Roma, idea Bianca Berlinguer: sindaco dopo la cacciata di Ignazio Marino
di Barbara Romano
#RottaMarino. È l’ultima tendenza del nuovo corso renziano. Non sono solo i romani ad essere esasperati dal loro sindaco. Anche il Pd nazionale non ne può più di Ignazio Marino. E sta architettando il cambio della guardia al Campidoglio, che avvierà subito dopo l’estate, per portarlo a compimento nel giro di pochi mesi. Non si sono mai presi il premier e il sindaco capitolino, che sono arrivati quasi agli schiaffi sul decreto Salva Roma. Con Marino che minacciava «blocco la città» e Renzi che gli intimava «abbassa i toni». Ma è l’erosione di consensi che il centrosinistra sta subendo nella base a Roma che ha indotto il Pd a scaricare Marino. Un’emorragia di voti dovuta alla cattiva amministrazione del sindaco-chirurgo, certificata da allagamenti, strade piene di buche, tangenziale chiusa per mesi, quartieri invasi dall’immondizia. È ora di cambiare volto al centrosinistra capitolino, se il Pd non vuole perderci la faccia. Questo l’imperativo nella stanza dei bottoni di Palazzo Chigi e del Nazareno.
Due i piani studiati a tavolino da Renzi. Se si va al voto in primavera, Marino sarà indotto alle dimissioni dai vertici del Pd, che prevedono un election-day a marzo in cui celebrare Politiche e Amministrative. Se il governo tiene, il sindaco di Roma verrà commissariato. A quel punto partirà il countdown per le elezioni comunali anticipate. Sono tre i papabili per il dopo-Marino. La renziana Marianna Madia, ministro della Funzione pubblica. Enrico Gasbarra, parlamentare europeo già presidente della provincia di Roma: candidatura d’apparato. E Bianca Berlinguer, direttore del Tg3: la vera novità della campagna elettorale del Pd su Roma, che di fatto sta per iniziare. In pole position ora c’è lei.
Ma gli avversari non se ne stanno certo con le mani in mano. Anche il centrodestra, che fiuta il clima da “ultimi giorni di Marino”, ricomincia ad accarezzare l’idea delle primarie, tanto invocate, ma mai celebrate nell’ex Pdl (ad eccezione di Frosinone e Como). Tra i nomi più gettonati, c’è sempre quello di Giorgia Meloni, che rinunciò a scendere in campo contro Marino, ma che stavolta potrebbe lanciarsi alla conquista di Roma. Anche se molti nel centrodestra sono convinti che la leader dei Fdi abbia ben altre ambizioni. E voglia candidarsi sì alle primarie, ma quelle per la premiership. Per questo i riflettori sono tutti puntati su Alfio Marchini, che gode del gradimento trasversale di Ncd e Fi e piace molto anche a Berlusconi, il quale preferisce puntare su un outsider, tanto più se la sfidante dovesse essere la Berlinguer. Marchini potrebbe guidare un listone appoggiato da Fi, Ncd e Fdi, sulla falsariga di quel «grande movimento civico» sostenuto con forza dal senatore Andrea Augello per «rilanciare il centrodestra».
Tira aria di cambiamento a Roma, anche nella comunità ebraica, che è una delle più antiche della Città eterna. Ad aprile si voterà per il rinnovo della presidenza e si stanno già muovendo le acque. Fervono le trattative, le riunioni e i contatti riservati anche con le istituzioni capitoline per individuare il successore di Riccardo Pacifici, che non si può ricandidare perché è già al secondo mandato. Tra i papabili c’è Roberto Coen, avvocato, grande conoscitore degli ingranaggi della comunità ebraica, essendone stato vicepresidente. Ma in questo momento in cui si punta sulla donne, circolano per la prima volta anche nomi femminili, come quello di Livia Ottolenghi, libera professionista ed ex consigliera della comunità, e di Ester Mieli, ex portavoce di Pacifici. Mamma di due figli e giornalista, oltre a conoscere bene le dinamiche del mondo ebraico romano, la Mieli ha curato la comunicazione di politici di centrodestra e di centrosinistra e, a 38 anni, è la più giovane candidata alla presidenza.