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giovedì 8 maggio 2014

Renzi traballa

Renzi traballa

di Alessandro Sallusti 



Giornata ad alto rischio, Forza Italia salva il governo sulla riforma del Senato. Ma il Pd pugnala il premier alle spalle sulle coperture per il bonus di 80 euro


Matteo Renzi ieri ha rischiato di crollare alla prima curva delle riforme. In una giornata ad alto rischio per il governo, tra le coltellate alle spalle della sua stessa maggioranza (compresi alcuni esponenti del Pd) e l'altolà di Forza Italia, il premier ha barcollato non poco. E alla fine è stata proprio Forza Italia a salvarlo in extremis sulla riforma del Senato, a dimostrazione che senza un patto con Berlusconi sul futuro del Paese, Renzi va poco lontano. Non tira una bella aria dalle parti di Palazzo Chigi, come più volte avevamo detto, questo governo si deve guardare dai nemici interni. È il classico stile della sinistra, capace di distruggere i suoi leader per odi fratricidi e per alleanze come quella con Alfano e altri, tipo i Popolari di Mauro che ieri hanno cercato di sabotare il governo.

In questo scenario, ieri Silvio Berlusconi ha rilanciato l'ipotesi dell'investitura della figlia Marina per la sua successione. Segno che i tempi stringono. Se si vuole è proprio un segnale che Renzi cadrà prima del tempo, per mano di un alleato o addirittura del Pd. La scelta dinastica appare come l'unica percorribile. Staffette del genere sono avvenute con successo in democrazie moderne ed evolute, dall'America alla Francia. Marina Berlusconi è donna autorevole e imprenditrice capace. Oltre che il sangue, ha lo stesso spirito del padre, con il quale ha condiviso nell'ombra, ma metro per metro, ascese e cadute di questi vent'anni. E in più conosce bene gli equilibri e le follie del magico mondo di Forza Italia.

Lasciando da parte Alfano e la sua follia egocentrica e autodistruttiva, Marina Berlusconi è forse l'unica possibilità per riunire il centrodestra sotto un unico tetto. Di incazzati, più che di moderati, per come lo Stato continua a trattare i cittadini da sudditi. Su tasse e oppressione burocratica neppure Renzi è riuscito a invertire la rotta. Tantomeno potrebbe riuscirci Grillo che proprio ieri ha gettato la maschera: «Il comunismo è bello, l'hanno solo applicato male. Il capitalismo è il cancro della società», ha detto il comico nel suo ultimo comizio. Ecco svelato cosa accadrebbe ai liberali se per sciagurata ipotesi dovesse imporsi il nazi-comunismo dei Cinquestelle: saremmo nelle mani di un pazzo passato da testimonial pubblicitario di una multinazionale dello yogurt a nuovo interprete di Marx e Lenin (anticamere di Stalin). Farà anche ridere, ma purtroppo è così. Tra un ostaggio dei comunisti (Renzi) e un fanatico comunista (Grillo), tutta la vita Berlusconi, Silvio o Marina che sia.

mercoledì 7 maggio 2014

Esclusivo - Marina Berlusconi leader di Forza Italia. Ecco il piano

Esclusivo - Marina Berlusconi leader di Forza Italia. Ecco il piano 


di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


Non si tratta di una semplice indiscrezione. Non è nemmeno un rumor di Palazzo. E' un fatto. Secondo quanto Affaritaliani.it è in grado di rivelare, da fonti più che certe, c'è già il piano per portare Marina Berlusconi, la figlia primogenita dell'ex Cavaliere, alla guida di Forza Italia e del Centrodestra. Non solo. Sarà lei la candidata alla presidenza del Consiglio quando ci saranno le prossime elezioni politiche. Berlusconi in questi giorni sta facendo trapelare questa eventualità e anche la diretta interessata non lo ha escluso. Fonti vicinissime all'ex premier e storicamente al fianco del leader azzurro spiegano che "in campagna elettorale per le Europee, con il presidente impegnato a recuperare, non si può certo dare l'annuncio". Ma "si sta preparando piano piano il terreno e l'opinione pubblica per arrivare quando verrà il momento all'ufficializzazione".

La numero uno di Fininvest e Mondadori è pronta a scendere in campo e a prendere l'eredità politica del padre. La decisione è presa. E c'è già l'ok di massima sia di Silvio, entusiasta, sia di Marina, convinta anche dal fratello Piersilvio. Il dado è tratto. Vanno a questo punto soltanto studiati bene i tempi della svolta politica. Dipende quanto durerà il governo Renzi e quando il Paese tornerà alle urne per le elezioni politiche. Insomma, non è una cosa immediata, ma la decisione è stata presa. Con Marina leader e candidata a Palazzo Chigi non solo Berlusconi spera di sottrarre a Renzi la palma del rinnovamento, ma conta anche di recuperare molti voti finiti ai grillini e spera di riuscire a mettere in piedi una coalizione di Centrodestra sul modello Casa delle Libertà: Forza Italia perno, i centristi di Alfano e Casini, la Lega di Salvini e Fratelli d'Italia - An della Meloni. Qualora non ci  fosse possibilità, la figlia primogenita è pronta anche a correre da sola sfidando il segretario del Pd. Scenari futuri, vero, ma ad Arcore si stanno mettendo a punto i dettagli di un piano e di un progetto che c'è già.

SILURO CONTRO LA BOCCASSINI "Indagò su Ruby, ma non poteva" Così una toga affonda Ilda la rossa

Ruby, il pg di Milano: "Ilda Boccassini non aveva la titolarità dell'indagine"




Un siluro sganciato da un collega contro Ilda Boccassini, la pm anti-Cav che "non aveva la titolarità" per interrogare Piero Ostuni (all'epoca capo di gabinetto della questura di Milano) e Giorgia Iafrate (la funzionaria di polizia che affidò Ruby a Nicole Minetti). Secondo quanto affermato dal pg di Milano, Manlio Minale, la Boccassini "non aveva la titolarità" dell'inchiesta che ha portato alla condanna in primo grado di Silvio Berlusconi. Le parole di Minale sono relative allo scorso 14 aprile, quando parlò in audizione al Csm, davanti alla prima e alla settima commissione che avevano avviato un'indagine a seguito dell'esposto presentato dall'aggiunto Alfredo Robledo su presunte irregolarità commesse dalla procura di Milano. Minale, in relazione al fatto che il pm Sangermano, titolare del fascicolo Ruby, passò dal pool guidato dall'aggiunto Nobili a quello delle Boccassini, afferma: "I magistrati sostituti trascinano i procedimenti, ma se sono di materia specializzata devono riferire al loro che è addirittura il procuratore aggiunto di riferimento che mette il visto".

Le presunte pressioni - Dunque, la Boccassini, poiché non c'era "stata un'assegnazione diretta fino al provvedimento di iscrizione, dobbiamo ritenerla non assegnataria di quel procedimento, sempre che non si ritenga che il procuratore - annotando 'procedimento assegnato a Boccassini, Forno e Sangermano', nel dicembre 2010, al momento dell'iscrizione del reato di concussione - non abbia voluto coprire, sanare la precedente situazione". Secondo Minale, dunque, "è un punto che fino a quel provvedimento di iscrizione la collega Boccassini non era assegnataria perché si è inserita, ha ritenuto di assistere, di lavorare insieme al sostituto che era del suo dipartimento ma in un procedimento che non era di Dda". Delle rilevazioni, quelle sulle presunte insistenze di Ilda la rossa per indagare su Berlusconi, che hanno scatenato la reazione di Forza Italia. A parlare è il deputato Luca D'Alessandro, segretario della commissione Giustizia della Camera: "Quanto sta emergendo dal procedimento del Csm sulla spaccatura interna alla Procura di Milano è un intreccio di irregolarità, abusi, favoritismi e forzature che dimostrano come fosse in vita una Procura nella Procura che aveva lo scopo esclusivo di colpire Silvio Berlusconi".

"Caccia sistematica" - D'Alessandro continua nella sua accusa: "Sembra quasi che secondo il capo degli inquirenti, Edmondo Bruti Liberati, vi fossero magistrati più magistrati di altri specializzati nella caccia sistematica al leader di Forza Italia e del centrodestra. Le parole del dottor Minale - prosegue D'Alessandro - rappresentano la prova regina di questo desolante e inquietante quadro, dove pubblici ministeri avrebbero condotto indagini e interrogato testimoni senza neanche averne la titolarità, con la forza esclusiva derivante dal nome che portano e dai galloni e le mostrine conquistate sul campo in qualità di braccio armato della sinistra. Auspichiamo - conclude il deputato azzurro - che almeno per una volta il Consiglio superiore della magistratura sappia mettere da parte il suo corporativismo dilagante e il timore reverenziale verso l’ufficio giudiziario milanese per intervenire in modo chiaro, netto e severo".

Lettera al Mattino con un proiettile per Genny 'a carogna. «Hai le ore contate»

Lettera al Mattino con un proiettile per Genny 'a carogna. «Hai le ore contate»



Il plico è giunto quest'oggi alla redazione de "Il Mattino". Tutto il materiale è stato acquisito dalla Polizia che ha aperto una specifica indagine. Il giallo del calibro del proiettile



Una busta indirizzata al Mattino e giunta in redazione alle 9 di questa mattina. Dentro, un contenuto inquietante: un proiettile, fissato con il nastro adesivo a una lettera con la foto di Gennaro De Tommaso, alias "Genny 'a carogna". «Vogliamo far pervenire al camorrista che appare in foto, Gennaro De Tommaso, il presente avvertimento, un risposta a quella scritta sul petto che auspica la liberazione del mafioso Speziale, assassino dell'ispettore Raciti». Inizia così la lettera indirizzata al Mattino.

«Stai attento, avanzo di galera - si legge nella lettera - Hai le ore contate. Penserai che sia una semplice minaccia. Aspetta e vedrai. Morte agli ultras!!! Carogna, attento a te, ai tuoi familiari e a tutti quei coglioni che sono alle tue spalle!!!».

«Anche voi della Società Calcio Napoli non siete esenti da responsabilità, così come i mass media che pubblicano solo ciò che fa loro comodo. Questa farsa è stata organizzata con l'assenso della federazione calcio e con la collaborazione dell'operatore tv della Rai. Vi seguiremo nei vostri spostamenti ed al momento opportuno colpiremo!! Che il tifoso napoletano ferito a Roma muoia a presto!! Non dorma tranquillo nemmeno il cronista Tv. Ogni promessa è un debito».

In Commissione il governo si salva solo grazie ai voti di Forza Italia, intanto tutto rinviato a dopo le Europee

In Commissione il governo si salva solo grazie ai voti di Forza Italia, intanto tutto rinviato a dopo le Europee

di Clarissa Gigante 


In commissione il governo si salva solo grazie ai voti di Forza Italia. E la riforma del Senato slitta a dopo le Europee. Renzi ha paura del voto?



La poltrona di Matteo Renzi traballa alla prima vera riforma costitituzionale che il governo è chiamato a fare: quella del Senato. Ieri sera in commissione Affari costituzionali i Popolari di Mauro hanno bocciato la proposta dell'esecutivo preferendo quella di Roberto Calderoli che prevede una camera elettiva. Alla fine solo i voti di Forza Italia hanno salvato il premier permettendo di approvare il testo base.

E ora? A discapito della sua ormai proverbiale fretta, Renzi preferisce nascondere sotto al tappeto le debolezze della maggioranza e rimandare a dopo le elezioni la resa dei conti. Ecco quindi che il termine per la presentazione delle riforme è stato fissato per il 23 maggio, a ridosso del voto per le Europee che, tra le altre cose, verificherà l'assetto politico del Paese. Una strategia che più volte in questi giorni il premier haribadito, sostenendo di non voler usare i provvedimenti del governo per fare campagna elettorale. In un primo momento la presidente della commissione Anna Finocchiaro ed il Pd avevano proposto la data del 13 di maggio, ma quando Mauro ha indicato il 23, tutti i partiti hanno preferito questa opzione.

Di certo il percorso per le riforme è ben più accidentato del previsto, al punto che anche la data del 10 giugno indicata come quella utile per l'approvazione del provvedimento non sembra più così plausibile. "Nessuno di noi sa che cosa esattamente succederà dopo le elezioni del 25 maggio", ammette un senatore del Pd. Renzi continua a ostentare sicurezza, ma qualcuno sostiene che nella telefonata a Berlusconi abbia paventato l'ipotesi di ritorno alle urne.

"Berlusconi ha fatto una scelta di alto profilo che rispetto", commenta Renato Brunetta a Dagospia, "Dico solo che se Renzi vuole portare a casa le sue riforme, allora che si procuri la sua maggioranza e non chieda soccorso azzurro o di altro colore. In queste settimane ha chiesto voti a Sel e a fuoriusciti grillini. Nei fatti ha una maggioranza di Arlecchino. Non è serio, non è accettabile". E sul Mattinale scrive: "Abbiamo un problema, ragazzi: il nostro leader rispetta la parola data. Privilegia sistematicamente il bene dell’Italia, il rispetto di un patto stipulato per dare pace nella prosperità agli italiani. Restiamo dell’idea, più che mai: Renzi dura minga, in italiano #durapoco. Ma non si vince con gli sgambetti, lasciamo che sia lui stesso, visto che è sveglio, a tirare le somme: non ha più la maggioranza".

Appello Elettorale per l'Europa di Confindustria, Comi (FI): "Bene le parole di Squinzi, ma il Governo collabori di più"

Appello Elettorale per l'Europa di Confindustria, Comi (FI): "Bene le parole di Squinzi, ma il Governo collabori di più"

A cura di Gaetano Daniele

Milano - "Condivido pienamente le parole del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sull'Europa e sull'importanza di andare a votare il 25 maggio per tutelare l'unica grande visione comune costruita dal dopoguerra", commenta l'Onorevole Lara Comi, eurodeputata e candidata alle Europee 2014 nelle liste di Forza Italia. 

"Gli Stati Uniti d'Europa sono e restano l'obiettivo di ogni popolare e moderato europeo. Quando Squinzi ricopriva il ruolo di presidente di Federchimica, abbiamo avuto modo di lavorare bene insieme e di collaborare a livello europeo, comprendendo quanto è strategico e imprescindibile, oggi, lavorare in Europa. Purchè questo avvenga in stretta collaborazione con i governi nazionali. Solo giocando d'anticipo possiamo tutelare al meglio i nostri interessi e difendere associazioni di categoria, imprese, cittadini. Ed è proprio questo che manca, all'Europa di oggi: l'80% delle leggi votate in Europa vengono recepite anche in Italia ma spesso il Governo deve essere sollecitato a dare il proprio parere su quanto in discussione. Mi auguro che Renzi sfrutti il semestre di presidenza italiana per mettere le questioni discusse in sede europea tra le priorità da affrontare".

Daspo a Genny 'a Carogna, Enrico Mentana contro Alfano: "Ti ricordi quando tu protestavi a Milano?"

Daspo a Genny 'a Carogna, Enrico Mentana contro Alfano: "Ti ricordi quando tu protestavi a Milano?"



Ad Enrico Mentana la gestione del folle sabato di Coppa Italia, con gli incidenti di Roma prima di Napoli-Fiorentina, non è proprio andata giù. Già subito dopo la partita, su Facebook, il direttore del TgLa7 si è lasciato andare ad un ritratto impietoso delle istituzioni, politiche e sportive, uscite distrutte dal confronto con Genny 'a Carogna. Uno Stato "mai così platealmente umiliato", tuonava il direttore. Martedì pomeriggio il ministro degli Interni Angelino Alfano annuncia il Daspo per Genny, al secolo Gennaro De Tommaso, che resterà lontano dagli stadi 5 anni. E Mentana è montato di nuovo su tutte le furie: "Perché il Daspo a Genni? Era a cavalcioni sulla ringhiera ma molti tifosi fanno di peggio e non vengono puniti così severamente... Oppure è per la maglietta con la scritta Speziale libero ma, per quanto criticabile, si tratta di un'opinione...". Quindi l'affondo su Alfano, che lo scorso anno si presentò insieme agli onorevoli dell'allora Pdl al Tribunale di Milano in difesa di Silvio Berlusconi: "Anche questa è un'opinione che contesta una sentenza". 

L'errore del direttore - Quella di Mentana suona più come una provocazione che come un'analisi razionale. Se è innegabile che Genny 'a Carogna sia stato utilizzato prima come "mediatore" dei tifosi e quindi come capro espiatorio per mandare un segnale a tutto il mondo degli ultras, è pur vero che il comportamento del capo della curva napoletana qualche infrazione l'ha compiuta. Il Daspo è una legge speciale che colpisce comportamenti vietati all'interno dello stadio e, magari, leciti fuori. Per esempio, indossare una maglietta inneggiante a chi ha ucciso un poliziotto può venire tollerata in una piazza, ma è punibile sugli spalti. Paradossi italiani, vero, forse ancora più clamorosi perché arrivano dopo un weekend in cui la ragione di Stato ha avuto la meglio sulla ragionevolezza.