Daspo a Genny 'a Carogna, Enrico Mentana contro Alfano: "Ti ricordi quando tu protestavi a Milano?"
Ad Enrico Mentana la gestione del folle sabato di Coppa Italia, con gli incidenti di Roma prima di Napoli-Fiorentina, non è proprio andata giù. Già subito dopo la partita, su Facebook, il direttore del TgLa7 si è lasciato andare ad un ritratto impietoso delle istituzioni, politiche e sportive, uscite distrutte dal confronto con Genny 'a Carogna. Uno Stato "mai così platealmente umiliato", tuonava il direttore. Martedì pomeriggio il ministro degli Interni Angelino Alfano annuncia il Daspo per Genny, al secolo Gennaro De Tommaso, che resterà lontano dagli stadi 5 anni. E Mentana è montato di nuovo su tutte le furie: "Perché il Daspo a Genni? Era a cavalcioni sulla ringhiera ma molti tifosi fanno di peggio e non vengono puniti così severamente... Oppure è per la maglietta con la scritta Speziale libero ma, per quanto criticabile, si tratta di un'opinione...". Quindi l'affondo su Alfano, che lo scorso anno si presentò insieme agli onorevoli dell'allora Pdl al Tribunale di Milano in difesa di Silvio Berlusconi: "Anche questa è un'opinione che contesta una sentenza".
L'errore del direttore - Quella di Mentana suona più come una provocazione che come un'analisi razionale. Se è innegabile che Genny 'a Carogna sia stato utilizzato prima come "mediatore" dei tifosi e quindi come capro espiatorio per mandare un segnale a tutto il mondo degli ultras, è pur vero che il comportamento del capo della curva napoletana qualche infrazione l'ha compiuta. Il Daspo è una legge speciale che colpisce comportamenti vietati all'interno dello stadio e, magari, leciti fuori. Per esempio, indossare una maglietta inneggiante a chi ha ucciso un poliziotto può venire tollerata in una piazza, ma è punibile sugli spalti. Paradossi italiani, vero, forse ancora più clamorosi perché arrivano dopo un weekend in cui la ragione di Stato ha avuto la meglio sulla ragionevolezza.