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venerdì 6 giugno 2014

Clamoroso: il primo bacio di Alena dopo Buffon. Il fortunato si chiama...

La Seredova paparazzata con un uomo misterioso



La telenovela Buffon-Seredova non conosce pause, anche ora che i due si sono separati. Dopo il gossip-bomba della passione tra il portiere della Juve e della Nazionale e la giornalista sportiva Ilaria D'Amico, ora è la modella ceca a prendersi la scena. Lo scorso 28 maggio, infatti, "Novella 2000" ha paparazzato la Seredova alla festa del ristorante "Le petit bistrot" di Milano. Una cena durante la quale Alena si è intrattenuta con gli amici Alessia Marcuzzi, Manuela Arcuri e Bobo Vieri. All'uscita, è stata raggiunta da un uomo misterioso che l'ha accompagnata alla macchina, un lussuoso Suv Audi Q7. Lei è salita al posto di guida, con lui che sul marciapiede le accarezzava il viso prima di scoccarle un appassionato bacio sulla bocca. Buffon oggi partirà per il Brasile, in vista dei Mondiali di calcio. E la Seredova sembra davvero volerselo mettere alle spalle.

Clamoroso da Giulia Innocenzi, Travaglio sul banco degli imputati Due "biondine" lo demoliscono: "Manettaro, piantala". E lui sbrocca

Marco Travaglio, scontro con Elisa ad AnnoUno




Siamo nello studio di AnnoUno, il programma di Giulia Innocenzi. Ospite d'onore è Marco Travaglio, che si produce nella sua consueta filippica manettara. Lo spunto, come ovvio, arriva dalla scandalo Mose: sul Fatto Quotidiano si è spinto ad affermare che la presunzione di innocenza è ridicola. Una presa di posizione che non è piaciuta ad Elisa, una delle ragazze protagoniste della puntata di AnnoUno. "Ma la smetta di attaccare tutti, di dire che rubano sempre tutti. Se in questo paese vince Beppe Grillo io vado all'estero, ma lei che cosa fa? Di che cosa scrive?". Marco Manetta, come sempre quando viene punto, perde le staffe: "Ti piace che rubino? Ti piace che rubino i tuoi soldi?". Elisa ribatte: "Glielo dico come direbbe Sgarbi: presunzione di innocenza, presunzione di innocenza, presunzione di innocenza". Marco Manetta si contorce, e sbotta: "Per favore, ma per favore. La presunzione d'innocenza - ribadisce - è un inutile gargarismo. Se vuoi dopo te lo spiego cosa intendo, magari capisci il labiale". Poi però prende parola Silvia, un'altra delle ragazze, e continua nel solco di Elisa: continua a demolire Travaglio per la sua clamorosa inclinazione manettara. Il vicedirettore è all'angolo. E in parallelo anche su Twitter si scatena il dibattito con una pioggia di cinguetti: "#Travaglio strapazzato da due biondine", scrive Nicola di Maio. "Voglio sposare la biondina che, limpida e divertita, ridicolizza Travaglio. Non che ci voglia molto, però è sempre un piacere", rincara Massimiliano Mannino. Infine, giusto per pescare un tris di commenti dal mazzo ecco Terry: "Lo stanno distruggendo le ragazze...Travaglio hai stancato". Nello studio di AnnoUno, insomma, si viene a creare una situazione paradossale. Nel regno di Michele Santoro e di Giulia Innocenzi, sul banco degli imputati, assediato dalla giuria popolare, ci finisce proprio lui, ci finisce proprio Marco Travaglio.

giovedì 5 giugno 2014

Bonev, la Procura di Roma oscura il blog

Bonev, la Procura di Roma oscura il blog



La Procura di Roma ha disposto l'oscuramento del blog di Michelle Bonev. C'è il pericolo che diffami Francesca Pascale. L'attrice, intervistata da Michele Santoro durante la trasmissione Servizio Pubblico, raccontò moltissimi dettagli sulla vita privata dell'ex premier e della sua fidanzata. Il Fatto Quotidiano scrive: "Per il pm Eugenio Albamonte, il blog è nato con l'intento persecutorio nei confronti della Pascale, quindi va oscurato". Subito dopo l'intervista nell'arena del teletribuno, la Pascale presentò una denuncia per stalking e per diffamazione e la Procura di Roma aprì un fascicolo proprio perché la Bonev si era lanciata in una serie di accuse e veleni contro di lei. 

La pubblicazione dell'interrogatorio - Nel frattempo il pm ha deciso di oscurare il blog anche perché la Bonev ha pubblicato integralmente il verbale del suo interrogatorio in cui di fatto confermava quanto detto davanti alle telecamere di Servizio Publbico. Una serie di affermazioni contro la coppia e diverse insinuazioni sul rapporto esistente tra i due. La polizia giudiziaria - secondo quanto scrive il Fatto - ha sequestrato il dominio internazionale lasciando visibile quello italiano e così la Bonev ha invitato tutti a leggere e a condividere il più possibile i contenuti del suo blog che restavano visibili a tutti. "Vi chiedo di diffondere questo messaggio...non sono stata né processata, né condannata...E questo solo per aver detto la verità....", scriveva la Bonev che  è indagata per diffamazione. 

La Rapina - Rai, in arrivo il maxi-canone per ripagare i taglietti di Renzi

Rai, canone choc per ripagare i tagli da 150 milioni


di Enrico Paoli



Prima di tutto le certezze: la commissione Bilancio e Finanze del Senato ha dato il via libera al taglio da 150 milioni di euro per la Rai. Lo stesso organo parlamentare ha approvato anche gli emendamenti che salvano le sedi regionali e prevedono la possibilità di vendere quote Rai Way e la cessione di Rai World, quale modesto premio di consolazione. E ora che succede alla Rai e dentro la Tv pubblica? Molto, stando alle voci che corrono, sia dentro che fuori l’azienda dove si parla di «riduzione dei costi» e «rimodulazione del canone», passando per la «gestione della pubblicità». Partendo dall’interno della Rai, il tema dominante sarebbe il «taglio drastico» alle produzioni con conseguente riduzione del «personale in esubero». E laddove i programmi vengono realizzati all’esterno significa sostanziosa «riduzione degli appalti». Insomma, «potatura» dei rami secchi e chiusura delle mammelle alle quali sono «attaccate» le case di produzione che lavorano per la tv pubblica.

All’esterno di viale Mazzini, sponda governo, il titolo sul quale lavorano tutti gli uomini del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è canone e pubblicità, a cui si lega il sottotitolo del rinnovo della concessione che scade nel 2016. Ma già per la fine del 2014 il premier immagina (e per questo avrebbe allestito una commissione informale di saggi che lavora con il sottosegretario Antonello Giacomelli) un riassetto complessivo del servizio pubblico: in agenda la riforma del canone e il rinnovo anticipato della concessione, in modo da chiudere il fronte e mettere al sicuro il risultato. Il canone, sulla scorta di quanto vanno facendo le tv pubbliche dei maggiori paesi europei, deve servire a finanziare due reti di servizio pubblico puro. Una terza rete, invece, si finanzierà con la pubblicità, elevando l’attuale limite di concentrazione pubblicitaria riservata alla Rai dal 12% al 18% di ogni ora. Sempre che questa terza rete della Rai non venga ceduta. Voci di corridoio parlano di una lunga chiacchierata fra Renzi e Carlo De Benedetti, presidente del gruppo editoriale L’Espresso, incentrata sulla possibile cessione di Rai Due. All’Ingegnere farebbe molto comodo, volendo competere con La7 di Urbano Cairo. L’avviso ai naviganti lanciato dal renzianissimo Luigi De Siervo, presidente dell’Adrai (l’associazione dei dirigenti della Rai) tramite il quotidiano romano Il Messaggero - «Ormai 3 reti sono troppe» - viene letto in questo senso.

Nel frattempo c’è il nodo della tassa più odiata dagli italiani, con la quale Renzi vuol girare il nuovo spot del governo. La riforma del canone immaginata dall’esecutivo, che potrebbe essere presentata ad ottobre, prevede un importo variabile, collegato alla capacità di spesa delle famiglie. La tassa diventerebbe così progressiva. E chi nasconde i redditi al fisco ne sarebbe praticamente esentato. Non solo. Ogni anno lo Stato garantirà un assegno alla sua televisione, un contributo diretto alle attività di servizio pubblico come quello che si è imposto in Europa. In Francia i canali statali non trasmettono spot dalle ore 20 alle 6 del mattino e dovranno tagliarli del tutto dal gennaio 2016. Come compensazione lo Stato assicura un suo assegno, finanziato da un tassa sulle imprese che fanno pubblicità in tv e da una seconda tassa. Insomma, tre canoni e un maggior impegno da parte delle imprese.

Altro che manovra equa e solidale, come vorrebbe far credere Palazzo Chigi. Basterà tutto ciò a rimettere in sesto la Rai e soddisfare gli italiani? Difficile dirlo, trattandosi di ipotesi.

Sullo sfondo, non certo a far contorno, resta la questione di Rai Way. La posizione drastica di Renzi è chiara: dovete tagliare 150 milioni («quelli che mi sono presi»), oppure vendere i trasmettitori che valgono 170 milioni. I contrari, anche i ben disposti alla spending review, contestano il pessimo affare: se si attendesse una valutazione di Rai Way in vista di una sua collocazione in Borsa, i ricavi come minimo decuplicherebbero. E dire che lo stesso piano di Renzi era stato presentato, a suo tempo, dall’ex Dg della Rai Mauro Masi.

Allora il numero uno di viale Mazzini venne attaccato da tutti, mentre Renzi viene corteggiato da tutti.





Venezia - Tangenti e corruzione per il Mose: Manette al sindaco Pd, 35 arresti

Venezia, tangenti per il Mose: 35 in manette, anche il sindaco Orsoni. Richiesta d'arresto per Galan




Trentacinque arresti, un centinaio di indagati nell'inchiesta avviata dalla Procura di Venezia sulle presunte tangenti pagate per gli appalti del Mose, il sistema di dighe mobili per la salvaguardia di Venezia. Tra gli arrestati dalle Fiamme Gialle, con le accuse di corruzione, concussione e riciclaggio, nomi eccellenti come l'assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, il consigliere regionale Pd Giampietro Marchese, il presidente del Coveco, cooperativa impegnata nel progetto Mose, Franco Morbiolo, il generale in pensione Emilio Spaziante, e l'amministratore della Palladio Finanziaria spa Roberto Meneguzzo. C'è inoltre una richiesta di arresto anche per il senatore di Forza Italia Giancarlo Galan, ex presidente della Regione Veneto. Le accuse sono di corruzione, concussione, riciclaggio. L'indagine della Finanza era partita tre anni fa, lo scorso anno c'era stato l'arresto di Piergiorgio Baita, ai vertici della Mantovani, società padovana colosso nel campo delle costruzioni. Dopo qualche mese l'arresto di Giovanni Mazzacurati, l'ingegnere "padre" del Mose. Ora la catena di arresti che segna lo sviluppo di una Tangentopoli veneta. Una richiesta di arresto, come detto, è stata formulata per il senatore di Foza Italia Galan, coinvolto per il periodo in cui è stato presidente della Regione Veneto. Gli atti dovranno essere trasmessi al Senato. Secondo le carte degli inquirenti, Galan avrebbe ricevuto 200mila euro da Baita per accelerare le procedure di approvazione di project financing di Adria infrastrutture. Si sarebbe fatto inoltre ristrutturare la villa di Cinto Euganeo attraverso lo stesso gruppo Mantovani. 

Gli arresti eccellenti del 2013 - Partita tre anni fa, l'indagine della GdF è guidata da un pool di pm della procura di Venezia composta da Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonini. Già l'anno scorso erano arrivati i primi arresti eccellenti: a finire in manette, appunto, Baita e Mazzacurati, che si era da poco dimesso dai vertici del Consorzio Venezia Nuova. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, in particolare, Baita, fermato il 28 febbraio 2013, assieme a Nicolò Buson, che lavorava sempre alla Mantovani, a Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria di Galan, e a William Colombelli, broker attivo a San Marino, avrebbero creato, attraverso un giro di fatture false, fondi neri indirizzati poi su conti esteri, che sarebbero serviti, almeno in parte, per finanziare politici e partiti, di ogni schieramento, durante le campagne elettorali. Lo scorso dicembre i quattro imputati hanno scelto di patteggiare e sono stati chiamati a risarcire complessivamente 400mila euro, mentre le pene sono andate dall'anno e 10 mesi di Baita e l'anno e 2 mesi di Buson. Per Mazzacurati, arrestato lo scorso luglio, l'accusa fu di turbativa d'asta in relazione ad un presunto appalto "pilotato" del 2011 per lavori portuali a Venezia ma per il pm Tonini l'ex presidente di Cv era "il grande burattinaio", con un ruolo di primo piano "nell'attività collusiva che porterà al turbamento delle gare...", scrive il magistrato nella richiesta di misura cautelare: per tacitare pericolosi malumori da parte dell'imprenditoria veneta "minore" in ordine al "monopolio" delle cosiddette Grandi Imprese nell'esecuzione dell'opera Mose, "interviene direttamente, con disposizioni d'imperio, per creare un accordo spartitorio".

L'indiscrezione: Floris dalla Rai a Mediaset

L'indiscrezione: Floris dalla Rai a Mediaset



Lo share in calo, gli ospiti che si parlano addosso e quel rapporto difficile con Matteo Renzi e la maggioranza di governo, dalla quale si sentirebbe "tradito" dopo tanti anni di tv schierata contro il centrodestra. Ragioni che potrebbero portare alla più clamorosa mossa del mercato televisivo della prossima estate: il passaggio di Giovanni Floris, in arte "Giova", dalla Rai a Mediaset. Cioè alla corte di Berlusconi, il politico che più di tutti è stato oggetto degli strali del conduttore di Ballarò. Scrive Il Fatto quotidiano che Mediaset gli avrebbe di recente fatto una proposta concreta e ghiotta. Il "Biscione" si sarebbe mosso dopo aver saputo che la proposta di nuovo contratto per Ballarò non soddisferebbe Floris dal punto di vista economico. Non solo, nella sua proposta Mediaset avrebbe anche tenuto conto dell’esigenza del giornalista e conduttore di non essere targato per un solo prodotto. Un’insofferenza legata alle perplessità di Floris sull’apparente impossibilità di lavorare su altre reti di Viale Mazzini che non siano Rai 3. Floris, infatti, vorrebbe “andare oltre Ballarò perché s’intravede invecchiato e deprezzato dopo l’ennesima edizione e dopo la replica di un circolo di ospiti che potrebbe formare una compagnia teatrale" scrive Il Fatto. La puntata di Ballarò trasmessa ieri sera, ha ottenuto il secondo posto nella graduatoria del ascolti del prime time, con 11,46% di share e 2.914.000 telespettatori.

mercoledì 4 giugno 2014

Ultim'ora - Marò: "Basta! Abbandoniamo la divisa e apriamo una pizzeria a New Delhi"

Ultim'ora - Marò: "Basta! Abbandoniamo la divisa e apriamo una pizzeria a New Delhi"

di Ilenia Tripidosi
Corrispondente Estero 



Ultim’ora: Questa mattina, intorno alle ore 9:30 (ore locali), i marò hanno convocato una conferenza stampa nella quale hanno voluto diffondere pubblicamente la loro decisione riguardante il caso che li trattiene in India.

Hanno dichiarato:
“Considerato che lo Stato Italiano ci ha praticamente abbandonati e la nostra detenzione in India è diventata insopportabile sia per noi che per le nostre famiglie, abbiamo deciso di comune accordo di aprire in società una Pizzeria-Trattoria proprio qui a Nuova Delhi, dando le dimissioni dalla Marina Militare.

In questo modo, otterremmo la cittadinanza Indiana, che gia ci è stata garantita dalle autorità locali, a patto che la nostra attività imprenditoriale sia condotta a norma delle leggi locali e le specialità che forniremo agli avventori siano tipicamente Italiane e di ottima qualità. Per esempio, la pizza non potrà contenere mozzarella di Bufala in quanto illegale in India.”

Grazie a questo escamotage, abbandonando la divisa e ottenendo tutte le licenze necessarie per la ristorazione e la somministrazione di alimenti e bevande, il contenzioso giuridico nei nostri confronti andrà a decadere e sarà di competenza esclusiva del Governo Renzi che dovrà rispondere al tribunale Indiano come istituzione responsabile.