaco pentastellato di Livorno. Dopo il guaio per lo striscione anti-Israele di qualche tempo fa, si ritrova con una nuova gatta da pelare. Lo scorso 8 giugno infatti, alle elezioni comunali, dopo anni di onorato servizio, la sinistra, di casa in città, ha abdicato proprio in favore del 5 stelle Nogarin, eletto sindaco al secondo turno. A due mesi dalle elezioni, però, non c'è ancora la giunta.

Le nomine - A poche ore dalla scelta di Simona Corradini come assessore alla Mobilità gli attivisti 5 Stelle inviano a Nogarin una richiesta di sostituzione, spiegando che la Corradini si era presentata alle elezioni nelle liste di un altro movimento e ciò va contro alle regole e ai valori del partito. Stessa sorte per almeno tre casi: a metà luglio arrivano in comune altre due richieste di sostituzione, nei confronti di Serafino Fasulo (Cultura) e Giovanni Giordani (Ambiente): anche qui, i due si erano già candidati a precedenti elezioni amministrative con partiti diversi dal M5S. Paradossalmente non s'era mai vista tanta burocrazia dal partito che maggiormente la vorrebbe levare. 

In vacanza - Polemiche pure sul procedimento con cui sembrano essere state prese alcune decisioni relative alle suddette nomine: sono state comunicate infatti martedì 19 agosto, dal capogruppo M5s Francesco Bastone, col sindaco Nogarin stabilmente in vacanza. "La nomina è di mia competenza, io sono in ferie e finora non l’ho fatta" si affretta a dire il sindaco: la materia della conferma nomine era infatti di sua competenza. Pastrocchio nel pastrocchio, dalla villeggiatura in Sicilia l'eventuale rettifica arriva e non arriva, ma giudicatela voi. Un selfie,del sindaco al mare, con il seguente virgolettato: "Non esiste nessun caso assessori. Ho deciso che nomino San Vito Lo Capo (la località balneare), che mare :)"