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sabato 9 agosto 2014

Cala la fiducia nel governo. Sondaggio sui leader dei partiti

Sondaggio Ixé per Agorà: gli ultimi dati



Una mazzata dopo l'altra. Dopo i dati dell'Istat sul Pil, numeri che hanno confermato che il nostro Paese è in recessione, per Matteo Renzi arriva un altro segnale poco incoraggiante. Secondo un sondaggio Ixé per Agorà Estate (su un campione di mille maggiorenni), la fiducia degli italiani nel premier e nel suo governo ha smesso di crescere negli ultimi sette giorni passando dal 51% al 49% e,  per la prima volta da giugno, è scesa sotto il 50%. Due punti in meno anche per il governo di Renzi che passa dal 50% della scorsa settimana al 48%.

Tutti giù tranne
...In realtà a guardare i dati sulla fiducia che gli italiani accordano agli altri leader politici, la situazione non migliora neanche per i "competitor" di Renzi. Beppe Grillo, passando dal 20 al 19%, perde un punto; resta fermo Matteo Salvini (al 18%), Berlusconi è stabile al 17%, solo Alfano guadagna un punto passando dal 13 al 14%.  Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, resta inchiodato al 37%. Per quanto riguarda la riforma del Senato, contrario  invece il 25%. Molto scettici gli italiani sul bonus di 80 euro in busta paga: il 74% dei cittadini intervistati da Ixé ha detto che non ha inciso sulla capacità di spesa della loro famiglia. 

venerdì 8 agosto 2014

Volontarie italiane rapite in Siria, Selvaggia ha trovato i colpevoli: "Ecco dove dovete cercarli"

Selvaggia Lucarelli: chi ha sulla coscienza la vita delle italiane rapite


di Selvaggia Lucarelli 




D’accordo. Ha ragione Severgnini. Greta e Vanessa sono figlie dell’Italia buona. Di quell’Italia meno raccontata e più silenziosa, popolata da anime buone e ragazze di vent’anni che anziché trascorrere le vacanze a Mykonos e riempire la loro bacheca facebook di selfie in bikini, decidono di partire per l’Africa. L’India. La Palestina. O la Siria. E per aiutare chi soffre per la guerra o per la povertà, mica chi ha bevuto due bicchieri di troppo fuori da una discoteca di Ibiza. Ha ragione Severgnini quando dice che chi sui social liquida il rapimento delle due ragazze con argomenti da bar («Se la sono cercata!», «A Cesenatico non le rapivano!») è figlio dell’Italia crudele e pavida. Greta e Vanessa non erano in Siria per stupire gli amici con il loro viaggio non convenzionale. I cretini sono altri. Sono quelli che vanno in Yemen e per portare a casa il ritratto con la grande moschea sullo sfondo o per giocare a fare gli impavidi de noantri, si fanno rapire e costringono il governo a trattare con bande di malavitosi. Sono quelli che sì, in Egitto c’è la guerra civile, ma anche l’offerta volo più hotel cinque stelle più pensione completa più gioco aperitivo a 900 euro, pazienza se poi ci deve venire a riprendere l’esercito. Sono quelli che prenotano una settimana in Ucraina, poi finiscono sotto le bombe, devono tornare a casa e reclamano il rimborso perché la Farnesina aveva sconsigliato di andare in Ucraina, sì, ma non è che avesse messo uno con la scimitarra al check in per Kiev.

Greta e Vanessa non erano turiste sceme. Erano in Siria per aiutare le vittime di un conflitto. Per portare cibo e medicine, per insegnare le tecniche di pronto soccorso. Sono figlie dell’Italia buona, certo. Ma anche dell’Italia approssimativa e superficiale. Il volontariato è cosa nobile. E lo è anche e soprattutto quando riguarda associazioni minori, lontane da riflettori, testimonial patinati e lanci di uffici stampa. Oltre ad essere cosa nobile però, il volontariato è spesso cosa rischiosa e se il volontariato fai da te va bene per certe zone del mondo, per altre, come la Siria, diventa una roulette russa che non serve a nessuno. Due ragazze di vent’anni che entrano in una zona di guerra preda di disordini e violenze e in mano a jihadisti con numerosi precedenti di rapimenti di occidentali, passando il confine dalla Turchia attraverso i campi profughi, non sono più volontariato. Non sono coraggio. Sono follia. Un’associazione nata da poco tempo con progetti umanitari indipendenti e i cui fondatori sono due ragazze di vent’anni, non ha mezzi, strumenti, supporto ed esperienza per assumersi un rischio del genere. Rischiano anche i volontari supportati da associazioni umanitarie ben strutturate, che operano in condizioni di sicurezza massima, passando attraverso i confini siriani con un regolare visto, figuriamoci due ragazze giovanissime supportate, probabilmente, solo dallo slancio dei vent’anni e dall’amore per il prossimo, che a quell’età non conosce ancora prudenza e disincanto. E allora, se a vent’anni, come dice Severgnini il limite tra l’incoscienza e il coraggio è labile, mi chiedo se il terzo socio fondatore di Horryaty, Roberto Andervill che di anni ne ha parecchi di più, non dovesse, a quelle ragazze, un po’ di quella prudenza che l’età dovrebbe regalare. Leggo le sue dichiarazioni e rimango perplessa. «Non saranno rilasciate dichiarazioni. Tutte le informazioni sul progetto potete leggerle sulla pagina facebook. Il progetto Horryaty proseguirà non appena le ragazze torneranno». Come se Greta e Vanessa fossero cadute dagli sci e si trattasse solo di far guarire un ginocchio per rimettercele sopra. Come se non fosse lecito fare delle domande e voler sapere qualcosa di più, visto che un Paese si è mobilitato per riportarle a casa. Poi c’è Silvia Moroni, il presidente della onlus «Rose di Damasco» che sostiene il progetto e sentiva spesso le ragazze via skype. Dice che le ragazze volevano prolungare la loro missione. Mi domando se dopo il rapimento di Quirico e di altri occidentali in quelle zone non abbia pensato di esporre quelle ragazze a un rischio troppo grosso per la loro età, per la loro esperienza e per quel luogo. Ci sono altre regioni del mondo in cui lo slancio e la generosità dei vent’anni può essere utile, senza che quei vent’anni corrano rischi troppo grossi e troppo annunciati.

E allora mi spiace dire qualcosa di scomodo, ma non posso farne a meno. C’è, talvolta, una punta di esaltazione anche in chi fa del bene. C’è, talvolta, nei figli dell’Italia buona, quel fanatismo dal sapore vagamente boldriniano che fa dire «basta con gli alberghi a cinque stelle finchè ci saranno i migranti» o «vado in Siria passando per la Turchia là dove le bande armate fanno quel che vogliono di locali e occidentali». C’è un confine, è vero, tra il coraggio e l’incoscienza, come dice Severgnini. Ma c’è un confine anche tra il coraggio e il senso di onnipotenza. Ed è quello che spesso si oltrepassa quando si è troppo giovani o troppo candidamente idealisti per conoscere i propri limiti, figuriamoci quelli del mondo. Figuriamoci quelli di un Paese nel caos, come la Siria, in cui in molti hanno dimenticato anche l’altro confine, quello che la guerra, qualsiasi guerra, calpesta e cancella: il confine tra il bene e il male.

Scandalo al parlamento svizzero: manda selfie piccanti dall'ufficio

Scandalo a luci rosse al Palazzo federale di Berna: selfie hot della segretaria trasgressiva




Quale posto migliore per scattarsi selfie hot se non l'ufficio di lavoro? Ancora meglio se l'ufficio si trova nel Palazzo federale di Berna e la protagonista è una segretaria.

La vicenda bollente - Sta facendo scalpore la notizia diffusa dal quotidiano Neue Zürcher Zeitun: la sexy segretaria del Palazzo federale di Berna che pubblicava su Twitter i suoi sexy autoscatti. L'identità della donna non è stata svelata, ma si sa, il web non perdona e le foto ora sono ovunque, nonostante l'account su Twitter sia stato cancellato. A tradire la segretaria trasgressiva sono stati anche i mobili e gli oggetti dell'ufficio federale ben visibili nelle foto. La donna ha tentato di difendersi dicendo che i selfie osè scattati a Palazzo sono parte della sua vità privata. Sì, peccato però che la location non sia poi così privata. Al momento a Berna tutto tace, l'ufficio federale del personale sottolinea che per i dipendenti esiste un codice di comportamento al quale gli impiegati si dovrebbero attenere, ad esempio: "Evitare che la pubblicazione di fotografie private possa danneggiare l’immagine e la buona reputazione della Confederazione". Il punto è che la donna sui social network si definiva come una "segretaria, indecente, insaziabile e insolente", se aggiungiamo che nel tempo libero si diletterebbe con filmini porno amatoriali, l'immagine è presto denigrata.

Le reazioni - I cittadini elvetici su diversi portali online chiedono le dimissioni della giovane donna. Non è così semplice però: un esperto di diritto privato del lavoro presso l'università di San Gallo riferisce che, per la segretaria, piuttosto che il licenziamento, potrebbe essere più probabile un'ammonizione. La segretaria al momento è stata sospesa, dalla politica non si sprecano i commenti, c'è chi dice:"Probabilmente è una nuova forma di trasparenza nell’amministrazione: non si vedono più i vestiti e presto non si vedrà più nemmeno il lavoro". Quello che molti si chiedono è come sia possibile che la donna, sul posto di lavoro, trovasse tutto questo tempo per farsi autoscatti hot.

Dopo la "scomparsa" lo sfogo di Enrico Papi: "Vi dico perché non vado più in tv..."

Tv, Enrico Papi: "Ho scelto io di ritirarmi dallo schermo"




In tanti lo davano per "disperso". Ora è tornato e racconta il perché della sua fuga dalla tv. Enrico Papi, volto conosciutissimo delle reti Mediaset che al suo attivo vanta anche un Festival di Sanremo con Raffaella Carrà. Papi ha lavorato moltissimo a cavallo tra il '90 e la prima parte degli anni 2000. Programmi come “Sarabanda”, “Matricole e Meteore” o “La pupa e il secchione” sono ben presenti nella memoria di molti di noi tuttavia, dopo il format "Top One", andato in onda nella passata stagione, è scomparso dalle scene. Così lo stesso Papi spiega la sua assenza in una lettera inviata a Tv Blog .

La lettera - Papi ci ha tenuto a far presente che quella di allontanarsi dallo schermo è stata una sua libera scelta e che, insomma, la crisi d’astinenza da video è una "malattia" che non lo tocca. Il conduttore ironizza poi sull’idea diffusa che la bravura di un professionista si misuri dalla quantità di presenze in video, fa poi un azzeccato paragone con il vino. Dichiara infatti che "il rosso maturo è spesso migliore del novello ma che l’oste deve riconoscere quando perde sapore e smettere di servirlo anche se i clienti non se ne lamentano".

Al Bano e Romina: scoppia la passione. Ecco cosa hanno fatto in Spagna...

Al Bano e Romina ballano un lento in Spagna




Un lento sul palco di Girona, in Spagna, guardandosi negli occhi. E' scoppiata ancora la passione tra Al Bano e Romina? Dopo le voci tra un riavvicinamento dei due, sembra essere tornato il feeling di un tempo tra Al Bano e Romina Power che nella città spagnola si sono esibiti insieme, sorridenti e complici. Dopo la reunion a Mosca, lo scorso ottobre, per la coppia un nuovo concerto speciale durante il quale hanno riproposto i loro grandi successi, tra i quali "Felicità".

Le mani del governo sulle pensioni Prelievo e penali: ecco chi rischia il salasso...

Recessione, il governo pensa ad un prelievo sulle pensioni




Allarme rosso al governo: i dati sul Pil negativo dell'Italia e lo scenario di recessione hanno mandato in tilt palazzo Chigi e il Tesoro. Così mentre la luna di miele tra gli italiani e Renzi si appresta a tramontare, l'esecutivo studia nuove misure per recuperare i soldi che mancano all'appello nelle casse dello Stato. Padoan è stato molto chiaro: "Tagli alla spesa immediati o saltano le detrazioni fiscali". Insomma all'orizzonte potrebbe esserci un aumento delle tasse venendo meno le agevolazioni che offrono gli sgravi. Ma il governo ha progetti più ambiziosi per svuotare le tasche agli italiani. 

Le mosse - Secondo quanto racconta Panorama a palazzo Chigi si studia un piano per un prelievo diretto sulle pensioni. Sarebbero tre le mosse studiate dal governo sul fronte previdenziale. La prima secondo quanto racconta Panorama prevede un taglio agli assegni superiori ai tremila euro mensili, ricalcolando l'intera vita lavorativa in base ai contributi effettivamente versati per chi è andato in pensione col sistema retributivo. La seconda mossa prevede una maggiore flessibilità in uscita, fissando una soglia di penalizzazione. 

Riforma pensioni - Di fatto quella prevista dal piano della Madia che dopo la bocciatura da parte della Ragioneria dovrebbe rientrare in campo allargandosi a tutta la platea dei pensionati. Infine la terza mossa prevista è la riduzione delle pensioni di reversibilità e l'abolizione totale dei baby pensionamenti. 

Renzi accetta il diktat dell'Europa "Farò quello che chiede Draghi" La confessione: "Ho sbagliato..."

Governo, Matteo Renzi: "Farò quello che chiede Draghi"




"Affondo anch'io". Matteo Renzi dopo i dati impietosi sulla recessione ha perso quella spavalderia che mostrava davanti alle telecamere per convincere gli italiani. Adesso i dato lo inchiodano e ospite a In Onda cerca con affanno di difendere il suo governo. La prima risposta la dà a Drgahi che ha chiesto una cessione della sovranità da parte dell'Italia sulle riforme: "Io sono d'accordo con Draghi, ma il suo non penso che sia un affondo, altrimenti affondo anch'io". E sui i numeri in effetti il naufragio è vicino. La crescita del Pil è ferma e ha un valore negativo -2,4 per cento nel terzo trimestre. 

Veleno sulla Merkel - Così per giustificare il flop attacca la Merkel: "La Germania sulla produzione industriale cresce meno di noi, noi abbiamo registrato +9 per cento e i tedeschi +3 per cento nell'ultimo trimestre". Ma i conti non tornano. La Germania ha un Pil col segno + e dunque il paragone non regge. Poi arriva l'attacco: "Io le cose le faccio e  men frego dei gufi e degli sciacalli, perchè sulla mia strada ci sono molti sciacalli". A questo punto Renzi abbandona i numeri scomodi dell'economia e si butta sulla riforma della Pa: "I giornali non danno importanza alla riforma della Madia. La mettono dopo i fatti dell'Iraq e di Draghi. Penso che questa sia una cosa importante e che vada valorizzata". Insomma l'attacco frontale è alla stampa. La Sardoni nello studio di In Onda si difende: "Non è colpa dei giornalisti se la riforma è quella che è". La conduttrice infatti si riferisce ad una riforma quella della Madia che è totalmente una farsa avendo perso per strada le norme sul prepensionamento dei docenti e sul tetto per i medici e i professori universitari.

Gli 80 euro - Renzi incassa il colpo e cambia subito registro piazzando un pò di demagogia col solito spot sugli 80 euro: "Per la prima volta abbiamo dato invece che chiedere soldi agli italiani. Ancora è presto per giudicare se hanno avuto un effetto sui consumi. Il prossimo anno saranno strutturali e lì vedremo l'effetto che avranno".

Supercazzola tasse - Sul fronte tasse quella di Renzi è una vera e propria supercazzola alla Tognazzi. Il premier non riesce a giustificare la pressione fiscale alle stelle e così propone una tesi che è un nonsense: "Le tasse le ho abbassate. La pressione fiscale pure". Poi la sterzata: "Ehm... in realtà non è proprio così perchè il governo ha tagliato l'Irap per le imprese e aumentato la tassazione sulle rendite finanziarie, il conto va in pareggio". Ergo la pressione fiscale non è scesa nemmeno di un punto. Insomma Renzi ha le idee confuse e in tv non riesce a mascherare le falle del suo governo.

L'errore - Infine il premier chiude la sua performance poco convincente con una confessione. Finalmente ammette qualcuno dei suoi errori. E lo fa apertamente in diretta tv: "Io ho una squadra di cui sono fiero e orgoglioso. Io ho sbagliato su un paio di passaggi, non so se da segretario del Pd o da presidente del Consiglio: ad esempio sul coordinamento dei testi del dl competitività perché lì l’abbiamo gestito non benissimo". Insomma a quanto pare i dati sulla crescita negativa hanno mandato davvero in tilt il premier: adesso a quanto pare non #stapiùsereno.