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sabato 16 agosto 2014

TASI PER GLI AFFITTI Le città dove gli inquilini non pagano

Tasi e inquilini, ecco le città dove chi vive in affitto non paga




La Tasi non è uguale per tutti. Mentre gli italiani si godono le ferie d'agosto le scadenze fiscali cominciano a bussare alle porte di casa. Una su tutte quella della Tasi, la nuova imposta sugli immobili. A giugno c’è stato il primo appuntamento insieme all’Imu e alla Tari, la nuova tassa rifiuti. Ma si è scatenato un vero e proprio caos perché molti Comuni non hanno rispettato la scadenza di maggio per adottare e pubblicare sul sito del Dipartimento delle Finanze, le delibere con le aliquote Tasi sulla prima e sulla seconda casa. Così in extremis il Governo ha deciso che i Comuni ritardatari possono approvare le delibere entro il 10 settembre 2014 per chiedere il pagamento della prima rata il 16 ottobre. Il Parlamento infatti ha dato via libera alla conversione in legge del decreto Irpef, il DL 66/2014 che introduce una serie di novità tra cui nuove scadenze tasi. Fin qui i fatti e le scadenze. Ma le novità riguardano chi vive in affitto. 

Chi vive in affitto - Secondo le disposizioni emanate dal Parlamento in materia di Tasi, è bene ricordare che è previsto, e questa rappresenta certamente una novità rispetto al passato, che il pagamento della nuova tassa sia suddiviso tra proprietario e inquilino. A quest’ultimo, in particolare, dovrebbe toccare una quota che i Comuni possono scegliere di far variare tra il 10 e il 30% del totale. Molti Comuni, come racconta Panorama, però hanno deciso invece di abbattere la suddetta quota di pertinenza degli inquilini, lasciando il pagamento della Tasi ai soli proprietari.

Le città dove non si paga - Non è ancora chiaro se questi ultimi dovranno pagare tutta la tassa calcolata secondo le aliquote prestabilite, oppure se dovranno versare solo la quota che sarebbe stata di loro pertinenza, variabile quindi tra il 70 e il 90%. In ogni caso gli inquilini in questi Comuni non pagheranno la Tasi. Tra le prime realtà a prendere decisioni in questo senso ci sono tre grandi città come Firenze, Torino e Palermo. In tutti questi contesti si è cercato di tenere conto del fatto che spesso le famiglie in affitto subiscono già un disagio economico non indifferente dal pagamento del canone di locazione mensile e quindi si è deciso di evitare questo inutile aggravio.

venerdì 15 agosto 2014

GOVERNO CONFESSA "Gli 80 euro? Sono stati un errore..." E ora scatta la "rapina" d'autunno...

Governo, Delrio: "Gli ottanta euro sono stati un errore, ma non ci sarà un'altra manovra"




Che fosse stato un errore ne erano tutti al corrente. Solo il governo ha aspettato prima di buttare giù la maschera: gli 80 euro sono stati un fallimento. Non hanno rilanciato i consumi e probabilmente hanno aggravato la situazione delle casse dello Stato. Matteo Renzi con la mancia Irpef ha fatto il pieno alle Europee, ma adesso deve fare i conti con le coperture che in via xx settembre faticano a trovare per far diventare il bonus strutturale anche nel 2015. Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio confessa in un'intervista alla Stampa: "Pensavo che gli 80 euro avessero più effetto. Ma bisogna pensare cosa sarebbe successo se non ci fossero stati. Hanno avuto effetti se pur più mascherati". Insomma di quel bonus non resta che il sapore di una mancia elettorale per incassare voti lo scorso 25 maggio.

"Non vivacchiamo" - Delrio ormai appare sempre più lontano dalle grazie di Renzi e così affonda il colpo. Poi però smentisce dissidi col premier e le indiscrezioni che parlano delle sue imminenti dimissioni: "Dobbiamo ragionare di un arco di legislatura per arrivare al 2018 consegnando un Paese diverso - ha ribadito il sottosegretario -. Nessuno di noi è qui per vivacchiare". Infine l'ex sindaco di Reggio Emilia assicura che in autunno "non ci sarà nessuna manovra nè nuove tasse". Eppure i soldi per coprire il regalino elettorale da 80 euro da qualche parte vanno recuperati. In tanti ormai non hanno più fiducia nè nel governo nè nelle promesse (fragili e da marinaio) di Matteo Renzi. 

Marcianise (Ce): Intervista all'Assessore Biagino Tartaglione

Marcianise (Ce): Biagino Tartaglione interviene sul tema Puc, occupazione e commercio 


di Gaetano Daniele 


Biagino Tartaglione
Assessore alle Attività Produttive 

Assessore Tartaglione, il 27 maggio 2013 i marcianisani hanno premiato il centrodestra. Lei è stato eletto Assessore. Due punti del su programma, Puc e commercio. 

E' bene scuotere la maggioranza sul piano "urbanistico comunale". A mio avviso il Sindaco De Angelis, dovrebbe scuotere, come bene ha fatto fino ad oggi, la maggioranza ed il delegato all'urbanistica affinchè si dia un'accelerazione di tutti gli adempimenti che devono portare all'approvazione del preliminare e del Puc. Tale provvedimento atteso da decenni dai marcianisani darà la svolta alla ripresa dell'edilizia e con essa "all'occupazione" e al problema casa. 

Assessore Tartaglione, Centro Storico.

Inerente al Centro Storico, un'altra risposta significativa potrebbe riguardare un piano straordinario per la riqualificazione appunto del Centro Storico, attuabile anche attraverso lo strumento dell'ordinanza sindacale che potrebbe incentivare i recuperi edilizi attraverso un piano di fiscalità agevolata. 

Assessore Tartaglione, Commercio. 

Attraverso un rapido riesame del progetto relativo al Centro Commerciale naturale, bocciato in via preliminare dalla Regione, ma recuperato dopo l'intervento del Sindaco e la riunione del sottoscritto con il direttore generale della Regione Campania, sarà possibile quindi rilanciare il commercio. 

Assessore Tartaglione, Interporto di Marcianise. 

Abbiamo a Marcianise la fortuna di avere un'azienda l'ISE, che ha manifestato chiaramente la volontà di completare i lavori di realizzazione dell'interporto così come previsti dall'accordo di programma scaduto nel 2006, e non  vorrei che una città come Marcianise si lasciasse sfuggire quest'occasione che potrebbe portare ad occupare almeno 2009 persone. 

Assessore Tartaglione, in ultimo ma non ultimo il problema randagismo, cosa si sente di dire?

Il sottoscritto ha proposto all'amministrazione di creare un ambito sanitario per il problema del randagismo creando un Canile intercomunale un Museo del cane attuando una politica che porti la gente ad adottare i cani, affidando tali strutture esclusivamente ad associazioni onlus. 

giovedì 14 agosto 2014

Conduttrice Rai litiga col fidanzato e lo accoltella: arrestata. Ecco chi è..

Eleonora De Nardis, conduttrice Rai arrestata: ha accoltellato il compagno




La giornalista e conduttrice Rai Eleonora De Nardis, ex Porta a Porta, Uno Mattina Estate e inviata di Tg2 Costume e Società, è stata arrestata per aver accoltellato il compagno. La De Nardis, 38 anni, due figli, è agli arresti domiciliari con l’accusa di lesioni personali per aver ferito il compagno con un arma da taglio all’avambraccio sinistro. I fatti si sono verificati attorno all’una della scorsa notte in una abitazione del centro storico di Ostuni, nel brindisino, accanto ad un pub affollato. Il coltello è stato poi sequestrato dalla polizia nell’appartamento in cui è avvenuto il ferimento che la coppia aveva affittato nel borgo antico.

CONTE HA DETTO SI' L'annuncio: "E' lui il nuovo Ct"

Italia, Conte è il nuovo c.t. della Nazionale. Tavecchio: "Accordo raggiunto"




Alla fine ha giocato d'anticipo. Il sì di Antonio Conte è arrivato ben prima di lunedì 18 agosto. L'ex allenatore della Juventus ha dunque accettato la proposta del neo-presidente federale Tavecchio e sottoscritto un accordio biennale fino al 30 giugno 2016. L'annuncio arriva direttamente dalla Federazione: "Abbiamo raggiunto l'accordo: Conte è il nuovo c.t. azzurro". Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, annuncia attraverso l'Ansa il nome del nuovo commissario tecnico della Nazionale. Da oggi comincia l'era-Conte.

Lo sponsor - L'accordo era nell'aria da quando la Puma ha confermato in un comunicato: "Sosterremo la Figc. Il nostro obiettivo è avere successo insieme". Mancava dunque solo l'ufficialità, che è arrivata in serata. La trattativa tra Conte e l’Italia alla fine è stata risolta con l'intervento dello sponsor. La Figc infatti — per ragioni etiche e d’immagine, non solo di bilancio — non intendeva pagarlo più di Prandelli. Andrà a finire che verserà a Conte 100mila euro in meno: 1,6 milioni, col resto aggiunto dalla Puma, che evidentemente ha riconosciuto che con l'arrivo di Conte e la sua immagine vincente si moltiplica il valore mediatico della Nazionale. Il nuovo presidente federale ha trovato la formula giusta.

Le condizioni - Dopo aver accettato sin da subito le prime due condizioni dell’allenatore pugliese: più stage durante l’anno e collaborazione con i club, il nodo era soprattutto economico. Un problema che sarà risolto così: 1,9 saranno i milioni di euro a stagione pagati dalla Figc, 3 invece dallo sponsor tecnico della Nazionale (la Puma) che chiederà a Conte di diventare uomo immagine dell’azienda. Un totale di stipendio che sfiorerebbe i 5 milioni di euro lordi fino al 2016. Più in là potrebbero entrare nell’accordo anche altri sponsor della Nazionale. In via Allegri ormai manca solo la firma di Conte sul contratto. 

RETROSCENA SUL BLITZ Pace e patto sulle riforme? Balle Renzi-Draghi, ecco com'è andata

Matteo Renzi vede Mario Draghi: "Patto per le riforme". Altro che pace, su deficit e tempi restano i dubbi


di Claudio Brigliadori 


L'incontro tra Matteo Renzi e Mario Draghi porta con sé un mistero. Il premier ha deciso di andare a fare visita al presidente Bce nella sua villa nella campagna umbra atterrando in elicottero (se avesse voluto segretezza assoluta, magari sarebbe convenuta un'altra scelta) calpestando in qualche modo l'etichetta politica: due altissime istituzioni, anche se in vacanza, dovrebbero sempre preferire sedi istituzionali per incontri così delicati. Ma si sa, il premier italiano è un tipo informale. Però evidentemente ci tiene a far sapere che a Città della Pieve, "davanti a una tazzina di caffè" è andata in scena la "pace" dopo il gelo delle stoccate incrociate di qualche giorno fa. Prima Draghi a ricordare che servono le riforme altrimenti l'Italia affonda, quindi Renzi a ribattere, a più riprese, che è lui a dare gli ordini all'Europa, e non viceversa. Insomma, serviva un gesto distensivo. E il faccia a faccia con Draghi, abbinato alla cena con Giorgio Napolitano a Castel Porziano, va proprio in questa direzione. Che poi quel gesto distensivo abbia funzionato, è tutt'altro discorso.

"Il patto sulle riforme" - Il premier è uscito dal colloquio con Draghi di due ore e mezzo fondamentalmente con gli stessi dubbi della vigilia. Il "patto sulle riforme" è al solito aria fritta, stile "bisogna fare in fretta" e "sconfiggere i gufi". Nello specifico, è lo stesso staff della Bce a chiarirlo, "non è stata definita alcuna agenda economica per l'Italia". Si è discusso, semmai, di dove deve andare l'Europa. Draghi vuole per l'Ue più poteri sulle riforme strutturali dei singoli Paesi membri. Di fatto, l'esatto opposto di quanto detto dal premier italiano che però secondo Repubblica sarebbe disposto a fare sponda, non si sa per quale motivo se non, forse, perché si tratterebbe dell'unico modo per salvare la pelle, coprendosi le spalle con il sostegno di Draghi e Napolitano. Accettando i loro diktat, naturalmente.

Ecofin e Consiglio, l'agenda di Renzi - Il guaio è che Matteo vuole correre, e i prossimi sei mesi di presidenza italiana dell'Unione, saranno la sua occasione d'oro. Il prossimo 13 settembre a Milano andrà in scena l'Ecofin, presieduto dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. A dicembre ci sarà invece l'ultimo Consiglio europeo con Renzi presidente di turno. Obiettivo delle prossime settimane: convincere i partner europei, anche i più restii (Germania e paesi nordici in testa) a concedere più flessibilità (magari i dati sul Pil in calo ovunque nell'Eurozona convinceranno anche i più ferventi rigoristi). Renzi e Padoan chiederanno "incentivi" come "più tempo per l'abbattimento del debito" e più libertà di manovra senza la scure delle sanzioni. Ma soprattutto, Palazzo Chigi mira a ottenere un successo politico: l'agenda economica dell'Ue devono scriverla i singoli governi nazionali, non i burocrati di Bruxelles. Su cosa abbia risposto Draghi, naturalmente, silenzio. Il sospetto è che al di là delle scuse per i toni bruschi, non bastino sorrisi, battute e un caffè zuccherato per rivoluzionare l'Eurozona. 

AFFONDA L'EUROPA, RINGRAZIAMO ANGELA Autogol Merkel, anche la Germania non cresce più: stop Francia, tutta l'Eurozona a rischio recessione

Germania, allarme sul Pil: calo dello 0,2, incubo recessione per Angela Merkel




Lo spettro della recessione cala anche sulla Germania felix di Angela Merkel. La prima economia europea ha registrato una contrazione del Pil nel secondo trimestre a meno 0,2%, rispetto al +0.7% dei primi tre mesi del'anno. Il consensus Bloomberg era per una contrazione di solo lo 0,1 per cento. Su base annua, il Pil tedesco segna un +0,8%, dal +2,5% precedente. L'Ufficio federale di statistica ha spiegato che il dato, corretto per gli effetti di calendario, riflette una crescita delle importazioni a fronte di una diminuzione delle esportazioni. "Il saldo - si legge nel rapporto - ha avuto quindi un effetto negativo sullo sviluppo economico tedesco".

L'allarme degli investitori - La frenata dell'economia tedesca si abbina all'analogo calo trimestrale del Pil italiano, mentre la Francia ha evidenziato un'altro trimestre di crescita nulla. Riscontri che alimentano le incertezze circa il rischio di un arresto della crescita per l'intera Eurozona complice soprattutto l'effetto negativo della crisi Ucraina. Ieri l'indice Zew di agosto aveva evidenziato una forte discesa del sentiment degli investitori tedeschi. Ad agosto l'indice calcolato dall'istituto Zew, che misura le aspettative economiche in Germania, è crollato a 8,6 punti dai 27,1 punti registrati a luglio, toccando i minimi dal dicembre del 2012. Il declino, ha spiegato l'istituto, è la conseguenza delle recenti tensioni geopolitiche in Ucraina e nel Medio Oriente ed è previsto che la crescita economica in Germania sarà inferiore alle attese nel 2014.

I timori dell'Fmi - Per l'intero 2014 la Bundesbank vede il Pil tedesco salire dell'1,9%, previsione in linea con quella formulata il mese scorso dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi). L'istituto di Washington ha però rimarcato che il Paese dovrebbe fare più investimenti pubblici per stimolare la crescita e sostenere la zona euro in blocco. Secondo l'Fmi la Germania potrebbe investire fino allo 0,5 per cento del Pil annuo in più per i prossimi quattro anni senza violare le regole di bilancio. Opzione di maggiore spesa pubblica che non è vista benevolmente dalla Bundesbank.